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ROSA MISTICA
e
il suo SANTUARIO
 

CORMONS
(Gorizia)

 

 

Cormons era una sede dei patriarchi d’Aquileia, dominio dei conti di Gorizia e poi degli Asburgo fino alla prima guerra mondiale. In quella che è oggi la piazza centrale della cittadina, sorge il santuario di Rosa Mistica. 

Rosa Mistica è il nome dato a una piccola statua prodigiosa di Maria, incastonata come perla preziosa nel grande altare policromo della chiesa di S. Caterina. La sua è una storia gentile che ebbe inizio verso il 1710. Scultore fu il cormonese Francesco Regola. 

Nel 1714 alcune giovani, per iniziativa di Orsola, formano una piccola comunità. Il loro nome “Sorelle della Carità della Dottrina Cristiana”. Il loro piccolo convento “Casa di Carità”. La loro missione insegnare alle bambine la dottrina cristiana, tutti i giorni, gratuitamente. 

Nel 1723 madre Orsola porta provvisoriamente la piccola statua nella Casa di Carità aperta a Romans, minacciata da avversari potenti. 

Nel 1737 la Madonnina viene riportata a Cormons. Alcune fanciulle, le più mattiniere, stanno pregando davanti all’altarino prima delle lezioni. Improvviso un grido, un ripetuto e insistente chiamare la maestra: «Suor Giulia, venga, venga a vedere...». Quando arriva la maestra, restia a muoversi, vede anche lei una cosa meravigliosa: dal braccio destro della statua e dalla mano escono fittissime gocce, come di sudore, e sono così grosse che si possono contare, e sono tante che ne resta bagnato il velo e persino il vestito. Cominciano ad accorrere suore, sacerdoti, popolo. In breve la casa ne è invasa. Mons. Sertorio barone Del Mestri in qualità di superiore delle Sorelle e arcidiacono di Gorizia, massima autorità religiosa in quel tempo, nomina subito una commissione che esamini il fenomeno. Egli è il primo e il più attento scrutatore, devoto e rispettoso. Per più di 15 giorni la statua continua a “sudare”. Sorelle e sacerdoti asciugano quella preziosissima rugiada con panni di lino, che vengono conservati come reliquie. Dopo accurati e rigorosi esami, costatata la oggettiva realtà dei fatti e la loro inspiegabilità, e prese in considerazione le prime strepitose guarigioni, la dichiarazione: qui è la mano di Dio. 

Il 21 marzo 1737 Mariannina Cipriani, una fanciulla di nove anni, che la “Cronaca” definisce “schietta e ingenua, semplice e di costumi angelici, devotissima di Maria”, mentre è in preghiera davanti alla piccola statua di Maria, la vede illuminarsi, “il volto diventa più splendido del sole.., dagli occhi escono come sprazzi di vivissima luce. Mariannina è inondata di dolcezza: la Vergine la guarda e le sorride! Così per due volte. “Alla fine lo splendore cessò e la statua della Vergine tornò qual era da principio”. 

Dalla “Memoria Storica” stralciamo solo alcuni titoli delle numerosissime grazie concesse dalla Beata Vergine di Cormons.
“1. Donna liberata da un ulcere che incancheriva. 2. Storpio delle gambe e de’piedi risanato subitamente. 3. Incapace di muoversi per caduta mortale risanato.
4. Vista perduta recuperata. 5. Fanciulla muto/a e perduta de’ piedi sanata. 6. Giovane pazzo rimesso in cervello. 7. Donna liberata da tentazioni gagliarde; un suo figliolo disco/o rimesso sulla strada della salute. 8. Signora liberata da intollerabili dolori” (pochi minuti dopo essersi applicata una particella del lino imbevuto del prodigioso sudore).

L’autore afferma di aver scelto questi pochi racconti dalla “Cronaca”, badando alla varietà più che al numero, ma di grazie descritte e autenticate ce ne sarebbero tante da compilarne un volumetto, anche se troppe non furono mai registrate. 

Scrive don Ottavio Lionelli su questo argomento: «Attesto con mio giuramento che essendo io continuamente in confessionario nella chiesa delle consorelle, da diversi paesi concorreva no persone in grandissimo numero, distanti centinaia e centinaia di miglia, a render grazie a detta Beata Vergine per le grazie ricevute, e continuamente ne ricevono ed appendono voti, come si vedono esposti nella medesima chiesa”. 

1812. Dopo tanto splendore, la fine. Per l’applicazione delle leggi napoleoniche anche le Sorelle della Dottrina Cristiana sono soppresse, i loro beni confiscati e messi all’asta, compresa la chiesa. La Madonna sacrilegamente derubata. La chiesa ridotta allo squallore, privata persino dei lasciti per le messe. Tuttavia un po’ alla volta di Rosa Mistica si dimentica tutto, storia e nome. La gente la chiama semplicemente “la Madonute da lis muinis”, cioè “la Madonnina delle monache”. Un lumicino ad olio continua ad ardere davanti a Lei, rimasta ormai spoglia e insignificante così come quando era uscita dalle mani dello scultore. Sembra scendere inesorabile la notte anche su Rosa Mistica. Ma non e così. La Provvidenza ha le sue vie e il suo tempo. Bisogna saper attendere.

 

 

 

 

 

Nel 1866 da Udine arrivano, accompagnate dal loro fondatore padre Luigi Scrosoppi, le prime Suore della Provvidenza.
Pareva che il cielo stesso avesse chiamato le suore della Provvidenza, perché nella pala dell’altar maggiore, accanto alla titolare S. Caterina, erano raffigurati S. Giuseppe e S. Gaetano da Thiene, i due patroni principali della congregazione, e sulle immagini e medaglie della Rosa Mistica la Madonna veniva invocata « Mater providentiae ».
Le trattative fra il parroco-decano di Cormòns, don Antonio Marocco, e p. Luigi ebbero uno svolgimento rapido e felice, tanto che il 21 dicembre 1864 il decano poteva chiedere all’arcivescovo di Gorizia, mons. Andrea Gollmayer, il consenso per chiamare le suore della Provvidenza. Ma solamente il 10 luglio 1865 si poté stendere il contratto, per il quale i coniugi Antonio Stua e Anna Maghet vendevano per seimila fiorini la maggior parte dell’ex convento alla Casa delle Derelitte, rappresentata dal p. Luigi e dalla superiora madre Teresa Fabris. E questi si impegnavano di costruire in questi locali « una sezione o casa filiale con quattro o cinque maestre suore della Provvidenza, per attendere all’educazione delle fanciulle povere del paese di Cormons e luoghi vicini ».
All’acquisto aveva contribuito con una generosa elemosina la baronessa Ernesta Locatelli, conosciuta come contessa Strassoldo. Steso il contratto, si mise subito mano ai lavori di sistemazione per adattare i locali all’accoglienza della nuova comunità religiosa.
L’imperatore Francesco Giuseppe donò alla congregazione la chiesa di S. Caterina, con l’obbligo di tenerla sempre aperta. Da questo momento incominciò la rinascita della chiesa e la devozione a Rosa Mistica.
Saranno le Suore della Provvidenza della comunità di Pergine, nel Trentino, a celebrare il 15 gennaio del 1885, privatamente, la prima festa di Rosa Mistica, a far stampare le nuove immagini, a preparare il primo libro di preghiere e a far musicare la prima canzoncina. Era il primo passo. La superiora generale, madre Cecilia Piacentini, cormonese, ne è entusiasta e dispone nell’anno seguente che la festa venga estesa all’intera congregazione e sia preceduta da una novena per celebrarla al meglio.
 

 

L’ex convento oggi è “casa di accoglienza” per le suore anziane


Suore anziane con la madre generale in occasione della festa di Rosa Mistica


Cura e preparazione delle verdure dell’orto


Le suore che possono partecipano con gioia alle vendemmie