Piove.
E’ ancora buio, sono le sei meno un quarto e ci facciamo accompagnare alla stazione ferroviaria dal taxi dell’albergo, 40 Bath = 2.000 lire a testa.
Ci hanno preparato due basket, scatole di cartone con la colazione.
Il cuoco ci porta due tazzone di caffè, che beviamo subito.
Il treno arriva in orario anche se viene dalla Malesia ed il nostro vagone è tutto pieno.
Con rincrescimento dobbiamo disturbare una donnina che si e' sdraiata nei nostri due posti prenotati. Chissa' qual'e' la sua provenienza.
Si siede allora su due poltroncine dove ci sono già altre due donne ed un bambino, per lasciare il suo comodo giaciglio al ricco uomo bianco.
Cosa ci posso fare ?
Il vagone di seconda classe, che dovrebbe essere con aria condizionata, è uguale a quella di terza classe, ma con ventilatori nel soffitto, che non funzionano, ed i finestrini e le porte aperti.
C’è un odore come di acido fenico che si propaga specialmente quando il treno rallenta o si ferma.
Poi credo di scoprire la natura del profumo. Sacchi di cipolle ed aglio deposti nei porta oggetti.
Quasi tutti dormono, ma cominciano a svegliarsi e si mettono in coda nel … "loco comodo", con asciugamano sulle spalle, spazzolino e dentifricio in una mano, rotolo di carta igienica nell’altra.
Guardiamo il contenuto del basket che Gianna poi consumera': due panini, vaschetta del burro, tortina di banane, un mandarino, 5 bananine, 2 uova sode, coscio di pollo, un sandwich.
Prendo la scatola ancora sigillata e mi avvicino ai sedili della nostra sfrattata.
Gliel' appoggio sulle ginocchia, le faccio un sorriso, le indico il bambino come gesto diversivo, mormoro alcune parole incomprensibili per lei e me ne vado via subito, prima che mi mandi in stramona.
Accanto al nostro c’è il vagone ristorante.
Ci vado e tutto sommato sono più diligenti che da noi. La fatiscenza e l’incuria è identica alla nostra, ma la gentilezza e l’operosità è migliore.
Sono le sette e mezzo, ed alcuni mangiano piattate di riso con carne e verdure.
Mi limito al menù "B" da 80 Bath = 4.000 lire : sandwich con prosciutto e formaggio, fette di ananas, bossolo di caffè e succo di arancia-mandarino.
Fuori ha smesso di piovere e le nuvole sono alte. La temperatura è gradevole. Attraversiamo campagne allagate, piantagioni di palme, manghi, papaie e risaie di un verde vivo; sembrano campi da golf.
Sul treno c’è un andirivieni di venditrici di tutto quello che serve a riempirsi la pancia. Se non bastano queste, ci pensano le colleghe nelle stazioncine dove ci fermiamo.
I ferrovieri, quelli che ci hanno controllato i biglietti, vestiti da militari e con diverse stellette sulle spalline, cominciano a spazzare i corridoi dei vagoni ed uno con secchio, acqua, detersivo e spazzolone, lava per terra.
Appare il sole ed anche la lunga periferia di Bangkok.
Arriviamo con tre quarti d’ora di ritardo, sommato tutto negli ultimi dieci kilometri.
Sei ore per 220 kilometri.
Usciamo dalla stazione di Bangkok dribblando centinaia di tassisti abusivi che mi offrono un passaggio, ma io sono un italiano furbo e vado direttamente all’uscita a prendere il TAXI METER con il tassametro a prezzo fisso.
Prima però mi fermo a comprare un pacchetto di sigarette.
Sono aumentate quest’anno a Bangkok perché mi costano 345 Bath = 17.250 Lire.
Si, perché 45 Bath sono per le Marlboro e 300 Bath = 15.000 lire per la multa pagata al poliziotto che mi ha bloccato nell’atto di salire sulla macchina, dopo aver gettato la cicca per terra.
Ve lo ricordate : "chi siete, da dove venite, cosa portate, si ma quanti siete? Un fiorino !! " Ugualos.
La ricevuta della sanzione pagata la debbo incorniciare.
Non so se mi brucia più lo spettacolo dato alla folla vociante attorno al tavolina della gogna, o la presa pel culo di Gianna, che ha così rinvigorito i suoi argomenti contro i fumatori.
Debbo dire, sinceramente, che mai una multa è stata tanto giusta e pagata così serenamente.
Bangkok ci accoglie con la solita vampata di calore, umidità, caos e rumore assordante.
Al Siam Intercontinental non ci vogliono riconoscere il DAY USE per l’ultimo giorno, perché non specificato nei voucher, anche se eravamo d’accordo con l’Agenzia. Ce lo possono concedere solo pagando il prezzo di una nottata in più.
Il day use è la possibilità di occupare la camera fino alle ore 18,00 dell’ultimo giorno, invece che fino alle 12,00, come consueto.
Infine, dopo una telefonata in Italia al Tour Operator, siamo d’accordo che, o riconoscono il fax dell’agenzia con il voicher , o lo pagheremo noi, con successivo rimborso.
Siamo anche un po’ contrariati della sistemazione in camera. Ce l’aspettavamo migliore; stanza piccola, unico letto alla francese, una piazza e mezzo, ho l’impressione che ci provino, e che ci abbiano sistemato in una singola, adattata per due persone.
In più siamo sistemati, fuori dal padiglione centrale, ma questo era previsto.
La camera mi sarebbe andata bene una quarantina di anni fa, quando la notte non avevamo bisogno di molto spazio ; anzi !
Le strutture del Siam Interconti, al contrario, sono favolose.
I giardini, attorno alla bella piscina, sono un campionario di piante e fiori tropicali; sembra di essere in un giardino botanico.
Diversi pavoni passeggiano tranquillamente per gli spazi verdi, nei dieci ettari che una volta appartenevano alla famiglia reale, immersi in centro alla caotica città.
Trovano posto anche campi da tennis, un campo pratica da golf, percorsi jogging con canali, laghetti, ponticelli.
Più distanti, si intravedono i grattacieli che ogni anni diventano più numerosi.
Dall’altra parte della strada, è in funzione, da tre mesi, la metropolitana sopraelevata.
Per 25 Bath = 1.250 Lire, ci porta in dieci minuti sulla riva del Chao Phraia, all’imbarcadero dell’ Hotel Oriental (uno dei cinque alberghi più rinomati nel mondo).
Il panorama è stupendo, durante il tragitto con il Metrò.
Saliamo sul battello, risalendo il fiume, 10 Bath = 500 Lire, fino al ponte KUNG PHO, dove ci ricordiamo di quella trattoria dell’anno scorso.
La troviamo, ci sediamo e dopo poco intravedo quel cameriere che mi ero fatto amico.
Gli chiedo se si ricorda di me e la sua espressione non muta.
Gli ricordo allora le sigarette fatte con il tabacco, macchinetta e cartina, ed il suo viso si illumina.
Non sa più cosa fare.
Si inchina, ride, mi prende le mani, mi vuole abbracciare, racconta a tutti i suoi colleghi le avventure culinarie dell’anno passato, e pranziamo.
Tutto ottimo come previsto, solo i prezzi un po’ più alti che a Hua Hin.
Ormai siamo degli esperti ; conosciamo quasi tutti i costi delle pietanze.
Abbiamo notato che non c’è molta differenza fra un locale e l’altro, tranne che in quelli di lusso all’interno degli Hotel.
Ma fra Bangkok e Hua Hin si nota l’aumento ; in media ogni piatto costa in più ben 20 Bath = 1.000 Lire.
Siamo stanchi e decidiamo di stare qui intorno al Siam Center.
A cena, entriamo in un locale dove la guardia della security, che ci apre la porta, mi stringe la mano a lungo, come fossimo vecchi conoscenti, e mi farfuglia un discorso interminabile.
Rispondo anch’io alla vigorosa stretta e gli rispondo, con ampi sorrisi, che Craxi non ce l’ha fatta ad andare a cena con Borrelli e che l’Inter, anche se fa pena, potrebbe ancora vincere il campionato (sono notizie apprese alla televisione satellitare).
Quando usciamo, però, preferisco farlo dall’altra parte per paura che mi baci sulla bocca.
Gianna mi ha chiesto : ma perché quando parli con qualcuno, gli ripeti sempre che sei italiano ?
E’ vero, quando converso, anche solo per saluti di circostanza, comunico sempre al mio interlocutore che siamo italiani.
Questo perché non vorrei che dicessero fra loro : "ma che rompi coglioni che sono questi due tedeschi di merda ".
Andiamo a letto presto stasera. Domani vedremo cosa combinare.
E’ anche bello riposarsi e non far niente.