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Changzhou Chronicle Pt. 11 Goodbye China!
Aprile 2004
Eh gia’…. si chiude il capitolo Cina! Il 9 Aprile 2004, dopo una scena patetica al check-in per fare accettare 51 kg di bagaglio, mi sono imbarcata sul volo Shanghai-Monaco e ho concluso il mio periodo cinese. Le ultime settimane sono state un susseguirsi di pranzi e cene d’addio (foto) e gli ultimi 5 giorni ho chiuso in bellezza con un giro in bicicletta attorno a Tai Hu insieme a Fred, il viaggiatore estremo (capirete perche’). Inutile dire che lasciare la Cina mi ha fatto un certo effetto. Non sono riuscita ad esaurire la lista delle cose da fare e tanti racconti/considerazioni sono rimasti inespressi, vista la pigrizia informatica degli ultimi tempi. Con questa ultima edizione del CC provero’ a recuperarne un paio. Per chi ancora non lo sapesse, le esperienze degli ultimi anni mi hanno convinto a buttarmi in una nuova avventura: al termine dell’incarico in Cina ho lasciato la Fiat e mi sono presa un periodo sabbatico. Il progetto e’ quello di viaggiare “sul serio”, con ovvie ristrettezze economiche ma piu’ TEMPO a disposizione. A maggio partiro’ con un biglietto di sola andata per la Nuova Zelanda e da li’ in poi si vedra’. Ho in mente un itinerario di massima, ma niente e’ prefissato. Ad agosto dovrei ri-incontrarmi con Fred nella Filippine per fare un pezzo insieme in bicicletta. Comunque sia, vi terro’ aggiornati (e’ una minaccia!). Spero di vedere molti di voi nelle prossime settimane, un abbraccio Linda
Meeting Penichella in cantiere
Venditore di piumini
I Cinesi e il cellulare Una delle cose che colpisce immediatamente chi arriva in Cina per la prima volta, e’ la diffusione dei cellulari. Ci sono negozi di telefonia mobile a ogni angolo di strada e tutti coloro che dormono sotto un tetto possiedono un cellulare. Nonostante i costi dei cellulari non sembrino essere particolarmente inferiori ai nostri, e’ d’uso investire piu’ mesi di stipendio nell’ultima versione disponibile. Quante persone sono rabbrividite alla vista del mio vecchio Siemens! Avere l’ultimo modello non basta: bisogna avere un numero fortunato (notoriamente, piu’ 8 ci sono, meglio e’), agghindare il cellulare con pendagli kitsch e crearsi la suoneria piu’ improbabile, da esibire a volume spaccatimpani nei luoghi pubblici. Se poi si ha un figlio in fascie, perche’ non registrare i suoi capricci e usarli come avviso di chiamata? L’importante e’, in qualunque circostanza, lasciare suonare il telefono il piu’ a lungo possibile. In Cina si paga anche quando si riceve, cosi’ prima di rispondere, tutti studiano per bene l’identita’ e la provenienza del chiamante. Se la telefonata non sembra essere importante o si preannuncia troppo cara, allora si lascia squillare il telefono indefinitamente senza rispondere. Se invece il chiamante e’ un famigliare o un amico, si aspettano 8-10 squilli e poi si avvicina il telefono alla bocca (particolare del tutto irrilevante) e si urla a squarciagola: “UEI!”. Seguono una serie di suoni aperti, intercalati ogni 3 parole da “Ahahahahaha” (che dimostra comprensione). Il tutto al volume piu’ alto permesso dalle proprie corde vocali. Poi, in mezzo a quella che a me pare essere una discussione, si riaggancia.
Viaggiare in Treno Nonostante la vastita’ del territorio, in Cina si puo’ contare su una rete ferroviaria capillare e affidabile, con gli stessi standard dallo Xinjiang a Pechino, da Shanghai a Canton. Ma prima di poterli sfruttare, dovete riuscire a salirci, sui treni. L’acquisto del biglietto e’ un enorme ostacolo. Dopo un anno e mezzo di viaggi, quando metto piede in una biglietteria ferroviaria ancora non sono sicura di riuscire ad uscirne con un biglietto in mano. L’esperienza e’ alquanto frustrante, sia che si capiti davanti a un’impiegata che ad ogni domanda risponde inesorabilmente “MEI YOU” (=non c’e’), ma ancor piu’ se l’impiegato e’ dotato di pulsante che attiva un ritornello preregistrato in cinese di cui non capisci una parola, ma il cui vero significato e’ ben chiaro allo straniero che l’abbia gia’ sperimentato: "non riuscirai MAI a comprare il biglietto che vuoi: rinuncia!" Le cause del MEI YOU possono essere variegate: non ci sono piu’ posti a sedere, non ci sono neanche piu’ posti in piedi, non ci sono piu’ biglietti di prima classe (per qualche strano motivo alcuni bigliettai vendono solo biglietti di prima agli stranieri), il treno passa ma non ferma, il treno ferma ma non si puo’ salire, i biglietti a disposizione in questa stazione sono finiti ma puoi andare in agenzia a comprarne. Anche quando sono state escluse tutte le precedenti, l’impiegato trovera’ un motivo per non darti il biglietto che chiedi. E la ragione sara’ incomprensibile anche al cinese in fila che conosce un po’ di inglese e che per compassione ha deciso di aiutarti. Una volta ottenuto un biglietto con il sangue, inizia la procedura di ingresso nel treno. A parte la lentezza e burocrazia coinvolta, questa operazione di solito scorre liscia: primo controllo del biglietto per accedere alla stazione, controllo ai raggi X del bagaglio, check della temperatura, identificazione della sala d’aspetto, attesa della chiamata del treno, controllo del biglietto per l’accesso al binario, identificazione della carrozza, controllo del biglietto per l’accesso alla carrozza, ricerca del posto, confronto con il cinese che possiede un biglietto per lo stesso tuo posto. A questo punto in genere quello dei due che ha comprato il biglietto in una biglietteria abusiva cede e si cerca un altro posto. Il viaggio scorre abbastanza tranquillo. L’intrattenimento non manca: si puo’ conversare con i vicini ultracuriosi e dare un argomento di conversazione a mezzo scompartimento, osservare gli altri mentre scartano e mangiano i piu’ improbabili manicaretti (i piu’ gettonati sono le zampe di gallina), dormire in posizioni incredibilmente scomode come la maggioranza del vagone o osservare i vari venditori di gadget (tipicamente snack, giochini luminosi e calzini). In particolare i venditori di calzini si esibiscono in dimostrazioni appassionanti, accanendosi contro i poveri calzini con chiodi e accendini per dimostrarne la robustezza. Ne ricordo uno in particolare che e’ arrivato a passare il gambaletto attorno alla mensola portabagagli e ad appendervisi a peso morto.
Per il resto l’igiene, sia nei vagoni giorno che nelle cuccette, viene curata dal capo carrozza, che ogni ora passa a spazzare, dare lo straccio o svuotare i cestini. Questo purtroppo non impedisce ai voraci passeggeri di trasformare il pavimento di una carrozza in un letamaio dopo 10 ore di viaggio: bucce di semi, sacchetti di plastica, fazzoletti, sputi, nel peggiore dei casi la pipi’ dei bambini. Ps: nonostante tutto viaggiare in treno in Cina e’ uno dei modi migliori per vedere il paese. In particolare i treni notturni sono ben attrezzati e comodi. Attenti pero’ alle ore di viaggio!
L’ ultimo viaggio: 5 giorni in bici attorno a Tai Hu (per altre foto clicca qui)
Ho sfruttato l’ultima settimana di Cina per un ultimo viaggetto. Nessuna meta clamorosa, questa volta, ma i 5 giorni a spasso nella campagna attorno a Tai Hu non sono stati meno entusiasmanti. Siamo partiti da Changzhou in bicicletta e armati di tenda con l’unico obiettivo di passare 5 giorni lontani dal traffico e dal turismo. Cosi’, a volte a scapito delle distanze, abbiamo percorso prevalentemente sentieri di campagna e piantato la tenda nei campi al calare della notte. La sveglia era alle 6, prima che i contadini iniziassero a lavorare, per cui pochi si sono accorti della nostra presenza. A parte il freddo delle prime due notti (3 gradi e grande umidita’) e’ stato bello scoprire la campagna, i villaggi, i campi fioriti, le tombe rurali, i diversi distretti artigianali: interi paesi dedicati a lavorare la terracotta, altri villaggi dove il rumore dei telai era costante notte e giorno....
Usciti dal Jiangsu e entrati nello Zhejiang, abbiamo scoperto una strada proprio sul ciglio del lago e le condizioni erano ideali. Lasciato il lago per la cittadina sull’acqua di Tong Li, siamo infine risaliti verso Suzhou, con un’idea in testa: tornare a Changzhou sul Canale Imperiale. Per un anno e mezzo ogni giorno avevo visto le chiatte risalire il canale. Riuscire a salire su una e vedere il canale “da dentro” sarebbe stato il modo migliore di concludere il mio soggiorno cinese. Cosi’, nonostante il buio e la rottura della bici di Fred, l’ultima sera ci siamo incamminati verso la riva del canale, fino a trovare alcune chiatte ferme per la notte. Con l’aiuto di un capitano in pigiama molto amichevole, siamo riusciti a trovare una barca che passava da Changzhou l’indomani, partendo alle 4:30 di mattina. Eccezionale. Dopo esserci accampati in un parco vicino, a mezzanotte abbiamo dovuto fare armi e bagagli sotto le minacce insistenti dei tuoni (la tenda di Fred non e’ impermeabile...). Le ore successive le abbiamo passate su una panchina al riparo dalla pioggia, ma alle 4:30 eravamo pronti per imbarcarci! E cosi’ all’alba eravamo nella cabina dell’imbarcazione che ci avrebbe portati a casa, ad osservare il traffico sul canale e il passaggio di Suzhou e Wuxi, fino all’arrivo a Changzhou.
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