Il Talmud e la musica del Barocco.
Il Rabbino e filosofo Marc-Alain Ouaknin spiega con molta efficacia che «Le Talmud propose non pas une interprétation absolue, universelle de la réalité et des événements qui s'y produisent, mais l'ensemble des points de vue, des perspectives possibles à partir desquels l'analyse du sens du monde est entreprise. Le Talmud offre, à chaque fois, ce que l'on pourrait nommer une logique des interprétations ou une logique du champ interprétatif.»
(«Il Talmud non propone una interpretazione assoluta, universale della realtà e degli avvenimenti che vi si producono, ma l'insieme dei punti di vista, delle prospettive possibili a partire dalle quali è intrapresa l'analisi del senso del mondo. Il Talmud offre, ogni volta, ciò che potremmo chiamare una logica delle interpretazioni, o una logica del campo interpretativo.» Marc-Alain Ouaknin, Concerto pour quatre consonnes sans voyelles, Édition Balland 1991; ed. P.B.P., Payot & Rivages, Paris 1998, p.174.)
Dunque il Talmud —o una partitura musicale barocca— è una cosa ben diversa da un «Vangelo» (dal greco Eu-: bene, ángelos: messaggero), o, ancor più, da qualsiasi testo che voglia presentarsi come concluso, finito in se stesso; il Talmud è piuttosto un pensiero in continua evoluzione, continuamente contenente una direzione diversa, eppure diretta a uno stesso luogo: il non-luogo e non-tempo, dove abita l'idea del Dio ineffabile e onnipresente: quello della Torah.
Sebbene il Talmud possa apparire come un "metodo" per apprendere un sistema di movimento del pensiero —come potrebbe essere un buon trattato giuridico—, esso è pertanto una "metodologia" che, spiega ancora Ouaknin, «met en place une structure du penser qui fait obstacle à toute interprétation idéologique, moniste et dogmatique» («mette a punto una struttura del pensiero che si pone ad ostacolo a qualsiasi interpretazione ideologica, monista e dogmatica.» Ibid.)
Il "trattato di musica" dell'epoca barocca non ci insegna a imparare a memoria delle poesie: ci insegna, piuttosto, a memorizzare le tecniche di una poetica. E nella cultura musicale qualsiasi idea dell'estetica che pretenda di farsi intendere come ideologia acquista presto la pretesa di essere universale o assoluta, finendo o per capitolare di fronte a una nuova tendenza della moda, oppure col ridurre la sua stessa idea di estetica a fenomeno storico di costume. Difetto e pregio al tempo stesso, l'essere della musica ai confini estremi del razionale e dell'irrazionale, dell'astratto e del concreto, le rende possibili le stesse indagini della filosofia o della religione, le stesse conquiste e gli stessi errori.
C.R.
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