Generalmente non organizzo le mie giornate (il mio lavoro è precario: a volte devo portarlo avanti giorno e notte, in altri momenti niente, ma proprio niente), ma per fare queste pagine ho dovuto "darmi una regolata". Vivo con due gattini, Cipputi di sette anni e Fidel di un anno. Il mio sogno era quello di far parte di una famiglia patriarcale, sull'esempio di quelle che si incontravano all'inizio del Novecento nelle campagne italiane. Ne avevo letto, l'avevo vista rappresentata nei film e l'idea mi garbava. Ma mi dicono che non esistano più (né le famiglie né le campagne, per intenderci)...
Come accennato, per campare a volte lavoro (quando ce n'è, ovviamente). Mi occupo di libri, faccio parte della "manovalanza", dell'ampia schiera dei "collaboratori esterni" delle aziende editoriali: compongo testi in videoscrittura, correggo bozze e così via. Precariato, semplicemente precariato... Quando il periodo di inoccupazione permane a lungo, e mi sorprendo a pensare che "non se ne può più", mi estraneo da tutto ciò che mi circonda suonando Bach al pianoforte, con grande soddisfazione dei miei vicini di casa.
Il mio quotidiano preferito è "il manifesto"; qualche volta leggo anche "la Repubblica". Per principio, non acquisto i cosiddetti settimanali femminili, né leggo libri di collane "rosa". Sempre più raramente compro "L'Espresso". Apprezzo molto i periodici di satira politica, anche se pare siano pressocché spariti dalla circolazione.
Tra i libri che certamente hanno contribuito alla mia formazione vi sono L'idiota di Dostoevskij, I racconti di Cechov, La coscienza di Zeno di Svevo, Madame Bovary di Flaubert, Gli indifferenti di Moravia, Teorema di Pasolini, La storia di Elsa Morante, Io, Franco di Manuel Vazquez Montalbán.
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