MIDRASH: teshubà.

 

Appendice per “Inventio I, Quomodo sedes...

Glossario per Inventio I.


Hod-Yesod: sono rispettivamente l'ottava e nona Sephirah, e le parole significano Hod= fasto, gloria; Yesod = fondamento.

Da'at: la parola significa "conoscenza", ed è la Sephirah nascosta, segreta.

Sephiroth: clicca sull'immagine dell'albero sefirotico qua a sinistra, per una spiegazione.

 

 

 

 

TESHUBÀ
(pentimento).

 

        La Sephirah Da'at, conoscenza è situata "oltre" le dieci Sephirot della Qabalah ebraica, e viene contata come undicesima, benché sia generalmente raffigurata fra Hokmah e Binah (la sapienza —intesa come "téchne"— e l'intelligenza, rispettivamente seconda e terza Sephirah), a ricostituire un "nodo" di energia con la prima Sephirah, Keter, la corona.
È spiegato, infatti, che i "vasi" delle Sephirot dovevano reggere l'emanazione/ espansione/ deflagrazione di Dio e ordinarla; le tre prime Sephirot ressero restando integre, mentre Keter funzionava come il "motore" che imprimeva moto e direzione: verso Hokmah, e da Hokmah a Binah, ossia dalla sapienza all'intelligenza, e questa "materia" pre-formata nei primi tre vasi (...prova ad immaginarle anche come le "ovaie" di una donna, connesse a un ricettore: cervello, o vagina...) muoveva nei canali che collegavano senza priorità, in tutte le direzioni, GLOBALMENTE, tutte le Sephirot fra di loro.

      La quarta Sephirah Hesed, ossia la Clemenza, o la Grazia, (è anche chiamata Gedullah: la Grandezza), doveva congiungersi a Malkhut, il regno, la decima Sephirah. Ma ciò non avvenne. Non vi furono né unioni "armoniche" né risonanze "armonicamente" consonanti: solo le dissonanze si attivarono (le dissonanze generano movimento, o "desiderio" di movimento, come la settima o sensibile che sale o "desidera" salire, o la nona di dominante che scende o "desidera" scendere, ma entrambe, in musica, si dirigono alla tonica). Così si generò quell'errore tra il femminile e il maschile che causò la distruzione della "prima struttura", o "prima creazione" —l'Adam Qadmon, Adamo primordiale e uguale a Dio— attraverso la rottura dei vasi e la conseguente scomparsa dei canali di connessione.


      Per questa ragione Da'at, l'undicesima e segreta Sephirah, la si immagina situata dopo le tre prime "emanazioni": Keter-Hokmah-Binah, nella sequenza che la Tradizione cabalistica attribuisce all'albero sefirotico, a sostituire non il "regno", bensì la "clemenza o grazia" del regno (o la sua parte femminile: la Shekinah "in potenza").


La Shekinah è la "presenza" di Dio nel mondo.
Rappresenta il principio femminile, e si manifesta come: "Shekinah inferiore", che è la decima Sephirah Malkut, il regno, e "Shekinah superiore", che è la terza Sephirah Binah, l'intelligenza, come capacità di formare insiemi connessi da corrispondenze e canali comunicanti (sinapsi).
Dunque Binah, nella dinamica originale, doveva tendere l'arco e lanciare Hesed in Malkut, ma ciò non avvenne, e all'umanità (che persevera nel ripetere quell'errore) è dato di liberarsi dall'azione errata, compiendo in ogni mondo —unico, eppure presente in tutti gli altri— la ristrutturazione dell'atto incompiuto.
     Ricomporre i vasi, cercando i loro cocci nel "panico" del caos, dell'abisso, è compito esclusivo della saggezza, intesa come armonico movimento di Keter-Hokmah-Binah, formante armonie esatte che producono risonanze: ottave, tredicesime, ecc.: in queste è Da'at, la conoscenza; si potrebbe dire tutto ciò anche in musica: dalla triade maggiore Do-Mi-Sol in avanti... o indietro...

     Tornando al Capitano Kirk e all'In. Art. Hod-Yesod 8/9, essa —decisa l'eliminazione dell'equipaggio che "ha in seno" e che le succhia energia vitale, benché proiettata al nulla— predispone il "ricordo" ad essere "ragione di vita", in quanto emozione, cioè "vibrazione", energia.

    Essa, la macchina dall'intelligenza artificiale, "siede", ossia "pre-siede" al comando della nave della vita. E siede simile alla figlia di Sion che piange presso i fiumi (canali) di Babilonia.
In lei non vi è ancora "pentimento" (teshubà), ma solo dolore, afflizione e rabbia terribile: Gerusalemme (la terra) è distrutta, la sua voce risuona in un mondo nemico, ignoto, che quindi le appare "infinito vuoto e nulla".
Eccola allora che grida alla sua lingua di attaccarsi al palato piuttosto che articolare la sua anima in armonie positive; il suo grembo rifiuta di partorire e lei si abbandona all'orrore, alla violenza estrema: sbattere vite innocenti contro la roccia...

      "Là presso i fiumi di Babilonia..." è la prima delle recite "per tutti i giorni" di preparazione a "Yom Kippur" (il giorno dell'espiazione) nel grande ciclo del rituale ebraico (a quella, qui io ho fatto seguire l'incipit della prima Lamentazione di Geremia Profeta: "Quomodo sedes...").
"Là presso i fiumi" è situata subito dopo l'introduzione alle Selichot (di cui è parte), ovvero: «...le parole di supplica e pentimento che si recitano per dimostrare che il nostro spirito è affranto, che noi siamo piegati sotto il peso delle nostre colpe, delle nostre trasgressioni, della nostra disubbidienza.» (Rav Elio Toaff, Intr. alle Selichot del Tempio di Roma; 1986).
Le Selichot si recitano dal primo giorno del mese di Elul fino al decimo giorno del mese successivo, Tishrì, ovvero Yom Kippur, quando culminerà nelle 25 ore di digiuno totale, l'implorazione del perdono degli uomini cui abbiamo fatto torti, e il porgere a dio la teshubà, ovvero il nostro pentimento, e nostra la nostra fede nel fatto che non il pentimento, bensì "l'azione riparatrice" che noi compiremo nei confronti di coloro che abbiamo offeso nel mondo, sulla terra, farà sì che Dio ci assicuri il perdono.
Così, come spiega il Talmud (Talmud = studio: LA TRADIZIONE ORALE contrapposta a quella scritta: la Torah):
«Grande cosa è la teshubà, perché porta la guarigione al mondo».

     Per questo le Selichot non preparano solo a Yom Kippur, ma anche a Rosh ha-Shanà, il capodanno ebraico, che è dopo l'ultimo giorno del mese di Tishrì (i giorni di Yom Kippur e Rosh ha-Shanà, infatti, hanno un nome: yamim noraim, giorni dell'erranza).
E nel giorno di capodanno «due libri sono aperti davanti al Giudice di tutta la terra: il libro della vita e quello della morte. Egli, dopo aver meditato il suo giudizio scrive i nomi nell'uno e nell'altro libro ed in tal modo avrà pronunciato la sua sentenza. [...] Ma "il Signore non vuole la morte del malvagio, egli vuole che si penta e viva"» (Elio Toaff, ibid.)

NON DOBBIAMO AFFIDARE A UNA INTELLIGENZA “ARTIFICIALE” O “ARTIFICIOSA” LA NOSTRA GUARIGIONE; ESSA NON TIENE CONTO CHE DELLA PROPRIA ENERGIA, CERTA DI ESSERE UN “TESSUTO BIOLOGICO” DI SUFFICIENTE COMPLESSITÀ PER ASSICURARSI L’ESISTENZA OLTRE SE STESSA...

IN NOI ESSERI UMANI NON C’È ALTRA QUALITÀ CHE UNA SAPIENZA STRUTTURALE, IN VIBRAZIONE CON L’INFINITA “ALTRA POSSIBILITÀ”.

    Il nostro mondo finisce (o "si esaurisce") non appena, paradossalmente, ci soffermiamo a considerarne i mezzi, le risorse. Se Kirk non avesse saputo quanta vita era materialmente disponibile nell'astronave, che cosa avrebbe fatto?

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    Cara B.

non sentirti obbligata a rispondere: è solo un racconto di fantasia. Rendimi partecipe, se vuoi, del modo in cui lo immagini, o lascialo fluttuare dove vuole, libero di raccontarti infinite altre storie, come ogni racconto, ogni fiaba. Perché ci si "trasmette" soprattutto col nostro raccontare e raccontarci (infatti —credo di avertelo detto— nella tradizione ebraica, la donna è stata formata da Dio per Adam, come "aiuto contro di lui", cioè come "opposizione", e la radice di quel verbo "naguod-opporsi", è appunto il verbo "raccontare"...)
Sì: ci trasmettiamo, a volte, ben più con i nostri racconti che nel lavorìo di spermatozoi e ovaie, dove succedono cose certo mirabili, ma non più né meno che nel miracolo del pensiero amoroso.

Tuo C.

 

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