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MA
CHE COS’E’ UNA CONFRATERNITA
? Col nome di
“Confraternita”, nella Chiesa Cattolica si intende: ·
una associazione, cioè un
gruppo organizzato di persone di ogni età, sesso ed estrazione sociale
che cercano di realizzare insieme determinati scopi (non é un semplice
insieme di persone che, a parte le loro attività comunitarie, restano
considerate in un’ottica individuale); ·
pubblica
perché cerca di realizzare questi scopi in nome della Chiesa (da cui
riceve il mandato ufficiale), pubblicamente ed a favore di chiunque (non
solamente dei suoi associati); ·
composta di fedeli, aperta a
ricevere tutti coloro che intendano impegnarsi in questa particolare forma
di associazione, per camminare, crescere e migliorare insieme in una
esperienza di fede, di bene e di amicizia, che produca effetto per sé e
per il prossimo (questi fini sono e vanno sempre uniti). Questo cammino si può
arrestare (e ciò spesso é purtroppo accaduto) a causa dei mutamenti
della storia e delle vicende umane, l’uomo può farlo riprendere
confrontandosi ogni momento con la novità continua del Vangelo ed
aprendosi all’azione dello Spirito Santo. Essere vecchi (o sembrarlo,
che é peggio!) dipende innanzi tutto da noi! Anche una certa presenza non
può e non deve essere statica, ma dinamica: chi ha detto che, “perché
si é sempre fatto così” non ci si può domandare, ogni tanto, chi
siamo, perché siamo così, e cosa stiamo a fare qui, ora?
Le brevi
indicazioni che seguono sono valide per tutte le Confraternite, sia di nuova che
di antica costituzione. Se si tratta di una Confraternita che aveva cessato di
vivere e che ora vuole riprendere il proprio servizio, sia ringraziato il
Signore per aver nuovamente suscitato questo fermento di vita cristiana, al
quale la storia e tutti i suoi documenti (non solo le carte, ma anche la memoria
e i segni) potranno insegnare cosa si faceva e per quale motivo e in che modo si
agiva, come pure indicare come attuare il rinnovamento secondo l’antica
esperienza, raccogliendo la consegna, continuando nel solco tracciato e
guardando ai segni dei tempi, senza stravolgere nulla delle molte cose buone che
con tanta abnegazione sono state coscienziosamente e devotamente realizzate,
adempiute e che ci sono pervenute ... ma questo vale anche per chi deve
cominciare dal principio. I fedeli laici
hanno diritto di costituire e gestire associazioni (non si tratta di
organizzazioni clericali) che le Autorità Ecclesiastiche hanno il
diritto-dovere di seguire, innanzi tutto con adeguata
assistenza spirituale e di controllare in modo adatto. Se poi si tratta di
Confraternite, spetta esclusivamente alle Autorità Ecclesiastiche competenti,
elencate dal Codice di Diritto Canonico, di riconoscerle ed erigerle, altrimenti
resterebbero semplici associazioni private, non riconosciute, anche se lodate (e
usare il titolo “Confraternita” per una associazione privata creerebbe anche
confusione sulla natura legale dell’ente). Le Confraternite sono uno tra i
modi più antichi (e non solo cristiani, visto che ci sono Confraternite anche
in altre fedi) di associazionismo religioso, dalle peculiarità pressoché
uniche e molto originali che le distinguono e le caratterizzano da altri gruppi,
dando loro importanti possibilità di azione fatte proprie dalla Chiesa dove
hanno quindi raggiunto una precisa collocazione. La
forma con cui queste associazioni si sono sviluppate e giunte fino a noi ebbe
origine nel Medio Evo come risposta al bisogno di pace e misericordia (questo é
anche il motto del loro Movimento, sorto con scopi di penitenza e
riconciliazione e subito propagatosi in Europa; in seguito fu diffuso negli
altri continenti) di cui quell’epoca, perturbata da tensioni nella società,
aveva bisogno. Ma
le Confraternite restano vitali nel tempo rinnovando l’esperienza di fede e di
carità che le ha fatte nascere e le fa avanzare da almeno 8 secoli. Ecco perché
non é fuori dal tempo parlare anche oggi di associazionismo confraternale,
spesso ignorato, travisato, dimenticato o poco conosciuto (addirittura copiato
maldestramente da qualche non addetto, con risultati veramente poco
“ortodossi”) anche se ha lasciato grandi tracce un po’ ovunque (edifici
sacri e non, riti, nomi, oggetti, origine di certe cose e usanze o influenza su
di esse, ecc.). I 4 scopi
fondamentali delle Confraternite sono il culto; la carità; la penitenza; la
catechesi ed evangelizzazione (naturalmente non disgiunte dalla cultura). Il
loro scopo peculiare è la promozione e l’incremento del culto,
specificamente del culto pubblico (come si é detto all’inizio). Su
questa base comune sono cresciuti e continuano a svilupparsi numerosi fini
specifici e poiché la fede senza le opere é morta, dalle opere di penitenza
compiute alle origini per migliorare spiritualmente ed espiare i peccati causati
dai disordini sociali, fiorirono subito abbondanti
e svariate opere di carità, in cui le Confraternite si specializzarono a
seconda delle necessità cui provvedere, del periodo storico e del luogo. Ecco
perché ci sono, ad esempio, Confraternite del Santissimo Sacramento o della
Dottrina Cristiana (che si occupano della gestione parrocchiale o
dell’istruzione religiosa); della Santissima Trinità (impegnate
nell’assistenza ai migranti e al riscatto dalle schiavitù ed emarginazioni);
della Morte (provvedono ai servizi funebri ed ai suffragi); della Misericordia
(assistono i malati ed i carcerati); titolate alla Madonna (per la diffusione
del Rosario o dello Scapolare o di qualche altro aspetto mariano) o a qualche
Santo particolare di cui fanno conoscere figura, esempio e devozione nella
società, nel mondo del lavoro o in qualche ambiente specifico. Una delle
caratteristiche, ed anche un punto di forza, di questo tipo di associazione é
di riuscire ad essere presente ed operante con efficacia perché i suoi iscritti
fanno parte della comunità locale: vivendoci sanno a cosa bisogna provvedere,
cercano quindi con lo stile confraternale di dare una risposta cristiana ad una
necessità o di compiere un servizio (se ci si riuscì molto bene in passato,
perché non si dovrebbe riuscire a fare altrettanto o di meglio adesso, con
tutti i mezzi di cui si può disporre?). Molti servizi sociali e di
volontariato, ad esempio, vedono i loro precursori nelle Confraternite, che li
realizzarono per amor di Dio oltre che per spirito umanitario, quando
l’intervento delle strutture della società civile era ancora praticamente
inesistente. Originali sono
anche i luoghi, oltre che i modi, di realizzazione di questi scopi. Sede della
Confraternita é e deve sempre essere una chiesa, la cui denominazione precisa
(salvo sia la chiesa parrocchiale o sua affine) é Oratorio, ossia luogo di
preghiera (non si tratta solo di un luogo di riunione, di “deposito
attrezzature”, di una chiesa-museo, o di un edificio fine a sé stesso) per i
suoi iscritti e per tutti i fedeli, visto che il servizio di culto é e deve
essere sempre pubblico. In determinate
funzioni e circostanze gli iscritti (che vengono chiamati Confratelli, ossia
“con - i - fratelli” ovvero “come - fratelli” o, se donne,
Consorelle) indossano un apposito abito detto “cappa” Il titolo, e
quindi lo scopo, così come anche il colore e la forma dell’abito di una
Confraternita non sono casuali né arbitrariamente cambiabili, richiamano un
certo tipo di servizio ed i legami (in termine tecnico si chiamano aggregazioni)
con altre Confraternite della stessa specie, con una “casa-madre”
(precisamente detta Arciconfraternita Madre), con una “famiglia” religiosa
(ossia con la comunità composta da tutti coloro che si riconoscono nel nome,
nello spirito o nelle opere di un Ordine o Congregazione religiosa della Chiesa
Cattolica). Per definizione chi possiede questi legami partecipa nel mondo del
carisma dell’istituto cui é legato per benefici spirituali e/o per esercizio
di attività, la quale attività diventa così comune e coordinata (anche
attraverso appositi organismi, quali le Confederazioni, i Priorati, ecc., ai
vari livelli sia geografici che “di categoria”) e non é mai limitata
all’ambito locale, anche se ogni Confraternita, singolarmente considerata, é
unica nel suo modo di essere. Tutte queste cose
formano un patrimonio che i Confratelli che ci hanno preceduto nella storia
hanno sempre avuto molto chiaro e ben presente, che hanno osservato e che é
tuttora valido sia concretamente che formalmente e costituisce una ricchezza cui
attingere per “rinnovarsi secondo l’antica esperienza”, come disse Papa
Giovanni Paolo II nel messaggio alle Confraternite, durante il Giubileo della
Redenzione 1984. MA COSA CI VUOLE PER
FARE UNA CONFRATERNITA ? Gli elementi
necessari per questa realizzazione sono sia materiali che spirituali, e sono: ·
la consapevolezza, da parte di chi si
iscrive, che sta per entrare a far parte di una associazione che ha una precisa
ed originale fisionomia. Le Confraternite hanno un grande ideale di base
costituito dallo spirito di cristiana fraternità: questo é anche il loro
messaggio, il loro metodo di lavoro da usare verso tutti nella realizzazione dei
fini associativi, lo strumento col quale “contagiare” il mondo (che ha
sempre tanto bisogno di atti concreti e puri di fraternità). Con questa
premessa, correttamente attuata, ben presto e con facilità ci si accorgerà che
essere Confratello o Consorella non é solo una adesione ad una associazione, ma
un ideale ed uno stile di vita, che non si esaurisce nella partecipazione a
determinate funzioni, servizi ed impegni, e lega, anche se non ci se ne accorge,
a moltissime altre persone distanti solo geograficamente, ma unite dagli stessi
intenti; ·
un minimo di impegno costante affinché
l’associazione possa funzionare. Lo statuto della Confraternita ne fisserà
gli scopi e il modo per attuarli, però non é pensabile che essa possa
funzionare solo con le quote di iscrizione dei suoi membri, né che per
rimediare in qualche modo alla situazione si prevedano categorie differenziate
di iscrizione al solo scopo di incrementare il numero degli iscritti per motivi
“funzionali”. Dato quel che c’é da fare e come lo si deve fare, é
necessario avere sempre presente che si sta compiendo qualcosa non in nome
personale ed a titolo individuale (anche se sono più persone che lo fanno
insieme) ma in nome della Chiesa stessa, comunitariamente ed a favore
dell’intera comunità (un Confratello, singolarmente considerato, non
rappresenta nulla, d’altra parte si deve sentire impegnato, anche con un po’
di legittimo “spirito di corpo”, a far progredire ciò di cui é parte).
L’impegno in una Confraternita non é un voto religioso (si tratta di una
associazione molto particolare ed originale - intermedia, in certo qual modo,
tra clero e laicato - ma è pur sempre una associazione). Tuttavia non può
neppure qualificarsi suo iscritto chi vi faccia semplicemente registrare il
proprio nome (si può essere iscritti a tantissime organizzazioni ...
formalmente), partecipando solo in parte o non sempre alle sue attività. Le
Confraternite hanno pur sempre una loro autonomia nel decidere cosa e quanto
fare, ma ciò non può scendere al disotto di un “limite di vitalità”
(=quando e come farlo) senza il quale non si può nemmeno parlare
dell’esistenza di una vera Confraternita; ·
dei fini generali e dei fini peculiari
e come realizzarli concretamente (per cui ci vuole anche un po’ di creatività
e di originalità). Vi sono nella Chiesa associazioni, distinte dagli istituti
di vita consacrata, in cui i laici, i religiosi, o i laici e i religiosi
insieme, tendono alla promozione del culto pubblico, della dottrina, di una vita
cristiana più perfetta, di opere di apostolato (iniziative di evangelizzazione,
opere di pietà o carità, animazione della società secondo lo spirito
cristiano, ecc.) con azione comune, segno di uguale dignità di battezzati,
senza egemonia o subordinazione ma con l’obbedienza dovuta alla Chiesa, al suo
insegnamento, ai suoi pastori. La pratica e l’esperienza confraternale
definiscono l’esercizio di questi scopi, vi aggiungono il recupero dello
spirito di penitenza e valorizzano i genuini recupero e promozione della
religiosità popolare (una delle ricchezze delle Confraternite sono precisi
simboli e riti che non sono reperti archeologico - storici ma precise consegne,
cioè Tradizione, ossia strumenti per testimoniare e presentare Cristo e
introdurne il Suo lievito nel mondo, non di semplici “tradizioni”). Di norma
una Confraternita nasce e si sviluppa all’interno di una comunità
parrocchiale, e comunque non deve assolutamente dimenticare né sottovalutare
l’impegno in essa soprattutto riguardo all’animazione liturgica. D’altra
parte una Confraternita offre, per sue struttura e natura, molte potenzialità
che devono esserle riconosciute ed impiegate utilmente per affiancare l’azione
pastorale della Parrocchia, alla quale, però, non devono contrapporsi o essere
serbate per la sola Confraternita o lasciate al loro destino, senza cura. Per
naturale conseguenza l’essere ed il sentirsi parte attiva della comunità
parrocchiale é collegato indissolubilmente all’essere parte ed al sentirsi
uniti alla comunità diocesana. Quanto all’assurdo concetto che finiva per
qualificare queste associazioni come enti che lavorano a fianco piuttosto che
nella Chiesa, esso va totalmente e reciprocamente abbandonato; ·
uno statuto ossia il documento - base
che definisce la fisionomia della Confraternita e fissa le regole a cui
attenersi per il suo concreto funzionamento e per consentirle di essere
effettivamente in grado di operare a nome della Chiesa e per il bene dei fedeli.
Lo statuto deve essere conforme al Diritto della Chiesa e debitamente approvato,
ed é necessario anche per regolare i rapporti con la società e le sue
istituzioni, poiché, trattandosi di una associazione, essa trova le sue norme
di riferimento anche nel Diritto Civile (però, ovviamente, non può partecipare
o aderire ad iniziative che esulano dalla sua fisionomia di ente ecclesiale). Lo
statuto deve essere proprio di ogni singola Confraternita, da esso deve
risultare chiaramente il carattere specifico dell’associazione, ossia la
ragione del suo esistere ed operare conformemente allo spirito della fondazione,
alla prassi consolidata dal tempo e dalle situazioni, ai frutti che oggi è
chiamata a portare osservando i segni dei tempi nonché la sensibilità
religiosa contemporanea e le necessità emergenti che interpellano la carità
fattiva dei discepoli di Cristo. E’, insomma, necessario ed urgente di
riessere concretamente nella Chiesa e nella società di oggi con fatti che non
siano solo rievocazione storica fine a sé stessa (se no si finisce per non
avere nessuna proiezione nell’attualità); ·
dei correttivi, mediante i quali
richiamare gli iscritti che si trovano in situazione di contrasto con la
Confraternita o, ben più, con le norme su vita e laicato cristiani, ed aiutarli
a ravvedersi (N.B.: le questioni riguardanti le persone devono sempre essere
affrontate con i diretti interessati come correzione fraterna, se ci deve essere
una deliberazione in merito questa deve essere assembleare, con votazione a
scrutinio segreto); indirizzare, programmare e riformare la presenza della
Confraternita stessa o la sua azione conformemente al tempo e al luogo, mediante
apposite assemblee e deliberazioni; preparare i nuovi iscritti con un adeguato
periodo di formazione, con l’ausilio di appositi “Maestri dei Novizi”;
eleggere, con votazioni a regolare scadenza, le cariche dell’associazione che
é per sua natura perpetua, non sono però perpetui i suoi responsabili.
E’ quindi
necessario riscoprire il proprio carisma (ossia il dono ricevuto da Dio per
vivere il Vangelo in un determinato modo) e la propria spiritualità (ossia il
modo di vivere la vita di Dio in ognuno e la relazione con Lui, e, attraverso di
Lui, con gli uomini) e darsi un preciso scopo caritativo (che é e dev’essere
gratuito, perché volto a dare carità per ricevere carità) ed una precisa
identità. In connessione con tutte queste cose si indicheranno anche le linee
della fisionomia strutturale della Confraternita (ossia come essa funziona e si
amministra), fermo restando che il suo ordinamento é democratico e che quindi
tutti i Confratelli partecipano con gli stessi diritti e doveri alla vita ed
alla gestione della loro associazione. Questo aspetto é praticamente uguale a
quello di ogni forma associativa organizzata, ma é significativo notare che
anche qui tutto é segno, ossia simbolo che produce un determinato effetto.
Quindi ci vuole un superiore, chiamato di solito col nome di Priore, la cui
figura é innanzitutto il segno dell’unità piuttosto che del potere
dell’associazione. Egli é affiancato da un Consiglio, segno, oltre che della
gestione amministrativa, soprattutto della comunitaria realizzazione degli scopi
associativi. Quest’organo deve quindi essere composto di persone che, secondo
le proprie capacità, carismi o aspirazioni, abbiano voglia di lavorare nei vari
servizi, quali la tenuta dei documenti e la cura della sede, il coordinamento
delle opere di carità, il servizio in Parrocchia, la visita ai Confratelli
malati ed ai casi bisognosi seguiti dalla Confraternita, ecc.-. L’azione dei
responsabili della Confraternita é duplice: da un lato lavorano per farla
funzionare facendosi aiutare dai Confratelli, dall’altro, assieme e come i
loro Confratelli, lavorano alla realizzazione degli scopi associativi. Per evitare che
si snaturi e/o che si devitalizzi, una Confraternita deve essere correttamente
inquadrata in questa visione, che bisogna controllare periodicamente per non
rischiare di stravolgere la fisionomia confraternale, di cristallizzare e
conseguentemente di rendere sterili le attività del sodalizio, di sfavorire di
fatto l’accesso a nuovi iscritti (ostacolando così, come purtroppo é già
successo, la continuità dell’associazione, continuità che invece dovrebbe
essere una preoccupazione costante in vista del servizio da garantire).
D’altra parte mettere in pratica la teoria non é così semplice ed immediato
(ogni situazione ha problemi ed esigenze diverse): per farlo é necessario un
costante aggiornamento della propria preparazione e della conoscenza del mondo
confraternale (non si può dare bene agli altri quel che prima di tutto non si
possiede bene a livello personale). Per continuare genuinamente ci devono essere
ed essere alimentati sempre lo spirito di preghiera e l’impegno
associativo, solo così si potranno portare nuovi frutti, evidenti e
preziosi, di vita cristiana, giustizia, fraternità e generoso altruismo,
necessari al nuovo millennio ed alla nuova evangelizzazione, per essere fautori
e costruttori della Civiltà dell’Amore, come, ancora Papa Giovanni Paolo II,
chiese alle Confraternite con la sua “consegna” del 1986. La
Confraternita NON é un “obbligo” in più, ma un aiuto per vivere meglio la
propria fede! a cura di GianPaolo Vigo |
Le foto sono di Paolo
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