Home

Scritti seri

Riflessioni

Ricordi

Fiction

Introduzione

Biografia

Libri

R&S

Complessità

Letture

Diario

Memorie

Sud

Favole

Gialli

Innovare

Nucleare

Zibaldino

Scuola

21 dicembre 2006

Energia nucleare in Italia - Alcune considerazioni

L'energia nucleare come nuovo prodotto

Lo sviluppo di prodotti basati su nuove tecnologie che diano luogo a nuovi settori industriali e/o di mercato sembra essere caratterizzato da una dinamica evolutivi suddivisa in tre fasi temporali:

· una prima fase molto fluida caratterizzata da una molteplicità di attori, pubblici e privati, già operanti in campi produttivi o di mercato simili, oppure provenienti da esperienze del tutto diverse, trascinati spesso dall’entusiasmo per la novità, dalla apparente facilità di ingresso (magari anche da una certa superficialità che impedisce di vedere le difficoltà dei dettagli), e senza darsi obiettivi ben definiti, scommettendo su un rapido sviluppo in cui, per il successo, sembra contare sopratutto la creatività, la diversità dell’approccio;

· una fase intermedia durante la quale molti degli attori della prima fase si sono persi per la strada, e per quelli rimasti si sono meglio precisati obiettivi e ruoli. Le linee alternative di approccio si sono notevolmente ridotte, ma non è ancora chiaro se tutte o quali sopravvivranno alla prova del mercato;

· una terza fase di raggiunta maturità in cui le alternative di approccio progettuale si sono ridotte spesso ad una sola e solo pochi attori sopravvivono, caratterizzati magari più dalle opportunità legate alla segmentazione del mercato che da differenze basilari nel prodotto.

A titolo di esempio, basterà ricordare il caso dell’auto. In Italia all’inizio del ’900 si contavano oltre 200 aziende produttrici (spesso ex-fabbricanti di carrozze a cavalli). Il processo di riduzione a livello mondiale degli attori è stato drastico ed è grazie alla segmentazione del mercato se alcune case auto sono riuscite a sopravvivere specializzandosi su segmenti diversi.
Ancora più drastico il processo di riduzione dei costruttori nei casi in cui il mercato sia caratterizzato da pochi attori (si veda ad esempio l‘aeronautica civile).

La storia dello sviluppo dell’energia nucleare presenta aspetti peculiari dovuti, e non solo in Italia, al ruolo determinate del potere pubblico almeno nelle fasi iniziali. Tuttavia, sia pure guardando ora che molte delle turbolenze iniziali sono terminate, non è difficile anche qui rintracciare gli elementi tipici della dinamica evolutiva di un nuovo prodotto. Sembra infatti possibile distinguere chiaramente tra una fase iniziale esplorativa, seguita dall’identificazione di una soluzione progettuale considerata ottimale, che viene portata avanti realizzando dei prototipi, per arrivare alla fine allo sviluppo dell’industrializzazione vera e propria con chiara distinzione tra gli attori.

In ogni caso può essere utile usare lo schema sopra delineato per mettere in prospettiva la storia italiana dell’energia nucleare.

La prima fase copre gli anni ’50 e vede, all’inizio un solo ente, il CISE che se ne occupa. Nel CISE confluiscono prima alcune aziende elettriche e manifatturiere, poi con la creazione del CNRN, industrie a partecipazione statale. A causa forse delle ridotte disponibilità di finanziamento, il CISE definisce un obiettivo ben preciso e concentra le proprie risorse su di esso: la realizzazione interamente italiana di un reattore sperimentale ad uranio naturale ed acqua pesante.

Questa fase ha termine verso la fine del 1955 con l’apertura di un dissenso all’interno del CISE che vede soprattutto i fisici schierati a favore della decisione del CNRN di acquistare in USA un reattore di prova (il CP5) e, contemporaneamente, allargare il campo di analisi ai vari sistemi di reattori propugnati, in concorrenza tra loro, nei Paesi con avanzata esperienza nucleare, a partire dagli USA. La Conferenza di Ginevra Atoms for Peace darà luogo ad una vera propria ubriacatura. Non risulterà più così chiaro – sommersi dalle 3000 relazioni presentate alla Conferenza - quale sia la strada migliore da percorrere. Il fatto stesso che esistano tante alternative, tutte in fase preliminare di sviluppo, non solo rende difficile concentrarsi su una di esse, ma alimenta anche la speranza che si possano cogliere prima e meglio di altri le opportunità di una scelta ottimale dopo aver esplorato le varie alternative.

Entusiasmo e superficialità sono caratteristiche di questa fase, in linea del resto quello che ci si aspetterebbe dalla dinamica di evoluzione di nuovi prodotti. Nuovi attori entrano nel gioco accanto al CISE, percependo le potenzialità future, tuttavia senza essere in grado di ben definire e delimitare i propri obiettivi coerentemente con quello che dovrebbe essere il proprio ruolo futuro, ad aspettative raggiunte. Nelle nuove strutture realizzate allo scopo da enti pubblici (CNEN), industriali (FIAT, Montecatini, Agip) e società elettriche, tre motivazioni sembrano intrecciarsi:
a) non restare tagliati fuori da un nuovo campo di ricerca e innovazione tecnologica;
b) cogliere opportunità di sviluppo di nuovi prodotti per l’industria;
c) assicurare i benefici di una nuova fonte energetica.

Copiare gli USA? Il caso FIAT e Montedison

La decisione di entrare nel settore nucleare sembra presa per intuizione generale ancor prima di aver precisato scopo e programma di lavoro. La delineazione di cosa fare viene fortemente influenzata dalla imitazione di quanto altri, più avanti di noi, hanno già fatto. Un esempio importante da imitare sono i cosiddetti Laboratori Nazionali in USA. I più importanti sono dotati di un reattore considerato non tanto come prototipo di centrale, ma come macchina per compiere esperimenti avendo a disposizioni forti flussi di neutroni. La forza di questo esempio porterà il CNRN a puntare sull’acquisto del reattore CP5 da installare in un nuovo centro, ad Ispra, in cui verranno fatte confluire risorse di ricerca esistenti (in parte tolte dal CISE) e risorse nuove.

L’esempio del Laboratorio Nazionale sembra adatto ad un ente pubblico come il CNRN prima e poi il CNEN. Il CISE ha difficoltà a riconoscersi in tale ruolo e da qui la separazione dal gruppo che andrà ad Ispra.
Meno logico sembra invece che delle industrie come Fiat e Montecatini decidano, per imitazione con i Laboratori Nazionali, di mettersi assieme (SORIN) per dotarsi di un reattore da usare come sorgente di neutroni per esperienze. La decisione verrà giustificata, rispetto alla parallela realizzazione del reattore di Ispra, dicendo che mentre quest’ultimo verrà dedicato sopratutto ad esperimenti attinenti alla fisica, quello di Saluggia verrà utilizzato per esperimenti di ingegneria. Ed in effetti, per dare coerenza a questa motivazione, il reattore a piscina di Saluggia verrà modificato (rispetto a quello esistente nel Laboratorio Nazionale di Oak Ridge) dotandolo di una grossa finestra che si affaccia al reattore e nella quale si sarebbero potuti montare apparecchiature meccaniche per esaminare gli effetti delle radiazioni sul loro comportamento (ad esempio, l’effetto sulla lubrificazione nei meccanismi per barre di controllo, pompe per circolazione del refrigerante, ed altro). Che questa decisione fosse basata su una superficiale conoscenza dei veri problemi che un’industria come la FIAT - interessata a diventare un produttore di reattori nucleari - avrebbe dovuto affrontare, troverà a posteriore conferma con il fatto che detta finestra in pratica non verrà mai utilizzata per lo scopo iniziale previsto.

Nel caso FIAT non si può tuttavia parlare di incertezza nella definizione degli obiettivi che l’avevano indotta ad entrare nel settore nucleare. In effetti, in parallelo con la decisone di dotarsi di uno strumento per la sperimentazione, FIAT stava approfondendo contatti con aziende USA con cui entrare in un rapporto di licenza per ottenere le conoscenze necessarie per costruire reattori nucleari di potenza. I contatti avevano toccato varie aziende in relazione ai diversi tipi di reattori in concorrenza tra loro. Detti contatti erano facilitati dal fatto che FIAT aveva già rapporti di collaborazione e licenza in altri settori produttivi con ditte USA. La fluidità dello stato delle prospettive di applicazione industriale dell’energia nucleare era ben presente anche in USA e si presentavano come partners, altrettanto interessanti, aziende come la Westinghouse, la General Eletric e la Atomics International (del gruppo North American Aviation), che propugnavano rispettivamente, reattori ad acqua in pressione, ad acqua bollente, raffreddati a sodio.

La decisione di firmare un accordo di licenza con la Westinghouse si rivelerà a posteriori la soluzione vincente, ma fu probabilmente basata più che su una valutazione di merito del tipo di rettore, sul fatto che con la Westinghouse era già in atto un accordo di licenza nel campo delle grandi turbine a gas.

Meno chiare sembrano le motivazioni che spinsero la Montecatini ad entrare nel settore nucleare associandosi a FIAT al 50% per dar vita alla SORIN. Mentre FIAT aveva in parallelo dato vita ad una struttura interna – la Sezione Energia Nucleare – con il compito specifico di sviluppare capacità di progettazione e realizzazione di reattori nucleari (utilizzando come strumento primario la licenza Westinghouse), Montecatini mantenne solo un piccolo gruppo di ingegneri progettisti all’interno della sua unità di progettazione e gestione centrali elettriche (in effetti Montecatini era un autoproduttore di energia elettrica). Il suo obiettivo era forse solo quello più limitato di essere in grado di dotarsi come autoproduttore di centrali elettriche nucleari al momento opportuno, quando fossero più chiare soluzioni e convenienza economica. Ma è allora difficile spiegare le risorse notevoli coinvolte nella SORIN. A meno che la Montecatini pensasse di proporsi sul mercato come architect engineer per la realizzazione di centrali nucleari (ruolo che svolgeva in casa per le centrali di autoproduzione).

Copiare gli USA? Le aziende elettriche.

La confusione di obiettivi e di ruolo è forse ancora più evidente, in questa prima fase dello sviluppo dell’energia nucleare in Italia, se ci si riferisce alle aziende elettriche. Di regola, un cliente che guardi con interesse le potenzialità di un nuovo prodotto ancora in fase di sviluppo, difficilmente acquisterebbe un prototipo del prodotto stesso, attendendo che il fornitore porti a termine anche questa fase e sia in grado di fare poi offerte economicamente valide garantendo prestazioni. Nel caso specifico di grandi aziende di servizio, come le utilities, ci può essere interesse a collaborare con chi sviluppa il prodotto per accelerarne la disponibilità ed avere qualche punto di vantaggio arrivando prima di altri a disporne. Ma nel caso italiano, le aziende elettriche decisero di investire risorse proprie per centrali nucleari, il cui acquisto non poteva certo venir deciso sulla base dei costi dell’energia prodotta, trattandosi in realtà di impianti pilota. Il caso italiano si può considerare unico nel mondo. Centrali prototipo erano state realizzate sia in USA che in Inghilterra, date in gestione ad utilities, ma finanziate con forte intervento pubblico che si prendeva anche carico dei rischi relativi al fatto che si trattava di prototipi.
Perché poi puntare addirittura su tre tipi diversi? In parte ciò fu dovuto ad uno spirito di emulazione tra le diverse aziende elettriche.
In ogni caso la decisione fu troppo rapida rispetto allo stato dei vari enti sia pubblici che privati che intendevano occuparsi di sviluppare capacità di progettazione e produzione di impianti nucleari e non vi fu, o fu trascurabile, la possibilità di intervento di questi enti se non altro per apprendere. Né per Trino la FIAT, né per Garigliano la Finmeccanica (che solo dopo firmerà un accordo di licenza con General Electric e darà vita all’Ansaldo Nucleare). Solo nel caso di Latina vi fu un certo intervento dell’AGIP di collaborazione con il progettista inglese, con un gruppo di ingegneri e di fisici che poi formerà il nucleo dell’AGIP Nucleare (secondo Cesare Marchetti che partecipò con un gruppo di 50 persone, il nostro intervento riuscì a metter in luce problemi diversi legati a problemi di coefficiente di reattività non uniformi nel nocciolo).

Il CNR / CNEN

Per quanto riguarda il CNRN – poi trasformatosi nel CNEN – successivamente alla decisione di ISPRA, verrà lanciato un primo ambizioso piano quinquennale che prevedeva lo studio di ben quattro diversi tipi di reattore: reattore PRO raffreddato e refrigerato a fluido organico, reattore a metallo liquido, reattore ad acqua bollente e reattore a gas ad alta temperatura, oltre ad avvio di studi sui vari cicli di combustibile uranio plutonio ed uranio torio. Al programma parteciperanno in diversa misura gli enti nucleari formati dalla e varie industrie.

Di questo approccio farà una severa critica Mario Silvestri nel suo libro Il Costo della Menzogna pubblicato nel 1968. Silvestri sottolinea come molte delle decisioni che portarono a disperdere le risorse su troppi temi e linee di ricerca furono dovute a superficialità, se non addirittura ignoranza, con imitazione acritica di programmi di altri Paese dotati di risorse ben diverse dalle nostre. A supporto della linea alternativa che era stata alla base del programma CISE, cita il caso del Canadà che aveva concentrato tutte le sue risorse sulla linea uranio naturale-acqua pesante.

Le critiche di Silvestri, pur ben motivate, andrebbero riviste nella prospettiva a tre fasi tipiche della dinamica dello sviluppo di un settore nuovo. Qualora l’obiettivo finale di inserimento delle nostre capacità produttive nel settore della fabbricazione di impianti nucleari venisse poi raggiunto, ci si potrebbe chiedere se questo successo non sia dovuto proprio alla varietà degli approcci, magari anche alla superficialità che ha permesso di procedere con baldanza (magari scontando di puntare verso obiettivi poco realistici), sviluppando risorse umane e tecniche che poi si siano rivelate fondamentali per le fasi successive. Il fatto che l’Italia sia uscita dal settore sembrerebbe dare ragioni a Silvestri. Tuttavia altre saranno le ragioni e non la dispersione di risorse lamentata da Silvestri. D’altra parte, col senno di poi, si può notare che anche l’ approccio canadese, sostenuto dal CISE come modello da seguire, di puntare su un solo tipo di reattore non ha portato, alla fine, allo sviluppo di un’autonoma industria nucleare nazionale basata su detto tipo di reattore.

La seconda fase della nostra storia di sviluppo delle attività nucleari, attraversa tutto il decennio ’60 e vede, da una parte il consolidarsi dell’organizzazione del CNEN e, dall’altra, il tentativo da parte industriale di sviluppare occasioni per mettere a fuoco con realizzazioni concrete le opportunità sia interne che legate alle licenze acquisite con aziende USA.

Per quanto riguarda il CNEN, una prima importante spinta a meglio definire i propri compiti deriva - in contemporanea con il trasferimento di Ispra all’Euratom e la realizzazione dei laboratori della Casaccia - dalla sua strutturazione in Dipartimenti ognuno dei quali fa riferimento a specifici sottosistemi del sistema reattore. La definizione di problemi su cui concentrare risorse umane e di ricerca deriva ancora dall’ esame di quanto si fa in Paese di noi più avanti, ma questa volta focalizzandosi su oggetti più delimitati e su cui sia possibile sviluppare programmi concreti alla portata delle loro capacità. A titolo di esempio, il gruppo di elettronici si focalizzerà da una parte sui problemi della strumentazione e del controllo del reattore e dall’altra su problemi particolari legati ad interventi di manutenzione in ambiente fortemente radioattivi. Trattandosi di personale non solo giovane ed entusiasta, ma anche ben preparato, la definizione di obiettivi specifici e concreti porterà anche a successi internazionalmente riconosciuti. Si veda ad esempio il caso del MASCOT, un robot master-slave.

Il CNEN si prepara poi a sviluppare le attività istituzionali proprie, con la creazione della Divisione Sicurezza che definirà le modalità per ottenere i permessi di esercizio degli impianti nucleari. Inoltre sviluppa iniziative per realizzare attività di servizio alle centrali come l’impianto EUREX, a Saluggia, di riprocessamento elementi di combustibile.
L’attività esplorativa sui vari tipi di reattori continua pur concentrandosi sui reattori veloci per cui è previsto un impianto sperimentale sull’Appennino bolognese (successivamente l’obiettivo verrà ridotto ad un reattore prova di elementi di combustibile, il PEC). Le linee esplorate nel primo piano quinquennale verranno abbandonate salvo il progetto PRO per un reattore organico che verrà continuato con studi su contratto EURATOM che nel frattempo ha avviato il progetto ORGEL. Si ritornerà invece all’idea di reattore ad uranio naturale ed acqua pesante, capofila il CISE, che porterà poi al progetto CIRENE - reattore moderato ad acqua pesante raffreddato a nebbia - il cui prototipo dovrebbe venire realizzato nel sito della centrale del Garigliano.
Le preoccupazioni per la scelta di un ciclo ottimale del combustibile porteranno
a considerare il ciclo uranio-torio, tuttavia in collaborazione con gli USA che hanno un reattore sperimentale ad Elk River. L’accordo prevede che il CNEN realizzi un impianto di trattamento del combustibile irraggiato proveniente da Elk River. L’impianto verrà realizzato in Basilicata a Rotondella.

Si può quindi affermare che in questa fase di consolidamento il CNEN, da una parte mantiene un’attività esplorativa sia pur concentrata su un numero ridotto di linee, e, dall’altra, si prepara a svolgere sia i suoi compiti istituzionali, sia funzioni di servizio in appoggio alle future centrali nucleari.

L'avvio delle attività produttive

Per quanto riguarda le aziende, la FIAT Sezione Energia Nucleare si concentra sulle possibilità di utilizzare la licenza Westinghouse per reattori PWR. Al riguardo diventa fondamentale ottenere una prima commessa per la realizzazione di un impianto nucleare. Le aziende elettriche sono impegnate nell’avviamento e gestione delle tre centrali dimostrative e non prevedono a tempi brevi ordinativi di nuove centrali. Inoltre l’intero settore verrà nazionalizzato e l’ENEL avrà bisogno di tempo per organizzare un ente centrale di progettazione dedicato alle centrali nucleari.
Dati i rapporti FIAT con la Marina Militare (fornitura di motori Diesel marini e di siluri attraverso la Whitehead di Livorno), viene con essa concordato di avviare la progettazione di una nave di supporto logistico a propulsione nucleare. La Marina Militare sarebbe stata interessata ancor più alla realizzazione di un sommergibile atomico, ma non fu possibile avere l’accordo con il governo USA sia per la fornitura del combustibile che delle informazioni tecniche sull’impianto nucleare. Per quanto riguardava la realizzazione di una nave, il tipo di reattore rientrava nelle informazioni che la FIAT poteva ottenere attraverso la licenza Westinghouse. Sulla base di un accordo verbale, ma senza un contratto di fornitura, la FIAT decise di partire con la progettazione dettagliata e con la realizzazione delle componenti meccaniche principali e la loro sperimentazione in circuiti di prova appositi (circuiti termo-idraulici per la prova delle pompe primarie, delle valvole, dei meccanismi barre di controllo ed altro). Al progetto parteciperà anche il CNEN che realizzerà tra l’altro un esperimento critico alla Casaccia. Mentre si attendeva la decisione finale della Marina per la realizzazione della nave (nel frattempo era stato definito che si sarebbe chiamata Enrico Fermi), l’attività di progettazione e di sperimentazione portata avanti dalla FIAT permise di realizzare un accordo con la Siemens tedesca (anch’essa licenziataria Westinghouse) per partecipare alla gara per la nave nucleare tedesca Otto Hahn. La gara venne poi vinta dalla concorrente AEG licenziataria General Electric che aveva proposto un reattore ad acqua bollente.
La Marina Militare italiana rinuncerà poi al progetto di realizzare la nave. Va notato, per inciso, che nel frattempo la Marina decise di realizzare un suo centro di ricerche nucleari, il CAMEN a Livorno, dotato di reattore di prova. Le sorgenti di neutroni per sperimentazione in Italia diventeranno così tre: oltre al reattore di Ispra, nel frattempo passato all’Euratom, ed a reattore SORIN, nel Centro Casaccia del CNEN verrà realizzato il reattore TRIGA, con nocciolo omogeneo (sale di uranio disciolto in acqua).
La Sezione Energia Nucleare FIAT, che, anche grazie all’attività di progettazione e sperimentazione navale può vantare una certa competenza, partecipa in collaborazione con la Westinghouse International ad alcune gare per la fornitura di centrali nucleari in Europa senza tuttavia vincerle. Otterrà invece alcuni contratti di fornitura di componenti per centrali realizzate da altri, come la fornitura di grosse valvole primarie per la centrale ad acqua pesante di Atucha in Argentina.
Pur cercando di concentrare la propria attività per la fornitura di centrali nucleari o componenti, la Sezione Nucleare mantiene attività esplorativa su altri sistemi nucleari grazie a contratti di ricerca ottenuti sia da Euratom che da CNEN.

La situazione nelle altre aziende italiano si può così riassumere. Nel decennio ’60 entra in campo la Finmeccanica che dà vita all’Ansaldo Nucleare che firmerà un contratto di licenza per reattori BWR con la General Electric, con cui poi collaborerà per la centrale di Caorso. Sempre in campo Finmeccanica, la Breda, che è licenziataria Westinghouse in altri settori, è interessata anch’essa ad entrare in campo nucleare. Viene realizzato un accordo con FIAT di condivisione della licenza Westinghouse per i reattori PWR, con l’intesa che FIAT si occuperà del nocciolo e dei componenti meccanici (come meccanismi barre controllo e pompe primarie), mentre la Breda costruirà grossi componenti (come il recipiente in pressione ed i generatori di vapore).
Montecatini continua a mantenere una modesta attività di sorveglianza del settore energetico e dei cambiamenti che potranno coinvolger anche gli autoproduttori.
L’AGIP Nucleare non sembra essere riuscita a definire chiari obiettivi industriali, mentre mantiene un’attività di studi e ricerche, grazie alle possibilità offerte sia da contratti Euratom che CNEN. Il Ministero Partecipazioni Statali cercando di definire i ruolo delle varie aziende nel settore nucleare affiderà all’Agip Nucleare il compito di fabbricare elementi di combustibile. In realtà sarà successivamente l’Ansaldo Nucleare a realizzare a Bosco Marengo un impianto per la fabbricazione industriale di elementi di combustibili, mentre l’Agip Nucleare rappresenterà l’Italia nel consorzio EuroDiff per l’arricchimento dell’uranio con il metodo della diffusione gassosa.
La SORIN cerca anch’essa di utilizzare capacità ed attrezzature attorno al reattore sviluppando attività di ricerca per conto terzi. Avvia inoltre una linea di attività industriale nel campo della fornitura di radioisotopi prodotti nel reattore. Viene così in contatto con ambienti ospedalieri (principali clienti di radioisotopi) e da qui l’idea di sviluppare iniziative nel settore di nuovi prodotti biomedici, come le valvole cardiache in carbonio (byproducts di attività di ricerca Euratom per reattori a gas alta temperatura).

E’ a partire dalla metà degli anni ’70 che si può considerare di essere entrati nella fase di maturità dell’energia nucleare a livello mondiale. Dei vari tipi di centrali rimarranno in competizione, per un poco ancora, PWR e BWR con capifila, rispettivamente, Westinghouse e General Electric ed i loro licenziatari sia in Europa. che in Giappone. Un segnale importante in Europa sulla focalizzazione finale sul PWR la si avrà in Germania con la confluenza nella KWU (Kraft Werke Union) delle attività nucleari della AEG e della Siemens.

In Italia, dopo la realizzazione della centrale di Caorso, l’ENEL annuncerà un piano ambizioso di 20 centrali nucleari. Il piano tuttavia non verrà attuato e si darà il via solo alla centrale di Montaldo di Castro. All’inizio degli anno ’80 ENEL aggiornerà il piano elaborando specifiche unitarie PWR (PUN- Progetto Unificato Nucleare).
Per la progettazione e realizzazione di Montaldo di Castro collaboreranno Fiat, Breda ed Ansaldo (nel 1977 la Finmeccanica raggrupperà Breda, Ansaldo Nucleare e tutte le altre sue attività nucleari nel Gruppo Ansaldo).
La situazione sembrerebbe quindi matura anche in Italia per l’emergere di un sistema produttivo integrato che avrebbe poi probabilmente portato ad una più stretta integrazione, come avvenne in Francia con Framatome ed in Germania con KWU. Il processo non si è potuto sviluppare per l’interruzione di tutti i programmi nucleari italiani a fine ’87.

Fine ingloriosa della storia nucleare italiana

Difficile dire, se si fosse continuato con le realizzazioni delle centrali previste, se ciò avrebbe oggi portato ad un gruppo italiano capace di diventare uno dei capofila concorrenti a livello mondiale per la realizzazione di centrali PWR. Per diventare dei leader in qualsiasi settore è fondamentale poter essersi avvantaggiati per le prime realizzazioni di un mercato amico (captive) per consolidare le esperienze progettuali e costruttive. Ciò è tanto più vero per prodotti estremamente complessi come una centrale nucleare (o, per altri versi, un aereo di linea). In Francia, Framatome si è potuta sviluppare come leader mondiale grazie proprio al piano di realizzazione nucleari della EdF che ha funzionato come mercato fortemente captive. Ci si può chiedere se la realizzazione del piano PUN dell’ENEL avrebbe avuto un effetto analogo sull’ industria nucleare italiana. Forse avrebbe solo permesso di partecipare ad accordi europei con i francesi ed i tedeschi. La stessa KWU, che pure può vantare l’esperienza di realizzazione di una ventina di centrali, ha finito per associarsi alla Framatom (formando il gruppo AREVA) per quello che sarà definito il progetto di reattore pressurizzato europeo (EPR).

Cosa ci aspetta nel futuro? Una domanda importante è chiedersi se si sia veramente raggiunta la maturità o se non si ripartirà alla ricerca di nuove soluzioni. La cosiddetta quarta generazione sembra considerare tutta una serie di soluzioni diverse dal PWR. Non è da escludere, pertanto, che, malgrado il sostanziale fallimento del programma Fenix per una centrale europea a neutroni veloci, non ci si ritrovi poi a partire con una fase di giovinezza dell’energia nucleare basata sulla fissione, che esplori vari tipologie prima di consolidarsi su una soluzione veramente innovativa rispetto all’attuale EPR. Il GIF (Generation IV Forum) fa addirittura un elenco di sei sistemi da considerare per il 2020-2030. Sembra di essere tornati ai bei tempi del primo piano quinquennale CNRN! La cosa va guardata con attenzione, perché magari si aprono nuove finestre per un intervento italiano che risvegli le assopite competenze.