Il Plico

Parte Seconda

5) IL COMMISSARIO 
6) L'INDUSTRIALE 
7) SERVOFRENO 
8) IL TESTIMONE 
9) IL FUNERALE

  5) IL COMMISSARIO

Normalmente per un caso di incidente d'auto, anche se c'era il morto, non se ne sarebbe occupato lui. Purtroppo quella degli incidenti stradali è ormai una routine. Eccesso di velocità, guida imprudente, stanchezza. E' un massacro. Ma questa volta la cosa aveva un sapore diverso. Forse è stato quel testimone, quell'avvocato. Come si chiama, già? Paoli, mi sembra. Sì, proprio Paoli. Simpatica persona.

"Cosa le portiamo stasera, signor Commissario? Abbiamo un minestrone freddo, lasagne al forno, fettuccine alla bolognese. Di secondo, poi, le consiglio un bel roastbeef. Con questo caldo cerchiamo di non fare piatti pesanti. Il roastbeef è alla nostra maniera: lo tagliamo a fette bello rosato, gli mettiamo attorno un po' di rucola, una bella grattata di pepe, un filo d'olio. Poi un momento sotto la lampada, quanto basta per farlo imbrunire."

Il Commissario Nicola Loiacono, era uno scapolo impenitente. Forse perchè non era stato mai abbastanza a lungo in un posto da trovarvi moglie. Così ogni sera la passava in trattoria. Di giorno, invece, un tramezzino, un caffè. Se va bene seduto in ufficio, se no in piedi in un bar, da qualche parte portato dal lavoro. "Brava signora Cesarina. Il roastbeef mi convince. Mi mette qualche pò di fagioli attorno? Toscanelli, olio e pepe. Come primo, non so. Forse il minestrone. Sì, il minestrone va bene. Ma non troppo freddo. Tiepido è meglio."
"Va bene signor Commissario. Da bere la solita mezza di Albana? Mando subito Luigi."

Fosse stato un malore improvviso, sarebbe tutto più semplice, e anche più plausibile con questo caldo. Ma c'è stata quella macchia d'olio. Ed anche una bella macchia stando al verbale. Poi c'è stato il testa-coda. Con un malore uno s'accascia, la macchina tira dritto almeno per un pò. Non sterza d'improvviso. Allora è stato un guasto meccanico? Che tipo di guasto può provocare una brusca sterzata? Se si è rotto il servosterzo, questo potrebbe dare un contraccolpo? Bisogna sentire gli esperti. Già, ma c'è anche stato lo scoppio. Se è partito un pneumatico per il caldo, tutto si spiega di nuovo. Ma è veramente scoppiata la gomma? Non è che quell'avvocato col caldo che faceva ha creduto di sentire uno scoppio mentre magari era un tuono a secco che, specie in montagna, può capitare con l'afa? La macchina dovrebbe ormai essere stata portata nell'autorimessa. Lunedì bisogna che senta subito cosa ne dice il meccanico. Chissà poi, così come sarà stata conciata la vettura se si potrà stabilire quale è stato il guasto, il 'reo'. Ma se non c'è stato malore, di cosa è morto l'autista? Secondo il medico, il trauma a seguito dei rotolamenti non è stato la causa principale del decesso.
Povero ragazzo. Voleva portarsi subito a casa la salma. Ma non potevo permetterlo. Il caso non è chiaro. E poi c'è sempre qualche assicurazione di mezzo. Magari avrà avuto una grossa assicurazione sulla vita, anche se il figlio sembrava non esserne al corrente. Comunque, meglio predisporre un referto dettagliato. Meno male che la macchina è un pò vecchiotta, altrimenti ci sarebbe potuto essere anche un caso di responsabilità del produttore.

"Buona sera signor Commissario."
" Ciao Carnevali. C'è qualche novità? Tutto tranquillo sull'Autosole?"
L'appuntato di pubblica sicurezza Carnevali Giuseppe era stato di servizio sul tratto Bologna- Firenze per il turno pomeridiano. Sapendo che avrebbe trovato il Commissario da Cesarina, prima di rientrare in caserma si era fermato per un rapporto informale. "Abbiamo beccato uno che ha fatto un'inversione di marcia. Tra un pò causa un macello. Il brigadiere l'ha messo dentro. Lui si giustifica dicendo che si era dimenticato una cosa importante e che doveva assolutamente tornare il più rapidamente possibile a casa."
"Credo che una bella notte al fresco gli chiarirà le idee su come ci si deve comportare in autostrada. Hai fatto un sopralluogo come ti ho chiesto, là dove ieri la Mercedes è uscita di strada?"
"Sì, sì. C'è ancora il segno della macchia d'olio sull'asfalto. La macchina l'hanno portata via nel pomeriggio. Non è stato facile. Per fortuna la macchina si era fermata contro un albero, altrimenti ci voleva un elicottero per pescarla in fondo al canalone. Sembra che per un pelo la macchina non sia precipitata nella scarpata ripida da cui ha inizio il viadotto. Forse avrebbe allora preso fuoco tutto. Hanno fatto un bel lavoro quelli del soccorso stradale. Con un lungo cavo hanno legato la Mercedes, poi con un argano hanno arrotolato il cavo riuscendo a tirare su la vettura. Hanno un pò arato il terreno, però. Per fortuna è terreno incolto, così non avremo grane con il proprietario. La macchina si sarà rovinata ancora di più. Ma era difficile fare altrimenti. La gomma davanti destra sembra proprio scoppiata."
"Trovato nessun oggetto perso dalla macchina mentre ruzzolava giù?"
"Niente di rilevante, mi sembra. Si deve essere aperto il bagagliaio mentre la macchina rotolava e ne è uscito il contenuto. Un triangolo, la cassetta dei ferri, dei vecchi giornali, dei depliants pubblicitari della Vinicola del Castello, una scatola di cartone vuota, poi dell'altro materiale pubblicitario, ma non della Vinicola, di un'azienda meccanica. Ah, la cassetta dei ferri non era quella solita con una pinza, un cacciavite e la chiave a tubo per smontare le ruote. Era una scatola piena di altri attrezzi, tutta una serie di chiavi, anche di quelle a tubo, lunghe e snodabili, di quelle che usano i meccanici per riuscire ad arrivare a svitare delle viti poco accessibili nel vano motore."

Il commissario lo guarda sorpreso: "Invece di soffermarti sui particolari degli attrezzi di bordo, dimmi piuttosto se non avete trovato qualcosa di più personale. Non avete trovato una valigia, una valigietta, qualcosa contenente della biancheria, delle camicie, un pigiama? Ma come, uno sta via da casa per 3-4 giorni e non si porta dietro niente per cambiarsi! Ma avete cercato bene?"
"Signor commissario, abbiamo perlustrato tutto il terreno attorno. Cose ne abbiamo trovato, come le ho detto, ma valigietta niente. Magari l'ha trovato qualche curioso e se l'è portata via. Ah, dimenticavo. Abbiamo trovato anche una specie di resoconto su una comunità terapeutica per drogati. Ma non sono sicuro che sia uscita dal bagagliaio della Mercedes. Era un pò spostata rispetto al resto delle cose trovate."
L'appuntato si accomiatò lasciando il Commissario con il suo roastbeef.

"Tutto bene stasera, commissario? Le faccio portare una fetta della nostra torta? Oggi è una crostata di mele cotogne. Buona, vedrà."
Il commissario sorrise: "Va bene signora Cesarina, vada per la torta. Poi un grappino ed un caffè. "

La mattina dopo, solita routine in ufficio. Verso le 11 il commissario si fa portare all'obitorio a Bologna dove il cadavere è stato inviato per l'autopsia. Il medico è piuttosto giovane. "Allora cosa mi può dire delle cause del decesso del cadavere che vi abbiamo inviato l'altro ieri da Sasso Marconi? Conferma che sia stato un malore come mi aveva accennato per telefono? Decesso per traumi in seguito agli urti?"
Il medico scuote il capo:"Di traumi anche con lesioni interne ne ha avuti, ma non tali tuttavia da causare la morte, e comunque non una morte così rapida. Se ho capito bene dal rapporto dei suoi collaboratori, la morte è avvenuta subito dopo l'incidente. Avete anche un testimone, mi pare, che ha raccolto le ultime parole del moribondo."
"E di cosa è morto allora?"
"Sarei propenso per una trombosi. Ho comunque bisogno di fare alcune verifiche ed eventualmente mi consulterò con il professor Guidi. In ogni caso escluderei che la morte sia dovuto ai traumi. Ci può essere un collegamento con lo spavento per la perdita di controllo della vettura che può aver causato uno stress emotivo da provocare arresto cardiaco e trombosi, ma se vi era predisposizione. Anche se la cosa mi sembra un pò eccessiva, data l'età del morto: 48 anni ed un fisico apparentemente in ottime condizioni."
"Va bene dottore, aspetto il resoconto dettagliato. Quando avete finito, avvertiremo i familiari perchè possano far trasportare il cadavere a casa, per l'inumazione."

6) L'INDUSTRIALE

Giornata calda per l'avv. Paoli quel martedì. E non tanto o non solo per la temperatura, normale per luglio avanzato. Anzi, c'era un venticello che dava un pò di refrigerio. Un avvocato, in particolare un avvocato di successo, è abituato ad avere un'agenda piena di impegni, a saltare da una pratica all'altra, a far svelto mente locale sulle carte che la segretaria gli ha appena consegnato mentre si alza dalla scrivania per andare ad incontrare il cliente in salotto, a reagire a tono con il cliente che aspetta magari da più di mezz'ora che lui si faccia vivo. Deve apparire come se la faccenda del cliente sia la sola cosa o comunque la più importante di cui l'avvocato si occupa.
Così fu anche quella volta. Rinvio a giudizio del commendator Speri come amministratore delegato della Meccaniche Padovane S.p.A. per un problema di esportazione di componenti per sistema d'arma senza necessarie autorizzazioni. Storia complicata. Intreccio internazionale guidato da vecchie volpi tedesche e con sullo sfondo un paese medio orientale. La complessità della materia, la mancanza di specifici riferimenti nel codice penale, che non era certo aggiornato per trattare casi del genere, aveva fatto sì che il rinvio a giudizio includeva addirittura, tra altri capi d'imputazione, quello di delitto contro la sicurezza dello Stato. La competenza era pertanto della Corte d'Assise. Nelle prime estenuanti sedute del processo l'avvocato Paoli aveva cercato in tutti i modi di ridurre il capo d'accusa alla semplice contravvenzione per esportazione di armi, il che avrebbe trasferito al pretore la competenza e resa assai meno preoccupante la pena anche in caso di giudizio di colpevolezza. Ma tutte le istanza erano state respinte, e tra pochi giorni ci sarebbe stata la prima vera seduta processuale in cui si sarebbe entrati nel merito specifico dei fatti contestati al suo cliente.

"Sono da lei, finalmente. Ho dato ordini tassativi di non essere disturbati. Possiamo rimanere qui, così non mi passano telefonate."
L'interlocutore era un signore di mezza età, con un vestito "confindustriale". Così almeno avrebbe detto Enrico che usava quell'espressione per indicare un abito scuro, leggermente rigato, di un bel pettinato lucido molto leggero, camicia bianca con cravatta di gusto, non necessariamente a righe. Scarpe di tipo inglese, con sovrapunta perforata, perfettamente lucidata. Tenuta adatta per il ruolo, anche se magari uno si aspetta che un industriale di provincia abbia un tono meno raffinato, mani che lasciano intravedere che a suo tempo aveva lui stesso fatto lavoro duro, camicia sudata per il continuo girare in officina e il gridare contro questo e quello, tutti battilana che manderanno in fallimento l'azienda. Ma il commendator Speri era un industriale con tanto di pedigree. Famiglia di industriali da almeno quattro generazioni. Il fondatore della dinastia era probabilmente sceso dalle valle del Canton Ticino a cercare fortuna nella nuova Italia da poco riunita.

"Avvocato, allora è confermato che l'udienza è per dopodomani?" L'avvocato aprì la cartella che aveva portato con sé: "Giovedì 13 luglio alle 10.30. Penso tuttavia che ce la caveremo rapidamente. Ho in mente un'eccezione sulla citazione di testimoni da parte del P.M. e vorrei pertanto chiedere il rinvio a settembre. Spero di riuscirci. Anche il caldo dovrebbe aiutarci a convincere il tribunale che si discuterà meglio con il fresco di settembre. Avremo così più tempo per sviluppare la nostra linea difensiva, che dobbiamo prendere molto sul serio visto che non siamo riusciti ad ottenere la competenza pretorile. "
Andrea sorrise ed il commendator Speri sembrò sollevato: "Spero che per l'una sia tutto finito. Devo andare al funerale di un mio caro amico a Barbarano. Devo essere là per le 17."

L'avvocato lo guardò con interesse: "Barbarano! Ho assistito ad un incidente sabato scorso in cui ha perso la vita un certo Franchino, un viticoltore di Barbarano."
"Proprio lui, proprio il mio povero amico. Ah, è Lei allora che ha raccolto le ultime parole di Beppe. Giulia... la povera signora Giulia, la moglie del mio amico... mi ha accennato ad un avvocato di Padova. Ma è Lei, allora..."
"Un'esperienza tremenda le assicuro. Vedere un uomo che ti dice poche parole cosciente che sta per morire. L'ultimo pensiero per i suoi. "
Il commendatore Speri lo interruppe: "La signora Giulia mi ha detto che Lei è stato molto gentile, che ha portato una lettera, dei documenti, che le ha consegnato il povero Giuseppe."
Paoli non poté fare a meno di osservare: "Ah, vedo che siete veramente in grande amicizia. Sì, il povero signor Franchino mi ha pregato di consegnare personalmente quella lettera. Più che una lettera, una specie di plico. Ci teneva molto che la consegnassi io personalmente. Si vede che gli ho ispirato fiducia, senza riserve. Sarei andato a Barbarano personalmente. Ma è venuto il figlio sabato pomeriggio a prenderla a casa mia. Quando si dice che il mondo è piccolo. Lei, un amico di famiglia, il figlio, un compagno di università di mio figlio Enrico!"

Il commendatore annuì. L'avvocato aprì il dossier che aveva portato con sé. "La difficoltà maggiore che dovremo superare è convincere della nostra buona fede. Se ho ben capito la Meccaniche Padovane è abituale fornitore di componenti meccaniche speciali che vengono utilizzate sia per il controllo di aerei che per guida di missili."
"Si tratta di rivelatori inerziali di assetto - precisò lo Speri - Sono dei giroscopi che sentono l'effetto della variazione di direzione e che, collegati con degli elaboratori elettronici, permettono di dare un segnale che viene poi elaborato dal sistema di controllo generale del velivolo. Ci siamo specializzati in questa meccanica di alta precisione. Ci siamo acquistato un nome e riforniamo aziende di tutto il mondo."

"E come mai avete bisogno di licenze speciali di esportazione?"
Il commendator Speri spiegò come si trattasse di un componente importante e di difficile realizzazione ai livelli di precisione e qualità richiesti per applicazioni aeronautiche e spaziali. In tutto il mondo vi sono 3 o 4 aziende qualificate per rispondere alle specifiche severissime sviluppate dai militari ed adottate anche per gli aerei civili. Inoltre vi erano dei brevetti collegati alcuni dei quali erano stati sviluppati nell'ambito di ricerche portate avanti con finanziamenti NATO.

"Quanto vale uno di questi giroscopi, o meglio... come ha detto che si chiamano... ah, sì, rivelatori inerziali di assetto?"
"Ogni sensore, completo di tutta la parte di elaborazione elettronica costa circa 15.000 dollari. Parlo di dollari perchè di solito facciamo offerte internazionali. Non è una grande cifra, se vuole. Ma un aereo civile ne ha 8 e per i supersonici militari ce ne vogliono 16, perchè si richiede precisione maggiore e più elevata affidabilità data la velocità e la variabilità delle manovre."

"Lei parlava anche di applicazioni per missili? Si tratta sempre dello stesso componente o per ogni applicazione vi sono modelli diversi?"
Lo Speri spiegò come la parte meccanica sia sempre la stessa. Varia la parte elettronica. Questa non veniva però costruita da loro. "La comperiamo da fornitori specializzati sia europei che giapponesi e la assembliamo in casa assieme alla parte meccanica di nostra produzione."

"Quindi si può sapere se la fornitura serve per aerei o per missili."
"Di regola sì, quando siamo noi a fornire anche la parte elettronica. Questa volta però non ce l'hanno richiesta. Il cliente ha detto che ci avrebbe pensato direttamente."
"Questo mi pare un punto importante, perchè un conto è se voi sapevate che l'uso era per missili, un conto se ne eravate all'oscuro. E dovete sempre chiedere il permesso di esportazione alle autorità militari?"
" Non sempre - spiegò il commendatore - non se erano forniture per paesi della NATO. Occorreva invece per gli altri paesi."
"L'accusa - osservò l'avvocato - sostiene che si tratta di una fornitura per un paese medio-orientale e per di più per missili. Quindi ci voleva la licenza di esportazione. E' difficile sostenere che non eravate al corrente della destinazione finale, visto che vi è stato chiesto di scrivere un manuale di manutenzione in arabo! Così almeno sostiene l'accusa."
"Il nostro cliente diretto è l'utilizzatore finale. E' questo quasi sempre il caso per questo tipo di prodotto. E' un'altra azienda che fornisce un sistema più completo di cui il nostro è solo un componente. Si tratta di una grande ditta tedesca con la quale abbiamo da tempo rapporti. Essa fornisce l'intero sistema di controllo di aerei sia civili che militari. Ci aveva detto che si trattava di un ordine per applicazioni del tutto nuove in settori civili, su cui tuttavia non ci ha voluto precisare di più. Salvo dirci che si trattava di piattaforme petrolifere. E' per questa ragione, perchè si tratta di un'applicazione nuova che non hanno voluto che fornissimo noi anche la parte elettronica del sensore, proprio perchè non era un progetto standard."

"Sta in piedi l'idea che fosse per una piattaforma petrolifera?", chiese l'avvocato. "In linea di massima direi di sì. Anche la piattaforma deve essere stabilizzata. Di solito, trattandosi di movimenti più lenti si usano degli stabilizzatori convenzionali, come su una nave. Si tratta quindi di una novità, ma l'applicazione è credibile. Per questo non abbiamo pensato che occorresse una licenza speciale di esportazione. In fondo si è trattato di fornire solo la parte meccanica, non l'intero sensore."
" Sì, tutto questo lei l'ha sostenuto con il giudice istruttore, ma non è riuscito a convincerlo, come risulta dalla sentenza di rinvio a giudizio. C'è poi il problema del manuale in arabo."
"Quello tuttavia non l'abbiamo preparato noi, ma i tedeschi. In ogni caso anche per la piattaforma petrolifera il manuale doveva essere in arabo."
"In ogni caso, mi pare che il Pubblico Ministero ci voglia andare giù pesante, ipotizzando un vero e proprio traffico che si estende nel tempo e non una fornitura occasionale. Dobbiamo stare a vedere che tipo di testimoni lui tirerà fuori. Penso che se ci sono di mezzo i servizi segreti ci dovrà andare cauto. E' qui che spero di riuscire a sollevare un'altra eccezione ed ottenere un rinvio a settembre del dibattimento. "

L'avvocato accompagnò il suo cliente verso l'uscita: "Penso che verrò anch'io al funerale del signor Franchino giovedì pomeriggio. In ogni caso ci vediamo in tribunale la mattina."

7) SERVOFRENO

Ancora una sera in trattoria! Il dottor Loiacono era scapolo e trovava un pò triste mangiare a casa tutto solo. Forse aveva mangiato un pò troppo per una sera d'estate. D'altra parte, difficile resistere alle tentazioni della cucina della signora Cesarina.
Il commissario lasciò la macchina nel garage di casa, ma invece di salire nel suo appartamento si avviò a piedi senza una direzione precisa.
Abitava nel viale alberato che era anche la circonvallazione di Sasso Marconi. A quell'ora non vi era molto traffico. Erano già le 11 di sera. Inoltre si poteva passeggiare tranquillamente, senza curarsi delle auto, sul marciapiedi al di là degli alberi. Poca era la gente che passeggiava a piedi. Erano probabilmente tutti in piazza a discutere animatamente di politica. Questi emiliani! Sempre pronti a scaldarsi. Ma brava gente però. Troppo brava per un poliziotto che finiva per annoiarsi in un paese di galantuomini. Per fortuna ogni tanto ti capita un caso che ti dà da pensare. Come quello dell'incidente sull'autostrada.
Morte per incidente o morte naturale? Qualunque fosse il verdetto la cosa non sarebbe finita lì tanto facilmente. Nel caso di incidente per rottura improvvisa di qualche importante componente della vettura, sarebbe stata la compagnia di assicurazione a sollevare dei dubbi. Nel caso contrario sarebbe stata la famiglia. Certo che la cosa era ben singolare. Di cause per incidente ce n'è da vendere. Lo scoppio del pneumatico. Poi c'era sicuramente stato un qualche guasto meccanico improvviso, altrimenti non si spiega la grossa macchia d'olio. D'altra parte il medico legale insiste che la morte non fu dovuta ai traumi. Almeno non la causa prima. Povero commendator Franchino! Era commendatore poi? Non avrà pace neanche dopo morto.
Proprio un incidente? Rottura per cause naturali di usura o che altro? Per la gomma si nota uno strana incisione lungo tutta la circonferenza come se la gomma fosse stata molata via. Possibile che fosse una gomma così vecchia da avere il battistrada che si solleva? A meno che non sia stato un pneumatico su cui è stato rifatto il battistrada. Se il lavoro è malfatto il battistrada si stacca. Ma il Franchino non sembrava messo così male economicamente da farsi rifare il battistrada invece di mettere dei pneumatici nuovi. Per il fatto dell'olio, purtroppo anche la perizia meccanica non è molto chiara. C'è stato sicuramente un tubo del sistema di servocomandi che è stato tranciato. Anzi, ne manca a quanto pare tutto un pezzo. Si sarà perso sul terreno mentre tiravano su la macchina. Già, l'aveva detto il Carnevali che avevano arato tutto il terreno! Ma di questo pezzo di tubo mancante nessuna traccia. C'era andato lui stesso a fare un sopralluogo. Niente. Niente valigia. Niente tubo. Tutto un pò strano. Passi ancora per la stranezza della contemporaneità di un collasso e della rottura del servofreno o di qualcosa d'altro. Aveva già sentito parlare di strani casi di eventi del tutto improbabili ed indipendenti che si presentano invece uno subito dopo l'altro. Altro che probabilità come prodotto di probabilità! Vediamo: se la rottura del tubo ha una probabilità di uno su mille e lo scoppio del pneumatico di uno su cento, la probabilità che capiti sia l'uno che l'altro assieme è di uno su centomila! Ma quando il destino ci si mette, se ne frega della matematica e può farne di scherzi... Così almeno dice chi ci crede nella sorte.

Il commissario non poteva togliersi di mente che vi fosse lo zampino di qualcuno. Era un pò come un sesto senso. Forse quello che chiamano fiuto dell'investigatore. Investigatore poi, proprio lui che non aveva mai avuto per le mani casi importanti... Per lo più routine... Però, vuoi vedere che a furia di indossare l'abito del poliziotto ti viene anche il fiuto?

Si stava bene fuori, con quella brezza che scende dagli Appennini. Un gelato però non ci sta male a metà luglio. Forse era il primo di quell'estate. Con il cono multicolore in mano, fece dietro front per avviarsi verso casa. "Buona notte signor commissario..." Accidenti, che figura farsi vedere in giro mentre leccava un cono. Ma tant'è.
Piuttosto, se non fosse stato per l'insistenza del medico legale si sarebbe forse chiuso tutto come incidente, senza tanti problemi. La solita routine, il verbale. Nessuno sarebbe andato a verificare che tipo di guasto effettivamente era avvenuto nella mac-china. L'assicurazione non avrebbe fatto troppe discussioni ed il dossier sarebbe stato chiuso. C'era poi anche il fatto del testimone che ha complicato di dettagli la descrizione dell'evento e quindi il verbale...
Sarà poi stato assicurato contro gli infortuni questo Franchino? E se sì, si tratterà di una forte somma? Qualche volta questi industrialotti, anzi proprietari terrieri fanno delle forti assicurazioni. Non si sa mai cosa può succedere sui campi, con i trattori... Certo se fosse una grossa somma allora potrebbe venire il sospetto che qualcuno sia stato interessato ad aiutare il caso. Se fosse così, una bella scalogna che il poveretto si sia fatto venire un infarto o una trombosi poco prima che si rompesse il tubo!
Qualcuno avrebbe potuto manomettere l'impianto idraulico in modo che dopo un pò di chilometri si avesse rottura. E avrà tenuto conto che è tanto più probabile che questa avvenga in discesa dove si frena spesso. E per la gomma? A meno che abbia voluto avere una doppia probabilità: o la gomma o l'impianto idraulico. Avrà seguito la vettura e dopo che l'incidente è avvenuto si deve essere assicurato che tutto fosse andato per il meglio e durante la notte avrà tolto il pezzo che indicava la manomissione. Non si sa mai. Magari alla polizia sarebbe potuto venire in mente di fare un'indagine approfondita... Per la ruota non poteva certo sfilarla senza destare sospetti. E già che c'era, o che c'erano - magari erano in più di uno - se hanno trovato la valigia se la sono portata via. Perchè poi? Ma per la valigia potrebbe bastare il furtarello di qualche curioso. Oppure no. Magari era proprio la valigia quello che volevano.
E quell'avvocato che dice di avere seguito la macchina come ipnotizzato per un centinaio di chilometri E se fosse lui l'interessato all'evento...

Ma quante fantasie! Purtroppo un commissario deve essere serio, non rischiare di farsi prendere dal ridicolo. Sì , caro dr. Loiacono. E' proprio ora di andare a nanna.

8) IL TESTIMONE

L'udienza del processo del commendator Speri si era conclusa prima del previsto e rinviata secondo i desideri dell'avvocato Paoli senza tuttavia fosse necessario sollevare eccezioni. Fu lo stesso Pubblico Ministero, dopo aver fatto una sintesi della sentenza di rinvio a giudizio a chiedere un aggiornamento. La ragione era la morte improvvisa di un testimone chiave, Giuseppe Franchino!

A malapena l'avv. Paoli riuscì a non fare trapelare la sua sorpresa. Non si sarebbe mai immaginato che l'accusa avrebbe chiamato come testimone il Franchino. Guardò con faccia interrogativa il suo difeso, che, aperte leggermente le braccia, alzò il viso in alto, anche lui sorpreso. L'avvocato non sollevò obbiezioni alla richiesta di rinvio a settembre, e così se ne uscirono dal tribunale che non era ancora mezzogiorno.

Il caffè Pedrocchi non era lontano dal Tribunale. Vi si avviarono l'avvocato ed il suo cliente. Da via Arcivescovato, passando davanti al Duomo, da piazza della Signoria a piazza della Frutta a quell'ora ancora piena di bancarelle, e da lì in piazza Cavour. Il Caffè Pedrocchi è sempre un ritrovo buono non solo per i turisti curiosi e con ricordi letterari, ma anche per i padovani, per i perdigiorno, come per gli indaffarati in cerca di un momento di pausa. Trovarono un tavolo all'interno dove non c'era quasi nessuno. Con il caldo che faceva i clienti preferivano starsene seduti nei tavolini allineati nella zona d'ombra dell'edificio.

"Cosa c'entra in questa storia il signor Franchino?" chiese l'avvocato appena ebbero ordinato lui una spremuta mista d'arancio e limone ed il commendatore un caffè freddo.
"Non riesco a capacitarmene. E' vero che spesso portavo i miei clienti a Barbarano da Giuseppe. Ha una bellissima casa, una specie di vecchio castello, e faceva sempre una certa impressione ai clienti essere ospiti laggiù. Conosce Barbarano... Non è vicinissimo a Padova. Saranno una trentina di chilometri. Ma la strada per arrivarci è in mezzo alla campagna e poi si sale sui Monti Berici, si fa un pezzo della dorsale che è tutta in cresta e da lì si ha una bella vista su tutto la piana. E' una bella passeggiata, fatta magari al tramonto... Rilassante dopo una giornata di lavoro e sapendo che a Barbarano ti aspetta una ospitalità perfetta... Avrebbe dovuto conoscerlo il povero Giuseppe, proprio un gentiluomo di campagna, all'antica... Era un mio vecchio amico ed anche mio socio nella Meccaniche Padovane. Socio azionista di minoranza, non socio attivo. Non siede neanche nel Consiglio di Amministrazione. Volentieri metteva a disposizione la sua casa quando glielo chiedevo. Ne traeva un certo vantaggio anche per i suoi affari facendo conoscere i suoi vini. A Natale la Meccaniche Padovane mandava sempre come omaggio ai clienti delle confezioni di vini della Vinicola del Castello. Così, finivano poi per fargli delle ordinazioni direttamente i clienti a cui il vino era piaciuto. Vini rossi Cabernet, Merlot e Tocai Rosso, tutti regolarmente dei D.O.C. dei Colli Berici. Ma produce anche un bianco, un Garganega che era un pò il vanto di Giuseppe. Difesa della tradizione e qualità. Oggi tutti si sono gettati su vini più facili e dai nomi più noti, Tocai e Savignon. Ma Giuseppe alla tradizione ci teneva. E sapeva incantare gli ospiti descrivendo la storia del vitigno e come veniva vinificato. E' veramente un ottimo vino, ormai più conosciuto in Germania che da noi. Ne produce poco e lo fornisce insieme ai rossi, che sono pure ottimi anche se meno particolari. I nostri clienti tedeschi si sono passati parola tra conoscenti e così credo che Giuseppe spedisca in Germania 5 o 6 mila bottiglie all'anno. Non è molto, ma spunta ottimi prezzi."

"Interessante, annuì l'avvocato Paoli, ma non mi sembra sufficiente per essere chiamato come testimone chiave in un processo per esportazione di armi. E dovrebbe essere facile insistere sui richiami romantico-gastronomici di tedeschi innamorati del nostro sole e clima... Salvo che non vi sia in realtà qualcosa d'altro... Che rapporti in effetti aveva il Franchino con quei tedeschi che hanno fatto da capofila per questa fornitura per il Medio Oriente?"
"Che io sappia faceva solo da anfitrione quando facevamo delle riunioni da lui."
"Solo riunioni gastronomiche o riunioni d'affari?"
"Beh, certamente si trattava di colazioni o cene di lavoro. Là eravamo tranquilli e potevamo discutere con calma delle condizioni per le forniture. Con questa ditta tedesca avevamo da tempo rapporti ed eravamo diventati buoni amici. Anche Giuseppe lo era diventato, tanto è vero che loro insistevano perchè lui sedesse con noi non solo a tavola come nostro ospite, ma anche quando poi ci sedevamo in salotto per discussioni di lavoro, dicendo che non c'erano segreti per lui. Io certo non avevo obiezioni. Oltre che un socio, Giuseppe era anche un amico da tanto tempo, ancora dall'epoca del liceo. Inoltre, Giuseppe parlava molto bene il tedesco, molto meglio di me, così poteva anche intervenire nel caso di difficoltà linguistiche."

L'avv. Paoli, si fermò a riflettere. La cosa non gli sembrava del tutto innocente. Aveva quasi l'impressione che lo Speri gli nascondesse qualcosa. "Avrebbe dovuto parlarmene prima."
"Non mi sarei mai immaginato che il P.M. lo avrebbe chiamato come testimone. Forse sono venuti a sapere che facevamo delle colazioni o delle cene di lavoro alla Vinicola del Castello e avranno voluto saper da lui di che cosa si fosse parlato, se avesse sentito parlare di cose che interessano l'accusa. "
"Certamente di cose ne avrà sentite, visto che stava con voi. Il P.M. è una vecchia volpe e avrebbe saputo torchiare a fondo il suo amico. Ma il Franchino non le ha detto niente? Sicuramente sarà stato avvicinato magari dai carabinieri mandati dal giudice per le indagini preliminari per sapere se non altro se vi erano state riunioni con dei tedeschi e quando."
"No, non me n'ha parlato. Forse non gli avrà dato importanza."
"Eppure sapeva del suo processo, o no?"
"Si lo sapeva, ma io lo avevo tranquillizzato che tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone."
" In ogni caso trovo strano che il suo amico non le avesse detto niente. Mi dispiace per il povero signor Franchino, ma la sua morte ci toglie da un bel imbarazzo. A meno che non abbia già fatto una dichiarazione a verbale. Ma in tal caso sarebbe ancora più strano il non averne parlato con lei. Eravate sempre in ottimo rapporti, o no..."

Si salutarono. "Se riesco a liberarmi, faccio un salto anch'io al funerale oggi. Alle cinque, vero?"

A casa, Lucia non lo aspettava così presto. Anzi, a dire il vero non aveva preparato niente per colazione. Enrico sarebbe rimasto fuori e Andrea sicuramente avrebbe telefonato come al solito, che non ce la faceva proprio a rincasare. Così ne aveva approfittato per evitare di stare ai fornelli. Faceva già caldo..."Mamma mia, Andrea. Non ti aspettavo, non ho preparato niente!"
"Non ti preoccupare Lucia. Con questo caldo meglio mangiare poco. Una bella insalata la puoi fare, e magari un pò di prosciutto lo mangio, se ce n'hai."

"Come è andata l'udienza?"
"Sai che strana coincidenza, quel Franchino, quello dell'autostrada, me lo ritrovo sempre in mezzo. Avrebbe dovuto essere chiamato come testimone dal P.M. E Poiché è deceduto il P.M. ha chiesto di rinviare il dibattito. Sembra che doveva essere un testimone chiave."
"Ma va, davvero? Raccontami tutto."

Lucia non cercava, se non di rado, di avere dettagli sulle cause del marito, salvo che fosse lui a parlargliene. E lui lo faceva tutte le volte che la situazione gli risultava ambigua. Il raccontare a Lucia di cosa si trattasse serviva a lui a chiarire con l'esposizione le zone meno chiare. Inoltre Lucia con il suo buon senso e la concretezza tutta femminile, spesso faceva delle osservazioni, poneva delle domande che si rivelavano di aiuto ad Andrea. Anche questa volta Lucia arrivò subito al nocciolo. Disse chiaramente quello che Andrea non osava esprimere, tanto gli sembrava mostruoso.
"Avranno saputo che sarebbe stato chiamato a testimoniare, e siccome di cose ne avrà certo sentite, avranno avuto paura che compromettesse tutto e l'hanno fatto fuori. Mi pare che i mercanti d'armi non ci vanno tanto per il sottile, se necessario per non far scoprire i loro traffici."
"Come corri. Tu salti subito alla conclusione. Tutto bianco e nero. Ma se erano dei vecchi amici. E poi, cosa avrebbe potuto dire di tanto importante? Che venivano a colazione da lui, che parlavano d'affari, ma che lui non era al corrente e quindi non capiva. "
"Ma non mi hai detto che era anche socio del tuo cliente? Forse sapeva di più di quanto ti ha fatto credere lui di quali affari si trattava. Si dice che il veneto è una regione tranquilla, dove si lavora, ci si guadagna onestamente da vivere. Un posto da prendere ad esempio. Ed invece, basta scavare un pò e si trova del losco."
"Adesso tu sei pronta a sospirare sui vecchi tempi, sui tempi dei galantuomini. Ma non è detto che tutto sia cambiato per il peggio. C'è molta più gente che sta meglio oggi che quando noi eravamo ragazzi o ancor più di quando erano ragazzi i nostri genitori. E poi è la tua fantasia che ti fa vedere nero anche dove non c'è. Adesso approfitto per fare un pisolino. Poi vado in ufficio un'oretta e poi a Barbarano al funerale di quel povero diavolo. Voglio scoprire le trame del traffico internazionale di armi... Brontolona! Ah, mi raccomando. Acqua in bocca. I mercanti di traffico d'armi non scherzano..."

9) IL FUNERALE

Andrea era arrivato un pò tardi a Barbarano. Distratto dal panorama che si godeva dai Monti Berici era andato più adagio del suo solito. Il funerale stava uscendo dalla chiesa. Una bella chiesa settecentesca, con un campanile più antico, forse residuo di una vecchia chiesa romanica. Doveva esserci tutto il paese presente oltre a molta gente venuta da fuori. La chiesa era piena e ci volle un pò prima che tutti uscissero e riempissero la piazza fino ad arrivare a toccare il Palazzo del Comune, un bel gotico veneziano. Andrea era a Barbarano per la prima volta e non poteva reprimere la sua curiosità per i luoghi nuovi, soprattutto quando gli confermavano l'esistenza di una civiltà di cui lui era partecipe, una storia che era la sua storia. In quella piazza, con quei monumenti tipici, con tutta quella gente riunita per ricordare un cittadino si sentiva il vecchio veneto riemergere malgrado tutti gli sforzi della modernità a omologare tutto e tutti.

Quelle riflessioni non impedivano tuttavia al suo sguardo di cercare qualche volto noto nella grande calca attorno al feretro. Tutti che cercavano di raggiungere i membri della famiglia per gli abbracci e le strette di mano, o semplicemente degli inchini. Riuscì a mala pena a distinguere la vedova. Gli sembrò una signora avvenente ed ancora piuttosto giovane, almeno per quello che poteva vederne da lontano e tra l'andirivieni di amici e conoscenti. Riconobbe Franco in mezzo al piccolo cerchio di persone attorno a cui si era fatto un anello vuoto rispetto alla folla. Non riuscì invece ad individuare la piccola figura del commendator Speri.

"Da qui il feretro va al cimitero del paese, immagino?" chiese Andrea ad un vicino, uno che sembrava del paese, forse un contadino a giudicare dalla giacca della festa stretta e fuori moda. Avutone un cenno di conferma, Paolo pensò che era inutile cercare di farsi avanti ora per farsi riconoscere da Franco e presentare le condoglianze alla vedova. Meglio aspettare il termine della cerimonia al cimitero. Molta della gente si sarà nel frattempo dispersa. Non tutti i concittadini andranno fino al cimitero.

A poco a poco si formò il corteo dietro alla carrozza funebre che si era mossa lentamente. Solo allora Andrea si accorse che era una carrozza a cavalli come ai vecchi tempi. Due cavalli bianchi bardati di nero ed argento. Sarà stato un desiderio del defunto o una civetteria della padrona di casa. Chissà dove erano andati a trovare ancora un cimelio del genere! Magari la tradizione si è conservata e qualcuno ha mantenuto in qualche paese dei colli Berici o di quelli Euganei questo tipo di servizio. Si vede che vi è richiesta. E gli si confermò quel senso di stare a casa sua, nel suo veneto in cui le tradizioni...

"Anche tu qui?" Una mano sulla spalla da dietro raggiunse Andrea e lo costrinse a voltarsi. Era quel buontempone, gran fannullone e viveur di classe di Stefano. Stefano Fogarin, vecchia famiglia nobile, grande proprietaria terriera della bassa padovana, almeno ai bei tempi. Stefano era stato suo compagno di liceo, ed anche di università. Si era iscritto al primo anno di corso con lui, poi, a poco a poco, di ritardo in ritardo con gli esami, all'università si era visto sempre di meno. Del resto la vocazione di Stefano non era certo quella di esercitare una qualche professione. Aveva la predisposizione di un vero "rentier". E la realizzava con successo, anche se non eravamo più nel '800 e non c'era più un Balzac o un Flaubert a descrivere le gesta di chi nella vita aveva magari tanti affanni salvo quella di dover lavorare. Chissà che professione denunciava Stefano sulla sua carta d'identità. Possidente? Benestante? Nulla facente?
Aveva fascino, stile, buon umore. E tutte le porte delle case e delle ville della società bene erano per lui aperte. Così, senza preoccupazioni di sorta, Stefano passava la sua vita da un invito all'altro. Conosceva tutti e tutti si intrattenevano volentieri con lui. C'era sempre da stare allegri in sua compagnia. L'ultima storiella, la battuta sempre pronta, l'ultima novità del circolo della società bene. Era diventato quello che oggi si direbbe una banca dati vivente. La si poteva interrogare ed avere tutte le informazioni - magari in versione ironica e faceta - sui flirt del tale vecchio industriale rimbambito, o sulle corna del medico di grido, o su chi c'era al ricevimento a Villa Guarin sabato scorso. Non aveva assolutamente l'aria o l'intenzione del pettegolo. Nessuno l'avrebbe qualificato come tale. Tutti si servivano di quella banca dati, ci ridevano su, si divertivano anche se ognuno avrebbe potuto pensare che il giorno prima od il giorno dopo qualcuno l'avrebbe interrogato proprio su di lui, proprio sui suoi casi, ed altri avrebbero riso su di lui, come lui ora faceva su di altri.

Una vera fortuna per Andrea trovarselo lì. D'altra parte, se i Franchino erano parte della società bene, magari della variante vecchia aristocrazia di campagna, sarebbe stato difficile che non ci fosse stato.

"Cosa ci fai tu qui? Come ti sei permesso di abbandonare i tuoi affari, lo studio delle tue scartoffie, l'assistenza dei tuoi clienti per venire ad un funerale in provincia? Andrea, non ti riconosco più. Quale grave circostanza ti ha or qui condotto? Fata trahunt!"

Il solito Stefano! Si vede che dedica il poco tempo libero che gli rimane dai molti impegni mondani a ripassare le massime latine per mantenere le distanze dalla parte più borghese ed arricchita della società bene.
Andrea sorrise: "Sono contento di incontrarti qui. Non conosco nessuno o quasi e tu non mancherai di fornirmi un quadro aggiornato e completo, dettagli piccanti inclusi."
"A cominciare dalla dolente vedova? Maligno che non sei altro. Piuttosto, prima esigo che tu mi racconti perchè sei qui. Non ti conoscevo frequentatore dei Franchino."

Andrea, mentre seguivano lentamente il corteo, raccontò la sua avventura durante la traversata dell'Appennino tosco-emiliano. Tralasciò i particolari della lettera ed i dubbi successivi. Si accingeva a far parlare Stefano, quando il commendator Speri, che si trovava nelle prime file del corteo, si era voltato indietro e tra le file diradate dall'andatura ora più sostenuta del carro aveva intravisto la faccia dell'avvocato. Gli fece un cenno, rallentò e lo raggiunse. "Sono contento che poi ce l'abbia fatta, avvocato. Vedo che è in buona compagnia. Conte Fogarin!" mentre gli faceva un segno di inchino e gli stringeva la mano. Si davano del tu, ma se s'incontravano in pubblico, allo Speri non dispiaceva far sapere che aveva a che fare con un conte.
"L'avvocato ti avrà raccontato che ha avuto la ventura di raccogliere le ultime parole del povero Giuseppe", disse rivolto a Stefano.

"Che strane coincidenze! Tutto magari è già scritto, tutto ha una causa. Felix qui potuit rerum cognoscere causas! E noi invece continuiamo a chiederci come sia possibile che eventi così poco probabili possano avvenire, come concatenati, uno dopo l'altro. Andrea se ne tornava per i fatti suoi da Roma. Uno strano incidente gli capita davanti, ed il poveraccio deve essere proprio delle sue stesse parti anche se si è ben lontani da casa! Già è una probabilità piccola, ed in più si deve aggiungere che i figli si conoscono. E' così, vero Andrea? Ci manca ora di scoprire chissà quale altra connessione inaspettata!"
L'avvocato ed il commendatore non poterono trattenere un gesto d'intesa, che non sfuggì al sempre attento conte Fogarin: "E' già, perchè il commendator Speri, grandissimo amico di famiglia della bonanima, è magari un tuo cliente! Indovinato?"

Intanto il corteo era arrivato al cimitero, un pò fuori paese, un pò in salita. Un piccolo cimitero di campagna, come ce ne sono tanti. In mezzo ai campi o ai vigneti, con una coppia di cipressi dalle due parti di un vecchio cancello arrugginito, un anello di cappelle di famiglia tutt'intorno ed in mezzo le tombe in piena terra. Andrea venne ripreso da quel senso di nostalgia che era emerso guardando la chiesa, la piazza, la gente, il palazzo Comunale. L'aveva sbrigativamente definita come il risultato di sentire gli effetti palesi di una civiltà veneta non ancora sparita nel gorgo della TV, delle telenovele, dei TG tutti standard. Ritrovandosi nel cimitero era emerso qualcosa di diverso, che lo toccava personalmente, il ricordo inconscio di qualcosa, forse di un passato lontano, sognato più che vissuto. Quasi che l'idea della morte sia il ricordo di un tempo lontano, il ricordo di una pace perduta che qui ritroverai. E l'aria veneta che si respirava tutt'intorno era certo un ingrediente importante in quella sensazione.

Una gomitata di Stefano lo rimise subito in sesto: "Naturalmente è la cappella più importante del cimitero. Stile eclettico da monumento funebre fine '800. Una costruzione di gusto, però. Ben proporzionata, reminiscenze gotiche, chiare ma non eccessive. Potrebbe star bene anche in un cimitero sperduto nel Kent."

I preti, erano tre, accompagnati da quattro chierichetti tutti bardati per l'occasione. Uno reggeva l'aspersorio, l'altro il turibolo, il terzo teneva un grande messale aperto ed in alto, fungendo da leggio vivente. Il quarto scuoteva un campanello. L'arciprete intonò un canto, che un gruppo di voci femminili abbastanza intonate sviluppò. La benedizione ed infine l'inumazione in un loculo della cappella "Famiglia Franchino."

Il commendator Speri si era avvicinato ai familiari del defunto. Prese anche lui un fiore da una delle tante corone allineate e lo pose sopra la tomba, accarezzandola. Devono essere stati grandi amici pensò Andrea. Stefano accennò un leggero sorriso, tra l'ironico ed il bonario.

A poco a poco la gente si era diradata. Ora solo un gruppo di amici, signore e signori ben vestiti, certamente un campione della società che conta da quelle parti. Qualche faccia conosciuta, qualche stretta di mano. "Avvocato, anche lei qui. Che disgrazia, povero Giuseppe. Nel pieno della maturità. Povera signora. E lascia due figli!"

Il figlio Franco avvertito dal commendatore Speri, riconobbe l'avvocato e gli si avvicinò: "Grazie per essere venuto. Le presento mia madre. Mamma! L'avvocato Paoli." Occhi rossi dal pianto recente, un bel volto di donna, un leggero sorriso.
"Signora, le faccio le mie più vive condoglianze".
Alla fine Andrea era riuscito a pronunciare solo quelle banali parole .
La signora Giulia - si chiamava poi Giulia, chi l'aveva detto ad Andrea? o l'aveva percepito da qualcuno attorno che si rivolgeva a lei? - abbozzò un mesto sorriso: "Grazie avvocato. Ci venga poi a trovare, quando sarà tornata un pò di serenità. Mi farebbe piacere ricordare con Lei gli ultimi momenti di mio marito. Franco mi ha raccontato un pò..."
Qualcuno si era introdotto ad abbracciare la signora: "Fatti coraggio cara.."

"Stefano, ritorni con noi?" Il richiamo arrivò da un gruppo un pò discosto anche forse per nascondere il loro chiassoso comportamento poco adatto alle circostanze, una signora molto elegante ed abbronzatissima, ma non più tanto giovane.
"No grazie, andate pure. Io torno con un vecchio amico, l'avvocato Paoli."
Quindi rivolto ad Andrea: "Mi sono liberato. Torno con te a Padova."
Naturalmente Stefano una sua auto la possedeva, ma quanto ad usarla... troppo fatica. Meglio quella degli amici, sempre pronti a dargli un passaggio.

"Posso fumare?" La domanda era retorica, perchè Stefano aveva già acceso la sigaretta, mentre Andrea guidava ormai fuori del paese.
"Cosa vuoi sapere in particolare? I Franchino sono vecchie conoscenze. Vecchia famiglia di notabili di campagna. Bisnonno senatore ai tempi di Giolitti. Poi con il fascismo, dignitoso ritiro a vita privata, attività commerciali sviluppate attorno alla produzione agricola. Una bella azienda vinicola! Ti porto un giorno a vederla. Giulia ti ha invitato, ho sentito."
Allora si chiamava proprio Giulia, pensò Andrea: "Una bella signora, più giovane di quanto avrei immaginato dall'età del figlio."
"Sempre sensibile al fascino femminile, eh? E' giovane sì. Appena entrata nella quarantina. Ma non è la mamma di Franco. Giulia è la seconda moglie. La prima è morta di parto. Franco è stato allevato dai nonni. Poi quando avrà avuto 6-7 anni, Giuseppe si è risposato. Dalla seconda moglie ha avuto una figlia. L'hai notata immagino vicino alla madre. Si chiama Elisa. Un fiore di ragazza. Promette di diventare una donna bellissima. Ancora meglio della madre! Quod natura dat, nemo tollere potest! E si mio caro vecchio amico. La bellezza è un dono di natura. E la donna sa che nessuno glie la può togliere, salvo il tempo. Così la usa, a fin di bene naturalmente. Perchè l'uomo possa invaghirsene. E Giuseppe non aveva resistito al fascino della giovane Giulia. Ed al suo fascino anche altri non resistono facilmente... A proposito, com'è che lo Speri, è tuo cliente? Ti occupi di penale tu, se non ricordo male."

"L'associazione del fascino della signora con il commendator Speri, una pura coincidenza, un salto improvviso di soggetto, oppure un qualche legame?" chiese Andrea, conoscendo le malizie di Stefano.
"Ma guardatelo! Chi direbbe che la malignità alberga in sì nobile animo? Per caso io accoppio due nomi, e lui subito ad immaginare chissà cosa. Ma sì, mio caro. Solo, vox populi,... beninteso. Ma sai il seguito del proverbio latino."
"Mi era parso di capire che il Franchino e lo Speri fossero grandi amici da tempo. Anche in parte soci d'affari, mi pare."
"E con questo? Non sarebbe il primo caso. Comunque una cosa molto discreta. Il povero Giuseppe non credo che sospettasse. Forse se si fosse chiesto perchè Giulia tornava così spesso a Venezia... Già, perchè la xè de Venetia, ciò. Le veneziane, forse non a torto, hanno fama di donne di mondo, di cortigiane abituate ad avere il cicisbeo. Ma se Giuseppe non andava a Venezia spesso, altri ci sono stati, hanno visto e quindi fatto circolare la voce. Naturalmente sempre con discrezione, sempre per alimentare la buona conversazione nel circolo della società bene. Sarebbe così noioso il trovarsi, sempre i soliti, sempre facce note, senza un pò di diversivo, qualche innocente pettegolezzo. Comunque, la morte del povero Giuseppe è come la cartina di tornasole. Speri è anche vedovo, e quindi se c'è del tenero, fra qualche mese forse potremmo essere invitati ad una festa."

Stefano si accese un'altra sigaretta. La conversazione per un poco si fermò. Poi, d'improvviso: "Ti dispiace fare una piccola deviazione? Sai dov'è Villa Guarin? Fra un centinaio di metri, c'è un bivio a destra. E' solo un Km. Mi puoi lasciare là. Mi sono ricordato che stasera c'è un grande ricevimento. Qui, qui, svolta qui."
Andrea dovette frenare all'improvviso. Poi non uno ma forse 3-4 Km in piena campagna. In fondo ad una grande alberata di pioppi cipressini una vecchia villa palladiana, o almeno in stile palladiano. "Ti vuoi fermare anche tu? Ti presento alla padrona di casa, mia vecchia amica."
"Ti ringrazio, ma torno a casa. Purtroppo non sono un cardellino in libertà il cui solo impegno è di cantare, se ne ha voglia, come qualcuno che conosco! A proposito, prima o poi ci risentiamo. Sono curioso di saperne di più sui Franchino"