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Dicembre 2000

Anno 1

numero 2 

 

   
   

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Lettere

 

Le lettere possono essere inviate all'indirizzo di posta elettronica di PIERONEWS o inviate presso l'Istituto di Istruzione Superiore Piero della Francesca (il testo non deve superare le 3000 battute)

 

LA SCUOLA DEL GRANDE FRATELLO

 

Sono rimasta molto colpita dalle motivazioni espresse dai genitori candidati al Consiglio d’Istituto a giustificazione del loro impegno. In particolar modo mi ha stupita la loro dedizione allo Stato, quando affermano che solo nella scuola pubblica sarebbe possibile educare i giovani, superando discriminazioni, differenze ecc.

Anch’io, in qualità di insegnante della scuola statale e di madre che manda i suoi figli alla scuola statale, credo debba esistere la scuola di stato quale servizio pubblico. Qui non si tratta di essere pro o contro la scuola di stato, ma di superare i soliti luoghi comuni e di guardare alla realtà, usando la ragione.

 

1.     E’ un errore definire “pubblico” un servizio soltanto quando la proprietà e la gestione sono statali. I taxi, per esempio, chiamati anche auto pubbliche, non sono gestiti dallo stato. Ugualmente le farmacie svolgono una funzione pubblica, anche se a gestirle è magari un privato e non solo l’Azienda Comunale dei Servizi. Perché non guardiamo solo la TV di stato? Perché non leggiamo solo i giornali di stato? Perché non ci facciamo curare solo negli ospedali di stato? E’ quindi ragionevole ammettere che anche una scuola non statale offra un servizio pubblico. Perché in Italia siamo ancora fermi ad una idea di servizio pubblico abbandonata anche nei paesi dell’Est?

 

2.     La scuola non può e non deve essere gestita solo dallo Stato. Il monopolio dell’istruzione è stato in tempi non molto lontani caratteristica indispensabile al potere, sia dei totalitarismi ad est che ad ovest. Lo stato democratico, libero e pluralista, nato dalla Resistenza, si basa invece sulla partecipazione di tutti i cittadini alla vita comune, in tutte le sue espressioni, compresa l’educazione scolastica. E’ perciò necessaria una pluralità di soggetti educativi. Se una scuola rispetta le leggi e dà istruzione formando i cittadini del domani, dovrebbe essere considerata patrimonio di tutti, anche se non gestita dallo stato.

 

3.     L’istruzione è un diritto. Giusto. Nella famiglia si imposta il lavoro educativo che deve trovare nella scuola una sua sistematicità. Dante diceva del suo maestro Brunetto Latini: “…m’insegnava come l’om s’etterna”, come essere, cioè, protagonista della propria vita e della società. Spesso l’unica cosa che s’etterna oggi negli studenti è la noia. E allora, perché mi viene impedito di scegliere liberamente da chi far educare i miei figli ? Io sento molto forte una discriminazione nei miei confronti e mi chiedo: perché non viene data a tutti la libertà di poter scegliere senza il ricatto delle proprie condizioni economiche disagiate? Perché anche i giovani delle periferie non possono accedere a scuole che fino ad oggi sono state riservate a rampolli dell’alta borghesia? Proprio in questi giorni ho sentito il racconto di una nostra conterranea che, nella laicissima e statalissima Francia, ha mandato per anni sua figlia ad una scuola non statale per la cifra di Lire 22.000 (ventiduemila !).

P.S. Uno studente costa allo Stato italiano 9,5 milioni di Lire

In una scuola non statale in media 5 milioni.

  

4.     Ci sarebbero tantissimi esempi per confutare il pregiudizio che solo la scuola statale supera “le discriminazioni di etnia, condizione sociale, condizione religiosa”, e per dimostrare che la realtà è ben diversa, ma ne citerò solo un paio.

Il più prestigioso giornale francese laico “Le Monde” ha recentemente scritto: “…gli istituti cattolici accolgono i giovani delle classi sociali marginali. Essi offrono un sentimento di sicurezza, la disponibilità degli insegnanti, un’assidua attenzione alla persona che è scomparsa dai licei (=scuole statali). Il fatto che a Marsiglia gli studenti di una scuola cattolica siano al 100 per cento di origine straniera, di cui 90 per cento musulmani, non rivela forse un fallimento della scuola repubblicana?”.

E ancora: lo sapete che le uniche scuole multietniche e multireligiose della Bosnia, che ha conosciuto la feroce guerra fra serbi, croati e musulmani che tutti sanno, sono quelle dell’arcidiocesi cattolica di Sarajevo?

 

Cari genitori, non potrebbe forse diventare pericoloso questo delegare solo allo stato la nostra voglia di educare i figli? Chi è lo stato? Oggi ha la faccia di De Mauro, domani potrebbe avere quella del Grande Fratello. 

 

Cristina Grespan

 

 


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