... un po' di storia
Il 27 ottobre 1492 Cristoforo Colombo approdò sulle coste di Cuba e la battezzò Juana, dopo averla definita «la terra più bella che l'occhio umano abbia mai visto» per via della vegetazione lussureggiante, del colore del mare, delle spiagge di sabbia finissima accarezzate dall'ombra delle maestose palme. Poi arrivarono i conquistadores, capeggiati da Diego Velázquez, a sconvolgere la vita delle popolazioni indigene che abitavano l’isola: i siboneys e i tainos, privati dei loro territori, sterminati o costretti in schiavitù. La decimazione della popolazione locale, impiegata come manodopera nelle piantagioni di canna da zucchero, creò problemi agli spagnoli e questi iniziarono a deportare manodopera proveniente dall'Africa. I neri, strappati alla loro vita, ridotti a schiavi, venivano trattati brutalmente. Nei lunghi anni che seguirono Cuba fu caratterizzata da un nuovo popolo, frutto della mescolanza di sangue indio, spagnolo e africano. Si formarono classi di grandi proprietari terrieri, che si arricchivano con lo zucchero ed entrarono presto in conflitto con gli spagnoli, per motivi di interesse. Vi furono ribellioni di schiavi e lotte tra coltivatori e latifondisti. Si manifestò una tale insofferenza per la pressione coloniale spagnola che, alla fine, la scintilla scoppiò: il 10 ottobre 1868 il proprietario terriero Carlos Manuel de Céspedes liberò i suoi schiavi e dichiarò che era giunto per Cuba il momento di conquistarsi l’indipendenza. Lo stato di insurrezione, poi di guerra vera e propria, durò circa un decennio ed ebbe come risultato l'abolizione della schiavitù nel 1886. La maggior parte della popolazione viveva però in stato di estrema povertà. Scoppiò una seconda insurrezione, guidata da José Martí (oggi eroe nazionale cubano). Nel 1898 gli spagnoli, battuti, dopo quattro secoli di dominazione lasciarono definitivamente l’isola. Cuba, però, ben presto divenne una specie di colonia commerciale degli Stati Uniti. Fulgencio Batista governava l’isola, e agevolò il dilagare dei ricchi nordamericani che si appropriarono di fatto del territorio. Il 1953 vide l'entrata in scena di Fidel Castro che con centoventi giovani prese d'assalto la caserma Moncada a Santiago de Cuba nel tentativo di porre fine al governo di Batista. L'attacco fallì, i ribelli furono quasi tutti trucidati e Fidel Castro fu dapprima catturato e imprigionato, poi costretto all'esilio in Messico. Ma nel 1956 Castro tornò in patria e, dopo due anni di guerriglia in cui si distinsero anche le eroiche figure di Camilo Cienfuegos e di Ernesto Che Guevara, le truppe governative furono costrette alla resa, Batista costretto a fuggire in aereo a Santo Domingo e i ricchi statunitensi a tornare nel proprio paese. A Cuba ebbe inizio un intenso periodo di riforme volto allo smantellamento del latifondismo e allo sviluppo scientifico, culturale, medico ed educativo e, inoltre teso a dare ai cubani la garanzia di servizi sociali (per esempio con un servizio sanitario all'avanguardia), un intenso processo di alfabetizzazione, e soprattutto l'ascesa verso una situazione di benessere e progresso. Ma nel 1961 gli Stati Uniti, dopo aver già messo in atto una serie di contromisure economiche punitive, appoggiarono un tentativo di colpo di stato. Questo culminò nel fallimentare sbarco di truppe mercenarie a Playa Girón (Baia dei Porci). L'allora presidente statunitense era John Kennedy. Oggi l'economia cubana soffre ancora degli oltre trentacinque anni di blocco economico, gravoso per Cuba: i generi di prima necessità sono razionati, talvolta mancano acqua ed energia elettrica, i trasporti, resi molto efficienti dopo la Rivoluzione, oggi subiscono pesantemente la crisi energetica. Una situazione, questa di Cuba, che preoccupa molto. Tanto che all'Assemblea generale dell'Onu tutti i Paesi dell'Unione Europea hanno votato a favore della eliminazione dell'embargo. E Fidel Castro, durante il recente vertice mondiale della FAO tenutosi a Roma sulla fame nel mondo, non ha mancato di puntare il dito contro il principale affamatore del suo Paese: gli Stati Uniti. Il suo discorso ha colpito tutti. Castro è stato anche ricevuto da papa Giovanni Paolo II che ha condannato l'embargo americano e ha promesso una sua visita a Cuba.
... e le mie impressioni, più alcuni suggerimenti
Eh sì, caro visitatore di queste pagine, Cuba è un sogno. Ogni tanto mi scopro con lo sguardo perso nel vuoto a ripensarci... e ci sono stata nell'ormai lontano 1992. Ci ero andata - realizzando un antico progetto - con "lo spirito giusto", cioè quello di cercare, sia pure in un periodo breve, di capire com'era quel popolo che io (impegnata politicamente) ammiravo molto per ciò che ne sapevo "sulla carta". Sono tornata entusiasta soprattutto per alcuni aspetti che mi hanno particolarmente colpito e che "riassumo": - le persone (tutte - giovani, anziani, bambini, donne e uomini) hanno una bellezza e una innata allegria che scalda il cuore e non può che commuovere, specie se si tiene conto che dall'89 vivono un "periodo especial", cioè un aggravamento del "bloqueo" (l'embargo decretato dagli Usa). Con la trasformazione dell'Urss e dei paesi dell'Est europeo - pressocché gli unici che scambiavano le rispettive merci (con prevalenza del petrolio) con lo zucchero cubano - a Cuba è venuto a mancare proprio il petrolio, il che significa scarso carburante; ciò influisce sostanzialmente sui trasporti (auto private, ma anche mezzi pubblici) ma anche e soprattutto sull'utilizzo e la gestione delle macchine agricole (la raccolta della canna e di tutti gli altri prodotti della terra avveniva infatti ormai da tempo con mezzi meccanici che non è stato più possibile alimentare). E certamente non è stato sufficiente che i cinesi abbiamo donato qualche milione di biciclette al popolo cubano: dal 1989, niente è più come prima nell'isola (circa 12 milioni di abitanti). Oggi, i paesi che ignorano quasi totalmente il bloqueo (e quindi forniscono merci a Cuba) sono il Canada, la Spagna e, molto moderatamente, Francia e Italia. L'economia cubana, tesa al miglioramento continuo e costante delle condizioni di vita della popolazione, infatti, ha subito un colpo mortale (con particolare riferimento all'alimentazione, alla sanità, all'educazione e alla cultura - tuttora la scuola di ogni ordine e grado e l'assistenza e la ricerca in campo medico-sanitario sono al primo posto negli sforzi del governo cubano, e rendono comunque Cuba l'unica nazione dell'America Latina in cui il livello medio di vita della popolazione non ha alcun termine di confronto con gli altri paesi di quell'area, nei quali predomina una "convivenza" di pochi, ricchissimi, proprietari di industrie e di aziende agricole con ampie fasce di popolazione poverissima). Conoscendo bene tutti gli elementi di questa grave crisi, appare ancor più incredibile che, comunque, i cubani "riescano a farcela" dignitosamente e non stupisce che di tanto in tanto vi sia comunque un certo numero di loro che tenta di andarsene... (se vi fosse stata, per ipotesi assurda, una situazione del genere da noi, penso che tutti gli italiani avrebbero scelto la via dell'emigrazione, come in effetti fecero in massa tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento... Ma qui, si sa, ci hanno raccontato che c'era il "boom", "c'era il benessere" e ci hanno invitato a perdere tutti i valori a pro di un consumo, di uno spreco, dell'accettazione acritica di un livello di sfruttamento sempre più accentuati... e così ci troviamo sempre più omologati, socialmente e culturalmente - e anche questi fattori aggravano la miseria di altri popoli... Per tornare all'allegria dei cubani: si traduce in comportamenti solidali (è realmente "vissuta" da tutti la frase del "Che" che ho riportato al termine di questa pagina: "Ricordatevi che ciascuno di noi, da solo, non vale nulla"), amichevoli, cordiali, affettuosi ed espansivi che trasporta noi che viviamo in questa parte del mondo, sempre più egoista e legata ai miti della carriera, del denaro, del consumo, in un contesto totalmente diverso (io ho creduto, letteralmente, di vivere in qualcosa che assomigliasse molto a una "ricostruzione" ideale del Giardino dell'Eden di biblica memoria...). Un'altra caratteristica della popolazione cubana che colpisce gli europei (specie quelli - e ce ne sono molti, troppi- che qui da noi hanno una "istintiva", razzistica avversione per gli immigrati provenienti dai paesi africani), poi, è la gran mescolanza di popolazione di tutti i colori (compresi i discendenti di una colonia cinese installatasi nell'isola circa duecent'anni fa), che viene vissuta dai cubani in modo del tutto "normale" e naturale, a differenza di ciò che ancora ai giorni nostri avviene nei vicini, ricchi (si fa per dire, perché poi là le diseguaglianze sociali sono accentuate più che nel resto del mondo), avanzati (tecnologicamente, ma non socialmente) Estados Unidos. A proposito, parlando con i cubani non devi mai chiamare "americani" gli statunitensi, si risentono giustamente: americani sono infatti tutti i popoli che abitano quel continente, cubani compresi. - Un altro aspetto, non secondario, che certamente contribuisce ad "agevolare" il primo, è il clima, subtropicale; vi sono temperature medie, come ho già accennato, di 25 °C, con punte di 21 °C in gennaio e di 30 °C in luglio; praticamente, una eterna "primavera avanzata". Con un clima di questo tipo, è facile immaginare che cosa sia la natura, perennemente vitale, con varietà di fiori e frutti che io neppure immaginavo esistessero (il Giardino dell'Eden, appunto). Tutto è letteralmente immerso nel verde, nei fiori, nelle coltivazioni (il territorio è in grandissima parte agricolo, però, immagina che anziché un esteso campo di granturco tu ti trovi davanti a una immensa coltivazione di ananas - che si presenta anche come pianta bellissima e decorativa in sé: è il classico "spettacolo della natura", da fermarsi, stupiti, ad ammirare). Aggiungi un mare pulitissimo, trasparente, ricco di tutte le specie di pesci immaginabile, con spiagge estesissime di sabbia fine e bianca, impalpabile come farina e avrai un'idea di come potrai trovarti, per quanto riguarda questo aspetto. Nella parte di Santiago de Cuba vi sono altrettante spiagge sabbiose e qualche cala rocciosa: lì è zona di montagne, come la parte a ovest di la Habana. Occorre stare attenti al sole: io sono stata a Cuba nel mese di febbraio e dopo tre giorni, neppure passati al mare, avevo perso la mia aria da "mozzarella", ma avevo anche il naso completamente spellato. Per flora e fauna ti rimando a quanto ho già acennato sopra. Non vi sono propriamente animali pericolosi di mare e di terra: anche i coccodrilli (che non sono esattamente animali domestici) vivono solo in una parte circoscritta dell'isola; non te li trovi davanti all'improvviso, voglio dire, poiché stanno in un'ampia zona protetta e cintata. Tra giugno e settembre so, tramite l'esperienza fatta da alcuni amici, che vi sono zanzare ben pasciute, per cui in quei mesi occorre avere con sé il classico "liquido repellente", anche se nelle farmacie, anche dei piccoli centri, vi sono prodotti adatti alla difesa da questi insetti dei quali, con tutta la buona volonta', non ho mai capito l'utilita'. Ovviamente devi portare medicinali solo se sei, già qui, soggetta a una particolare terapia con un farmaco specifico: non è detto che a Cuba si riesca a trovare proprio "quel" medicinale. Se si tratta di qualche analgesico o di aspirina trovi comunque sul posto tutto cio' che occorre. Tra metà agosto e settembre so che vi sono abbondanti piogge (a volte veri e propri tornados): per le piogge, brevi e violentissime, c'è da dire che - grazie al clima sempre caldo - con la stessa rapidità con cui le strade diventano veri e propri torrentelli (specie nelle località ai piedi delle montagne, come quelle dalle parti di Santiago), altrettanto velocemente si asciugano del tutto. A Cuba il turismo è andato via via acquistando un'importanza vitale e uno sviluppo notevole poiché porta valuta e, con questa, la possibilità di rifornimenti per la popolazione. E' quindi un settore che fornisce un servizio veramente di prim'ordine. Per i turisti non vi sono problemi di alimentazione (le cose più notevoli sono pesce, verdura e frutti tropicali di varietà che mi erano totalmente sconosciute, che si trovano in abbondanza). Da qualche parte ti puoi aspettare pizze o spaghetti, ma suppongo che tu preferisca scordarteli per un bel po' per godere della cucina locale. Sulle spiagge (non organizzate, intendo con ombrelloni, sdraio ecc. ecc. - vi e' solo qualche attrezzatura messa a disposizione dagli alberghi che si affacciano su un certo tratto di mare), tutte libere, ovviamente, vi sono intraprendenti cubani che, con quei fornelletti a braci da campeggio (hai presente?) cucinano splendide aragoste e altri pesci fan-ta-sti-ci! (è tra i ricordi piu' belli che ho!, perché poi fai subito amicizia con questi improvvisati, fantasiosi e fisicamente splendidi cuochi! e dopo un po' ti ritrovi a darti reciprocamente pacche sulle spalle...) Per i cubani i problemi di alimentazione vi sono, poiché la maggior parte dei generi alimentari è razionata (è come se fossero perennemente in guerra, e in qualche modo lo sono, escludendo fortunatamente l'aspetto cruento) e questo, devo dire, è stato un aspetto che - da turista a cui non mancava niente - mi ha disturbato un po'. Ma i cubani sono i primi a rendersi conto che il turismo è una fonte principale di ricchezza e quindi ti trattano con rispetto, gentilezza, amicizia qual è difficile trovare altrove. Loro, certamente, qualche problema ce l'hanno, questo sì. Non voglio dimenticare di parlarti della musica, del ballo, delle espressioni che attraverso esse si manifestano nel popolo con significati e attinenze anche religiose: sopravvivono tradizioni del tutto pagane di origine africana che si mescolano ad altre di origine cristiana, le cui "rappresentazioni" consistono in azioni mimiche e musicali che ti lascio volentieri scoprire. Queste tradizioni sono presenti con più frequenza nella zona di Santiago che, personalmente, è quella che amo di più. Spero che anche tu apprezzerai e ammirerai questo luogo meraviglioso e i suoi splendidi abitanti! Buon viaggio! E, se ci andrai, fatti sentire, al tuo ritorno.
Ricordatevi che ciascuno
di noi,
da solo, non vale nulla.
(Ernesto Che Guevara)
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