É una constatazione
che sorprende, dal momento che l'opera di Pinna non ha certo perduto nel
frattempo niente dell'originario valore. Al contrario, il tempo sembra
aver consolidato in maniera perentoria le qualità di una molteplice
produzione fotogiornalistica che, come poche altre in Italia, si presta
a diversi registri di valutazione. C'è innanzitutto l'attività
del reporter, cronaca vibrante di un mondo in caotica evoluzione che si
è già fatta storia, ma anche la spietata analisi sociale
e di costume, la denuncia civile come sintomo di disagio personale anche
quando veste i panni del documento scientifico; c'è ancora, senza
affatto contraddire la dichiarata vena realistica dell'autore, una sottile
ricerca formale che non viene mai meno, che sa alternare liberamente la
poetica dell'istante cara a Cartier-Bresson con le pose lunghe, le inquadrature
ribassate con quelle dall'alto, le immagini isolate e le sequenze paracinematografiche,
sempre in linea con una cura meticolosa nella resa di toni, dettagli ed
equilibri compositivi. In realtà Pinna ha interpretato il fotogiornalismo
in un rapporto integrale con la vita, senza concepire settorialismi o etichette
di mercato buone solo per gli studiosi più conformisti. Pinna non
è antropologo, non è "paparazzo", non è militante
politico, non è fotografo di scena, pur essendo in fondo ognuna
di queste cose. Egli è piuttosto un fotografo a tutto campo cui
l'apparecchio meccanico è servito come strumento di riflessione,
indispensabile per carpire e per bloccare l'essenza di una realtà
fuggevole nella sua contrastante varietà. L'obiettivo è allora
l'appendice naturale di un occhio curiosissimo che si ostina a cercare
nella forma degli avvenimenti un significato, una storia, il bandolo di
una verità della quale il fotografo si impegna ad essere il testimone.
La prima mostra antologica dedicata a Franco Pinna, frutto di un'accurata ricerca condotta da Giuseppe Pinna (nessuna parentela con il fotografo) per conto dell'Istituto di Studi Scientifici sul Fotogiornalismo/Archivio Franco Pinna, ha l'ambizione di voler essere un avvenimento che contribuisca alla riscoperta di una personalità artistica di indubitabile spessore. Gli esiti critici dello studio, fondato sulla base di una capillare ricognizione filologica che ha preso in considerazione oltre 250.000 tra materiali fotografici, bibliografici ed archivistici, hanno ricostruito un'immagine finalmente attendibile dell'attività fotogiornalistica di Pinna, verificandone nel contempo la levatura nazionale ed internazionale. Oltre ad inquadrare più dettagliatamente la produzione meglio conosciuta del fotografo sardo, la ricerca è riuscita a far emergere aspetti inediti in merito alle suggestioni culturali (l'amicizia con Franco Cagnetta, pioniere della scienza e della fotografia antropologica in Italia) e agli interessi tecnico-formali che interessarono Pinna, quali ad esempio la precoce specializzazione nel colore, nel modulo del fotodocumentario e nell'uso di formati speciali come il panoramico, per il quale si rivela probabilmente come il maggior specialista nazionale. Presentata nel maggio 1996 a Napoli e in seguito ospitata a Cagliari (1997), la mostra viene ora allestita in una versione "virtuale", nel ventennale della scomparsa di Franco Pinna, per inaugurare l'attività di Pressphotoitalia/Galleryonline© . Una ridotta selezione della mostra (circa 40 immagini) è stata esposta nel novembre 1998 all'interno di Paris Photo. |
ANNAMARIA GRECI PINNA
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