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Il Pappagallo del Capitano |
CAP. X La volpe e le uova
La nonna quel pomeriggio aveva deciso
di fare una bella torta da guarnire con della crema al cioccolato. Sara
girava intorno alla nonna per aiutarla, diceva lei. In realtà faceva
solo confusione e costringeva la nonna a dirle spesso: "Spostati, non toccare.Se
proprio vuoi mescola qui. Piano, attenta!" Ogni tanto Sara allungava un
dito nella scodella della crema e se lo leccava con soddisfazione. La nonna
cercava di raggiungerla con un piccolo scappellotto, ma Sara si scansava.
In quel momento entrò Pietro
in cucina. Per curiosità avvicinò il suo naso al tavolo ed
anche lui alla scodella della crema, mentre la nonna stava girando l'impasto
della torta: "Fermo lì - gridò la nonna - non basta Sara,
ora ti ci metti anche tu. Se non la smettete, la torta poi ce la mangiamo
solo io e la mamma." Poi si girò per aprire il frigo e prendere
un cioccolato. Rapido come un fulmine Pietro intinse il dito nella crema.
Quando la nonna si voltò il dito era già bello pulito. Ma
Sara dimenticando che l'aveva fatto anche lei, subito a fare la spia.
"Basta adesso bambini. Ora devo
mettere la torta in forno e poi preparare anche la crema col cioccolato.
Vedrete che torta. Avrà due strati, separati dalla crema pasticcera
in mezzo e poi tutta la torta ricoperta dalla crema al cioccolato."
Dopo aver infornato la torta, cominciò
a preparare la crema al cioccolato. Spezzò la tavoletta del cioccolato
in tre pezzi e si apprestava a grattuggiarlo, quando entrò la mamma
che era uscita per compere. La nonna le andò incontro. Quando rientrò
in cucina, ohibò, di pezzi di cioccolato ce n'erano più due.
Sia Sara che Pietro erano spariti. "Chi è stato il malandrino? -
gridò la nonna - ora lo pesco io." Sara era in salotto, e la nonna
la prese per un orecchio, trascinandola in cucina. "Pietro, dove sei? Viene
subito qua anche tu." Pietro rientrò in cucina. "Chi ha rubato il
pezzo di cioccolato?" "Io no", "Io no", dissero in coro Sara e Pietro.
"Adesso vediamo un poco se riesco a scoprire il ladro. Fuori la lingua
voi due. Fuori ho detto."
Pietro aprì la bocca e mostrò
la lingua. Sara dopo un attimo lo fece anche lei. La lingua di Pietro era
bella rossa. Quella di Sara invece era ancora tutta marrone. "Eccola qui
la ladruncola, ecco che ti è rimasto il segno del cioccolato. C'è
un bel proverbio, mia cara Sara, che fa proprio al caso tuo."
La mamma che aveva assistito alla
scena disse: "Tanto va..." "Zitta tu - disse la nonna - Il proverbio lo
facciamo dire questa sera da Cocorito quando sentirà la storia della
volpe e delle uova.
" Raccontacela subito, nonna" disse
Pietro, mentre Sara un po' rossa in viso per la marachella scoperta se
ne stava mogia mogia. " No, ora devo finire la torta. Stasera la mangiamo
a cena e poi la storia."
Gedeone era un contadino che aveva un grande pollaio. Gedeone come nome suonava un po' strano. In paese solo lui aveva quel nome. Colpa di suo nonno che leggeva le storie illustrate della Bibbia. Quella di Gedeone - un giudice di Israele che con solo trecento uomini riuscì a sconfiggere un grande esercito nemico e che dopo la vittoria si ritirò senza volere né cariche né onori - sembrò una bella storia al nonno ed il nome di Gedeone di buon auspicio per il futuro del nipotino. Sarebbe cresciuto, con quel nome forte, onesto e schivo, cioè senza grilli per la testa.
A quell'epoca nelle famiglie il nonno era il capo indiscusso. Tutti gli altri dovevano ubbidirgli. Così anche se a suo figlio, il papà di Gedeone, quel nome non piaceva per niente, la cosa non si discusse. E con quel nome il pargoletto venne battezzato. Poi, quando il nipotino crebbe il nonno più volte gli raccontò la storia di Gedeone. Gli mostrava la Bibbia dove la storia era descritta. C'era un'illustrazione in cui si vedeva Gedeone in campo con una lancia in mano, mentre i nemici se la davano a gambe. Gedeone aveva conservato quel libro ed ogni tanto anche ora rileggeva la storia di Gedeone, alla sera, dopo essere andato a salutare le sue galline che dormivano nel pollaio.
Tutto andava bene per Gedeone. Le galline facevano tante uova fresche
e lui le vendeva bene al mercato. Da qualche tempo, tuttavia, alla mattina
trovava un po' meno uova che nel passato. Gedeone rimproverava le sue galline
dicendo loro che
avrebbero dovuto darsi da fare, che erano delle lazzarone. Ma le galline
si comportavano come sempre. Se ne stavano a razzolare per il pollaio a
beccare i chicchi di granturco che Gedeone spargeva a due mani per terra
ogni giorno.
Di questo fatto che le galline facessero meno uova che nel passato
Gedeone ne parlò anche in paese. E trovò che anche gli altri
avevano osservato la stessa cosa nei loro pollai. "Qui non è colpa
delle galline - disse qualcuno dei suoi amici - qui c'è un ladruncolo
che gira nei pollai a rubare le uova." Ma chi fosse quel ladruncolo nessuno
lo sapeva. Per scoprirlo Gedeone ebbe un'idea.
Con una matita rossa fece dei puntini rossi sulle uova che poi lasciò alla sera in bella vista nel pollaio. Al mattino le uova erano sparite. Gedeone allora andò al mercato a vedere se ci fosse qualcuno che vendeva delle uova con dei puntini rossi, le sue uova. Ma niente da fare. Le uova che vedeva al mercato non erano quelle rubate, non vi era nessun puntino rosso sui gusci.
La storia continuava così da giorni, finché un bel mattino,
anzi un brutto mattino, quando Gedeone appena sveglio andò a salutare
le sue galline ed a raccogliere le uova, trovò un certo scompiglio
nel pollaio. Vi erano delle penne di gallina per terra e dei gusci di uova
rotte. Sotto la rete del pollaio qualcuno aveva scavato la
terra ed era riuscito ad infilarsi sotto ed entrare dentro. Contò
le galline. Gliene mancava una. Sarà stata una faina pensò,
o una volpe. A lui non era mai successo, ma in paese qualche gallina era
già sparita in modo misterioso. Che fossero gli stessi animali che
venivano a rubare le uova e che ora si erano messi addirittura a rubare
le galline?
Gedeone chiuse il passaggio e rinforzò la rete. Poi durante la
notte pensò di stare sveglio per prendere il ladro se si fosse ripresentato
di nuovo. Ma poi, stanco della fatica si addormentò su una sedia
in cucina dove si era messo per sorvegliare il pollaio.
In effetti la notte prima era stata una faina, con la sua pelliccia
grigio-bruna che di notte non si vedeva neanche se c'era la luna piena,
a fare quello scompiglio.
Veramente, prima della faina una visita al pollaio l'aveva fatto la volpe
rossa, come ogni notte da qualche tempo in qua. La volpe, che era furba
come tutte le volpi, rubava solo le uova e faceva in modo di non lasciare
traccia di gusci rotti. Si ingollava in un colpo solo l'uovo intero così
non restava niente per terra. Lei riusciva ad entrare nel pollaio aprendo
la porta. Aveva visto come faceva Gedeone a girare la maniglia e così
anche lei con un salto riusciva ad aggrapparsi alla maniglia ed a farla
girare. Poi a lavoro, anzi, a furto terminato se ne usciva dal cancelletto
e con un colpo di coda lo richiudeva. Era per questo che Gedeone non notava
niente di strano alla mattina, salvo il fatto che le uova erano meno del
solito. Ma quella stupida faina, con quello sconquasso e avendo rubato
una gallina, ora rovinava tutto. Gedeone da allora in poi sarebbe stato
all'erta e sarebbe stato difficile entrare di soppiatto nel pollaio come
nelle notti passate. La volpe decise che a quella stupida faina avrebbe
dovuto fargliela pagare.
Così, la sera dopo, la volpe si mise vicino al pollaio ad aspettare che la faina si facesse viva. Aveva visto Gedeone girare per un po' attorno al pollaio e poi ritirarsi in casa. Dalla cucina usciva un rumore forte di uno che russava e la volpe capì che Gedeone si era addormentato e che non vi era pericolo che intervenisse prima che lei potesse sviluppare il suo piano per incastrare la faina.
Verso mezzanotte la faina si fece avanti. Cominciò a girare attorno
al pollaio pensando di passare attraverso il buco che aveva fatto la notte
prima. Ma quel buco non c'era più. La volpe allora si avvicinò
alla faina e le disse: "Se vuoi entrare nel
pollaio io so come fare. Io sono capace di aprire il cancelletto. Tu entri
dentro rubi una gallina per te ed una per me e le porti fuori. Io starò
qui a fare la guardia.
La faina che non era molto furba non sospettò di niente, non
si chiese perché mai la volpe non ci andava da sola, perché
mandasse lei. Così, dopo che con un salto la volpe aveva aperto
il cancelletto del pollaio la faina entrò dentro. Ma la volpe fu
rapida a richiudere il cancello lasciandola dentro. La faina prese una
gallina per il collo e quando si accorse che non poteva uscire chiamò
la volpe: "Ma cosa hai fatto, riaprimi subito il cancello. Come faccio
se no ad uscire?" La volpe ridacchiò dicendo: "Brutta stupida, mi
hai rovinato la piazza. Io venivo qui a rubare le uova e nessuno se ne
accorgeva. Tu invece hai fatto un tale fracasso e danno che adesso tutto
il paese è all'erta. Ora tu verrai presa e tutto ritornerà
calmo come prima, perché penseranno che eri tu anche che rubavi
le uova.
La faina cercò disperatamente di saltare la rete, ma era troppo
alta. Cercò di scavare in fretta sotto la rete.
Le galline a quel fracasso si svegliarono e cominciarono ad agitarsi
a fare "coccodè, coccodè." Il gallo grande e grosso con un'enorme
cresta che era il
padrone del pollaio e che se ne stava dormendo in pace, a quel fracasso
si svegliò, i suoi barbigli diventarono tutti rossi per la rabbia,
alzò le penne della coda più alto che poté, uscì
fuori e fece un chicchirichì così forte, ma così forte
che si svegliò tutto il villaggio.
Ed anche Gedeone, per quanto dormisse che neanche un cannone l'avrebbe
svegliato a quel chicchirichì fece un balzo. Saltò su dalla
sedia in cucina, prese una lanterna ed un fucile carico che teneva a portata
di mano e uscì nella corte. Nel pollaio si vedeva un coso piccolo
e grigio-bruno che saltava a destra e sinistra cercando di uscire dal recinto.
Il gallo tutto arrabbiato gli correva addosso cercando di beccarlo. In
quel trambusto Gedeone prese una rete che gli serviva per andare a pescare,
entrò nel pollaio e gettò la rete sulla faina. Questa venne
intrappolata e non poté più scappare.
La volpe che aveva assistito alla scena nascosta in un cespuglio se
ne andò tutta contenta. Finalmente quella stupida faina non le avrebbe
più 'rotto le uova nel paniere'. Nel pensare così si mise
a ridacchiare: "Già proprio di uova nel paniere si tratta", e se
ne andò trotterellando verso altri pollai del paese a rubare un
po' d'uova.
Gedeone il giorno dopo costruì una gabbia di ferro bella robusta
e vi rinchiuse la
faina. In fondo Gedeone aveva il cuore tenero e così pensò
di non ucciderla, ma di tenerla, sia pure chiusa in gabbia. Tutto il paese
venne a vedere la faina e si complimentò con Gedeone: "Bravo Gedeone,
finalmente possiamo stare tranquilli. Sei stato bravo a prendere la faina.
Era lei che ci rubava le uova e qualche volta anche le galline intere."
La volpe per un po' di notti stette tranquilla. Si limitò a girare
intorno ai pollai e magari a prendere un uovo. Un uovo solo, nessuno se
ne sarebbe accorto. Ma poi con l'andare delle notti, quando tutti nel villaggio
pensarono che ormai non avevano più niente da temere, la volpe ricominciò,
ed in particolare prese di mira il pollaio di Gedeone che era il più
lontano dal paese e da dove era più facile fuggire nel bosco e rifugiarsi
nella sua tana ben nascosta, se fosse stata scoperta.
Cominciò con un paio d'uova per notte, poi tre, poi quattro.
Gedeone si rese conto che qualcosa non andava, ma ora che la faina era
rinchiusa nella gabbia pensò che fossero le galline a fare le sfaticate,
a fare meno uova.
La volpe però era sempre più ingorda ed ogni notte si
mangiava qualche uova in più, finché una notte le mangiò
tutte.
Gedeone la mattina dopo, quando vide che non c'era più neanche
un uovo pensò che non potesse essere colpa delle galline. Le galline
infatti non scioperano e qualche uova, magari poche, le fanno sempre. Così
quella notte Gedeone si bevve un litro di caffè per essere sicuro
che non si sarebbe addormentato come quella volta della faina. Caricò
il fucile a pallettoni e si mise ad aspettare seduto nascosto nel buio
del portico davanti al pollaio.
Verso mezzanotte Gedeone sentì un fruscio, poi un tic. Si alzò
prese il fucile. Vide nel pollaio un'ombra rossa che si muoveva. Sparò,
ma quella scappò via senza venire presa. Ancora una volta la volpe
la fece franca.
Il giorno dopo Gedeone si grattò la testa tutto il giorno per
farsi venire un'idea su come fare a prendere la volpe. Una trappola non
serviva. Le volpi, si sa, sono troppo furbe. Col fucile di notte era difficile
prenderla. Finalmente gli venne una bella idea. Prese cinque uova, le fece
cuocere con il guscio finché divennero sode. Poi con un coltello,
delicatamente le tagliò in metà in modo che i due mezzi gusci
rimanessero intatti. Con un cucchiaino tolse il rosso
dell'uovo e se lo mangiò. Al posto del rosso mise in ogni uovo un
piccolo campanellino. Poi con la colla rinsaldò i due mezzi gusci
così bene che sembrava un uovo intero e nuovo. Alla sera mise le
cinque uova con dentro il campanellino bene in evidenza nel pollaio e tutte
assieme. Poi aspettò.
A mezzanotte la volpe ingorda come sempre si avvicinò al pollaio.
Tutto era silenzio intorno, così la volpe pensò che Gedeone
stesse dormendo. Con circospezione aprì il cancelletto. La prima
cosa che vide furono le cinque uova in bella mostra. Ci saltò sopra
ed una dopo l'altra in cinque bocconi se le mangiò tutte
intere. Ma cosa avevano quelle uova di strano? Erano indigeste. Gli erano
rimaste ferme sullo stomaco. La volpe si mosse un poco, ma sentì
uno scampanellio venire su dal suo stomaco. Più si muoveva, più
i campanelli suonavano. Gedeone venne fuori dal buio del portico e si mise
a ridere, ma si mise a ridere così forte, così forte che
svegliò tutto il paese. Chiuse il cancello in modo che la volpe
rimanesse intrappolata nel pollaio. Finalmente arrivarono i vicini a vedere
cos'erano quelle risate. Ed anche loro sentirono quel scampanellio. Gedeone,
tenendosi la pancia dal ridere mostrò la volpe. Poi calmatosi un
poco raccontò quello che aveva fatto.
La volpe che era già rossa di pelo, diventò ancora più
rossa dalla vergogna. Proprio lei cadere in un tranello simile, proprio
lei che era la più furba di tutti gli animali. Se ne stette lì
in mezzo al pollaio con la coda fra le gambe.
La mattina dopo Gedeone decise di fare uscire la volpe e di lasciarla andare. Tanto ormai, con tutti quei campanelli che aveva in pancia non avrebbe più potuto andare a rubare le uova nei pollai. Tutti l'avrebbero sentita avvicinarsi quando era ancora ad un miglio di distanza.
Cocorito che era stato zitto fino allora, si mosse, una zampa a destra, una zampa a sinistra, poi emise il verdetto:
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
"Bravo Cocorito" gridarono i bambini. Ma la nonna intervenne. "Un momento, la storia non è ancora finita.
Gedeone da quel momento era diventato l'eroe del paese. Tutti andavano
a trovarlo e a farsi raccontare ancora una volta come aveva sconfitto la
furba volpe. Addirittura volevano farlo sindaco.
Ma Gedeone, ricordandosi della storia del Gedeone della Bibbia, disse:
"No, no, non fa per me. Io rimango qui a fare il contadino come sempre,
a curare il mio pollaio, a raccogliere e vendere le uova delle mie galline.
Cosa poteva fare a questo punto il bravo Cocorito? Era sempre lui ad avere l'ultima parola. E l'avrebbe avuta anche quella volta. Così si stiracchiò ben bene e disse:
Umiltà e cortesia adornano
di più di una veste tessuta d'oro.
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