Il titolo del
racconto suggerisce l’idea di un ritorno ma dalla conclusione
(la morte dei personaggi) non mi pare che sia un ritorno molto
allettante.
Il racconto
mette in scena due relitti umani ormai alla deriva e, da alcuni
riferimenti al passato contenuti nel testo, si capisce che erano
giovani negli anni settanta; appartengo a quella generazione e
mi rifiuto di essere considerato un relitto umano!
Soprattutto i
due protagonisti sembrano aver vissuto la contestazione come un
periodo di ribellismo anarcoide, fatto di violenza (le bombe
molotov, e la polizia che ti butta dalle scale della questura) e
assolutamente privo di riferimenti ideali. L’unica motivazione
del “rivoluzionario” Boccadoro sembra essere stata“
un'insaziabile voglia di libertà e …la ricerca del senso
della nostra misera esistenza”:
la prima è una motivazione esclusivamente emotiva e
individuale, il secondo è un problema filosofico serio ma un
rivoluzionario, uno che vuole cambiare il mondo, non dovrebbe
usare la lotta politica come un modo per dare senso al suo
personale esistere. Se il loro livello di confusione era questo
non stupisce affatto che i loro amici siano finiti distrutti
dalla droga e che loro siano due relitti.
La droga
compare fin dalle prime battute ma ci sono due droghe: una
“buona”, quella che fumano i due, (certamente nel
procurarsela non si sono rivolti alla criminalità organizzata
che ne detiene il commercio. O NO?), e una “cattiva” quella
che ha ucciso i loro amici, diffusa dalla CIA allo scopo preciso
di “mettere a tacere il malcontento giovanile”, come se non
bastasse a questo scopo “rimpirlire” i giovani con una
televisione che parla di calcio otto giorni su sette.
L’esito
della vicenda è l’annullamento (una bella esplosione), ma già
all’inizio del racconto l’aria greve della mansarda e il
tappeto bisunto lasciavano presagire che c’era poco da
sperare, e si insinua che un malvagio potere occulto si sia
sobbarcato la fatica di far saltare in aria i due
“pericolosissimi” (per il potere stesso) ruderi Narciso e
Boccadoro.
Mi rendo
conto di aver stroncato il racconto ma non potevo smentire il
mio nome e poi “Piero” mi paga (profumatamente) come critico
stroncatore.
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