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Il gallo celeste dello Zohar si leva e canta a mezzanotte, quando Dio si reca a passeggiare con i giusti in Paradiso. Quella è l'ora «in cui l'uomo ebbe terrore». La musica sembra irradiare proprio da lì, da quel canto e poi da quel terrore, per portarci la consolazione del suo più segreto richiamo: il segreto della sua origine.
In un certo modo, lettere e note preparate e pronte per la composizione di un testo o una musica, ci appaiono come "materia prima"; ma è ancora Barthes che ci segnala: «per gli Alchimisti [...] la materia prima è quanto esiste prima della divisione del senso: enorme paradosso perché, nell'ordine umano, all'uomo non è dato nulla che non sia immediatamente accompagnato da un senso, quello dato da altri uomini, e così di seguito, risalendo, all'infinito.» (R. Barthes, La saggezza dell'arte, New York 1979) E infatti note musicali e lettere dell'alfabeto, in quel punto estremo di cui ti ho parlato, sono oltre l'ordine umano: appartengono a Dio, sono i suoi attrezzi, i suoi utensili per "creare" il mondo.

C.R.

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