Coldplay

CD fornito gratuitamente da Pink Moon .

Solito orario di uscita dall'ufficio, solito passaggio dal mio negozio di fiducia e, toh, guarda lì, i famosi Coldplay, quelli di cui tutta la stampa musicale parla beh, proviamo, no? Assaggiamo questi ventenni che si sono conosciuti al college e che hanno cominciato davanti a 30 persone e che poi all'improvviso ecc ecc. e tutto quel che si dice perché ogni buona leggenda delle charts possa nascere. Un po' di pop non mi farà male :-).

Tralasciando il fatto che da ieri ho dei dubbi sul fatto che il pop non faccia mai male, sono felice, per la mia credibilità ai vostri occhi, di recensire il primo CD di cui sconsiglio caldamente l'acquisto. Potrei passare il resto dell'articolo a cercare gli aggettivi che meglio rendono l'opinione che ho di queste dieci canzoni; inutili è per ora al primo posto, tallonato da banali, presuntuose ed altri sparsi.

Mi spiego.

Il disco è ben curato fin dalla copertina, suona ed è suonato in modo davvero apprezzabile e contiene alcuni momenti che intrigano. L'hit single del CD, per esempio, è Yellow, orecchiabile e immediato, che in fondo, considerate le regole da rispettare per stare in classifica, merita il successo che ha ottenuto. Qual è il problema, allora? Il problema è che trovo disonesto, squallido e dannoso per la musica fare soldi senza proporre un'idea nuova che sia una. In tutto il lavoro si ha la spiacevole sensazione di ascoltare un ragazzo intonato che imita i Radiohead che imitano Jeff Buckley che imita suo padre Tim (ma chi di voi è riuscito a non imitare mai il proprio papà scagli la prima pietra); se aggiungete che fra l'altro i Radiohead mi annoiano -de gustibus- capirete cosa penso.

Al di là del personale gradimento relativo a questo o quel genere musicale, insomma, secondo me c'è di che indignarsi: se brani come Shiver, che nel CD sono tanti, rimandano alle considerazioni già fatte, va anche detto che c'è ulteriore spazio per tentativi di clonazione di Dave Matthews (Spies o We never change) e che risulta davvero complicato rintracciare qualcosa che non ricordi qualcos'altro.

Il gioco del ma questo è uguale a è pericoloso, stantio e da spocchiosi, lo so, ma qui c'è poco da giocare: se è vero che i nostri hanno vent'anni e devono ancora costruirsi una loro personale cifra stilistica -e gli auguro ogni fortuna-, è altrettanto vero che non è sensato millantare come nuova promessa del pop ciò che per tanti altri è il duro periodo di gavetta in cui succede ben poco, si scrivono canzoni che hanno solo il sapore della musica con cui si è cresciuti e, giustamente, al più qualche amico ti compra la demo.

Giuro che sono pronto a cambiare idea su questo gruppo in futuro, ma, per quel che penso io, Parachutes è uno dei modi più bizzarri che ci siano di spendere 40 mila lire. Senza offesa per nessuno.

Altre recensioni su Parachutes a cura di Giordano Forcina e Marcello Stoppini.

A presto