Le radici del presente

Dialogo tra cultura europea e cultura ebraica

Parola * Musica * Immagine

Incontro con:

Roberto Della Rocca, rabbino
Renzo Mulato, fisolofo
Eugenio Manzato, direttore del museo "L. Bailo"
Tobia Ravà, pittore
Claudio Ronco, musicista

ASSOCIAZIONE CULTURALE METAMORPHOSIS


 

  

 

  PRESENTAZIONE 

Perché la Parola nasca ed acquisti senso è necessario uno spazio accogliente, una radura, una piazza. Un luogo né troppo aperto, né troppo chiuso: un portico.

In questa nostra epoca c'è sempre più necessità di luoghi del silenzio perché essa possa essere pronunciata ed ascoltata. Quel che sembra dominare le nostre esistenze, infatti, è un modo vorticoso d'essere, segnato dalla velocità dell'accumulo e del consumo, sia di oggetti che di notizie.

Nasconde la pretesa, ai limiti della follia, di dominare il tempo e porta con sé il tentativo di vivere solo nel presente, anzi nell'istante. Passato e futuro devono essere cancellati e con essi tutto ciò che li richiama: la memoria prima di tutto, poiché è senza di essa che si prepara l'avvento del regno della omologazione, dove tutto è identico. La ragione è precisa, come ben sapevano le dittature di questo secolo: essa è atto conscio del presente, ma inesorabilmente aperta sul passato e sul futuro. Termine di paragone, fonte di dubbio e di ricerca, regno della differenza.

Si impone una pausa, un momento di silenzio e di riflessione.

È poi una necessità vitale per chi, come noi, vive in Europa, in un momento decisivo di transizione. Si sta costruendo il futuro su un patto che fondi la convivenza a venire tra la diverse "tribù europee". Se si stabilisce un legame forte tra forti individualità si renderanno impossibili le guerre totali e gli stermini che hanno segnato questo secolo, provocati dal cuore del nostro continente.

Indugiare e volgere lo sguardo alle proprie radici appare una prima risposta, circoscritta ma adeguata, alla esigenza di riacquistare memoria per poter essere "presenti" in modo attivo nel nostro tempo.

La cultura ebraica ha saputo mantenere una sua forte identità, unita ad una notevole apertura, che deve essere colta anche nella nostra città.

La filosofia, sin dai tempi dei Greci, ha segnato il percorso della storia dell'Europa e ne è stata spesso la coscienza critica.

La manifestazione si propone di mettere a confronto i due percorsi, utilizzando tre strumenti: l'immagine, la parola, la musica.


«STORIA E MEMORIA»
dialogo tra un rabbino e un filosofo
 

Rav Roberto Della Rocca
      e
Renzo Mulato


 

Se il silenzio, la pausa e la apertura, sono le condizioni perché la Parola possa sorgere ed essere pronunciata, dobbiamo creare lo spazio perché possa essere ascoltata.
Uno spazio aperto è quello dove è presente l'Altro, colui che ascolta e rende significante la nostra parola e che a sua volta parla e ci trasforma in ascoltatori.
Ciascuno giungerà al luogo convenuto seguendo un proprio sentiero, fiero delle sue radici, portatore di una irripetibile individualità. Questo è il dono che pre-costituisce il terreno del dialogo, ovvero rende possibile lo scambio.
Il dialogo vive se vi è un'etica dello scambio tra modi d'essere compatibili. È una sorta di meditazione a più voci, ove il pensare insieme può far riemergere le proprietà di ciascuno, restituendo ad ogni identità la possibilità di arricchirsi.
Sappiamo che il dialogo è un miracolo, come ci ricorda spesso il poeta Andrea Zanzotto e come testimoniano la vita quotidiana e la nostra stessa storia.
Vi sono le condizioni perché esso avvenga in questa manifestazione trevigiana: questo dialogo è stato preparato seguendo un sentiero che si prolunga nel tempo e che è segnato dalla presenza del Libro.

La cultura e la tradizione ebraiche sono presenti e vive nella storia dell'Europa, del Veneto ed anche della nostra città. È un evento straordinario che lo siano, essendo state presenti per lungo tempo sotto il segno della contraddizione e della rimozione da parte di altre culture. Riconoscerlo è un atto di giustizia e di grande arricchimento.
«L'ebraismo è un percorso di individuazione, che esalta la personalità tesa, in un anelito costante, alla totalità. Ma è nella differenza dei linguaggi, nella molteplicità delle idee, posta come premessa, nella contrapposizione e nella comunicazione fra gli opposti, che la cultura ebraica si fa luogo di incontro di tradizioni diverse. Un modello di pluralismo le cui radici si scoprono fin dall'esordio della Bibbia, dove la prima lettera della prima parola del primo passo non è, paradossalmente, la prima lettera dell'alfabeto ebraico, bensì la seconda. L'effetto di un inizio assoluto sembra mancato per un soffio. E, naturalmente, i Maestri ne hanno cercato il motivo.
Bisogna anche dire che quando nell'ebraismo si parla di Torah, ci si riferisce non ad un libro da leggere e da studiare, ma ad un libro da vivere, un libro che contiene in sé un bagaglio di esperienze, di saggezza umana e, insieme, di dubbi, interrogativi ed interpretazioni che dalla Torah e all'interno della Torah traggono ispirazione.
La parte insostituibile apportata da ognuno di noi al messaggio ricevuto fa sì che questa ricchezza si manifesti soltanto nella pluralità degli individui e nel succedersi delle generazioni. In questo modo la Torah è un testo aperto e vivo, che induce ciascuno ad essere responsabile del proprio apporto.
Del resto una giusta e consapevole salvaguardia dei propri segni e della propria diversità, individuale e collettiva, che ci contraddistingue, può avvicinare la libertà».

Fin dai tempi più antichi della fase sapienziale la filosofia ha segnato il percorso della nostra storia e ne è stata spesso la coscienza critica. La diversità è la fonte inesauribile di ricerca e di dialogo interiore ed esteriore, ma non è una condizione di quiete ed ancora meno di acquiescenza di fronte ad un sapere codificato una volta per tutte.
A volte è accaduto che la chiusura rigida e dogmatica, anche in ambito filosofico, abbia introdotto dolorose lacerazioni. Dalle profondità del tempo salgono messaggi chiari: la memoria rende presenti gli eventi, li attualizza, e ci narra di una alternanza tra chiusura ed apertura, tra rimozione ed emozione, tra interdetto e dialogo.
La tradizione greca e latina, con i suoi grandi libri, ci parla di un dialogo costante, anche sotto forma di contrapposizione e di conflitto aperto, tra i "sapienti" delle città sparse nel Mediterraneo. Pensiero simbolico e pensiero razionale concorrono ad affrontare le grandi questioni dell'esistenza, come ancor oggi ci mostrano in modo vivo i grandi tragici.
Nell'Epoca Medioevale e della Modernità prosegue un cammino che si giova della teologia del Cristianesimo, ma anche dell'apporto decisivo del pensiero arabo ed ebraico. Quando l'Europa si è aperta al mondo ha costruito, quando si è chiusa ha distrutto ed è precipitata nella tragedia!
Se la ricchezza del paesaggio che ci circonda sta nella diversità, in cui ogni identità ha il proprio luogo per esprimersi, dobbiamo comprendere che avere memoria è il fondamento del presente e del futuro. I grandi libri che ci accompagneranno in questo lavoro sono i testimoni vivi di ciascuna identità, individuale e collettiva.
 

Questo avvenimento è stato organizzato e realizzato con grande passione, umiltà e intelligenza, da Raffaela Mulato, con la collaborazione, fra gli altri, di Elsa Maila Dezuanni ed Ennio Pouchard. Cliccando sull'immagine del Portico, potrai leggere una mia lettera a Raffaela, a seguito del mio concerto. Cliccando qua sotto, invece, potrai leggere di quell'evento musicale.

Da qui sotto, invece, puoi andare a un articolo di Rav Roberto Della Rocca, su «Il rapporto fra i Rabbini e le Comunità»:

ASSOCIAZIONE CULTURALE METAMORPHOSIS

Treviso,
PALAZZO SCOTTI, 14 MARZO 1999
ore 11.15
CASA DEI CARRARESI, 17 MARZO 1999
ore 17.15


Con il patrocinio di:
Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
Comunità Ebraica di Venezia,
Fondazione Cassamarca,
Provincia di Treviso.