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Equilibrio

Se ascolti con attenzione la musica di successo dei nostri giorni, ti accorgerai che tutto è ridotto a un mero "linguaggio del corpo", che si esprime nel "tocco del pianista" oppure nel "timbro inimitabile della voce del cantante", non importa se "classico" o "commerciale". La riconoscibilità di queste espressioni è di gran lunga maggiore di quella del puro pensiero musicale e della sua intrinseca complessità, sicché l'omologazione dei generi e dei "moduli espressivi" a un genere di ascolto superficiale e "corporeo" avviene inavvertitamente, proprio sotto il velo di quell'azione che si continua a chiamare "interpretazione", benché sia ridotta a essere nulla più di una mera "appropriazione" di qualcosa che abbiamo ereditato dal passato in modo parassitario. Siamo una società cannibale, di uomini-parassiti del pianeta, che ha perso la memoria ed è resa miope proprio da questa mancanza.
L'arte degli antichi era attenta a dare il giusto equilibrio all'espressione del sentimento, tra quel che si considerava essere frutto dell'individualità e ciò che è (o si crede) universale.

C.R.

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©claudioronco2006