Un giorno, a Calcutta, trovai un vecchio violoncello in un convento di missionari anglicani: lo presi, lo accordai, e suonai tutto ciò che mi era restato nella memoria di quel che avevo studiato di Bach. La commozione mi strappava le lacrime, ma non riuscivo a rivedere i miei luoghi, a far sì che quella musica evocasse i miei ricordi d'infanzia o le mie vecchie emozioni: tutto era nuovo e infinitamente forte.
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©claudioronco2006