24 gennaio 2000 – lunedì

Abbiamo passato l’ultima notte a Bangkok. Ci alziamo prestino e andiamo all’imbarcadero destinazione Memorial Bridge.

Lì vicino c’è il grande mercato dei fiori e Gianna vuole fare rifornimento.

Incredibile è la varietà di fiori e di orchidee con tutte le tonalità di colori a noi sconosciuti.

Si compra la scatola, lì accanto, all’inizio di Chinatown. La facciamo riempire di mazzoni di orchidee, che abbiamo stimato in un centinaio.

Costo comprensivo di box 120 Bath = 6.000 lire, ma solo la scatola è costata 35 Bath.

 

Riprendiamo il battello verso il Wat Pho. Gianna vuole ritornare nella scuola dei massaggi, che si trova all’interno del tempio.

Si decide questa volta di stare lì per un’ora; costo 200 Bath = 10.000 lire a testa.

Mi hanno troncato.

Ogni centimetro quadro è stato pigiato, calpestato, stirato, compresso, maltrattato. Dopo ero nuovo, mi sembrava di aver cambiato i muscoli ed aver oliato le giunture.

E così, quando la massaggiatrice mi ha chiesto se consideravo terminata la seduta o se la volevo continuare con modalità un po’ diverse e particolari, ho optato per questa seconda soluzione, previo accordo sulla differenza di prezzo.

Io non ho fatto nulla, ha fatto tutto lei, ma con modini delicati e sublimi, che sembrava essere sospesi nel vuoto.

Mai un movimento brusco o insofferente, senza furia od indisponibilità.

E a quel punto mi sveglio. perché Gianna, nel lettino accanto mi dice che il tempo del massaggio è trascorso.

Sopra di me, in ginocchioni, rivedo la massaggiatrice che mi guarda divertita, con quegli occhietti neri.

La guardo meglio e rinoto quello che già prima aveva attirato la mia attenzione.

Ho pensato : "Chissa se Loredi le ha già dato il beverone ? "

Si, perché il nasino schiacciato aveva due tunnel larghi come due canali e mi sembrava proprio la scrofa madre del podere " Le Fosse" a Castiglioni, in Val d'Orcia, prima che Loredi ed il su' babbo Angiolino la governassero.

In questo grande salone della scuola, vi sono numerosi lettini ove viene praticato il tradizionale massaggio Thai. E’ soprattutto una scuola che istruisce sulle tecniche da eseguire.

Diversi europei la frequentano ed accanto a noi ci sono due tedescone che imparano ciascuna massaggiando l’altra, seguendo le direttive di un testo, che tengono aperto sul materasso, e con la supervisione di un professore, lì accanto.

E’ stato veramente notevole, il massaggio.

Specialmente Gianna è d’accordo, così finalmente finisce di rompermi i coglioni quando voglio andare in qualche sala qui a Bangkok. Se poi c’ è anche da ristorarsi, che c’è di male?

 

Per pranzo andiamo nuovamente dal nostro amico alla fermata del Krungton Bridge, uno degli ultimi ponti di Bangkok, risalendo il fiume, lontano, dalla parte ovest, e proprio sulla destra, appena usciti dall’imbarcadero.

Il locale si chiama KANABNAM RESTAURANT e l’indirizzo è 765/20 RIMMANAM CHAO PHAYA RAJVITEE ROAD BANGPLAD.

Il mio amico di chiama MINAI e mi ha lasciato anche il numero del suo telefonino 01-4484044.

Chi ci vuole andare, faccia riferimento all'italiano che si preparava le sigarette con la macchinetta. Sara' sicuramente trattato con tutti i riguardi.

Mangiamo bene, come sempre, però la zuppa di gamberoni con citronella, la TOM JANG KUNG l’hanno rifatta anche meglio.

 

Nel ristorante entra un Texano imponente con un anellone al dito ed una indocinese al braccio.

L’americano, alto, grosso, baffoni e capelli bianchi, si siede per il pranzo.

Mi pare di riconoscerlo; anche l’anno scorso lo abbiamo trovato lì, e fra le quattro bottiglie di birra che si scolava, ci aveva fatto assaggiare quello che mangiava, consigliandoci cosa ordinare.

Dopo un po’ mi alzo e gli chiedo in inglese se è americano.

No, non era quello che avevo creduto di riconoscere; anche lui è italiano, di Pordenone e lavora in Thailandia da dieci anni. Posa i piloni lungo il fiume per costruire in aderenza i muraglioni.

Dice che lavorano soprattutto di notte. Per il caldo ? chiedo io. No per la bassa marea, risponde. Dice anche che i lavori più faticosi li fanno le donne, per loro è normale.

Torniamo, ancora poche ore di piscina, e riposo prima di tante ore in aereo.

I soliti 20 Bath = 1.000 lire fanno precipitare il bagnino a prepararci lettini, asciugamani, ombrellone.

Ogni dieci minuti, nuotata.

Intanto guardo con cupidigia i portaceneri (ne faccio la collezione) della piscina con il logo del Siam Intercontinental.

 

Noi turisti scassiamo l’economia dei thailandesi. Distribuiamo mance di qua e di là, sono poche lire per noi, ma si abituano male.

Bisognerebbe proprio entrare nel loro ordine economico di idee per non inflazionare troppo il loro profitto.

Da una parte sono d’accordo, dall’altra no. Non so cosa sia giusto fare. Il nostro comportamento rischia di abbruttire la dignità, ma serve anche per migliorare la loro esistenza. Pero' solo l'esistenza degli addetti al turismo.

E la dignità, da quali confini è circondata? Non prendo posizione!!

Per non parlare degli approfittamenti, anzi parliamone.

Se si ordina un taxi nell’Hotel, fino all’aeroporto, si pagano 900 Bath = 45.000 lire. Se si ferma direttamente sulla strada costa 400 Bath = 20.000 lire.

La differenza, sicuro, viene divisa fra gli addetti al ricevimento e partenze.

Si dirà che ventimilalire non sono niente. E’ vero, ma sono il doppio, ed il doppio è tanto; perché chi non fa niente deve avere lo stesso profitto di chi lavora per un’ora e ci mette la macchina e la benzina ?

Stamani attendevo in uno dei tanti imbarcaderi.

Di frequente arrivava un sampan o lancia lunga privata, con turisti portati in giro per i canali.

Il prezzo del viaggio lo avevano già pagato. Quando la barca attraccava, raso raso la banchina, arrivava uno che prendeva la mano di chi scendeva. Non serviva, ma lo faceva ugualmente.

Prima che i turisti se ne andassero, chiedeva loro, anche in modo arrogante, ho notato, 20 Bath = 1000 lire.

Non sono niente, ma non è giusto, secondo me.

Non mi pento di aver mandato a cagare un tizio con camice bianco, al Wat Pho, che mi aveva preso alle spalle e massaggiato la nuca per un minuto, senza che lo chiedessi, e voleva poi 20 Bath.

"Ma assieme al minuto massaggino, mi hai preparato anche due lettini con asciugamani e ombrellone, e forse mi dai anche un portacenere ?"

Noo?

Allora vaffanculo.

 

Sono le 16,30, Gianna è dalla parrucchiera, qui vicino.

Tra poco andremo a preparare le valigie e ci è stato riconfermato il day use fino alle 18,00, poi vedremo cosa fare.

 

Mi rimangio le affermazioni di qualche giorno fa, non è vero che si possono capire i prezzi giusti, dividendo per due quello che ti chiedono.

Fuori dal Palazzo Reale, abbiamo spuntato 200 Bath = 10.000 lire per un ventaglione colorato, bello, per il quale in un altro banco avevano chiesto 600 Bath = 30.000 lire.

 

Ripenso ai modi di vita dei thailandesi.

L’industria della plastica ha conosciuto uno sviluppo notevole; c’è dappertutto. Si fa un enorme uso di questo materiale eterno e discusso, salvo poi il breve saltino "dall’usa e getta" ai rifiuti. Si resta impressionati in particolar modo dai sacchettini, sempre in plastica, ove viene immesso dentro di tutto : brodo od anche aranciata e succhi di frutta, ed in tutti i casi con una cannuccia, di plastica, naturalmente.

I primi tempi pensavo che ci portassero dentro i pesciolini vinti alle giostre, ma poi, vedendo che succhiavano il contenuto, ho realizzato che i pesciolini non potevano incanalarsi molto facilmente nel tubicino.

Passano con disinvoltura dai canestri di bambù per il pesce fresco al sacchetto di polietilene per gli altri alimenti, comprese le salse di tutte le specie, salvo poi abbandonarlo dovunque.

Pensando alla vorticosa crescita dei consumi, il risultato è purtroppo un paese invaso ogni giorno di più dai rifiuti.

E mi hanno detto, che nessuno vuole le discariche, come in tutto il mondo nessuno le vorrebbe.

 

Gianna è tornata. Le hanno lavato i capelli e massaggiata la testa sdraiata: 350 Bath = 17.500 lire in tutto. Poco meno che a Castiglioni in Toscana.

 

La cultura e la disciplina del massaggio, c’è sempre stata in Thailandia, da quando un medico dell’India, due secoli o tre prima di Cristo, la introdusse in questo paese.

Poi hanno scoperto, e a livello industriale durante la guerra del Viet Nam, che aggiungendoci qualche cosa di altro, abbastanza antico ma molto richiesto, invece di guadagnare cinque o dieci mila lire all’ora, ne prendevano centomila.

Secondo me, sono più da condannare le nostre battone, che non ti fanno neanche il massaggio, prima della funzione.

 

Chiudiamo le valigie ed i borsoni, li depositiamo nella hall e paghiamo i conti extra.

Il prezzo del day use non ce lo richiedono.

Mi sa mill’anni di sapere cosa può essere accaduto, telefonicamente o via fax, fra la Tischler, tour operator di Garmisch ed il Siam Interconti.

 

Verso sera fermo un taxi qui vicino, sullo stradone. Chiedo all’autista quanto mi costa andare all’aeroporto e concordiamo 400 Bath = 20.000 lire ; ne aveva chiesti 500 di bath.

Monto in macchina ed in cinquanta metri raggiungiamo Gianna, davanti all’ingresso dell’Hotel, con il carrello dei nostri bagagli.

Rifiutiamo l’aiuto, inutile, di sette inservienti, che ci saltellano intorno per fare qualcosa.

Mi comporto come uno scacciamosche. Non faccio in tempo a tirar via una borsa dalle mani di un siamese con il pigiama nero alla zuava e giacchetta bianca, che un altro prende la valigia.

Alla fine, con o senza l’aiuto dei fattorini, siamo pronti per partire.

Il nostro autista ride come un matto quando salgo per ultimo senza distribuire oboli esosi perché non meritati, mentre due di loro gli si avvicinano parlando in "M’HAIFREGATESE".

In mezz’ora siamo all’aeroporto e subito dopo, il check-in.

Con i bagagli consegnati siamo più liberi di girellare per l’aerostazione.

E’ molto grande, piena di negozi e pulitissima.

Sono le 21,30. Dentro aria condizionata, si stà bene. Vado un attimo fuori a fumare e sono assalito da una vampata di calore e umidità.

E’ afoso, 35 gradi. Mi ricordo della differenza di temperatura, quando si saliva in metropolitana. L’aria condizionata dentro le carrozze mi colpiva come dei raggi laser ed ero tutto sudato; altro che sauna finlandese.

 

Dappertutto cartelli con inviti alla pulizia e divieti di fumare.

Per i fumatori incalliti, vi sono due o tre salette, quadrate, tre metri di lato, con pareti in vetro.

Dentro, fra la nebbia che si è formata, si intravedono dodici sfigati.

Provo anch’io ad entrare e noto che nonostante il condizionatore d’aria sia acceso, è impossibile sostarvi, è una camera a gas.

Esco subito e subito credo di capire la ragione di quella situazione metereologica da Val Padana.

Vuoi vedere che Gianna ha consigliato un condizionatore che faccia solo rumore ed hanno staccato i tubicini del ricambio d’aria ?

Ci scommetto le palle, ma di una di quelle dell’altra sera !!

 

La Thailandia, che abbiamo conosciuto, frequentato, ammirato, goduto, è rimasta fuori nella calura serale. Qui dentro è tutto uno scintillio.

Anche i prezzi fanno scintille: una birra piccola 150 Bath = 7.500 lire, un piatto di riso con qualcosa 220 Bath = 11.000 lire, una scatola di orchidee grande la metà di quella presa da noi al mercato costa 25 dollari, quasi 50.000 lire.

 

L’aereo si riempie.

Una sessantina di greci abiterà nei nostri paraggi. Sbarcheranno ad Atene, dove faremo scalo.

Da quando sono entrati, continuano a scambiarsi di posto. Gli steward e le hostess li guardano divertiti, io un po’ meno; la partenza ritarda e dico ad uno di loro che finchè si rincorrono e si mescolano, l’autista non parte, è per questo che non siamo in orario.

 

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