"La Divina Commedia:
oratorio burlesco"

FIRENZE E L'ARNO

Il rapporto fra la città di Firenze ed il suo fiume è, al giorno d'oggi, quasi totalmente inesistente, per lo meno se ci riferiamo ad un "utilizzo" del corso d'acqua per usi commerciali, spettacolari, ricreativi, sportivi, etc.
Probabilmente due delle ragioni principali di questo "abbandono" sono il forte inquinamento ed il conseguente depauperamento delle acque di questo come di tutti i fiumi. Ma non solo: hanno contribuito sicuramente, per esempio, anche il decentramento della "vita fiorentina" dal nucleo antico della città e le mutate necessità di velocità di trasporti e di comunicazioni.
Nel passato non era certo così. Fin dall'epoca tardo-romana (II sec. d.C.) abbiamo testimonianze certe di un uso del fiume come via di trasporto e di comunicazione. Infatti, sebbene l'Arno non sia mai stato un grande fiume navigato, rimane ancora oggi traccia, nel tessuto urbano, in corrispondenza delle attuali vie de' Neri e della Mosca, dell'esistenza di un'ansa dove sorgeva un porto fluviale.
Successivamente, e fino, perlomeno, a tutto il secolo scorso, l'Arno è stato sfruttato per la pesca, per l'escavazione della rena da utilizzare per l'edilizia (i renaioli, con le caratteristiche imbarcazioni munite di lunghe pertiche, hanno resistito fino al nostro secolo, soppiantati solo dalle draghe meccaniche), per lavare i panni e le stoffe (che venivano poi stese ad asciugare negli enormi tiratoi che sorgevano spesso in prossimità delle sponde), per lavarsi (i bagni pubblici erano numerosi sulle rive), come fonte di energia idrica (per i mulini ed i primissimi insediamenti proto-industriali) nonché come luogo per attività sportive o ricreative (dal canottaggio ai barconi con i romantici Caffè ottocenteschi con orchestrina) e spettacolari (come sulla terraferma si utilizzavano le piazze e il cortile di Palazzo Pitti per eventi particolari, così il tratto di fiume tra Ponte Vecchio ed il Ponte alla Carraia ospitava spettacoli sull'acqua quali naumachie, sfilate di battelli, parate o giochi pirotecnici).
È proprio quest'ultima, fra le funzioni dimenticate del nostro Arno, che, a nostro parere, sarebbe ancora attuale. Tutte le altre attività che un tempo si svolgevano sul fiume sarebbero oggi improponibili ed anacronistiche. E poi, in una città, nella quale la ricerca di spazi nuovi è all'ordine del giorno, sembra, quantomeno, uno spreco il non utilizzare in alcun modo (se non come fogna!) una superficie così vasta, che attraversa tutta la città e della quale i fiorentini oggi si interessano solo quando il livello delle piene raggiunge i limiti di guardia.

Mario Librando

ZAUBERTEATRO, LA CITTÀ E LA "DIVINA COMMEDIA"

Senza voler parlare dei turisti, quanti di noi fiorentini hanno mai visto la nostra città dal centro del fiume? Sicuramente pochi, anzi, pochissimi. E quanti di questi fortunati lo hanno fatto ascoltando le peripezie dell'Alighieri nazionale? Il numero si restringe ancor di più (e comunque tende a zero!).
Come detto, Zauberteatro, con il presente progetto, si propone di "riscoprire" il fiume, in una maniera assolutamente nuova e diversa senza naturalmente tralasciare l'aspetto spettacolare e culturale dell'operazione. E questo rimane in piena linea con le prerogative di gran parte delle produzioni Zauberteatro. Negli anni (e sono ormai quattordici!) la traccia che abbiamo scelto come prioritaria è stata quella di offrire ad un pubblico (il più eterogeneo possibile) spettacoli che vivessero in equilibrio fra innovazione e massima fruibilità, fra impegno culturale e divertimento, in localizzazioni "non teatrali", dalle piazze ai parchi, dalle ville ai luoghi storici, mirando alla valorizzazione di spazi, talvolta, misconosciuti agli stessi fiorentini. Così sono nati spettacoli quali "Sogno" e "Isola", itineranti nel Parco di Villa Fabbricotti, "Aspettando Godot" a San Salvi ed alla chiesa di Santa Elisabetta, "1492 - libri di Lorenzo" in scena per sette estati consecutive alla Villa Medicea di Careggi, e molti altri.
In questo caso, la nostra intenzione è quella di creare uno spettacolo "garbato" ed elegante, di minimo impatto (anzi, diremmo ad impatto zero) per la normale vita cittadina, che possa divenire sì un "evento" cittadino grazie soltanto alla sua particolarità ed alla sua qualità e non, piuttosto, per i grandi mezzi od i grandi nomi a disposizione.
Sarebbe, comunque, difficile definire con una sola parola questo progetto "Divina Commedia". Senza dubbio è uno spettacolo, anche divertente e gradevole, adatto ad un ampio pubblico (dal turista di un certo livello al fiorentino curioso, allo studente "anticon-formista") grazie alla sua graffiante comicità, tutta fiorentina, ed alla sua contemporanea immediatezza e spontaneità.
Ma è anche un particolarissimo e suggestivo giro turistico. Si naviga, di notte alla luce delle fiaccole, lungo il tratto più affascinante del percorso fluviale in città: un continuo susseguirsi senza sosta di sorprese e di inaspettati scorci architettonici, di piccoli particolari urbani tutti nuovi (seppur quotidiani) considerando l'insolito punto di vista. Forse l'unico termine utilizzabile per definire la serata è "viaggio". In effetti un viaggio lo è, fisicamente, sul fiume: ci si imbarca, si naviga e si torna indietro. Ma anche la "Commedia" narra di un viaggio, anzi, lo è essa stessa: un viaggio a tutti noto ma che ad ogni rilettura offre nuove suggestioni, figuriamoci poi se riscritta in "sonetti fiorentineschi umoristici e satirici". Ed infine è un viaggio indietro nel tempo: dall'acqua le spallette degli argini mascherano dai rumori della città moderna così come eliminano dalla nostra vista le auto e le moto e tutto ciò di moderno che ci circonda. L'atmosfera ovattata ci porta in un'altra dimensione che contiene solo il rumore dell'acqua e le immagini che vi si specchiano.
Infine, non si può non considerare che la serata è, in realtà, un condensato di "fiorentinità". Cosa si potrebbe aggiungere infatti a Dante (per di più rivisitato da un altro vero "toscanaccio" quale era il Camaiti), all'Arno (non visto soltanto dalla spalletta ma "vissuto" a bordo dei "bar-chini") ed al centro della città con i suoi ponti (Vecchio, Santa Trinita e Carraia visti, stavolta dal sotto in su) ed i suoi scorci unici su edifici unici (dagli Uffizi a Palazzo Vecchio, dal Palazzo Corsini a decine di altri)? Forse poco. Magari in una calda serata estiva qualcosa di fresco da gustare: beh! C'è anche questo!

Mario Librando



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