Torre richiama torre!

La torre di Babele mi fa pensare al sapere contemporaneo che mentre innalza una vertiginosa torre di Babele delle conoscenze, allo stesso tempo effettua un'immersione ancora più vertiginosa nella crisi del fondamento della conoscenza.
In ogni modo: il sapere che la conoscenza non può essere garantita da un fondamento, non significa già aver acquisito una prima conoscenza fondamentale? E ciò non dovrebbe indurci ad abbandonare la metafora architettonica, in cui il termine "fondamento" assume un senso indispensabile, per una metafora musicale di
costruzione in movimento che trasformerebbe nel suo stesso movimento gli elementi costitutivi che la formano? E non è proprio come costruzione in movimento che potremmo considerare la scultura sociale di cui ti parlava Anita? Come si potrebbe chiamare in termini musicali questa opera di "scultura sociale"?

Ciao, Sandra.

       Cara Sandra,

si potrebbe - nuovamente - chiamare "Basso Continuo", perché quella cosa che così veniva chiamata, in musica, è nata verso la fine del Cinquecento ed è stata abbandonata intorno alla metà dell'Ottocento, ma verrebbe assai utile riutilizzarla oggi...

 

Il Basso Continuo.

 

...Spiegato in modo sintetico, ma molto elementare, il Basso Continuo è un sistema complesso di scrittura-lettura della musica, universalmente usato ed esercitato in Occidente nell'era del Barocco: da una sola linea (o voce) di Basso scritta dal compositore era necessario sviluppare "d'improvviso" (ovvero improvvisando) le altre voci necessarie alla completezza e pienezza delle armonie (formate da almeno due suoni simultanei, ma completate da non meno di tre voci: le "triadi").
Per il Basso Continuo si usavano strumenti polifonici, come il clavicembalo o l'organo, il liuto, le varie chitarre o l'arpa, sui quali un unico esecutore può realizzare contrappunti e "riempimenti armonici" del Basso; ma oltre a questi, gli strumenti melodici -come la viola da gamba, il violoncello, il fagotto- erano necessari a rendere chiaro ed espressivo l'intreccio contrappuntistico (e quindi "dialettico") delle parti di una composizione musicale.
Il Basso Continuo veniva insegnato fin dall'inizio dell'apprendimento musicale, ed era una disciplina dura, le cui regole ferree non erano destinate solo a coloro i quali avrebbero composto musica, come sarebbe poi diventato lo studio della composizione nell'Ottocento, ma a tutti coloro che avrebbero esercitato l'arte per professione o per diletto. Ciò che apprendeva una nobile signorina dell'Ottocento studiando il pianoforte, infatti, era niente più che la memorizzazione di un oggetto compiuto e finito: la composizione scelta fra quelle che gli autori avevano limitato alle capacità del dilettante, ordinandole per gradi di difficoltà e impegno. La nobile signorina del Settecento, invece, anziché memorizzare un brano, durante i suoi studi musicali aveva memorizzato una tecnica di sviluppo dei "Bassi", ovvero del "Fondamento" del brano; dunque, virtualmente, di infiniti diversi brani...

È come dire che prima dell'Ottocento non si imparava a memoria una poesia, ma si memorizzavano le tecniche di una poetica, rendendo così la poesia "finita" modello, e la poesia "eseguita" qualcosa di concepito come "variante infinita" di un oggetto sospeso al di sopra del tempo e dello spazio, ovvero dell'occasione in cui un'opera si manifesta attraverso l'esecuzione, la composizione o la fruizione.

Ciò che è importante sapere ancora, è che il lungo e difficile studio preliminare di questa tecnica (una delle ragioni per cui venne abbandonata...) consisteva soprattutto nell'esercizio a riconoscere "a colpo d'occhio" il "Basso di Fondamento" nella linea continua del "Basso Continuo", al fine di attribuirgli il giusto valore armonico, e quindi risolvere con esattezza la "rete", o la struttura matematico-geometrica che è alla base di qualsiasi composizione musicale; non è facile spiegare con semplicità questo aspetto del Basso Continuo, neppure a un clavicembalista moderno (abituato a leggere lo spartito completo e memorizzarne il contenuto...), ma forse se ne può intuire il senso, se si apprende che è necessario considerare ogni melodia proposta da una sola voce come una semplice sequenza di note, ognuna delle quali è alternativamente o fondamentale, o ausiliaria, riferendo tali caratteristiche sempre solo a un Basso di fondamento, manifesto (suonato o scritto), oppure immaginario.
Ciò a dire che è sempre il "Basso" a dare senso e direzione alla musica, anche dove esso è assente.

Con il sistema del Basso Continuo, nell'epoca del Barocco nessuna composizione poteva mai essere uguale a se stessa (neppure una Sinfonia romantica, potresti osservare... ma la musica, dall'Ottocento in poi, cambia solo nell'espressione -ovvero quella che chiamiamo "interpretazione"- oppure nelle "trascrizioni" elaborate dai compositori o "adattatori" di musica, mentre nel Barocco, come vedrai, si andava ben oltre a questo), e una stessa Sonata eseguita da virtuosi, oppure da dilettanti, cambiava radicalmente di aspetto e significato: poteva infatti adattarsi a un ampio teatro, così come all'intimità di una piccola stanza, all'ascolto di una vasta udienza, o al suonare solo per se stessi, senza bisogno di pubblico...

In conclusione, il sistema del Basso Continuo concedeva alla musica non solo una eccezionale flessibilità e molteplicità di valori, ma soprattutto rendeva l'esercizio musicale una straordinaria esercitazione dialettica, o meglio: un esercizio al pensiero dialettico. Nel Basso, insomma, è la terra, il contadino che la coltiva e la rende nobile; nel Soprano si riconosce il Principe, la guida spirituale; ma l'uno e l'altro, in quest'arte, sono sempre entità connesse e comunicanti, attraverso le perfette corrispondenze dell'armonia universale.
Così era nelle Chiese protestanti ai tempi di Bach, quando "il popolo" si riuniva a cantare, ma così era anche nelle Chiese cattoliche, con le composizioni di Palestrina o di Corelli; un po' meno ai tempi di Vivaldi, quando si destinava ai "Virtuosi" il compito di semplificare e omogeneizzare una "visione" musicale, per un pubblico ormai passivizzato.
Ecco allora come, in questo modo, una certa "scultura sociale" era praticata nel Barocco, con mezzi che se non fossero stati abbandonati per quell'esplosione di individualismo che è stata la cultura e la vita dell'Ottocento, sarebbero forse giunti a far fiorire quella democrazia che è ancora tanto separata dalla realtà sociale e spirituale d'oggi.



Ti saluto affettuosamente,

tuo Claudio.