Annibal D'Animo {G. Imbalzano}

:Diario Lirico:
II - ESPERIENZE CELESTI.

<~(1°)~>
<~(2°)~>

~3°~

Dalla GENESI... all'ESODO.
Mosè.
Il giunco delle acque tra ninfee,
al figlio del Levita cuna dolce,
abbrivio alla storia recar dèe
tra le correnti che 'l meriggio molce,
fra voli d'anitre o le strida arcane
del principesco airone o fra le rane.
Occhio celato per quell'acqua verde,
da pendule radici consacrata
ai ciel de la giunchiglia, mai non perde
d'un papiro le tracce in accurata
azion deposto su quel grande corso
dell'egiziano imper, ed a soccorso
in amor di sorella è già disposta
la previdente ebrea, ormai rivale
del Faraon. Ma stan, lungo la costa
del rivo immerse in acque, verginali
ocrate forme in riccio velo moro,
l'alta Princessa insieme con il coro
di donzelle regali in brevi passi,
fra lunghi pepli adorne di bracciali
ai polsi, che rimembrano pur lassi
l'istoria delle vie piramidali.
Fatale ad esse il giunco scivolava
e ad esse ignare in forse s'accostava.
Stormì l'airone in fuga al gatto sacro
e il cielo s'incupì; rabbrividì
l'anatra nobile dal collare macro
dal Nilo in alto volo e l'acqua offrì
propinqua all'ondina faraonica
in dolci e lievi gorghi la laconica
destra del giunco piegato all'estrema
ninfea. E l' amore non invano
attese: di esse l'una vide e tema
non tolse d'accogliere il divano
pio del papiro di tenerello infante,
in terzo mese. E sì come all'amante
il lido è grato d'una sponda ignota,
alla regina tale il picciol pianto
fu d'Israele, mentre l'acqua immota
riprese onda a quel nenioso canto.
Così regina grata crebbe a sé
(tratto dall'acqua al nome) quel Mosè.
 


Dall'ESODO... a GIOSUÈ.

Visione di Giosuè.
Quale la iena o l'avvoltoio pavido
ravvisa l'erte fibre del leone,
nel vasto aere di ruggir gravido,
con il robusto passo che dispone
le prede nella fuga e le rintana,
non pari lotta profetando vana,
così lo spirto al Cananeo disfece
il rapido passaggio dal Giordano
dei figli d'Israele e liquefece
il core suo, sì come corse invano
l'aperto fiume da sorgente al mare
che per Adam vi fosse onde passare.
Allora latte e miele Giosuè scorse
se giunto parve terra già soggetta,
poi che per quarant'anni il freno morse
l'indomito ruggito dell'eletta
progenie dall'Egitto peregrina,
per sfavillante via di manna china.
Di dodici tribù, eredi indegni
del Primo Dio, allor pietra scheggiata
depose sulla carne antichi segni.
La gente per le steppe fu saziata;
ebbe di vita il pane al Regno sacro,
di Gerico alla vista e fu lavacro
per Giosuè, dei tempi nuovi al fonte.
Ivi comparse il Sacerdote alato
promesso all'uomo ed a quell'uomo in fronte
saggiandone le forze da alleato
e allor da spada profetò guerra,
imposto il nudo piede in Santa Terra.
 


Da GIOSUÈ... ai GIUDICI.

Il giudizio di Iotam.
"Acre l'olivo, medicina esperta,
in terre incolte all'uomo dà commento
insigne a la cultura e non diserta
speranza per l'estremo nutrimento,
ma invero tra gli arbusti non raccoglie
le proprie né prevarica altrui spoglie;
il fico dolce al diletto è invito
ombroso per gli sposi e ricchi frutti
consacra con pudore ad ogni sito,
robusto e pertinace sopra tutti,
eppure il vasto arbusto spesso cela
sapiente in dignità presso la mela;
la vite ai tralci spande le sue spore
e innalza al sole il faticoso legno
molcendone le vie il buon pastore,
con l'ombre che disegna sotto al regno
all'uva concedendo floridezza,
che splende tra le piante in timidezza..."
Sì disse Iotam quel di Gedeone,
fra le decine tante di fratelli
superstite ad Abimele -il ladrone
del suolo patrio che, uccisi quelli,
è sotto l'alta Quercia già padrone-
di scalzi mercenari gran Mammone.
"...in notti oscure il rovo presumeva
spinoso infine sovrastar gigante
il bosco e sanguigne distendeva
sue bacche infra i cedri e sulle sante
sorgenti, che al pescatore e al mare
salato ribattezzano il vogare
Eppur, se uomo Abimel è d'onore
e giusto l'assassinio contro al padre
fa onore, quei settanta figli al cuore
sul cippo istesso uccisi della madre
dal figlio della schiava vi siano
gradito premio, s'i miei voti inviano
tal profezia: che il fuoco dei bei mori
maturi bruci il cedro e la pia casa,
così che il vostro stato e voi divori,
e l'alleata gente in Sichem rasa
e ancora in Millo sia, se ingrato male
d'Abimel è d'opporsi a Dio rivale!"
Sì disse Iotam quel di Gedeone
e non passò triennio che fu sparsa
vendemmia ne' suoi campi al rio colone
Abimele di sangue; all'ombra apparsa
la testa fu del solo mercenario
che del destino suo segnò il binario:
armato e male contro l'alleato,
assediato nel tempio alla fortezza
vi fu con rogo d'alberi bruciato
e in Sichem con il sale fu mondezza;
ma al campo donna il cranio fracassò
di Abimel che capì ...e si giustiziò!
 


a ...w

La Samaritana.
Nell'ora della sete è il Grande incontro,
umile, in ombra ai cinque vasi tuoi;
eppur non vai Samaritana contro
alla Sua sete, che saziar non puoi.
Riponi il fiele, dispettosa ninfa,
ed Acqua viva cerca al Suo mulino:
il Pane è lievitato in una linfa,
nascosta in tale Eden, da uno spino
fiorito sempre, che non puoi violare...
nel lor cammino al culmine del sole
i raggi scolorirono a sfiorare
l'Acqua da cui tingon quelle aiuole.
Seguitando nei suoi passi il Vate
tu rivedrai negli occhi Suoi l'Amore
e i suoni dolci delle tue cascate,
d'alberi amplessi, il cerfoglio rore
in carezze del Vento che tu agogni:
lievi battiti di cuori di viole
racconteranno la realtà che sogni,
a te concessa fra le verdi aiuole...
Poi va, Samaritana, nunzia al mondo
com'Ella il fior curando di Sua Vita
tra i versi germoglianti del tuo mondo
è il Padre Suo che infiora in Lui rapita,
poi che l'atteso tempo è già venuto
che amando s'ami in tanta giovinezza
che segno alle vergin sia ceduto
qual cinto che ne onori limpidezza.
Del pozzo poi inseguendo l'argine,
rispecchiati e celeste apparirà
nel cuor di vita tua un'immagine,
quando Spirito Suo rinfrancherà.
Vedrai Samaritana scorrer sogni
d'amor fedelissimi al tuo bene,
i satiri e le ninfe in gioco, d'ogni
ricciol irsuto ormai senza le pene.
La notte intanto insaziata scorre,
gli astri piegan le ciglia illanguidite
mentre dal verde Cosmo alta torre
la stella zenitale occhieggia a Dite:
nel flusso della luna quindi s'adagia
il lento del mio sguardo meditare
se ancora nell'Arcadia il sonno irraggia
ogni illusion che giova a questo amare.
Brucianti son i soli che ho percorso,
per mia Passione al Sol dicendo ognora:
per tutti sia Samaritana il sorso
che ognuna piaga in sen certo ristora!
 


Apocalisse.

La Vergine.
Vergine partoriente,
Vergine in fuga,
Vergine del mar Rosso:
fra le acque,
Cristo.
Un giorno, o tra sette
mezzelune, vedremo il mar d'Eritrea
gonfiar le acque:
la fuga del mondo
dal Sole.
Poiché bruciano,
i Mari, le steppe.
Forse il mondo salveranno
le aquile a schiere:
Ecclesia.
Poiché è scritto
"e la Terra soccorse la Donna".
Perché cresce ogni ala...
poiché Adamo
è risorto.
Ed in gola al Dragone rifluiranno le acque.
Ma noi passeremo
(c'è un Bivio di fronte
ai tuoi occhi):
come pesci, attratti
a Colui che non passa.
Il Testimone del Verbo
è Lui il Verbo.
Nutrite la Vergine,
o Pesci: berrete
in quel sangue.
Testimonium unum satiabit Verbum.
C'è un'unica Sposa
che accoglie
reliquie di santi:
altre scoloriranno,
linimento senz'olio.
AMEN.
 

INDICE
:Diario Lirico II:
Esperienze celesti

Ad Initium.
Il Settimo Giorno.
Il Serpente.
L'Uomo Sapiente.
I Patriarchi.
Noè.
Il Diluvio
La fine del Diluvio.
Patriarcale Alleanza.
Nozze Camite.
Babilonia.
La visione di Abramo.
Isacco.
Sogno di Giacobbe.
Giuseppe.


Dalla GENESI... all'ESODO.

Mosè.


Dall' ESODO... a GIOSUÈ.

Visione di Giosuè.


Da GIOSUÈ... ai GIUDICI.

Il giudizio di Iotam.


a ...w

La Samaritana.


Apocalisse.

La Vergine.
 
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