L'obiettivo è sempre lo stesso: rimuovere del metallo per produrre un superficie piatta e liscia sul tagliente che intersechi con il retro ripianato e liscio. L'intero procedimento inizia con la molatura del filo all'angolo di taglio voluto. Quale sia l'angolo di taglio "giusto" può essere il soggetto di discussioni infinite (e talvolta a proposito, vedi l'attenzione all'angolo di taglio di alcune essenze nell'articolo Legname reperible sul mercato del fai-da-te), spesso l'angolo di taglio non è così critico. Solitamente si imposta il filo a 25°, aggiungendo un microfilo a 30° o 35°, vedi fig. B1.
Un modo abbastanza veloce consiste nell'usare una mola rotativa per
molare (impostare) l'angolo di affilatura (
vedine il metodo), e poi affilare
a mano sulla cote. In questo caso, affilando a mano è abbastanza
semplice tenere il tagliente (senza l'ausilio di altri attrezzi) cosicchè
la punta ed il tacco formati dalla curvatura della superficie ottenuta
con la mola rotativa si appoggino alla pietra. Con solo questi due punti
appoggiati alla cote è facile evitare un andamento oscillatorio
durante l'affilatura a mano, così che un angolo di affilatura costante
sia mantenuto ad ogni passata.
In assenza della mola rotativa si può comunque affilare a mano con una serie di coti di grana sempre più fine. Ma bisogna fare molta attenzione a mantenere la lama sempre allo stesso angolo; cosa che si può fare quasi esclusivamente utilizzando uno strumento ausiliare apposito. Si usa la solita serie di tre coti.
La costruzione della maschera è semplicissima. Basta incollare due striscie di masonite o compensato a 90° tra di loro su un pezzo di legno d'avanzo che faccia da supporto. La striscia parallela al lato del supporto provvede il fermo, così che il tagliente si posizioni sempre alla stessa distanza. La stricia perpendicolare allinea il tagliente così che l'attrezzo di affilatura si possa stringere sul tagliente in posizione tale che la molatura crei un filo perpendicolare ai lati dello stesso.
Dopo la corretta impostazione dell'attrezzo sul tagliente, il processo
di molatura può iniziare. Si inizia usando la cote a grana grossa
usata per la ripianatura del retro del tagliente.
Ci sono alcune attenzioni da porre nell'usare l'attrezzo di affilatura
durante l'impostazione dell'angolo di taglio. Per il miglior controllo,
si posizionano i pollici dietro l'attrezzo puntandoli contro il retro del
tagliente, e si usano le altre dita per premere il tagliente sulla cote,
posizionandoli verso il lati dello stesso, vedi fig. B4. Massima
attenzione va posta a non premere la ruota dell'attrezzo (o l'attrezzo,
per quelli sprovvisti di ruota) sulla cote, pena maggior fatica ed usura
dell'attrezzo. Durante la molatura è buona norma applicare pressione
solo durante il colpo in avanti, riducendo la pressione durante il ritorno.
Per aiutarsi a controllare propriamente la pressione da applicare, ci si
può immaginare di dover grattar via un'etichetta dalla cote.
Controllare sovente la perpendicolarità del filo mentre viene
molato. Per farlo, si dovrà rimuovere il tagliente dall'attrezzo
e controllare con una squadra. Di qui l'estrema utilià della maschera
di cui in fig. B3. Qualora si scoprisse che il tagliente è
stato molato fuori squadra, vi si può riparare premendo più
forte sul lato "lungo" del tagliente, come indicato in fig. B4 dove
una delle dita è stata spostata proprio sopra il filo (cerchio).
La molatura va continuata fino ad ottenere una superficie opaca uniforme
dalla punta al tacco del filo: questo garantisce della planearità
dello stesso. Per accertarsene unlteriormente, controllare che si sia formata
una leggera sbavatura uniforme sul retro del tagliente sul limite del filo.
Si usino le dita per verificare la pesenza della sbavatura, facendole scorrere
a 90° lungo il filo (ovviamente per evitare di tagliarsi), come indicato
in fig. B5. Se la sbavatura fosse più consistente da una
parte, ciò indicherebbe che il filo è fuori squadra, e la
molatura va continuata.
Quando il filo è stato finalmente molato, bisogna eliminare la sbavatura. È sconsigliatissimo cercare di "pelarlo" via, anche se la cosa sembrerebbe fattibile. Una manovra del genere lo "strapperebbe" via, lasciando un filo disuniforme sul tagliente; viceversa la sbavatura va molata via adeguatamente. Si usa la cote con grana fine (è la stessa finezza usata per lucidare il retro, e non ne vorrete usare una più grossolana, giusto per rovinarvi il lavoro fatto prima!). Come in fig. B6, si adagia il tagliente sul retro, piatto sulla cote, e lo vi si strofina per una mezza dozzina di volte.
Durante questa operazione di lisciatura, come per l'operazione dell'impostazione
dell'angolo, bisogna applicare pressione solo sul colpo in avanti, concentrando
la pressione sulla punta del tagliente, non sull'attrezzo. Per accelerare
l'operazione di lisciatura bisogna usare acqua in abbondanza e risciacquare
la cote di sovente. Questo aiuta a tenere il tagliente a contatto con particelle
abrasive fresche, quindi più taglienti. Si continua ad affilare
fintanto che il filo raggiunge una opacità uniforme, come il peltro.
Come prima, si usa il proprio dito per verificare la presenza di una sbavatura
uniforme, che si elimina ad operazione finita sulla cote fine.
La lisciatura finale si fa sempre sulla cote media. L'operazione è identica alla precedente, ma rigorosamente senz'acqua, così che una sabbiolina di particelle di ferro ed abrasive si formi sulla cote. Dato che questa polvere è più fine dei granelli abrasivi freschi della cote, essa produce una finitura più fine.
Nota: attenzione che la polvere si potrebbe accumulare sulla rotella dell'attrezzo, che va controllato e pulito di tanto in tanto.
Quando si sarà formata una sbavatura leggera ed uniforme, si completa l'operazione rimuovendola strusciando, come solito, il retro del tagliente sulla cote fine.
Si inizia impostando l'angolo di taglio del microfilo. Per questo si misura una diversa distanza lungo il tagliente tra l'attrezzo per l'affilatura e la cote; oppure, se si è costruita la maschera di cui a fig. B3, si imposta velocemente l'attrezzo nella giusta posizione. Tipicamente si sceglie un angolo per il microfilo tra i 30° ed i 35°. L'affilatura si fa poi usando la cote fine, leggermente bagnata. Appoggiando il tagliente sulla cote ed impostanto le mani come in fig. B7, si danno una mezza dozzina di colpi (pressione sempre sul colpo in avanti soltanto), e poi si esamina il filo. Questo dovrebbe presentare un strisciolina, larga quanto un capello, più lucida del resto del filo. Se questa strisciolina si estende uniformemente da un lato all'altro del tagliente, il procedimento è finito. Altrimenti si danno un altro paio di colpi e si osserva il risultato nuovamente.
Il segreto dell'affilatura del microfilo è determinare quando smettere di affilare. Se si affila un po' troppo, si fa buon esercizio ma la capacità di tagliare della lama non risulta migliorata per niente; anzi, la prossima affilatura di farà più difficile la volta sucessiva.
Il processo si ultima rimuovendo la sbavatura sul retro come sempre (questa volta sarà quasi impossibile da sentire col dito), eventualmente insistendo un po' di più con la cote fine per dare un'ultima lucidatura al retro.
Il microfilo si può riaffilare non appena la lama diventa leggremente meno tagliente; questo senza che sia necessario riaffilare da zero il filo. Il segreto è di riaffilare il microfilo prima che il tagliente abbia perso gran parte dell'affilatura.
Versione 1.0 - 17 Giugno 1999