Siamo nel 1984, anno durante il quale impazzano in tutta Europa i suoni della New Wave inglese e di tutte le sue reincarnazioni in terra italica. Gli XTC sembrano quasi non accorgersene e tengono fede al loro proponimento, che era quello di orientarsi verso sonorità più rock, con un uso discreto delle tastiere e un ruolo fondamentale affidato alle chitarre elettriche, anzichè acustiche come su Mummer e English Settlement.
La produzione passa a David Lord, con la solita collaborazione degli XTC.
Cominciano a fare la loro comparsa, negli studi di registrazione, i registratori digitali e, dai suoni che escono dai solchi di The Big Express, mi viene da sospettare che i masters originali fossero digitali. L'incisione è di buon livello, adatta alle sonorità più decisamente rock di questo album.
Le canzoni presenti su The Big Express sono:
Rock, dicevo. Effettivamente The Big Express è il disco più rock degli XTC, fatto di ritmi decisi, echi blues e chitarre elettriche. L'uso delle tastiere è limitato e principalmente di supporto all'architettura creata dalle chitarre e dal basso.
Il lavoro si apre con Wake Up di Moulding che per questo disco firma solo due pezzi, entrambi bellissimi. Wake up ricorda certe atmosfere e suoni di Ghost in the Machine dei Police dello stesso periodo e lo stesso Sting ammetterà che gli XTC sono stati per lui una grande fonte di ispirazione.
This world over, triste e malinconica, a firma Partridge, è forse l'episodio dell'album più in linea coi suoni del periodo, se così si può dire, con una piccola ma fondamentale differenza: riascoltata oggi This world over è ancora maledettamente attualissima (anche per il testo) e non dà quel senso di già sentito e di *revival* della maggior parte dei dischi dei mid Eighties.
In The everyday story of Smalltown affiorano nuovamente le melodie beatlesiane interpretate in chiave rock'n'roll energico e vitale, elettrico, dove l'impatto viene preferito al cesello dell'album precedente.
Per certi versi The Big Express ricorda, in alcuni episodi, il piglio di Black Sea, mentre in altri, come in I bought myself a Liarbird e I remember the Sun, riemergono le influenze naturalistiche e bucoliche di Andy Partridge, sebbne I remember the Sun porti la firma di Moulding.
In Reign of blows la chitarra elettrica fa persino un duetto con un'armonica a bocca di stampo rock sanguigno, mentre le voci viengono filtrate e distorte probabilmente attraverso il distorsore della chitarra. Un gran pezzo di rock, forse il migliore del genere in tutta la produzione degli XTC dagli esordi fino ad oggi.
Anche in questo brano riemerge l'interesse per le tematiche sociali che permea un po' tutto l'album.
Difficile segnalare un brano più significativo di altri, come al solito, ma la mia personalissima classifica vedrebbe in testa Yoùre the wish you are I had dal ritornello irresistibile e I remember the Sun, dolcissima ballata in perfetto stile Mummer.
Chiude l'album Running low on Soul Coal dal genialissimo intreccio ritmico che viene costruito pian piano in apertura di brano per poi lasciar spazio, secondo un canone molto caro a Partridge, ad un ritornello preziosissimo e dolcissimo.
La copertina ritorna ad essere piuttosto elaborata dopo i minimalismi di Mummer e English Settlement, e ricompaiono le foto dei tre XTC stavolta vestiti da addetti alle ferrovie (the Big Express fa riferimento al treno, naturalmente).
The Big Express è certamente il disco più adatto per avvicinare gli amanti del rock alle sonorità degli XTC.
Copyright © 1999 Lucio Cadeddu - TNT-Audio -http://www.music-on-tnt.com