1-Individuazione
del problema
2-Cause
che hanno portato a questa situazione
3-Che
cos’è l’ Opec
4-Ci
sono state altre crisi petrolifere in passato
5-Com’è
variato il prezzo del greggio negli ultimi 10 anni
6-Conseguenze
del rialzo del prezzo del petrolio
7-Come
risolvere il problema.
(**)
(**)
Nota
bene – Il lavoro seguente è stato effettuato in ottobre. Da
allora si è verificata una novità importante: l’inversione
del trend dei prezzi del petrolio. Per la prima volta da quasi
due anni le quotazioni hanno cominciato a scendere dopo
l’annuncio dei Paesi produttori che hanno ritoccato
all’insù le quantità di greggio estratte e
commercializzate. Ora le previsioni della maggior parte degli
esperti sono che da primavera anche i prezzi della benzina e
dei prodotti petroliferi cominceranno a scendere. Sempre che
non si verifichino altre novità. Proprio nei giorni scorsi,
per esempio, si è creata una spaccatura in seno all’Opec,
l’organizzazione dei Paesi produttori. Da una parte
venezuelani e iracheni, che hanno dichiarato l’intenzione di
tagliare le quantità prodotte per fare risalire i prezzi.
Dall’altra i sauditi che hanno preso tempo rifiutandosi di
farlo. Vedremo chi la spunterà.
1-
Individuazione del problema.
Il
prezzo della benzina continua a salire e questo fatto rischia
rendere ingovernabile la corsa dei prezzi, cioè provoca
inflazione. Il mercato del greggio si trova
al centro di un paradosso inquietante. Da un lato la
crescita verticale dei prezzi è stata innescata dalla robusta
ripresa economica che, dagli Stati Uniti all’Asia fino
all’Europa, ha fatto esplodere la domanda di prodotti
energetici. Dall’altro, a questi livelli di prezzi, il
petrolio rischia di frenare la stessa crescita economica. In
particolare, per evitare l’inflazione, i Paesi devono tenere
alti i tassi d’interessi. Questo significa che il denaro
costa più caro, penalizzando così il sistema delle imprese.
Meno impresa significa meno sviluppo e, dunque, meno
occupazione (oltre che meno consumi).
Come
si arriva al prezzo della benzina e, più in generale, dei
combustibili?
I
passaggi che ci sono dall’estrazione del petrolio alla
benzina finale sono numerosi e concorrono a formare il costo
finale del prodotto.
Il
costo di estrazione del greggio da un pozzo è di circa 2
dollari a barile (un barile equivale a 154 litri). Il costo al
litro, dunque, è di 28,5 lire. La quotazione di mercato, cioè quello che percepisce il
Paese produttore, di questi tempi è attorno alle 471 lire al
litro.
Il
costo di trasporto si aggira intorno alle 21 lire al litro.
Al
momento di entrare in raffineria, un litro di greggio costa
quindi 492 lire. Dopo la raffinazione il prezzo sale a 586
lire al litro, con un costo di raffinazione di 94 lire.
Per
arrivare al prezzo industriale dichiarato dalle compagnie, 799
lire, si aggiungono i costi di distribuzione, gli oneri
finanziari, le spese di manutenzione e gli ammortamenti, per
119 lire più 94 lire che è il margine del gestore.
Il
fisco italiano usa una mano pesante: l’imposta che viene
fatta si aggira intorno alle 1369 lire per ogni litro di
benzina verde (63% sul prezzo finale).
Costo
di estrazione
+
Profitto
paese produttore
|
471
£/l
|
22%
|
Trasporto
|
21
£/l
|
1%
|
Raffineria
|
94
£/l
|
4%
|
Distribuzione
|
213
£/l
|
10%
|
Imposta
fisco
|
1369
£/l
|
63%
|
Prezzo
finale
|
2168
£/l
|
100%
|
Mettendo
in parallelo il pieno di carburante di un auto di piccola
cilindrata come la Fiat Punto, il prezzo è rincarato di 12000
lire; per quello di una grossa macchina come la Mercedes SL
280, il prezzo del pieno è di 20000 lire in più.
2-
Cause che hanno portato a questa situazione.
Le
cause che hanno portato all’aumento del prezzo del greggio
sono le seguenti.
-
L’aumento della domanda, da parte dei Paesi
industrializzati vecchi e di nuova costituzione, in larga
parte dipendenti dall’importazione, con relativa diminuzione
delle scorte. Gli Usa importano circa il 60% del greggio che
usano, mentre l’Europa il 58%.
-
Il crollo dell’Euro che, di conseguenza, comporta un maggior
costo del barile di petrolio dovendolo pagare in dollari.
-
L’aumento del carico fiscale sui prodotti derivati dal
petrolio.
La
tensione sui prezzi del greggio non si allenta.
Il
costo del greggio ha toccato un nuovo massimo da dieci anni a
questa parte arrivando a superare 35 dollari al barile a New
York e il «Light Crude» americano rimane, anche in Asia, a
livelli record.
Anche
in Europa si attende la conferma di un trend al rialzo delle
quotazioni del Brent attestandosi intorno a 33 dollari, 15
centesimi in più rispetto all’ultima chiusura.
Gli
effetti dell’annuncio dell’aumento produttivo dell’Opec
sono subito svaniti perché l’aumento era troppo limitato.
L’Opec,
d’altra parte, ritiene di non aumentare ancora la produzione
di greggio oltre agli 800 mila barili in più al giorno decisi
nelle settimane scorse. E per non mettere in pericolo
l’economia mondiale ha invitato i governi dei paesi
importatori a ridurre il carico fiscale sui prodotti derivati
dal petrolio.
3-
Cos’è l’Opec.
L’Opec
è l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio.
L’Opec
fu creata a Bagdad nel 1960, per iniziativa di Arabia Saudita,
Iraq, Iran, Venezuela, Kuwait con lo scopo di coordinare e
unificare le politiche petrolifere degli stati membri,
salvaguardare gli interessi comuni, favorire la
stabilizzazione dei prezzi. Successivamente si associarono
all’Opec anche Algeria, Gabon, Indonesia, Libia, Nigeria,
Qatar, Emirati Arabi Uniti.
L’organizzazione
dei paesi esportatori ha una posizione fondamentale nel
mercato internazionale del petrolio. La trattativa instaurata
con le compagnie petrolifere, è quasi sempre stata a favore
dei Paesi aderenti all’Opec, fino a consentire loro di
imporre un aumento del prezzo del petrolio, che quadruplicò
nel corso del 1973 (primo shock petrolifero). Tale aumento
ebbe riflessi negativi immediati sulle bilance dei pagamenti
dei paesi più industrializzati.
La seconda crisi petrolifera (1979) ebbe proporzioni ancora
maggiori ( il prezzo per barile giunse fino a 10 volte il
valore registrato nel periodo precedente il 1973). Nei primi
anni 80 la produzione dei paesi Opec cominciò a diminuire,
contemporaneamente al calo della domanda, per effetto della
diversa politica energetica adottata dai Paesi
industrializzati. Il prezzo del greggio cominciò a scendere
fino a condurre l’Opec alla scelta di abbandonare i prezzi
fissi.
4-
Ci sono state altre crisi petrolifere in passato.
1973
- Prima crisi petrolifera innescata dal conflitto tra Egitto e
Israele (guerra del Kippur) e seguita dall’embargo dei paesi
esportatori di greggio nei confronti dei paesi alleati di
Israele. La trattativa instaurata con le compagnie petrolifere
volse rapidamente a favore dei Paesi aderenti all’Opec, fino
a consentire loro di imporre un aumento del prezzo del
petrolio, che quadruplicò .
1979
- Seconda crisi petrolifera innescata dalla rivoluzione
iraniana seguita dalla guerra Iran-Iraq. Il prezzo per barile
giunse fino a dieci volte il valore registrato nel periodo
precedente il 1973.
1986
- Shock petrolifero a seguito dell’abbandono da parte
dell’ Arabia Saudita del sistema dei prezzi fissi.
L’Arabia Saudita passa così a decidere liberamente il suo
livello di produzione privilegiando una politica di difesa
delle quote di mercato rispetto a quella precedentemente
adottata di difesa dei prezzi.
1990
- Crisi del Golfo iniziata nell’ agosto del 1990 con
l’
invasione del Kuwait da parte dell’Iraq e conclusa nei primi
mesi del 1991 con la sconfitta militare dell’Iraq da parte
dell’esercito di coalizione patrocinato dall’ONU.
5-
Com’è variato il prezzo del greggio negli ultimi anni.
Il
costo del greggio degli ultimi anni è stato molto più basso
di quello attuale: un barile di petrolio costava in media
attorno ai 20 dollari contro i 28-35 di oggi. Due anni fa il
prezzo ha toccato i 10 dollari al barile e il prezzo dei
carburanti è conseguentemente sceso, per motivi opposti a
quelli odierni. Il prezzo del petrolio negli anni passati è
sceso per la riduzione della domanda da parte dei Paesi
industrializzati a causa del risparmio dell’energia
nell’industria, dell’utilizzo di fonti energetiche
alternative, dell’aumento della produzione di greggio.
6-
Conseguenze del rialzo del prezzo del petrolio.
L’aumento
del prezzo del petrolio ha molte conseguenze.
Una
conseguenza diretta è la diminuzione del Pil (Prodotto
interno lordo), che peraltro è in aumento in tutti i Paesi
d’Europa dopo la crisi degli anni scorsi. L’aumento del
costo dei combustibili fa inevitabilmente lievitare i costi di
produzione per cui diminuiscono gli utili e le imprese
producono meno. Sembra accertato che un aumento di prezzo di
10 dollari al barile provochi una contrazione dello 0,2% del
Pil.
Il
caro petrolio peserà sul portafoglio delle famiglie per 6.120
miliardi di lire, tra ottobre e gennaio. C’è stato infatti,
oltre all’aumento dei costi per il trasporto,
un aumento delle tariffe di luce, gas e metano.
Come
risposta immediata ci sono state numerose proteste dei
camionisti in Italia, Francia e Spagna che ha indotto un
blocco dei depositi di petrolio delle raffinerie che provoca
molte difficoltà e il razionamento del carburante.
7.
Come risolvere il problema.
Non esiste un solo rimedio ma tante ricette,
che si diversificano a secondo di chi le da e in che posizione
si trova rispetto al problema.
A
nostro parere alcuni interventi positivi potrebbero essere i
seguenti:
-
ricerca di energie alternative, possibilmente più pulite e a
minore prezzo anche per la natura
-aumento
dei trasporti pubblici e comunque di massa che portino minor
consumo
-aumento
della produzione del greggio, da parte dei paesi produttori,
-una
politica di aiuto e rafforzamento dell’euro in modo da non
dover subire continue perdite verso la moneta statunitense,
infatti il greggio viene pagato in dollari il cui valore
aumenta diminuendo l’euro. Un’altra possibilità sarebbe
spingere i paesi produttori a farsi pagare il petrolio in euro
anziché in dollari, come ha deciso di fare l’Irak. Scelta
che però significherebbe per l’Europa mettersi in
competizione con gli Stati Uniti.
|