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Musica universale

Un giorno, a Calcutta, trovai un vecchio violoncello in un convento di missionari anglicani: lo presi, lo accordai, e suonai tutto ciò che mi era restato nella memoria di quel che avevo studiato di Bach. La commozione mi strappava le lacrime, ma non riuscivo a rivedere i miei luoghi, a far sì che quella musica evocasse i miei ricordi d'infanzia o le mie vecchie emozioni: tutto era nuovo e infinitamente forte.
Alcuni servitori indiani si sedettero ai miei piedi ad ascoltare, e muovevano la testa in segno di approvazione. Quando smisi, mi dissero che avevo una grande anima, e che la dea Saraswati appariva alle mie spalle, su un carro dorato, le sei braccia a irradiare la luce. Il missionario parlò allora di Gesù, ma io e loro eravamo intenti ad ascoltare una nuova storia.

 

C.R.

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