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Dicembre 2000

Anno 1

numero 2 

 

   
   

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Editoriale 

Storace e la Storia

di Giovanna Mezzatesta

 

Onorevole Storace ci consenta... come direbbe l'esponente piu' celebre del suo fronte politico... Si occupi, se crede, di politica, ma la storia la lasci agli storici e, ci permetta, anche agli insegnanti!

La  storia va riscritta e bisogna cominciare dai testi scolastici. Lo ha stabilito il consiglio regionale del Lazio, a fresca maggioranza polista, che, su proposta del capogruppo di An, ha bocciato molti dei libri di testo e istituito una commissione di esperti che allontani i giovani dall'influsso demoniaco della "storiografia marxista". La censura della Regione presieduta da Storace, non si abbatte su tutta la storia e le storie contenute nei testi incriminati. Riguardo a Napoleone o alle cinque giornate di Milano, per esempio, ci si può mettere ancora d'accordo. La bocciatura tocca, guarda caso, lo svolgimento della seconda guerra mondiale, il fascismo, il nazismo, Salò e la Resistenza.

Testi come quello del Camera-Fabietti - On. Storace, chiediamo umilmente venia, ancora in adozione nella nostra scuola anche se nel biennio con una storia antica su cui i suoi strali non si sono ancora abbattuti -, a detta degli esponenti di AN, "alimentano uno scontro generazionale che dura da troppi anni e impedisce la ricostruzione di un'identità nazionale comune a tutti i cittadini e l'affermazione di un'autentica pacificazione". Gli stessi autori dei testi, non possono essere considerati al di sopra delle parti. Hanno ammesso, perfino con un certo orgoglio, d' aver partecipato alla guerra partigiana. Non bastasse, entrambi dalla stessa parte. Invece che uno coi rossi e l'altro con i parà di Salò, come forse vorrebbe la par condicio scolastica di An.

Qualcuno ha riso, "Storace si crede Starace". Ma sul serio il clima culturale del Paese è molto cambiato. Dopo il processo al comunismo post mortem, è venuto il processo sommario e un po' somaro agli azionisti di Giustizia e Libertà, con scomunica finale a Bobbio e Galante Garrone, quindi la requisitoria all'imperante egemonia culturale della sinistra (con metà dei media e dell'editoria in mano a Berlusconi e l'Unità fallita), infine l'inevitabile condanna della storia scritta dalla parte della Resistenza, sulla quale è fondata ancora la democrazia italiana.

Nell'attesa di rivedere il conflitto fra partigiani e nazifascisti con la consulenza di Priebke, sarebbe allora il caso di rileggere prima la storia dell'ultimo decennio. Perché come insegna il Grande Fratello di Orwell, non quello di Mediaset (precisiamo per l'On. Storace), riscrivere la storia è sempre un modo di agire sul presente e sul futuro.

Gli ex camerati di An che a Torino hanno rifiutato un'onorificenza al novantenne Bobbio e a Roma vorrebbero mandare al rogo il glorioso Camera-Fabietti, dicano chiaramente qual è l'obiettivo finale del gioco, senza nascondersi dietro la retorica dello "scontro generazionale" e della "pacificazione". Vogliono che nei testi di storia le Ss di Salò siano equiparate ai partigiani, il fascismo all'anti-fascismo?

Ma allora, anziché proibire un manuale di storia, cari ragazzi e meno cari adulti che vi manovrano, vi tocca mandare al rogo la Costituzione, che alla voce fascismo, non è affatto "obiettiva".

 


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