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Gennaio 2002

Febbraio 2002

Anno 2

numero 7-8

 

   

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AFGHANISTAN 2001: UNO STATO DI TERRORE

Sara Bertolli 
 
(V A p)

Dal 1996 (anno in cui i Talebani hanno insediato il loro stato di terrore)ogni donna Afgana lotta per la vita.

Jehadis, Talebani e islamici seguono la Svaria medievale (una legge islamica) che considera i diritti delle donne come priorità degli uomini.

Quelli che per noi sono diritti costituzionali, e quindi fondamentali,  in Afghanistan venivano violati ;  Le donne venivano escluse dall’istruzione e dalla sanità non potendo  uscire di casa senza un mahram (membro scelto della famiglia come un padre, un fratello o un marito).

Un gesto banale, come togliersi il burka, per le donne Afgane significava morte; era infatti prevista la lapidazione pubblica per donne accusate di adulterio oppure l’amputazione di un dito per avere usato uno smalto.Segregate in casa, con l’obbligo di verniciare qualsiasi finestra per non essere viste dagli uomini che passeggiano per strada, mortificate psicologicamente e fisicamente, le donne afgane avevano come unico mezzo di comunicazione associazioni come il Rawa, che permettono loro di far sentire la propria voce in tutto il mondo.

Per questo cito la frase di una donna che ha avuto il coraggio di ribellarsi a questo stato-dittatura e che ha pagato con la propria vita:

“Sono la donna che si è svegliata. Mi sono alzata e sono diventata tempesta fra le ceneri dei miei figli bruciati. I miei villaggi in rovina e in cenere mi riempiono di rabbia contro il nemico. Oh compatriota, non mi guardare più debole e incapace, la mia voce si  mescola con migliaia di donne in piedi per rompere tutte insieme queste sofferenze e queste catene. Sono la donna che si è svegliata, ho trovato la mia strada e non tornerò mai più indietro”

Anni di “dittatura”, di segregazione e violenze non solo per le donne, ma per tutta la comunità Afgana hanno allontanato la donna da qualsiasi forma di comunicazione e di cura personale.Anche in Afghanistan è stato ripristinato un embrione di "stato democratico", la donna  dovrà combattere non più sui divieti, ma sulla coscienza di ogni singolo membro della propria comunità.

 L'augurio è quello che la libertà vinca sul pregiudizio.

 
 
 


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