«Ma come sei diventato lirico! E perché gli argomenti di una cornamusa dovrebbero essere migliori di quelli di un violino?»
«Perché il suono del violino è risonante di complessi intrecci armonici, e quello della cornamusa no: tutti i suoni delle canne sono puri, e non hanno la complessità degli armonici di una corda vibrante, che li contiene tutti simultaneamente.»
«D'accordo. Ma tornando alla ghironda, quella è ben uno strumento a corde!»
«Sì, ma che imita la cornamusa, il che è ben peggio! È come se qualcuno si fosse inventato un nuovo tipo di cornamusa a corde che si può suonare anche capovolta, per poter fregare a sua volta Apollo, nell'eventualità di un'altra gara!»
«E non mi dire che quel qualcuno era proprio un ebreo!»
«Oh, no davvero! Ma all'ebreo -purtroppo per il mondo intero- non è concesso di essere solo e semplicemente colui che è, ma deve diventare pure tutto quello che si decide lui sia, in base al fatto che lo si è costretto a diventare errante fra tutte le follie e gli intrighi del nostra brutta storia di due millenni di potere e inganni.»
«Sì, ma adesso in Israele, però... »
«In Israele si vorrebbe vivere una vita normale, ma il mondo intero non lo concede. E vuoi sapere perché? Solo perché non si vuole abbandonare un comodo e già ben acquisito sistema di immagini e figure dell'umanità del passato, al fine di costruire gli uomini nuovi per il futuro, senza per questo dover perdere la memoria storica.
Guarda che era proprio così, all'epoca di Bosch; e così, né più né meno, è ancora oggi fra la gente troppo povera e isolata culturalmente. Sono tutti sfruttati dal potere di immensi intrecci d'interesse economici e politici, cui fa comodo la paura, il terrore, l'insicurezza dei popoli.
Non credo che ci siano individui con nome e cognome dietro a questi fenomeni: in ultima analisi credo vedremmo solo il mostruoso meccanismo, semplice, banale, dei valori e degli scambi commerciali. E, ripeto, all'epoca di Bosch era proprio così, solo che fra i valori commerciali "dio" era una presenza costante, o, per così dire, era una centralità.
Nel modo che vedi lì dipinto, si voleva illustrare il dio degli ebrei: grottesca caricatura dell'unico dio vero, surrogato in legno e budelli secchi e ritorti della soave bellezza del Cristo nel suo giardino. Vedi che dentro alla ghironda c'è una donnaccia ridente che fa capolino a sinistra, mentre dall'altra parte suona con una bacchetta un bel triangolo?
Bene, io credo che Bosch voglia dire: eccolo, il loro dio; guardatelo: è una vecchia sterile e sdentata che fa suonare il divino triangolo. Gli stolti lo scambiano per la voce di dio, per il tintinnio della sua trinità. Ma non vedete che è solo vanità e fumo negli occhi? Non vi accorgete che ai piedi di quella ghironda rovesciata vi ho dipinto una trombetta? Anzi, quella trombetta, all'epoca di Bosch, si chiamava "la bombarda", e quella è una bombarda che sputa fumo; se guardate bene, quel fumo ce lo mette dentro quel mostriciattolo orribile che sta dall'altra parte: quello che fuma la pipa ed emette il fumo dal culo, dimostrando di essere solo una stupida cornamusa, un sacco pieno d'aria e fumo e vanità! Lì tutto è solo stridor di denti e orrore. Fuggite da tutto questo, cercate la bellezza della verità rivelata dai Vangeli! non nei libri maledetti degli ebrei e nelle loro idee eretiche! Loro sono il falso, e l'inganno della vista e dell'udito! Schiavi del loro corpo e del loro errore, tutti loro sono condannati a questo inferno di strumenti musicali, ormai ineluttabilmente disarmonici...»
«Perché ti sei fermato? Mi stavo divertendo un mondo! Sembravi davvero una specie di Savonarola...»
«...Perché mi sono accorto che dentro a quella ghironda c'è un altro segreto... e che segreto! Quella ghironda copre appena, senza nasconderlo affatto, un albero sefirotico...»
«...Che cosa copre?»
In mancanza di meglio, presi di tasca la mia penna, e usandola al contrario, come fosse un rametto d'albero, disegnai incidendo la terra umida tra le foglie secche. Tracciai la figura dell'albero delle Sephirot così come l'avevo visto sui miei libri di Qabbalah, come era stato stampato nel "Bahir", o nel "De divinis attributis" di Cesare Evola, in xilografie misteriose e ammalianti, e proprio negli anni intorno a quelli in cui Bosch dipingeva.
E la ghironda lo contornava alla perfezione, comprese quelle due strane, inutili e incomprensibili barre che Bosch aveva dipinto fra la cassetta rotonda dei piroli e le spalle dello strumento: nell'albero sefirotico quelle erano le linee, o i rami di collegamento fra le tre ultime Sephirot.
«Bravo, bravissimo!», commentò lui, con una voce anziana, alle mie spalle.
«Mi scusi per l'invadenza, ma la ascoltavo già da un pezzo, e pure con grande interesse; solo che poi questa bellissima scoperta mi ha reso maleducato. Mi perdoni se mi sono introdotto così sfacciatamente... permetta che mi presenti: io sono l'Ebreo Errante.», e si inchinò in modo raffinato, come un attore d'altri tempi che fa il baciamano a una signora del gran mondo.
«Piacere, io sono Sophia, da sempre innamorata di ebrei erranti.», rispose prima che io potessi vedere gli occhi di quell'uomo.
«Oh, perbacco! ...devo inchinarmi ancora...»
«Claudio; "Ebreo errante" anch'io; o almeno spero, a questo punto...»
«Sì sì, forse lo siamo davvero un po' tutti. Ma continui un po' quella sua spiegazione che aveva iniziato, purché mi permetta di sedere anch'io qui, a seguirla...»
«Spiegavo alla mia amica... beh, le Sephirot sono ciò che era uscito da Dio nell'atto della creazione. Il più delle volte si traduce con "emanazioni", comunque Dio si espande, probabilmente col suo soffio, e la sua espansione si divide nei vasi che sono destinati a contenerla. I primi tre, Kether, la Corona, Hokmah, la Sapienza o la Saggezza, e Binah, l'Intelligenza, inizialmente reggono benissimo, e fanno da motore alle altre. Ma poi ecco la catastrofe: quei vasi si spezzano, e tutta quell'energia, quella luce, si spande caoticamente, dando origine al caos primordiale, o alla materia prima...»
«Bravo, bravo. La materia prima no; quella grossolana, magari... ma continui!»
«Se osservo come la figura dell'albero sefirotico si sovrappone perfettamente alla ghironda di Bosch, posso allora capire che gli omini in cima, impegnati in azioni assurde, fisicamente impossibili, stanno in realtà cercando di far girare quella ruota del suono, e quindi dell'universo, o il movimento armonico della vita... o l'Armonia delle Sfere... proprio dove sono le prime tre Sephirot; e fanno ciò con una manovella tripartita, e dalla parte della ghironda dove Bosch mette i fori armonici, cioè l'uscita del suono, dove avviene l'espansione dell'aria che si è messa in vibrazione all'interno del corpo dello strumento.
Il perno della manovella è Kether, la "corona", ovvero il punto primordiale della creazione; quindi il movimento dovrebbe essere: dalla Sapienza, Hokmah, la prima espansione, verso l'Intelligenza, Binah, che è come il fiume che scorre verso le altre; e infatti sembra che sia proprio così che cerca di girare la manovella quell'omino lì. E l'altro regge sulla schiena l'origine della vita, simboleggiata da un uovo...»
«Perché no? E poi?»
«Vedo la Grazia e l'amore di Hesed nel gesto delle braccia che suonano il triangolo... certo, è crudele, ma in tutto quel frastuono d'inferno mi sembra l'unico gesto delicato... e Gheburah, a sinistra, è la rivelazione del male, con lo sguardo arcigno della suonatrice di triangolo... brutta faccenda, e da quel lato escono schiere di dannati e di demoni... poi c'è Tiferet, al centro, la Bellezza e l'Armonia, l'Illuminazione, ma è nascosta dietro il legno dello strumento, proprio dove indoviniamo essere la sordida vagina della strega suonatrice di ingannevoli triangoli, ricettacolo di tutte le volgarità e generatrice di mostri...»
«Indubbiamente. E siamo a sette...»
«...Poi viene Nezah, la Resistenza, la Sopportazione. Forse quell'omino messo per traverso, con le braccia spalancate come un crocifisso, che sembra toccarla e guardarla, è lì perché la rappresenta, e lo fa insieme all'altro omino che poco distante si regge sulla schiena tutto il peso del lungo tubo della bombarda. In effetti Hod, la Gloria, è proprio in quel punto, dove siede il mostro-cornamusa che spara fumo dal culo... pardon, dal di dietro, indicando che quella gloria lì è tutta vanità e fumo, e non c'è arrosto che non sia quello dei dannati nel fuoco eterno.
E infine qui, sulla fine del manico della ghironda capovolta a testa in giù, in questo spazio circolare dove Bosch ha dipinto la cassetta dei piroli per l'accordatura, c'è Malkhut, dov'è esiliata la Saggezza di Dio, dove tutte le cose si accordano e procreano, a volte bene e a volte male, a seconda di come il mondo dispone e ridispone le cose fra le Sephirot... proprio come il suonatore accorda il suo strumento... e poi, guardate e contate: i tasti della ghironda sono dieci, come le Sephirot, e le sue corde, contando i piroli, sono cinque, come le lettere del nome di Dio traslitterato in latino: Ieova; quello strumento vorrebbe raffigurare tutto il pensiero dei cabalisti, simbolo dell'inutile vanità, della schiavitù nell'errore! È una messa in ridicolo di tutta la mistica ebraica! Vuole rappresentare l'illusione di mimare lo Tzimzum divino, la sua ritrazione, o contrazione; oppure mimare il suo ininterrotto soffio creatore di vita in una inebriante illusione di vita eterna, una specie di droga acustica dei sensi...»
«Mi ha davvero convinto, ragazzo mio! Lasciatemi offrire qualcosa di caldo da bere, che fa un freddo cane!»
Fu così che continuammo in un bar, a chiacchierare ancora per un po' di cabala e di musica, scherzando e ridendo come vecchi amici, fino a scambiarci indirizzi e promesse di incontrarci ancora.
Solo quando fui in casa mia, a tarda sera, e guardai il tovagliolo di carta sul quale il mio nuovo amico aveva appuntato il suo indirizzo, mi accorsi che aveva scritto, in modo appena leggibile: «Ahasvero, Ginevra», e un numero di telefono.
Ripensai al suo accento lievemente tedesco poi, a volte, quasi impercettibilmente francese, ma convenni che per un ebreo errante, soprattutto se svizzero, era normale.

 

***

Per leggere la continuazione di questo racconto, cliccate l'immagine qua sotto:

Estratto da: «Il violoncello errante» di Claudio Ronco, Venezia, 1998.

 

 

© C.Ronco 1999. Tutti i diritti riservati.


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Puoi leggere altri capitoli del "Violoncello errante" in: Ahasvero e anche in: Calcutta.

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LABYRINTHUS

 

 

 Albero delle Sephirot, da Cesare Evola, De divinis attributis, quae Sephirot ab Hebraeis nuncupantur, 1589, pag.102. Torna indietro.

 Ghironda, incisione da Mersenne, Harmonie universelle, 1636. Cliccala per tornare indietro.


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