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Dicembre 2000

Anno 1

numero 2 

 

   
   

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Inchieste

Rialzo del prezzo del petrolio

        Ricerca elaborata dalla classe quarta A geometri    

            Progetto Cinque

1-Individuazione del problema

2-Cause che hanno portato a questa situazione

3-Che cos’è l’ Opec

4-Ci sono state altre crisi petrolifere in passato

5-Com’è variato il prezzo del greggio negli ultimi 10 anni

6-Conseguenze del rialzo del prezzo del petrolio

7-Come risolvere il problema.                                  (**)

 

(**) Nota bene – Il lavoro seguente è stato effettuato in ottobre. Da allora si è verificata una novità importante: l’inversione del trend dei prezzi del petrolio. Per la prima volta da quasi due anni le quotazioni hanno cominciato a scendere dopo l’annuncio dei Paesi produttori che hanno ritoccato all’insù le quantità di greggio estratte e commercializzate. Ora le previsioni della maggior parte degli esperti sono che da primavera anche i prezzi della benzina e dei prodotti petroliferi cominceranno a scendere. Sempre che non si verifichino altre novità. Proprio nei giorni scorsi, per esempio, si è creata una spaccatura in seno all’Opec, l’organizzazione dei Paesi produttori. Da una parte venezuelani e iracheni, che hanno dichiarato l’intenzione di tagliare le quantità prodotte per fare risalire i prezzi. Dall’altra i sauditi che hanno preso tempo rifiutandosi di farlo. Vedremo chi la spunterà.

 

1-         Individuazione del problema.

Il prezzo della benzina continua a salire e questo fatto rischia rendere ingovernabile la corsa dei prezzi, cioè provoca inflazione. Il mercato del greggio si trova  al centro di un paradosso inquietante. Da un lato la crescita verticale dei prezzi è stata innescata dalla robusta ripresa economica che, dagli Stati Uniti all’Asia fino all’Europa, ha fatto esplodere la domanda di prodotti energetici. Dall’altro, a questi livelli di prezzi, il petrolio rischia di frenare la stessa crescita economica. In particolare, per evitare l’inflazione, i Paesi devono tenere alti i tassi d’interessi. Questo significa che il denaro costa più caro, penalizzando così il sistema delle imprese. Meno impresa significa meno sviluppo e, dunque, meno occupazione (oltre che meno consumi).

 

Come si arriva al prezzo della benzina e, più in generale, dei combustibili?

I passaggi che ci sono dall’estrazione del petrolio alla benzina finale sono numerosi e concorrono a formare il costo finale del prodotto.

Il costo di estrazione del greggio da un pozzo è di circa 2 dollari a barile (un barile equivale a 154 litri). Il costo al litro, dunque, è di 28,5 lire.  La quotazione di mercato, cioè quello che percepisce il Paese produttore, di questi tempi è attorno alle 471 lire al litro.

Il costo di trasporto si aggira intorno alle 21 lire al litro.

Al momento di entrare in raffineria, un litro di greggio costa quindi 492 lire. Dopo la raffinazione il prezzo sale a 586 lire al litro, con un costo di raffinazione di 94 lire.

Per arrivare al prezzo industriale dichiarato dalle compagnie, 799 lire, si aggiungono i costi di distribuzione, gli oneri finanziari, le spese di manutenzione e gli ammortamenti, per 119 lire più 94 lire che è il margine del gestore.

Il fisco italiano usa una mano pesante: l’imposta che viene fatta si aggira intorno alle 1369 lire per ogni litro di benzina verde (63% sul prezzo finale).

 

Costo di estrazione

+

Profitto paese produttore

 

 

471 £/l

 

 

22%

 

Trasporto

 

21 £/l

 

1%

 

Raffineria

 

94 £/l

 

4%

 

Distribuzione

 

213 £/l

 

10%

 

Imposta fisco

 

1369 £/l

 

63%

 

Prezzo finale

 

2168 £/l

 

100%

Mettendo in parallelo il pieno di carburante di un auto di piccola cilindrata come la Fiat Punto, il prezzo è rincarato di 12000 lire; per quello di una grossa macchina come la Mercedes SL 280, il prezzo del pieno è di 20000 lire in più.

 

2- Cause che hanno portato a questa situazione.

Le cause che hanno portato all’aumento del prezzo del greggio sono le seguenti.

-          L’aumento della domanda, da parte dei Paesi industrializzati vecchi e di nuova costituzione, in larga parte dipendenti dall’importazione, con relativa diminuzione delle scorte. Gli Usa importano circa il 60% del greggio che usano, mentre l’Europa il 58%.


- Il crollo dell’Euro che, di conseguenza, comporta un maggior costo del barile di petrolio dovendolo pagare in dollari.

- L’aumento del carico fiscale sui prodotti derivati dal petrolio.

La tensione sui prezzi del greggio non si allenta.

Il costo del greggio ha toccato un nuovo massimo da dieci anni a questa parte arrivando a superare 35 dollari al barile a New York e il «Light Crude» americano rimane, anche in Asia, a livelli record.

Anche in Europa si attende la conferma di un trend al rialzo delle quotazioni del Brent attestandosi intorno a 33 dollari, 15 centesimi in più rispetto all’ultima chiusura.

Gli effetti dell’annuncio dell’aumento produttivo dell’Opec sono subito svaniti perché l’aumento era troppo limitato.

 L’Opec, d’altra parte, ritiene di non aumentare ancora la produzione di greggio oltre agli 800 mila barili in più al giorno decisi nelle settimane scorse. E per non mettere in pericolo l’economia mondiale ha invitato i governi dei paesi importatori a ridurre il carico fiscale sui prodotti derivati dal petrolio.

 

3- Cos’è l’Opec.

L’Opec è l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio.

L’Opec fu creata a Bagdad nel 1960, per iniziativa di Arabia Saudita, Iraq, Iran, Venezuela, Kuwait con lo scopo di coordinare e unificare le politiche petrolifere degli stati membri, salvaguardare gli interessi comuni, favorire la stabilizzazione dei prezzi. Successivamente si associarono all’Opec anche Algeria, Gabon, Indonesia, Libia, Nigeria, Qatar, Emirati Arabi Uniti.

L’organizzazione dei paesi esportatori ha una posizione fondamentale nel mercato internazionale del petrolio. La trattativa instaurata con le compagnie petrolifere, è quasi sempre stata a favore dei Paesi aderenti all’Opec, fino a consentire loro di imporre un aumento del prezzo del petrolio, che quadruplicò nel corso del 1973 (primo shock petrolifero). Tale aumento ebbe riflessi negativi immediati sulle bilance dei pagamenti dei paesi più  industrializzati. La seconda crisi petrolifera (1979) ebbe proporzioni ancora maggiori ( il prezzo per barile giunse fino a 10 volte il valore registrato nel periodo precedente il 1973). Nei primi anni 80 la produzione dei paesi Opec cominciò a diminuire, contemporaneamente al calo della domanda, per effetto della diversa politica energetica adottata dai Paesi industrializzati. Il prezzo del greggio cominciò a scendere fino a condurre l’Opec alla scelta di abbandonare i prezzi fissi.

 

4- Ci sono state altre crisi petrolifere in passato.

1973 - Prima crisi petrolifera innescata dal conflitto tra Egitto e Israele (guerra del Kippur) e seguita dall’embargo dei paesi esportatori di greggio nei confronti dei paesi alleati di Israele. La trattativa instaurata con le compagnie petrolifere volse rapidamente a favore dei Paesi aderenti all’Opec, fino a consentire loro di imporre un aumento del prezzo del petrolio, che quadruplicò .

1979 - Seconda crisi petrolifera innescata dalla rivoluzione iraniana seguita dalla guerra Iran-Iraq. Il prezzo per barile giunse fino a dieci volte il valore registrato nel periodo precedente il 1973.

1986 - Shock petrolifero a seguito dell’abbandono da parte dell’ Arabia Saudita del sistema dei prezzi fissi. L’Arabia Saudita passa così a decidere liberamente il suo livello di produzione privilegiando una politica di difesa delle quote di mercato rispetto a quella precedentemente adottata di difesa dei prezzi.

1990 - Crisi del Golfo iniziata nell’ agosto del 1990 con

l’ invasione del Kuwait da parte dell’Iraq e conclusa nei primi mesi del 1991 con la sconfitta militare dell’Iraq da parte dell’esercito di coalizione patrocinato dall’ONU.

 

5- Com’è variato il prezzo del greggio negli ultimi anni.

 

Il costo del greggio degli ultimi anni è stato molto più basso di quello attuale: un barile di petrolio costava in media attorno ai 20 dollari contro i 28-35 di oggi. Due anni fa il prezzo ha toccato i 10 dollari al barile e il prezzo dei carburanti è conseguentemente sceso, per motivi opposti a quelli odierni. Il prezzo del petrolio negli anni passati è sceso per la riduzione della domanda da parte dei Paesi industrializzati a causa del risparmio dell’energia nell’industria, dell’utilizzo di fonti energetiche alternative, dell’aumento della produzione di greggio.

 

6- Conseguenze del rialzo del prezzo del petrolio.

L’aumento del prezzo del petrolio ha molte conseguenze.

Una conseguenza diretta è la diminuzione del Pil (Prodotto interno lordo), che peraltro è in aumento in tutti i Paesi d’Europa dopo la crisi degli anni scorsi. L’aumento del costo dei combustibili fa inevitabilmente lievitare i costi di produzione per cui diminuiscono gli utili e le imprese producono meno. Sembra accertato che un aumento di prezzo di 10 dollari al barile provochi una contrazione dello 0,2% del Pil.

Il caro petrolio peserà sul portafoglio delle famiglie per 6.120 miliardi di lire, tra ottobre e gennaio. C’è stato infatti, oltre all’aumento dei costi per il trasporto,  un aumento delle tariffe di luce, gas e metano.

Come risposta immediata ci sono state numerose proteste dei camionisti in Italia, Francia e Spagna che ha indotto un blocco dei depositi di petrolio delle raffinerie che provoca molte difficoltà e il razionamento del carburante.

 

7. Come risolvere il problema.

Non esiste un solo rimedio ma tante ricette, che si diversificano a secondo di chi le da e in che posizione si trova rispetto al problema.

A nostro parere alcuni interventi positivi potrebbero essere i seguenti:

- ricerca di energie alternative, possibilmente più pulite e a minore prezzo anche per la natura

-aumento dei trasporti pubblici e comunque di massa che portino minor consumo

-aumento della produzione del greggio, da parte dei paesi produttori,

-una politica di aiuto e rafforzamento dell’euro in modo da non dover subire continue perdite verso la moneta statunitense, infatti il greggio viene pagato in dollari il cui valore aumenta diminuendo l’euro. Un’altra possibilità sarebbe spingere i paesi produttori a farsi pagare il petrolio in euro anziché in dollari, come ha deciso di fare l’Irak. Scelta che però significherebbe per l’Europa mettersi in competizione con gli Stati Uniti.

 


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