PAGINA DELLA REGOLA

 

REGOLA DELLE CONFRATERNITE DE' DISCIPLINATI

PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

TERZA PARTE

Dell'Abito della Confraternita.

Cap. III.

L'abito esteriore della Confraternita dovrà esser segno dell'Abito interiore, che deve esser la cordial penitenza, l'umiltà, e la mortificazione. Useranno adunque i Fratelli l'Abito degli umili penitenti, cioè il sacco di tela grossa, e semplice d'una istessa sorte, che cuopra tutto il corpo, secondo il già usato. E su quello in fronte porteranno una Crocetta rossa, e nella spalla destra verso il petto l'immagine dei Santo, o Santa, sotto la cui protezione sarà instituita la Scuola, acciò siano imitatori delle sue virtù. Si cingeranno con un cingolo di corda con sette nodi in memoria del prezioso Sangue, che sparse il Salvatore nella Circoncisione, nell'Orto, nella Flagellazione alla Colonna, nell'incoronazione di spine; nelle fissure delle mani, in quelle de' piedi, e nell'apertura dei Costato. Porteranno tal Abito nell'andare in Processione, nell'accompagnare i Fratelli Defunti alla Sepoltura, in far la Disciplina, in pigliare la Sacrosanta Eucaristia, e con esso si faranno portare alla sepoltura. E tutte le volte, che   porteranno l'Abito, porteranno insieme la Disciplina. I nuovi Fratelli, finchè non siano stabiliti, non porteranno la Croce rossa, né l'immagine del Santo su l'Abito, acciò siano conosciuti dagli altri stabiliti.

 

 Del vestire de' Fratelli.

Cap. IV.

Nel vestire de' Fratelli risplenda la Cristiana modestia, conforme lo stato, e condizione di ciascuno. Non portino penne nelle berette, né calze sfoggiate, e vane; ed in somma siano alieni da tutte le pompe, e vanità contrarie alla professione Cristiana, ed alla vita Disciplinata. Sia lor proibito il portar spada, pugnale, e simile, se non fosse per cagione di viaggio, o per altra legittima causa approvata dal Confessore, e dal Priore. Ma come figliuoli di pace, e soldati di Cristo, siano armati dell'armature spirituali, che sono le Cristiane virtù, con le quali si conserva l'anima libera dal peccato, e dall'insidie de' nemici.

 

 Degli Esercizi Spirituali.

Cap. V.

Quantunque in ogni tempo i Fratelli debbano lodare il loro Creatore, indirizzandosi tutt'i loro pensieri, ed operazioni alla gloria di S. D. M. dicendo coi Profeta: “Benedirò il Signore in ogni tempo, e la sua lode sempre sarà nella bocca mia”; nondimeno questo devono fare con particolar divozione ne' giorni festivi, i quali sono stati instituiti, acciocchè il Cristiano, che ne' dì feriali s'è ritrovato occupato in diversi negozj, e distratto da cure mondane, raccolga lo spirito vagabondo e sparso, nel suo Creatore, eccitandosi nella sua santa direzione, e rendendosi più disposto a ricevere le divine grazie: perciò i Fratelli nelle feste di precetto, tutti converranno insieme ne' loro Oratori per il sopraddetto fine, riducendosi alla memoria i beneficj della Divina Bontà ricevuti, ed in particolare quello della Redenzione con interno pentimento de' loro peccati, e dell'ingratitudine usata verso di quella, proponendosi la vera emendazione di vita con la perseveranza nel suo santo servizio. Diranno l'Uffizio della Beata Vergine in tuono divoto con ordine, e con distinta pronunzia, e con quella attenzione, e riverenza, che si deve innanzi al Divino cospetto, e della Corte Celeste, schivando ogni atto immodesto, e scacciando dal cuore ogni vano, e terreno pensiero, acciò non siano da Dio ripresi con quelle parole: “Hic populus labiis me honorat, cor autem corum longe est a me”. La mattina reciteranno il Mattutino con le altre Ore fino a Nona inclusive. Dopo il desinare il Vespro, e la Compieta. Ogni prima Domenica del mese, l'Uffizio de' Morti per li Fratelli defunti. Quelli, che non sapranno leggere, diranno in vece dell'Uffizio della Madonna, una volta tutto il Rosario, ed in luogo dell'Uffizio de' Morti, trentatré Pater e Ave in memoria de' trentatré anni che il Signore conversò in questa vita. Si stabilisca la mattina un'ora, nella quale i Fratelli possano comodamente esperire l'Uffizio, ed udire la Messa, e la Predica, ed attendere ad altre buone opere; ed il Vespro, e la Compieta non impedisca l'ora determinata per le Scuole della Dottrina Cristiana, nelle quali non ricusino di dare con ogni prontezza, e carità quell'ajuto, che sarà loro richiesto dal Priore Generale della Compagnia, ovvero da' loro Cu- rati, come in opera così pia, ed accetta a Dio nostro Signore. Nell'Oratorio si osservi il santo silenzio, massime nell'ora dell'Uffizio, fuori di quello non si ragioni, se non di cose d'edificazione onde si possino aiutare in spirito, ed unirsi più strettamente col Signore, il qual dice: “Dove saranno due, o tre congregati nel nome mio, quivi sarò in mezzo di loro”. Però si dia la debita penitenza a chi introdurrà ragionamenti di cose mondane. Vi sia qualche libro spirituale, come le opere del Granata, Ludovico Pittorio, Gaspare Loarte, e simili altri approvati, e sempre si legga qualche cosa ad utilità e consolazione de' Fratelli nel tempo che avanzerà, secondo che meglio giudicherà il Confessore. Entrando nell'Oratorio, si dica: “Pax vobis”, e presa l'Acqua Santa inginocchiandosi nel mezzo, e detto il Pater noster se n'anderà con modestia al suo luogo. Nissuno uscirà fuori dall'Oratorio senza licenza del Priore, o Sotto-Priore. Dirà ciascuno ogni giorno dieci Pater, ed Ave in memoria delle molte, ed aspre battiture che ricevette il Salvatore alla colonna, e cinque in memoria delle cinque Piaghe. Avranno tutti particolar divozione al Santo, o alla Santa, nella cui protezione sarà la Compagnia, e così a quel Santo, del quale ciascuno avrà il nome, pigliandoli per loro Avvocati, ed intercessori appresso alla Divina Maestà. S'eserciteranno nell'Orazione mentale, come quella che desta lo spirito, ed illumina la mente nel conoscimento di se stesso, e nell'amore dei Signore; nel che si faranno dai loro Confessori ammaestrare: del consiglio dei quali, ed in questo, e nelle altre cose appartenenti alla vita spirituale, si governeranno. Osserveranno particolarmente il buon instituto di fare insieme con tutta la sua famiglia l'Orazione della sera, che al suono della campana s'annunzia; nella quale oltre l'Indulgenza, che conseguiranno, sentiranno particolari favori della divina grazia, facendola divotamente, poiché il Signore a quelli, che nel suo santo nome sono congregati, promette la sua presenza, e che saranno le loro dimande dall'Eterno Padre esaudite. Non mancheranno parimente (se sarà loro possibile) di udire ogni giorno divotamente la Messa, nella quale si rappresentano i Misterj della Passione del Signore, e s'offerisce quel salutare sagrifizio, dal quale deriva ogni nostra salute. Introdurranno anche nelle loro case la santa consuetudine di benedire la mensa avanti al mangiare, e dopo di render le grazie al Signore de' suoi benefizj, con li quali continuamente ci visita, e ricerca per la sua infinita carità.

  

Della confessione, e Comunione.

Cap. VI.

Il Sagramento della Penitenza, e quello della Sacra Comunione sono le due colonne, che hanno da reggere, e conservare fermo, e stabile l'edificio spirituale di questa Confraternita. Il primo de' quali innalza l'anima dalle tenebre del peccato nella luce della divina grazia; il secondo la fortifica, e le dà vigore di resistere sino alla corona, agli assalti delle tentazioni. Avrà adunque ciascuna Compagnia un Confessore di dottrina, e di religiosi costumi, approvato dall'Ordinario, che sia zelante della salute delle Anime, e sollecito in incamminare per la via del divino servizio; e da lui tutt'i Fratelli almeno una volta il mese si confesseranno, e riceveranno la Sacrosanta Eucaristia ogni prima Domenica dei mese, e nelle Feste principali, come nella Natività del Signore, nell'Ascensione, nella Pentecoste, nell'Assunzione della Beata Vergine, e nel giorno di tutt'i Santi. Procurando di cavare quei divini tesori, che il Signore conferisce a quelli, che nella Comunione lo ricevono con fervente spirito,  essendosi prima ben provati, ed avendo con l'interno pentimento, e sincera confessione delle lor colpe purificata la coscienza; acciocché accostandosi immondi alla mensa degli Angioli non siano dal Signore condannati come sacrileghi, e rei del suo sagratissimo Corpo. Siccome all'incontro conservandosi i Fratelli puri dal peccato mortale, e fatto l'abito nelle Cristiane virtù, estirpati da loro gli abiti viziosi per mezzo di questi Sacramenti, frequentandoli anco più spesso che non s'è detto con quella diligente preparazione, e purità, che si richiede, tuttavia sentiranno in loro maggior accrescimento della Divina grazia, e più fervore nel ben operare.

 

 

Del celebrare le Feste della Confraternita.

Cap. VII.

Nel celebrare le Feste della Compagnia s'attenda con particolare studio a glorificar Dio più con l'apparato interno, che con l'esterno. Pertanto osserveranno la Vigilia col santo digiuno, non essendo impediti, e nel giorno della Festa, oltre all'Uffizio ed altre loro ordinarie divozioni, adornati della veste nuziale, e ripieni dì quel gaudio, che risulta dalla purità dell'anima, e dalla carità, che interiormente lo Spirito Santo diffonde ne' cuori, anderanno alla sacra Mensa a gustare, quanto è soave il Signore, e per maggior ajuto, e consolazione procureranno vi sia anco il cibo della parola di Dio, predicata da uno, che sia approvato come di sopra. Si proibiscono totalmente i conviti, che già in tali giorni si facevano, come indecenti ed alieni dalla Cristiana disciplina. L'apparato delle Chiesa sia moderato, e tale, che dia divozione, e non distrazione. E ciascuna Compagnia presenterà all'Ordinario una lista delle spese, che in tali apparati si richiedono, e secondo che da lui sarà approvata, così secondo quella ogn'anno le compagnie si regoleranno.

 

 

Del Digiuno, e della Disciplina.

Cap. VIII.

Essendo il Digiuno, e la Disciplina come due freni, con i quali si sbassa la superbia della vita, e si mortifica la vivezza della sensualità, sicché la carne con umile soggezione si rende ubbidiente allo spirito: i Fratelli inoltre, che saranno diligenti osservatori de' digiuni comandati dalla Santa Chiesa, piglieranno ancora in divozione quello dei venerdì in memoria della Passione del Signor nostro Gesù Cristo. Useranno le discipline fatte di cordelle, e tutte d'una istessa forma: e riducendosi alla memoria i flagelli, co' quali l'istesso nostro Signore legato alla colonna fu battuto per le nostre iniquità, si renderanno pronti, e ferventi nella flagellazione di loro stessi, non solo per li peccati proprj, ma anco per quelli del Popolo, e faranno questo pio esercizio tutte le Domeniche dell'Avvento, e quelle che correranno dalla Settuagesima sino alla Domenica dell'Olive inclusive, e nelle tre Domeniche delle Processioni generali ed il Giovedì Santo. E perché sono alcuni giorni, ne' quali regnano più dissoluzioni, e con più scandalosa, e mondana libertà s'offende Dio, come ne' giorni avanti il primo della Quaresima, nelle Calende d'Agosto, ed in quelle dì Maggio, i Fratelli per dissentire l'ira Divina, e per opporsi al furore dell'inimico Infernale, che con tanti lacci tira l'anime nel suo dominio, ritirati ne' loro Oratorj con le Discipline imploreranno la Divina Misericordia per le tante offese, che contro la sua Maestà si commettono in tali giorni. E perché il Signore benignamente apre le viscere della sua misericordia al peccatore, che in se stesso castiga le colpe commesse, s'esortano i Fratelli per il nome di Gesù Cristo ad esercitarsi anco più spesso di quel che s'è detto di sopra in questa sorte di penitenza sì salutifera, e propria del loro instituto.

 

 

Della Limosina.

Cap. IX.

Siano i Fratelli elemosinieri, perché la Limosina è quella che non altrimenti smorza i peccati che l'acqua l'ardente fuoco, e non patisce che l'anime vadano nelle tenebre. Perciò tutte le volte, che si congregaranno insieme ne' loro Oratorj, offeriranno nella cassetta o bussola a ciò deputata, quel che a ciascuno piacerà nel Signore, sì per li bisogni occorrenti nella Compagnia, sì anco per sovvenire a' Fratelli poveri, o infermi, de' quali avranno quella cura che richiede il debito della fraterna ca- rità.

 

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