Li-Shmor: conservare-osservare
Concerto in quattro quadri,per violoncello solo,
di Claudio Ronco, violoncellista e compositore.
Primo quadro *** Secondo quadroTerzo quadro *** Quarto quadro
Le musiche eseguite:(clicca sull'immagine dell'anziano Popper, per leggere del "quadro" relativo)
J.S. Bach, II Sarabanda in Re minore;
D. Popper, dagli Studi op.73:
Studi n.17 e 36 in Do maggiore, n.5 in La maggiore;
Auguste Franchomme, Capriccio op. 7 n. 9, in Si minore;
Alfredo Piatti, Capriccio op. 25 n. 7, in Do maggiore;
J.S. Bach, Giga dalla III Suite in Do maggiore.
J. S. Bach, III Sarabanda in Do maggiore;
D. Popper, Studio n.10 in Do minore;
J.S. Bach, V Sarabanda in Do minore;
D. Popper, Studio n.11 in Fa maggiore,
Fantasia sulla Gran Polacca da Concerto op. 8;
J. S. Bach, Minuetto I e II, Giga dalla II Suite in Re minore.
David Popper, Studio n. 34 in Fa maggiore;
J.S. Bach, Preludio della II Suite in Re minore;
D. Popper, Studi n. 15 in Sol maggiore, 20 in Sol minore,
e 22 in Sol maggiore.
C. Ronco, "Omaggio a David": improvvisazione;
D. Popper, Studio n. 29 in Fa diesis minore.Claudio Ronco suona su un violoncello di:
Antonio Cassini Alumnus Amati, Modena 1673,
della collezione Cuccodoro, Ginevra.
David Popper è nato a Praga, nel 1843, da Angelus Popper, cantore nelle due principali Sinagoghe del ghetto: la Altensynagoge e la Pinkhas.
Dotato di formidabile talento musicale, studiò con il celebre Georg Goltermann diventando, già nel 1863, uno tra i più famosi solisti di violoncello. Acclamato in tutta Europa, venne assunto quale violoncello principale nell'orchestra dell'Opera Reale di Vienna.
Nel 1872 sposò la celebre pianista Sophie Menter, figlia del violoncellista Joseph Menter e allieva prediletta di Listz, e nei successivi quattordici anni continuò la sua carriera esibendosi con i più importanti musicisti del tempo. Nell'86 divorziò dalla Menter, e si risposò con Olga Loebl, figlia di un commerciante ebreo di Praga, amico della sua famiglia. Da Olga ebbe l'unico figlio, Leo, nato nel 1887 e morto prematuramente nel 1911; Leo Popper divenne un geniale critico d'arte, e con i suoi scritti e le sue riflessioni sull'estetica influenzò profondamente il pensiero del filosofo ungherese György Lukács, suo grande amico, e per conseguenza anche di Walter Benjamin e T.W. Adorno. Nel 1886, Liszt invitò David Popper ad insegnare nella nuova Accademia musicale di Budapest, e vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1913. Non fu quindi testimone dei tragici eventi europei del nostro secolo, ma sua moglie Olga non riuscì a salvarsi dall'odio nazista, e durante l'occupazione dell'Austria venne catturata dalla Gestapo e morì in un campo di sterminio, nel '43.
David Popper non si convertì mai ad altre religioni, pur non palesando le sue origini ebraiche, e durante gli ultimi anni dell'800, quando l'ondata di odio antiebraico cominciò a invadere l'Europa, si avvalse della fama e del prestigio acquisiti nella sua posizione all'Accademia ungherese per proteggere altri musicisti più esposti di lui, come ad esempio Gustav Mahler, cacciato dai maggiori teatri dell'epoca, e altri nuovi geni anche non ebrei, ma creatori di un linguaggio musicale considerato un'offesa alla cultura, come Béla Bartók, le cui prime composizioni furono eseguite dal quartetto d'archi fondato da Popper e dal violinista Hubay.
Popper fu molto apprezzato quale compositore di musica per violoncello, e fra le sue opere maggiori vanno ricordati il Concerto per violoncello e orchestra op.72, dedicato all'altro grande virtuoso della sua epoca, il bergamasco Alfredo Piatti, il Requiem op.66 per tre violoncelli, e i 40 Studi op.73, scritti fra il 1902 e il 1905, opera fondamentale per tutti i violoncellisti del Novecento.(C.R.)
la separazione.
Vedere il suono, vedere la voce, vedere la musica di Dio. Vederla come una rete, come intreccio infinito di combinazioni, un eterno permutare segni e gesti. Oppure uscire dal ghetto... essere persone "normali", vivere la vita alla luce, in libertà di essere sul palcoscenico del mondo... sul palcoscenico il protagonista soggioga il publico, si eleva, somiglia a Dio, percepisce il senso dell'eternità... sfugge il sapore di terra umida della morte...
Vedere il suono, vedere la musica di Bach, vederla come una rete, una rete di accenti, come un intreccio infinito di significanze: Bach centro della creazione, ineffabile inizio, chiuso nel mistero del genio che rapisce l'uomo ai livelli superiori della vita: contemplare il mistero della sua origine, le infinite vite possibili... eppure rimpiangere quel ghetto, prigione dolorosa e madre insieme. Ridisegnare, allora, gli spazi dell'esistenza: un mondo nuovo, una nuova rete, un nuovo mistero da contemplare...
Alla porta del ghetto di Praga due violini e un bassetto accompagnano una canzone Yiddish, carica di pathos e nostalgia. A pochi passi di distanza, vicino a quell'orologio che con lettere ebraiche segna le ore all'inverso, c'è una chiesa gotica dalle alte finestrate, da cui si sente uscire come un soffio di vento il canto di un coro. Quella è la porta che osserva il giovane David: è là che comincia il suo viaggio nel mondo.
la leggerezza.
David vive il suo tempo: la musica è un bisogno fra gli uomini di quell'epoca: serve a farli sognare il volo, la leggerezza del volo. La sua musica ne cerca il senso, nell'incanto della libertà che può donargli il suo talento di virtuoso. Egli ascolta, studia, ammira la musica e l'arte di due dei suoi maggiori rivali: i violoncellisti Alfredo Piatti e Auguste Franchomme: la nobiltà e dignità classica del primo, l'eleganza raffinata del secondo. Di entrambi s'appropria della tecnica straordinaria, per spingerla ai confini dell'impossibile, dove la ragione deve tacere, e lasciare che il corpo sia guidato solo più dallo spirito e dall'istinto.il sogno, il viaggio.
David attraversa l'oceano, incontra l'America. Il viaggio in nave era molto lungo, e lui ingannava il tempo divertendo i bambini della terza classe con fantasiosi giochi di prestigio: riusciva a far comparire e riapparire oggetti, estraeva fazzoletti e monetine da ogni cosa; in prima classe tutti ne parlavano con divertito entusiasmo.
Giunto a New York, presto viene raggiunto dalla prima favolosa offerta in denaro per una sua serata. David si reca alla casa del ricco committente con un servitore appresso, caricato della pesante cassa col suo violoncello. Il padrone di casa lo accoglie esultante, indicando agli ospiti "il grande Popper!"; poi lo prende in parte, e gli sussurra: "in quella cassa, mi dica, cosa ci ha portato?" "Il mio violoncello!" risponde stupito. "Un... violoncello? Oh, splendido! È un altro di quei suoi fantastici trucchi?".
Così, per tutta quella serata, David non suona, ma estrae dal suo violoncello fazzoletti simili a uccellini colorati, a fantasmi leggeri, a sfuggenti guizzi di luce.
il ritorno.
Suonare la musica dell'uomo o quella di Dio? Bach invita a togliersi dal dubbio: fa cantare in coro le voci della gente semplice, e con le sue composizioni si indaga l'ineffabile, se ne coglie la preziosa trasparenza. Attraverso Bach, David vede l'uomo in un luogo di mezzo, in una nebbia, una caligine leggera dove le cose sembrano fluttuare al di là del tempo, o in un tempo sospeso, dove tutto cessa di servire le sue funzioni, tutto attende...
Il Sabato, il riposo, scendono infine a benedire la sua fronte, con tutte le voci del violoncello, ormai non più suo, non più solo dell'uomo: voce di angeli e demoni, forse epopea, o leggenda, ora divenuta scuola, disciplina, tradizione.
© Claudio Ronco 1999. Tutti i diritti riservati
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