Changzhou
Chronicle Pt. 10
Gennaio 2004
Buon 2004
e buon anno della scimmia a tutti! Il capodanno cinese quest’anno cade il 22
gennaio, cosi’ presto sara’ di nuovo festa...
Come ormai
d’abitudine, ho trascorso anche le vacanze natalizie in giro per la Cina, questa
volta alla ricerca di un clima meno rigido e alla scoperta di alcune minoranze
etniche di cui tanto avevo sentito parlare.
La voglia
di scoprire alcune zone remote di questo paese e l’avversione del mio compagno
di viaggio (Fred) per il turismo ‘classico’, hanno contribuito a dare alla
vacanza un taglio poco turistico e molto avventuroso. In una ventina di giorni
abbiamo toccato 3 aree: il Guizhou sud-orientale, lo Yunnan nord-occidentale e
Xishuangbanna, la regione tropicale al confine con Birmania e Laos.
Dopo avere
esplorato innumerevoli mercati locali, osservato
stravaganti acconciature (tipiche delle diverse etnie: Miao,
Dong, Naxi, Dai, Bulang, Laohu,...), fatto trekking nella fresca Tiger Leaping
Gorge (all’ origine del fiume Yang-tze) e nella calda foresta tropicale di
Damenlong, esserci innamorati di un paio di villaggi suggestivi come Xijiang e
Shitoucheng, avere dimenticato
il capodanno in posti dove il primo gennaio e’ un giorno
come gli altri, abbiamo concluso la nostra impresa senza avere mai trascorso 2
notti sotto lo stesso tetto e con un totale di 86 ore di autobus, 12 di treno e
7 di aereo.
Per un
piu’ dettagliato resoconto fotografico del viaggio vedi le sezioni
Guizhou
e
Yunnan.
Parte 1: Guizhou
& Guangxi
Kaili e’ la ‘porta’ verso i villaggi del
sud-est del Guizhou.
Due cose
colpiscono immediatamente gli occhi di un occidentale. La prima e’
l’acconciatura dei capelli delle donne dei diversi villaggi: neri e
rigorosamente lunghi, vengono raccolti sul capo e fissati con ‘fermagli’
diversi a seconda del gruppo di appartenenza: il piu’ diffuso e’ un semplice
pettine (di legno o, piu’ comunemente, di plastica colorata) infilzato nel
concio da posteriori; altre donne sfoggiano frecce in metallo, nastri o fiori
finti.
La seconda
caratteristica di Kaili e’ la specialita’ gastronomica della zona: il cane.
Dopo un anno di Cina, trovare cani stecchiti in vendita al
mercato non rappresenta piu’ una sorpresa. Nonostante cio’, l’esperienza del
mercato/mattatoio dei cani di Kaili mi ha lasciata decisamente scossa.
la specialita' di Kaili: il cane
Troverete
le foto e dettagli nella sezione dei viaggi (ne
sconsiglio la visione ai piu’ sensibili e agli amanti dei cani, ma se
proprio volete cliccate qui).
Xijiang ha la reputazione di essere il
maggiore villaggio Miao al mondo. Arriviamo con il buio (vero buio: nessun
lampione, nessuna insegna). La propietaria della pensione (l’unica del paese)
ci salva improvvisando un riso con uovo: alle 19 infatti non esiste posto dove
si possa mangiare. Grazie all’ospitalita’ Miao, rimaniamo a scaldarci attorno
alla stufa del suo appartamento monocamera, prima di andare a dormire alle 21
nella nostra gelida stanza. Mi correggo: prima di andare a CERCARE di dormire,
visto che dalle 20 alcuni gracchianti altoparlanti diffondono per il paese
comunicati e inni marziali. Non sara’ l’ultima volta che ci capitera’, in
questo viaggio, di assistere alla propaganda via etere in villaggi cosi’
remoti da rischiare di sfuggire al controllo di Pechino.
Il giorno
dopo veniamo svegliati dall’inno nazionale. Il nostro umore viene
immediatamente risollevato dalla vista dalla finestra: in mezzo alla nebbia,
il villaggio consiste quasi esclusivamente di case in legno scuro, arrampicate
sui pendii delle colline terrazzate, in mezzo alle risaie.
per le strade di Xijiang
Mentre
esploriamo Xijiang, veniamo intercettati da un gruppo di donne locali che ci
invitano a entrare nella loro casa. Ci sediamo tutti su sgabelli attorno al
fuoco (nella stanza non c’e’ altro) e piano piano la casa si riempie di
curiosi. Purtroppo esauriamo presto gli argomenti di conversazione (il mio
cinese e’ ormai fermo da mesi al livello di pura sopravvivenza) e ci
accommiatiamo.
inutile
cercare su una mappa il minuscolo paesello di
Pan Lao. Noi stessi ci finiamo
involontariamente, nel tentativo di arrivare a Zhaoxing in un solo giorno da
Kaili. Riusciamo a intravvedere qualche casa prima che scenda la notte e prima
di precipitarci al gabinetto del villaggio.
Pare
esserci una percentuale spropositata di bambini, considerata la dimensione di
Pan Lao.
Dopo avere
miracolosamente trovato dei letti per mezzo euro a persona, mentre passeggiamo
al buio nell’unica strada di Pan Lao veniamo captati da un insegnante di
inglese della scuola locale. Ci spiega che la scuola di Pan Lao ospita piu’ di
700 bambini, che provengono dai villaggi vicini e pernottano in dormitori.
Veniamo invitati a visitare un paio delle sue classi (le lezioni qui terminano
alle 21) e veniamo scortati da un corteo di ragazzini giubilanti e
eccitatissimi. Le classi che visitiamo sono di una cinquantina di scolari
ognuna (dai 12 ai 17 anni). I ragazzini restano
affascinati quando Fred racconta del suo viaggio attorno al mondo a vela e in
bicicletta (25,000 km di bici fino ad oggi) e finiamo per scontare il nostro
status di celebrita’ locali con una sessione di autografi.
scuola a Pan Lao
Oltre
all’iconografia di regime alle pareti (Mao, Deng, ...), un episodio buffo ci
rivela la realta’ rurale in cui ci troviamo. Nella classe piu’ grande una
ragazzina ci chiede spontaneamente se siamo sposati. L’insegnante imbarazzato
previene la mia risposta negativa dicendomi sottovoce:
“e’ un segreto”. La domanda rimane senza risposta, ma la ragazzina non insiste
e la domanda successiva e’ il classico: “Come possiamo migliorare il nostro
inglese?” (addio spontaneita’).
se Xijiang
e’ il piu’ grande centro Miao, Zhaoxing
e’ il maggiore villaggio Dong. Anche questo paese e’ molto suggestivo, con
radicchio e lunghi tessuti blu appesi alle finestre al posto delle pannocchie
di Xijiang.
Abbiamo la
fortuna di vedere Zhaoxing con una splendida luce, in una giornata limpida.
Camminata nelle risaie circostanti.
breve
puntata nel Guangxi per vedere il “famoso” villaggio di
Chengyang, da cui pero’ rimaniamo
piuttosto delusi (troppo turistico per i nostri gusti). Molto interessante e’
invece la strada per arrivare a Sanjiang: tutto il tempo costeggia il fiume
Duliun e ci sono alcuni villaggi spettacolari sull’altra sponda del fiume. Da
annotarsi per il futuro...
Parte 2: Nord
Yunnan
a un anno
di distanza ripasso da questa suggestiva
cittadina Naxi. Finalmente le Snow Mountains sono sgombre dalle nubi, ma
questa volta l’impressione e’ di soffocare tra turisti e negozi di souvenir.
Per sopravvivere usciamo dalla zona turistica e allora le vecchie case, le
cime innevate e il cielo azzurrissimo fanno il loro effetto.
Enorme il
mercato locale; per mezzo euro compriamo una forma di delizioso formaggio di
capra. Nonostante i turisti, la piazza del paese e’ tutt’ora punto di ritrovo
per gli anziani locali nei loro vestiti Naxi: giocano a carte, chiacchierano e
ballano al ritmo della (monotonissima) musica tradizionale.
donne Naxi danzano in piazza a Lijiang
a Qiaotou
(a due ore da Lijiang), dove le donne portano enormi copricapi rettangolari e
neri, parte il sentiero che entra nella
Tiger Leaping Gorge: la gola piu’ spettacolare scavata dal fiume Yang-tze
(qui ancora chiamato Jinsha Jiang). Il percorso da Qiaotou a Daju attraverso
la gola e’ di circa 50km e lo percorriamo in 2 giorni, fermandoci a meta’
strada al Sean’s Guesthouse, dove ci rimpinziamo di formaggio di yak e godiamo
di una vista spettacolare sulle montagne circostanti. Bellissima camminata.
A Daju,
dove arriviamo la sera del secondo giorno, ci ritroviamo in mezzo ai
festeggiamenti di un matrimonio. C’e’ una bellissima atmosfera e giovani e
vecchi ballano insieme le danze tradizionali Naxi in cerchio attorno a un
suonatore di flauto. I bambini sono al centro del cerchio e la musica Naxi si
insinua nei nostri cervelli e non ci lascera’ per alcuni giorni.
ci vogliono
piu’ di 7 ore per i 150km di strada fino a Baoshan, a nord-est di Lijiang. La
strada e’ in pessime condizioni e cambiamo 3 volte mezzo di trasporto.
L’ultimo autobus e’ strapieno e mentre Fred davanti combatte contro un
esercito di fumatori incalliti, musica sparata a volume altissimo e maiali
puzzolenti legati in sacchi ai suoi piedi, io negli ultimi sedili mi diverto
con la vicina, una signora che sputa dal finestrino ogni 2 minuti (senza
esagerare), interrompendo solo per vomitare di tanto in tanto (le tracce di
vomito creano una interessante fantasia sulla spalla destra della sua giacca
oltre che sulla fiancata del bus). Per risparmiare tempo nella sua performance
continua, insiste per tenere il finestrino spalancato, facendomi morire dal
freddo per tutto il viaggio.
Per fortuna
attorno a noi ci sono abbastanza distrazioni: la vista spettacolare sulle Snow
Mountains viene a poco a poco sostituita da un paesaggio dai colori
bruno-verdastri, con grandi vallate terrazzate e case in legno. E’ una
giornata limpidissima.
Quando
arriviamo a Shitoucheng, la valle e’
gia’ all’ombra delle montagne circostanti, ma abbiamo ancora luce sufficiente
per rimanere incantati da questo villaggio, inerpicato su una parete rocciosa
e raggiungibile solo a piedi. 750 anni fa Gengis Khan arrivo’ a Shitoucheng e
i locali ora ne festeggiano la ricorrenza.
Shitoucheng
Raggiungiamo
Shitoucheng dall’alto, entrando dalle stradine in pietra,
affollate di bambini, asini e donne che portano grandi ceste. La valle e’
spettacolare, con lo Yang-tze attraverso versanti terrazzati e una suggestiva
gola (Princes Gorge) in lontananza.
Ogni tanto
eccheggia un botto e quando arriviamo all’ ingresso della parte fortificata
del villaggio, scopriamo che si tratta di un sistema per fare i pop-corn: un
recipiente massiccio cilindriforme contenente il mais viene riscaldato.
All’apertura si ha un’esplosione e tutto il pop-corn vola per terra.
Successivamente viene raccolto con una scopa e una paletta e messo in dei
sacchi.
Dormiamo
per un euro e mezzo nell’unica pensione del villaggio, molto rustica ma con
una splendida vista su valle e villaggio, trascorrendo l’ultima serata del
2003 a chiacchierare con il ragazzo Naxi che ci ospita.
Parte 3: Xishuangbanna
Xishuangbanna e’ la parte sud-ovest
dello Yunnan, al confine con Burma, Laos e Vietnam. L’idea era di trascorrere
gli ultimi giorni al caldo, prima di tornare al gelo di Changzhou.
La
popolazione di questa zona della Cina e’ in prevalenza Dai (con tratti
tailandesi) ed e’ interessante vedere quale mescolanza di etnie, colori e
suoni offre questa regione.
Noi stiamo
prevalentemente nella zona al confine con il Myanmar.
di nuovo
trekking per un paio di giorni, questa volta in clima tropicale e t-shirt.
Trekking tra Damenlong e
Bulangshan
Il sentiero
ci porta attraverso villaggi dalle case in legno a palafitta e via via
lasciamo la zona disboscata per entrare nella foresta vergine. Il villaggio in
cui passiamo la notte (Songeer, della
etnia Laohu) conta un’ottantina di abitanti ed e’ sul fiume, in mezzo alla
foresta.
Veniamo
ospitati nella casa piu’ grande del villaggio (in legno, palafitta), che funge
anche da spaccio e da luogo di ritrovo (in un angolo spiccano un televisore e
un impianto stereo per karaoke). La famiglia che ci abita ha due bambini, la
casa consiste in un’unico ambiente con un focolaio al centro. Si dorme per
terra, negli angoli della stanza. Il bagno e’ la natura e il mangiare e’ molto
povero (riso e qualche forma di tubero bollito). I pasti si svolgono secondo
uno schema predefinito: prima mangiano gli ospiti (noi), poi il capofamiglia e
infine gli altri. A un certo punto il capofamiglia prende il teschio di un
maiale e dopo averlo rotto ci offre un po’ del cervello. Decliniamo
educatamente.
La
conversazione e’ comprensibilmente molto limitata, d’altra parte siamo l’unica
casa con ancora la luce accesa: qui pare si vada a letto alle 20:30.
Songeer (la casa al centro e' dove abbiamo dormito)
La mattina
seguente, dopo una colazione secondo lo stesso rito della cena (e con le
stesse cose da mangiare) salutiamo il villaggio e proseguiamo. A
Weidong troviamo le strade deserte,
abitate solo da asini, cani, maiali ed enormi orribili tacchini. In
un’atmosfera da villaggio fantasma, l’aria e’ riempita dalla colonna sonora di
un film di Hong Kong, trasmessa inspiegabilmente a tutto volume da un
ripetitore.
Troviamo
l’intera popolazione radunata al campo da basket nella parte alta, all’uscita
del villaggio: le ragazze stanno giocando una partita, mentre gli uomini
osservano divertiti, le donne chiacchierano tessendo reti e i bambini fanno da
raccattapalle ogni volta che il pallone rotola giu’ per il pendio.
Nelle
ultime tre ore di cammino usciamo dalla giungla e assistiamo tristemente allo
stato di deforestazione avanzata di questa nuova zona.
Arriviamo a
Bulangshan all’imbrunire e dormiamo nel posto piu’ decrepito in cui mi sia mai
capitato di stare. Per mezzo euro ci viene data una baracca in legno che viene
usata anche come ripostiglio. Non osiamo toccare le coperte e siamo felici di
avere il saccoapelo.
sistemazione a Bulangshan
Come se non
bastasse, in una delle baracche attigue c’e’ il karaoke del paese, il cui
frastuono va a sovrapporsi con la trasmissione dagli altoparlanti della radio
del villaggio (simil-Xijiang), che la mattina ci svegliera’ alle 6:30
(bastardi). Il gabinetto di quartiere e’ ironicamente dentro al cortile del
commissariato di polizia.
Gli ultimi
due giorni trascorrono senza grosse attrazioni, anche perche’ iniziamo ad
accusare il ritmo dei 18 giorni precedenti.
L’ultimo
giorno, nel tentativo di attraversare delle risaie per arrivare sul Mekong,
Fred ci finisce dentro fino al ginocchio e concludiamo il viaggio con una
tappa all’autolavaggio per eliminare i residui.
ll 6 gennaio sera prendiamo
lo sleeper bus da Jinhong per Kunming, da li' aereo per Shanghai e treno per
Changzhou, per un totale di 27 ore.....
Links: altre
foto di
Guizhou e
Yunnan
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