23 gennaio 2000 – domenica

Mattina presto dedicata al " PARCO LUMPINI".

E’ il polmone verde di Bangkok, in pieno centro, con pagode, laghetti, giardini.

Passeggiamo fra giovani e vecchi che fanno jogging lungo i percorsi predestinati.

Alcuni, da soli o in compagnia, eseguono esercizi di ginnastica filosofica orientale, e tanti sono con un maestro che li istruisce.

Alle 8 in punto, altoparlanti, nascosti fra le piante, diffondono l'inno nazionale.

Tutti si fermano, in piedi, ad ascoltare con devozione.

Al termine, un inchino e riprendono la loro attivita'.

In alcuni padiglioni aperti è disponibile l’attrezzatura per il "Karaoke".

Podisti stanchi o giovanotti di una certa età si esibiscono in canti, mi sembrano cinesi, e si compiacciono quando li osservo e li riprendo con la telecamera.

Uno, al termine dell’esibizione, credendomi americano, mi dice ridendo che lo spettacolo non è gratis e dovrei pagare 2 dollari. Rispondo, sempre ridendo, che io sono italiano e quindi pagherò con 2 lire.

Una signora attempata riempie il giardinetto con dei gorgheggi di un’opera lirica cinese.

Il finale assomiglia molto al muggito di quando una vacca va al toro.

Mentre cineriprendo il laghetto con le barchette, una coppia, seduta sopra una panchina, all’ombra di un sicomoro, mi chiede da che parte del mondo provengo.

Alla mia risposta erutta una serie di esclamazioni di ammirazione per Roma, Milano e gli italiani.

Rispondo, con sincerità, che anche la Thailandia è meravigliosa e soprattutto i suoi abitanti.

E’ raro vedere europei nel parco. Non rientra nei percorsi turistici, ed è un peccato. Una visita, la merita proprio.

 

Ma anche qui c’è la pecora nera.

Terminata la visita al parco Lumpini, decidiamo di ritornare al week-end market per le ultime spese.

Per la strada, pochissima gente, il traffico quasi inesistente a quest’ora di domenica; vicino alla fermata della sopraelevata, un passante ci chiede ancora da dove veniamo.

Solite esclamazioni, e poi : ma dove andate ?

Ed io coglione : al week-end market.

Oh, fa lui, ma oggi è domenica ed apre solo il pomeriggio.

Mi consulto con Gianna e decidiamo allora di tornare in albergo, in piscina e poi nel pomeriggio shopping.

Allora il furbone fa : vi accompagno io a fare un giro turistico e spesucce varie in attesa delle 13,30 orario di apertura, secondo lui.

Ma và a straffanculo, tegame., gli fò, e vò via.

Consiglio : quando ti chiedono dove vai, dribblali. O altrimenti fai come ho fatto io l’anno scorso, appena fuori del Rembrand. Dopo aver evitato il quarto omino che voleva accompagnarti dove voleva lui per farmi comprare quello che che gli pareva e prendere cosi' la provvigione, all’ennesima domanda "dove stai andando?", gli ho risposto in italiano: vado qui dietro l’angolo a farmi una padellata di cazzi miei, vuoi venire ?"

" Oh yesss", ha acconsentito, ma è rimasto lì.

 

E infatti il mercato lo troviamo aperto; per quanto ci ritorni, trovi sempre roba nuova, interessante, curiosa nelle piu' di 5000 botteghe che lo compongono. Purtroppo le valigie ed i borsoni hanno una capacità limitata.

Da non scordare che Gianna, domani, si vorra' riempire di orchidee.

 

E’ quasi mezzogiorno e finalmente ci dedichiamo alla piscina. Ci si stanca ad andare in giro e sono in un bagno di sudore.

Le nuotate poi ti ristorano e ti riimmergi volentieri nel solito e ovattato ambiente turistico; che bello fare gli "italiani medi".

 

I cittini francesi e quelli tedeschi sono come gli italiani : rompicoglioni.

In piscina sguaiattano dappertutto con giochi, giochini, occhiali da sub, palle, palline colorate, richiami, gridolini, urletti. I loro genitori li guardano, solo ogni tanto, e preferiscono scolarsi boccali di birra, con questo caldo.

Gianna non li sopporta, a me invece piacciono …. fritti.

Poi se ne vanno per quindici minuti e Gianna nuota con uno dei salvagentini lasciati in acqua, da loro.

Ora pero' li trova simpatici.

 

Non so nuotare bene, ed in acqua vado dove si tocca. Sono ritornati i bambini.

Una cittina tedesca, bellina, tanto, avrà 3 o 4 anni, nuota con gli altri e la vedo ad un tratto andare sott’acqua, provare ad uscire, ritornare sotto, cercare di mettere la testa fuori, annaspare.

Dentro la piscina ci sono solo loro. Un coetaneo, con i salvagenti alle braccia, la guarda e ride. Non si rende conto del problema.

La bambina e' senza braccialetti.

Mi precipito in acqua, solo perché lì si tocca.

La prendo per un braccino e la sollevo sul bordo, dove sputacchiandomi addosso si riprende, sbava, si stropiccia gli occhi, mi guarda, e sento che pensa " a buon rendere ".

I presenti mi guardano disinteressati.

Mi aspettavo un applauso ed una medaglietta.

 

Ci sono due, arabi dalle fattezze, seduti ad un tavolo fra la vasca ed il giardino.

Uno, giovane, con lo stecchino fra i denti che cambia continuamente molare, e le gambe su una poltroncina, l’altro, più anziano, pelato, vestito ma senza scarpe. con i piedi calzettati appoggiati sopra il tavolino.

Passo loro accanto, per andare al cesso, luogo più consono anche a loro e li sento discorrere.

Sono italiani, milanesi dalla parlata, probabilmente manager, e stanno valutando l’attendibilità del loro partner coreano.

 

Sono le due del pomeriggio. Si stà troppo bene qui nella Pool; forse saltiamo anche il pranzo. Ceneremo presto stasera e recupereremo tutte le calorie perse a far niente.

Le scimmiette ci sono anche qui al Siam Interconti.

Non camminano carponi a quattro zampe, non hanno la coda prensile, né hanno la corona del culo deformata da quelle escrescenze emorroidali che tanto impressionano noi umani.

Arrivano vestite all’ultima moda con l’uomo bianco che l’accompagna ed i bambini dietro, vestiti da festa, con le scarpe, calzettoni, e vestitino allacciato fino al collo, poverini, a trascorrere qui la giornata festiva.

Alcune assomigliano proprio ai primati di cui parlavo prima.

Chissà se il loro costume da bagno prevede anche il reggiemmorroidi ?

 

Oggi i pavoni corrono il "TOUR DEL SIAM".

E’ mezz’ora che si rincorrono percorrendo lo stesso tragitto circolare, piscina, siepe di bambù, albero di frangipane, palma, bouganville, ponticello di legno, mangrovia, piscina di nuovo.

In "pavonese" ho sentito il più scarso dire a quello che lo superava: " eh ti ripiglio, ti ripiglio, tanto ti ripiglio".

 

Lasciamo la piscina che è ancora presto, sono le quattro del pomeriggio ed andiamo a fare il giro dell’isolato.

Detta così, sembra una passeggiata veloce; ci abbiamo impiegato tre ore.

Non ci si può immaginare quanto, percorsi che sulla cartina sembrano brevi, in realtà siano infiniti. In sovrapprezzo il caldo, l’umido, la gente, i rumori assordanti.

L’inquinamento acustico delle città italiane è irrilevante, in confronto.

I peggiori quartieri di Napoli sono un’oasi di pace, rispetto a Bangkok.

I motorini ed i Tuk-Tuk, specie di "Apine" con carrozzino, sembrano senza marmitta di scarico. Tanti camminano con le mascherine sulla bocca; i poliziotti del traffico, tutti.

Diversi giovani usano quel "suppostone" tipo Vicks ispirandolo dal naso.

 

I mercatini di Pratunam, qui vicino al Siam Intercontinental, sono veramente da visitare.

Infiniti, ma non caotici come a Pat Pong e quasi tutti con i prezzi fissi. Verifichiamo quanto in più abbiamo pagato dalle altre parti.

Abbiamo anche trovato gli orologini falsi, ma belli, che Gianna cercava ma non trovava piu' in altre bancarelle.

Due Rolex ed un Cartier con cinturino = circa 11.000 l’uno.

Credo che le grandi marche stano attivandosi per stroncare il remunerativo ed anche conveniente mercato dei "falsi ma belli".

 

Al ritorno incrociamo due pezzi di mandorla da schianto.

Sono davvero molto belle, forse escono da una sfilata di moda. Mi devo ringollare quanto detto prima, delle indocinesi.

Alte, classe, portamento, bellezza, trucco sapiente, mi fanno inciampare nell'ammirarle e loro ridono.

Mentalmente auguro loro di rompersi il collo slittando dagli alti trampoli ove sono appollaiate.

Loro mentalmente si toccano i marroni.

Gianna ne è convinta ed io con riluttanza, a riguardarle bene, anche.

 

Abbiamo già cenato e siamo seduti sulle poltroncine della Hall in albergo.

Fuori ci sono quattro neozelandesi primitivi, vestiti da neozelandesi primitivi, due uomini e due donne.

I due maschietti a petto nudo, con le chitarre e coperti di piume di gallo, possenti, sembrano Maciste.

Le due donne sono ancora più enormi.

Si stanno preparando a sollazzare i commensali, qui in un ristorante dell' Hotel.

Quando mi avvicino, mi fermo e faccio un paio di quei gesti propiziatori che solitamente eseguono prima delle partite di rugby.

Mi guardano, ma non realizzano i miei versi. Solo le due navi mi sorridono con "hallo".

Invece, quando escono dal ristorante, dove li sento berciare come allo stadio, mi salutano anche loro.

Questa volta non dico che sono italiano, per timore della presa pel culo, grazie alla nazionale della palla ovale, che qualche mese fa le ha buscate sode da quella della Nuova Zelanda.

 

Ma se lavorano sti’ Thai.

Oggi è domenica , ma non te ne accorgi se non perché gli europei vengono a fare il giretto in albergo e la città è piena di ragazzi a spasso.

Alcuni di questi, giovani, giovanissimi, bivaccano nei luoghi di ristoro ed anche seduti sulle gradinate dei "Center".

Bevono succhi di frutta e bibite da enormi bossoli di cartone.

Tanti hanno vicina la bottiglia del "Mekong", il whisky thailandese, e spesso lo miscelano con il contenuto del bicchiere.

Problemi anche qui, che lasciano l’amaro in bocca, come in tutto il mondo.

Ma non vi piacciono più gli sballi da "gnocca"?

 

Quasi tutti i negozi sono aperti, gli shop center tutti.

Nei vari cantieri stradali sono tutti all’opera.

Ho notato una cosa curiosa. Fra la stazione del Metrò ed un grande magazzino, stanno costruendo una passerella che porti direttamente nei due luoghi senza scendere le scale ed attraversare lo stradone.

Nel cartellone del cantiere, assieme ai nomi dei progettisti, sono indicate le date dei lavori : inizio 4 gennaio 2000, fine 15 febbraio 2000.

Io scommetto che ce la faranno.

 

Ho sempre commiserato quegli italiani che non vanno mai nei ristoranti cinesi perché "chissà cosa ti danno da mangiare, i troiai di formiche e mosconi mi fanno schifo, etc."

Invece la cucina orientale la ritengo una delle più sofisticate e saporite.

Certo, tutto è relativo, bisognerebbe entrare nelle loro dispense per essere sicuri, ma noi, di troiai non ne abbiamo mai mangiati.

Ma nel pomeriggio, prima di tornare in albergo, mi sono fermato presso un loro baracchino gastronomico, vicino a tanti altri, per curiosare la merce esposta.

Mi hanno attirato l’attenzione tre tegamoni pieni, a forma di piramide di roba fritta.

In uno c’erano cavallette, negli altri due scarafaggi e calabroni grossi come passerotti.

Debbo dire che mi hanno fatto un po’ impressione ; non ho avuto il coraggio di assaggiarli.

 

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