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Il Pappagallo del Capitano |
CAP. I Il latte del gattino
Il nonno prese Pietro per mano e gli disse: "Sediamoci qui. Ora per far tacere Cocorito bisogna proprio raccontargli una storia. Così vedrai che alla fine lui dirà un proverbio adatto per la storia. Proviamo con una storia semplice, quella di un gattino a cui piace il latte.
La famigliola dei gatti era riunita per
il pranzo nella stanzetta vicino a quella
della loro padroncina Sara.
Sara aveva portato come tutte le mattine
il latte tiepido per il micino e dei pezzetti di carne per i grandi, per
mamma micia, per papà micio e per nonno micione. I grandi avevano
già mangiato tutto dal loro piatto. Papà micio era già
uscito in cerca di topi o di altre avventure. Il nonno già ronfava,
sdraiato su una sedia. Mamma micia faceva toeletta con la zampina.
Il micino invece non aveva ancora finito
il latte nel suo piattino. Ogni tanto si avvicinava, con la linguetta dava
una leccata, poi si allontanava per correre dietro ad un vecchio gomitolo
di lana.
Quella mattina lo interessava più
il gioco che il mangiare. Correva dietro al gomitolo, lo afferrava con
le zampe, gli dava una spinta, poi lo rincorreva di nuovo facendo dei salti.
Si fermava improvvisamente, tornava indietro.
Più di una volta era passato di
corsa vicino al piattino.
"Attento che lo rovesci", gli miagolava mamma micia. Ma era tutto inutile.
Il micino continuava a saltare avanti e indietro, a correre saltando sopra
al suo gomitolo. "Attento!"
In effetti aveva dato un piccolo colpo
al piattino e un pò di latte era uscito. "Hai visto, cosa hai fatto!
Guarda che se lo rovesci tutto poi non ce ne più fino a stasera!"
Ma erano prediche miagolate per niente.
Il nonno micione, disturbato da tutto quel
chiasso, si stirò, si alzò, si tirò la groppa in alto
più che poté trasformandosi come in un arco. Fece "ron, ron"
più forte del solito, poi si sdraiò di nuovo sulla poltrona.
Il micino si fermava ogni tanto a dare
una leccata al latte nel piattino. Poi di nuovo a saltare avanti ed indietro
con il suo gomitolo.
"Attento!", miagolò forte stavolta
la mamma. Il nonno saltò su anche lui. Ma il disastro ormai era
fatto. Il micino nel saltare era stavolta finito tutto dentro. Il piattino
si era rovesciato e tutto il latte era sul pavimento. Il micino, spaventato,
si fermò. Poi, vedendo tutto quel latte per terra si mise a piangere
miagolando disperatamente. Ormai il latte era perso. Il
micino cercò di leccare il pavimento, ma il latte era ormai tutto
assorbito dalle vecchie mattonelle porose. E così il pianto continuò
disperato, miagolindo miagolando.
"Te l'avevo detto io!", miagolò
mamma micia tutta arrabbiata, "te l'avevo detto, ma tu testone, niente.
Tu non dai mai retta. Ed ora piangi."
Il miagolio di pianto del micino non finiva
più, era proprio disperato. Mamma micia per non sentirlo uscì.
Il nonno micione, disturbato nel suo sonnecchiare, si alzò, andò
vicino al nipotino e gli miagolò qualcosa nell'orecchio. Il micino
smise di colpo. Nonno micione poté così tornare sulla sua
poltrona a dormire.
Che cosa gli avrà detto?
Nonno Lucio si rivolse a Pietro: "Sentiamo
se lo sa il pappagallo."
Questi, durante tutta la storia era
rimasto fisso a guardare con gli occhi verdi il nonno raccontare. Adesso
che la storia era finita, fece un passo a destra, uno a sinistra sul suo
trespolo e poi, schiarendosi la gola, disse con voce stridula, ma potente
perchè tutti sentissero bene:
"E'inutile piangere sul latte versato. E'inutile piangere sul latte versato."
Poi, dopo un piccolo silenzio, così
parlo: "Voglio una storia, voglio una storia."
E avrebbe continuato
se il nonno non si fosse alzato e tolto lo straccio nero dallo specchio.
Cocorito, che ora siguardava nello specchio disse ancora qualcosa che Pietro
però non riuscì a capire. Poi tacque.
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