non
facies tibi sculptile neque omnem similitudinem quae est in caelo
desuper et quae in terra deorsum nec eorum quae sunt in aquis sub
terra non
facies tibi sculptile neque omnem similitudinem quae est in caelo
desuper et quae in terra deorsum nec eorum quae sunt in aquis sub
terra non
facies tibi sculptile neque omnem similitudinem quae est in caelo
desuper et quae in terra deorsum nec eorum quae sunt in aquis sub
terra non
facies tibi sculptile neque omnem similitudinem quae est in caelo
desuper et quae in terra deorsum nec eorum quae sunt in aquis sub
terra non
facies tibi sculptile neque omnem similitudinem quae est in caelo
desuper et quae in terra deorsum nec eorum quae sunt in aquis sub
terra
TU
NON FARAI ALCUNA IMMAGINE SCOLPITA, NULLA CHE SOMIGLI A CIÒ
CHE È IN ALTO NEI CIELI O IN BASSO NEL MONDO TERRENO, O NELLE
ACQUE, O SOTTO LA TERRA
Esodo
20:4
TEMUNAH:
IMMAGINE, FIGURA, RAPPRESENTAZIONE
Ci
si fa "un'immagine" delle cose, di tutte le cose.
E allo stesso modo ci si fa "un'immagine" delle persone,
o dei popoli che vivono e abitano la terra. Quando nel 1933 il compositore
Arnold Schönberg riscoprì la sua origine ebraica a causa
delle lezzi razziali proclamate in Germania dal nazismo (la famiglia
di Schönberg si era convertita al Cristianesimo prima della sua
nascita), Arnold scrisse una delle sue opere più importanti:
"Moses und Aaron", per ricordare al mondo come la
semplice, confortevole banalità dell'attribuire a un uomo o
a un intero popolo caratteristiche assolute, o del "costruire
un'immagine" positiva o negativa di un popolo, conducesse a un
potere formidabile sull'umanità, ma terribile e mostruoso,
poiché fondato sulla follìa, sull'ignoranza e sull'odio.
Era evidente, in quegli anni, come l'odiare altri uomini poiché
"visti come inferiori" somigliasse profondamente e tragicamente
alla scelta del popolo d'Israele nel deserto, quando scelse di fabbricarsi
un idolo da adorare, piuttosto che pregare un Dio "invisibile"
e impossibile da descrivere con immagini, parole o suoni...
Gli
ufficiali nazisti nei campi di sterminio ordinavano ai loro sottoposti
di riferirsi agli ebrei internati non come a degli esseri umani, ma
usando la parola "Figuren", come fossero, appunto,
"figure", "immagini", cose inanimate, senza vita
e senz'anima, destinati solo ad essere funzionali alla loro mostruosa
convinzione di "superiorità razziale". Il "vitello
d'oro" della società nazista era esattamente questo: una
identificazione perversa e forzata nell'immagine di un "popolo
ariano", costruita con semplicismo, ignoranza, disprezzo di ogni
severità e rigore culturale. Solo perché così,
in termini di semplicità e facile comprensibilità, il
loro messaggio arrivava velocemente ed efficacemente a tutti, conquistando
il mondo...
L'esserci
liberati del nazismo e del fascismo con la seconda guerra mondiale
non ha affatto liberato il mondo dal dominio, dalla "dittatura"
dell'immagine. Anzi, lo sviluppo di quelle tecnologie mass-mediali
che nuove a quei tempi fecero la fortuna delle dittature
del Novecento (senza la radio, appena inventata, nessuna propaganda
politica avrebbe avuto gli esiti raggiunti nella Germania degli anni
'30), ha reso sempre più sottile e pericolosa la diffusione
delle informazioni e della cultura attraverso il veicolo più
efficace, universale e veloce: l'immagine, appunto. E immediatamente
dopo la liberazione dai Lager nazisti, quei fatti vengono chiamati
col nome di "Olocausto", legando all'immagine di
un sacrificio nel fuoco alle divinità che presiedono alla vita
e alla morte, quasi "capri espiatori"
bruciati nel Tempio, "profumo grato a Dio", come
si canta nei Salmi, tragedia che si ricongiunge segretamente al suo
antico etimo greco:
TRAGEDIA:
TRAGOS-OIDA
= CANTO, LAMENTAZIONE DEL CAPRONE...
Sì,
perché un'immagine può essere "fatta" anche
di parole, ma soprattutto può essere chiusa dentro a un nome,
rendendolo potente: il nome di Gesù, ad esempio, o quello
di "ebreo"...
Per questa ragione il nome di Dio, per l'ebreo che osserva la Torah
e il suo comandamento, è "impronunziabile". È
impronunziabile perché il suono delle vocali che devono accompagnare
le quattro consonanti ebraiche mute che compongono quel nome, "Yod,
He, Vav, He", non potremo che udirlo dalla voce divina del
Messia, in quanto nessun altro al mondo lo conosce. E il Messia è
qualcosa che non può essere ridotto in un semplice concetto,
o ancor meno a una chiara e comprensibile immagine per l'uomo semplice,
per "il volgo", per il "povero di spirito"...
Il
Messia, insegnano i maestri ebrei, è nel tempo della Pace,
quando ogni essere umano sulla terra avrà raggiunto l'unità
e la conoscenza della luce divina. Nessuno potrà esser lasciato
indietro: il Messia resterà imprigionato in ogni "essere
inferiore", finché non risalirà alla luce anch'esso.
A quel momento, dicono i maestri, «ogni essere sulla terra sarà
un ivrì, un ebreo, come nostro padre Abramo, Avraham
Avinu». E il mondo intero, allora, sarà "l'immagine
visibile di Dio Onnipotente e Creatore". Non prima.
Ecco
perché, nella lezione cabbalistica medioevale di Itzach Luria,
si insegna che la luce divina raccolta nei dieci "vasi"
che formavano il corpo dell'Adamo primordiale, quando andò
dispersa nella prima deflagrazione che causò il "caos",
o il "big bang" iniziale, restò tuttavia in
tracce minime, come incollata ai cocci di quei vasi spezzati, che
affondavano profondamente nelle oscurità abissali del caos.
Quel residuo, simile spiega Luria all'olio che resta sulla
superfice dei cocci della bottiglia che lo conserva, «imprigiona
l'anima del Messia». Al saggio, al sapiente e all'essere di
buona volontà, quindi, è dato di non cercare il divino
nelle cose che stanno in alto nei cieli, o nelle segrete profondità
della terra, ma nel profondo e occulto "abisso" "chaos",
in greco dell'anima di ogni essere vivente, dove giace e sedimenta
il frammento originario del nostro corpo materiale, imprigionando
la luce della speranza per il mondo a venire.
"Farsi
un'immagine degli ebrei" ha storicamente permesso e autorizzato
i fatti che vengono ricordati col nome di Olocausto, e che
il "popolo ebraico" ha chiamato e chiesto al mondo
di chiamarecon la parola Shoah: "annientamento".
Farsi un'immagine del benessere, oggi, con uno stipendio sicuro e
una pensione assicurata, protetti da una società capace di
offrire assistenza medica, casa, sussistenza sana e controllata, protezione
dal crimine e dalla violenza dell'uomo o della natura, di fronte alla
complessità dei problemi della terra può facilmente
generare convinzioni e scelte pericolose, iniziare nuovi e mostruosi
percorsi di divisione e guerra fra popoli. Questa, io credo, è
una delle meditazioni più importanti, per l'uomo dell'era della
"realtà virtuale".
Claudio.