18 gennaio 2000 – martedì

Mi è accaduto molte volte di contrattare i prezzi delle merci esposte nei mercati.

In genere, partono dal doppio del prezzo poi concordato successivamente.

Alcuni acquisti, però, non si concludono perché discordanti di 20 Bath fra domanda ed offerta.

Alla fine rifletto: e io ho perso mezz’ora inutilmente per mille lire !

E’ giusto così, o valeva la pena mollare ?

La risposta ciascuno se la può dare secondo la propria filosofia, intendimento e concetto di vita.

Intorno al settore del turismo ruota un sistema umano incredibile.

E’ una vacca, quella del turismo, dove le possibilità di mungere sono infinite. I thailandesi lo sanno e si comportano di conseguenza, sempre grati a chi si rivolge a loro, mai servili però, con grande dignità.

Non ho mai notato il pietismo sui loro volti, né il disprezzo per chi, più abbiente, si trova dall’altra parte del banco.

E’ sempre un piacere conversare con loro, sia per informazioni, sia per affari anche miseri, sia anche per sterile argomento.

Certo non ti regalano nulla, ci mancherebbe anche questo; a meno di quanto loro stabiliscono non riesci a comprare, ma tutto viene coordinato con un rituale identico per tutti.

Una calcolatrice che non serve a fare i conti, ma solo per scrivere il prezzo che ti chiedono e quello che tu offri. Alla fine un OK da parte loro conclude l’affare, che viene rispettato. Se poi ritorni anche dopo qualche giorno a riacquistare merce similare, loro se lo ricordano, e sei esentato dal procedimento palloso e vai direttamente al sodo.

Non riuscirai comunque mai a capire qual è il prezzo giusto.

 

"D’ Alema dice no ai referendum sociali" vale poco meno di un pasto in un ristorantino lungo la strada per Kiri Kan, vicino al parco marino naturale e nel mezzo di grandissime piantagioni di ananas.

Infatti, nel ritorno pomeridiano, abbiamo comprato in paese il " Corriere della Sera", costo 130 Bath = 6.500 Lire, edizione di domenica passata, il cui titolo l’ho indicato prima.

Sempre in motorino, bella gita, ma che caldo !

Fuori delle arterie principali, nessun turista, è per questo che destiamo stupore.

Ci fermiamo nei pressi di alcuni laghetti artificiali con piccole idrovore, per l’ossigenazione delle acque.

Mi sembrano allevamenti di Kung, gamberi, ed infatti l’uomo Thai mi indica di avvicinarmi e tirando su una rete fittissima mi mostra il contenuto.

Penso subito ad una moltitudine di crostacei che mi saltano addosso all’indietro, invece non vedo nulla.

Quello insiste, e finalmente noto delle microscopiche innumerevoli uova ; fra queste un gamberino, piccolo piccolo, appena nato, ma già formato.

" Vai ciccio, che te ti mangio dopo ".

 

Non me la sente di fermarmi a pranzare accanto ad uno dei tanti baracchini sulla strada, se non altro, perché l’unica acqua che vedo per risciacquare i piatti, è quella di un secchio sotto il tavolo.

Optiamo per una trattoria locale, con tavolini, che sembra più adatta.

Unici clienti, noi; risatine di compiacimento, e secondo me, di prese per il culo, da parte delle cinque presenze femminili nel locale, fra donne e ragazzine.

Dopo la conta a chi tocca venire al nostro tavolo, mandano l’unica ragazza che parla inglese.

Dice solo " jess e denchiù" ma è sufficiente.

Per scegliere le pietanze, mi presenta una carta molto ricca, ma purtroppo scritta molto e solo in thailandese; la guardo unendo le dita delle mani e muovendole in su e in giù; e ritonfa con le risate.

Mangiamo ugualmente e bene.

Mi sono anche fatto capire che desideravo mangiare piccante.

E’ riuscita a farmi morire.

Sempre crostacei e riso. Ci siamo compresi talmente bene che oltre al resto, mi sono toccate due paiolate di zuppa di pesce.

Totale del conto per la cronaca economica: 220 Bath = 11.000 lire perché Gianna ha preso anche un trombone di gelato ed io una Pepsi da un litro e mezzo, sennò si pagava anche meno.

 

Che scottata oggi alle cosce, con il motorino; stanotte mi leccherò le ferite.

Solita serata con piacevoli passeggiate in paese; infiniti vialetti e viuzze per il sollazzo del turista.

Chioschi, negozietti, baracchini, ristorantini; per quanto ci passi e ripassi, sembrano sempre una novità.

Mi soffermo spesso ad ammirare la tecnica di preparazione dei "thai food", pietanze thailandesi: I cuochi sono folcloristici e preparati, usano una quantità di spezie e verdure a noi sconosciute, che riempiono di colori e sapori i piatti che ti preparano.

Optiamo per la solita osteria.

Ormai ci conoscono, sono premurosi, attenti, gentili, spiegano la preparazione dei vari menù, ci consigliano cosa provare, tanto io sono l’italiano coglione.

Un neo, comune a tutti i ristoranti, è la mancanza di tovaglioli di carta, quelli che si addoppiano in quattro, quelli insomma che conosciamo noi, e con i quali si riesce a sgrassarsi la bocca e le mani; o non li conoscono o li ritengono superflui.

Usano dei microscopici pezzettini di carta sottile, misura cm. 5 x 10, appoggiati in un contenitore sul tavolino; non servono a nulla.

Il mio amico Biagini, Cartaria Dolomiti, avrebbe da lavorare parecchio qui in Thailandia.

Stasera ho chiesto un bottiglione grande di Pepsi, come quella del mezzogiorno, perché quella in bottigliette piccole in una sorsata è già finita.

Non l’avevano, ma niente paura ; sono andati a comprarla nel market accanto.

Poi scelta di pesce direttamente dalla vetrinetta piena di numerose qualità marine. Consiglio: provare il red o white Snapper, dentice, con salsa al curry o al chili od anche solo bollito o alla griglia, è stupendo.

Il ristorante lo consiglio a qualche camionista che per caso si trova a passare per Hua Hin.

Si chiama SUKS MBOON ed il boss è PRASERT BOOTYING.

Si trova in DEACHARNUCHIT ROAD 99 proprio nel mezzo del mercatino della sera.

 

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