Tre bossoli di caffè nero e tanta frutta per colazione, poi alla stazione ferroviaria, a piedi (il motorino lo abbiamo restituito ieri sera), per prenotare il treno per Bangkok, domattina presto.
Sono le 8 ed i baracchini gastronomici sono pieni di thailandesi che mangiano ( li vedo sempre mangiare, li invidio) zuppe di verdura con carne, zenzero e coriandolo in foglie, prezzemolo cinese, aglio tanto, scalogno, bergamotto, cedronella lemon glass, tanto riso, spaghettini, tagliatelle larghe e sottili, fatte con farina di riso, pezzetti di pollo con troiaini vari, ma saporiti, a guardare la soddisfazione con cui si ingozzano. Profumi e aromi di spezie, noce moscata, chiodi di garofano, curcuma, pepe, cannella, e l’immancabile "nam pla" salsa salata a base di pesce fermentato. E poi frutta fresca per tutti i gusti e tutti i sapori, manghi, ananas, interi o affettati, mangostani rossi,frittelle di banana, banane alla brace, diffusissime le fette di cocomero, anche con polpa bianca, più dolce di quella rossa. Tanti sono degli esperti per scolpire la frutta e la verdura e la trasformano in splendide decorazioni.
Le Ferrovie Thailandesi debbono essere, in qualche modo, in una fase di transizione, smobilitazione, rinnovamento, ma in peggio.
Saranno stati istruiti da qualche loro collega a sei ore di fuso orario in meno, perché non c’è quasi mai nessuno allo sportello, gli orari sono scritti in modo che solo dopo aver conseguito una laurea in cartellonistica ferroviaria, riesci un po’ a comprenderli; hanno anche tolto il bar dove si poteva ristorarsi con una bibita fresca.
Prenotiamo i posti e paghiamo i biglietti per domani mattina presto fino a Bangkok, in seconda classe, quattro ore di viaggio, spese 182 Bath a testa = 9.100 lire.
Oggi giornata di riposo sul mare.
Abbiamo due poltrone-lettini nel giardino confinante con la spiaggia tramite un murettino basso.
Siamo in prima fila e vediamo tutto quello che succede ed il passeggio sul bagnasciuga.
Ogni tanto passa qualche venditrice di ananas, banane, noci di cocco, con i due cestoni a biciancola su una spalla.
Ci guardano sorridendo, chissà cosa pensano.
Una di queste ha una bambina piccola che ci squadra con gli occhioni sgranati.
Gianna dice di no, ma io sono sicuro di aver sentito la madre dire alla figlia : "hai visto che carini che sono ? sembra che capiscano".
Da noi i bambini si portano allo Zoo, qui invece in spiaggia, e gratis.
C’è una slava "CULO GIUSTO" qui accanto a noi, ma anche il viso è della stessa categoria.
Legge un libro a caratteri cirillici.
Chissà come sarebbe rotolarsi fra sospiri e da !! (come ha insegnato Lucio Battisti).
Ora passa "CULO BASSO".
Se la perdi la ritrovi subito, basta seguire la strisciata che lascia il deretano sulla sabbia.
La sabbia è bianchissima, fina, pulita, non scotta, ideale per bambini.
Mi piacerebbe, ma mi vergogno, eppure cosa darei per una paletta e secchiello.
"CULO BIANCO" è invece passata ora.
Dev’essere appena arrivata e continua a passeggiare sul bagnasciuga facendo ogni tanto dei piccoli saltelli e gridolini quando arriva l’ondina di risacca.
Certo è difficile sopportare il freddo dell’acqua, che credo sia un brodo bollente.
Gianna è una santa.
Mi compatisce, mi guarda con commiserazione quando rido per conto mio e scrivo, e l’ho sentita pensare: "ma che cazzo avrà da tenere sempre la penna in mano ?"
Direttamente in mare con la sigaretta fra le labbra è andata "CULO SECCO".
Questa mattina, a colazione l’ho vista ingerire tre grani di mais, un filino di papaia, un licius sbucciato, tanto per non ingrassare troppo, ed infine due fettone di torta alla crema con sopra aggiunto mezzo chilo di marmellata di ananas.
Poi deve aver vomitato il tutto.
Indossa un due pezzi microscopico, di costole ne ho contate ventisei, sembra la pubblicità della nota stazione climatica di fumenti naturali, chiamata Auschwiz.
"Ma perché non ti metti anche il tanga, tanto che ci sei, così sei ancora più bella?"
L’ho sentita rispondere col pensiero : "Ma perché non ti fai i cazzi tuoi, ciccio ? Guardati te, trombone".
E’ un’ora che qui davanti c’è uno che vende fazzoletti e parei di seta.
Ad un tratto, mi mostra da lontano un libro con le figure, che sembra un menù.
I ristoratori intelligenti, avendo a che fare con i turisti, sostituiscono la lista delle vivande, con fotografie dei piatti già preparati, così si fa prima a scegliere e si sa subito dove si casca; gli odori ed i sapori non sono ancora riusciti a trasferirli nell’immagine.
Mi alzo a guardare che piatto guarnito scegliere oggi, ma vedo raffigurati solo dei disegni da ricopiare nei tatuaggi.
Contrariato, gli chiedo, allora, se nel suo repertorio c’è anche una fava grossa così ed al suo diniego declino l’offerta delle raffigurazioni ordinarie.
" LO SPIAGGESE" è la lingua ufficiale dei bagnanti.
I movimenti gestuali delle mani non si contano. Scuotimenti di capo, manate sulle spalle, dita delle mani che si scozzolano ad indicare le unità, sospiri di sollievo, stupore, rattristamenti di espressione.
Così si crede di capire cosa pensa l’altro e si tenta di convincerlo che il prezzo offerto è buono.
"Ci limetto, ci limetto" è una parola ricorrente.
Ho appena visto una norvegese pagare 150 Bath lo stesso pareo da noi preso a 100 Bath, e magari il francese l’ha pagato solo 50 Bath.
Alcuni negozi e pochi mercatari cominciano a praticare i prezzi fissi. Almeno ti puoi regolare all’incirca quanto può costare quello che ti interessa.
Il solito tatuaggiante, che assieme alla sorella vende anche i parei, belli, misti seta e cotone, mi si avvicina e mi dice : " amigo italiano, gome stai ?" (quando parlano italiano la dizione è come quella degli africani).
Gli chiedo come fa a sapere che sono di Siena ma vivo a Bolzano, e lui mi indica il naso e gli occhi.
Bisogna che la mattina mi lavi meglio la faccia per cancellare la visione del piatto di pici col sugo.
Mi vengono in mente i tunisini, che qualche secolo fa, al bazaar di Jerba, mi venivano incontro dicendomi : "amico italiano, Riva, Rivera, Anastasi, Chinaglia, Zoff".
" Ci abbiamo mangiato in due e ci sono anche avanzati " gli ho berciato passandogli davanti all’ Italian Pavillon del nostro albergo.
Abbiamo pranzato benissimo sulla spiaggia, in un baracchino nuovo, pulito, con personale gentile e svelto per 190 Bath = 9.500 lire in due.
In uno dei tre ristoranti dell’albergo con 400 Bath = 20.000 a testa, si mangiava poco di più.
E’ sempre parecchio meno che in Italia, ma ormai sei condizionato dal potere della moneta locale e dal costo della vita qui in Thailandia.
Così non ti sembra più molto sciocco risparmiare anche le mille lire.
Tutte le guide turistiche indicano i prefissi internazionali da comporre per telefonare in patria.
Ti dicono di digitare 00139 più il numero con prefisso nazionale, alcuni senza lo zero, altri completo.
Provo col telefonino a spedire dei messaggi a nostro figlio, ma per quanto provi tutte le combinazioni suggerite, non riesco a trasferire la posta.
Allora, ormai rassegnato, faccio il numero normale, con il prefisso normale, come se fossi in Italia, ed arriva tutto.
" POCCIA FLACCIDA " ha colpito ancora.
Ma di tutte quelle che potevano farmi ballare gli occhi, proprio te dovevi prendere il sole in topless ?
Ci ha provato anche una più carina, si fa per dire; è sdraiata sul lettino a pocce in su e quando si raddrizza per fumare una sigaretta, si copre con il cappello di paglia.
Ma valle a capire ste’donne.
Sempre piu’ spesso si notano in giro europei di tutte le eta’ in compagnia di ragazze thailandesi.
Noto anche gli sguardi di riprovazione degli altri turisti.
Ma che c’e’ di male se lei si e’ innamorata perdutamente dell’uomo bianco?
Lui e’ contento perche’ in patria credeva di aver smarrito il suo fascino, qui riconquistato, e lei, una botta di vita inimmaginabile per le amiche del villaggio e l’equivalente di 18 sacchi di riso da sfamare per un anno i sei fratellini.
Il tornaconto vale la pena.
Loro sono del ceppo mongolide, mica mongoloide!!
Tutti che ci spalmiamo di olio solare e creme abbronzanti protettive.
La mia e’ fattore 9, dice una; si, la mia invece e’ fattore 6, ma adatta anche sul ghiacciaio, dice l’altra.
Devono aver copiato dalle industrie dei pneumatici.
Uno monta un treno di gomme da neve winter a novembre e va avanti bene fino a maggio, usando naturalmente anche i percorsi autostradali chè tanto sono fatte anche per questi.
Cosi’ le creme, forse; ora vanno bene a Hua Hin e fra qualche giorno a Obereggen.
I tedeschi non si smentiscono mai.
Credono che la lingua internazionale sia la loro.
Si rivolgono nei chioschi dei locali e sempre in lingua teutonica, non una parola di inglese, chiedono: "Vorrei un paio di Viustel cotti bene e con tanta senape, meglio ancora se assieme mi date un piatto di crauti e due cetrioli", poi si meravigliano ed imprecano se il thailandese li guarda incredulo o se i crauti sono esauriti.
"Quanto costa questo, quanta colazione e’ compresa nel soggiorno, a che ora esatta c’e’ la colazione?"
Alle 6, e giu’ tutti in fila 10 minuti prima, per entrare e sedersi, puntuali sempre, anche se e’ ancora buio e devono ancora digerire i tromboni di birra ingurgitati solo qualche ora precedente.
Avrebbero sicuramente bisogno di farsi un clistere con il breccino !!.
Ad una signora tedesca, mi rivolgo in tedesco per dirle dove andare per farsi preparare un omelette e due uova al tegamino, meglio se con pancetta e guarnite di germogli di soia.
Mi ringrazia meravigliata e mi chiede dove ho imparato la sua lingua.
" A letto, signora " rispondo, e mi arriva un calcio sugli stinchi, provenienza Gianna.
Il sistema delle colazioni, in Thailandia, è quello americano.
Vi sono diversi tavoloni pieni di "TUTTO" e ciascuno passa a prendersi quello che vuole.
Solo la bambina con il briccone del caffe’ gira fra i tavoli e riempie piu’ di una volta le tazze, a chi lo chiede.
Ai tedeschi, o per lo meno alla maggioranza di questi, tutto cio’ non basta.
Credono di essere nel Take Away, prendi e porta via, e cosi’ dopo aver fatto la prima indigestione, riempiono le borse e il Ruecksack di banane, panini, burro, marmellata.
Tanto per ricordo, per saltare il pranzo e risparmiare 2.000 lire, ti venisse un colpo.
Già l’anno scorso a Ko Samui, in un piccolo Resort pieno solo di tedeschi e noi 4 italiani, con Carmelo e Anna Maria, se tardavi un attimo la mattina al cesso, non trovavi piu’ il mango e la papaia.
Mentre spingevi pensavi "ma una banana me l’avranno lasciata ?"
Il ristoratore era costretto a raccomandare con l’altoparlante di mangiare pure fino a schiantare ma di non fare razzia per la loro cazzo di desina.
Li odiavo.
Oh oggi, Gianna, verso le 11.00, non tira fuori dalla borsa un licius e lo sbuccia. Me ne ha offerto la meta’; e’ piccolo come una noce, ma non me la sono sentita di privarla del suo trofeo.
Oggi il sole ha picchiato forte.
Me ne accorgo in camera. Stasera mi mangero’ al posto dei gamberoni.
Trovo una farmacia e mi prendo una crema contro le scottature.
Istruzioni in Thai. Non riesco a tradurre se bisogna spalmarla prima o dopo o pasti.