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Sintesi di alcuni lavori sulla complessità di 

Ugo Lucio Businaro

Sistemi macro-economici

Il sistema R&S

Crisi economica, occupazione, ambiente

Ecologia ed ambiente

Sistemi globali

Partecipazione al programma FAST: Global Perspective 2010

Complessità, progresso, azione

Il sistema urbano

Sistemi macro-economici

Il sistema R&S

 85f     

I Materiali Avanzati. Intervento conclusivo al Convegno Ambiente e Risorse.

Businaro U.L.

Univ. Padova, 2 settembre 1985

Una delle difficoltà in cui l'umanità si trova è legata alla carenza di "immaginazione progettuale d insieme (sistemica)", in un momento di transizione, in cui siamo inondati di proposte di cambiamenti tecnologici "dal basso " (spinta tecnologica legata al cambiamento dei "componenti" del sistema tecnico), che rischiano di produrre una "impasse" se non saremo capace di integrare dette spinte in progetti coordinati di sistemi,

Le spinte di innovazione derivanti nel cambiamento dei materiali sono tra le più importanti oggi, assieme a quelle derivanti dalle nuove tecnologie dell’informazione.

Le linee di politica di R&S, che derivano da questa situazione di transizione sono vere e proprie linee di politica strategica "tout court" per la società.

In sintesi, occorre: aumentare ancora di più detta spinta tecnologica (almeno nel nostro Paese per uniformare le condizioni con gli altri), purché contemporaneamente, si sviluppino idee progettuali sul cambiamento nei prodotti (tiro della domanda), superando i limiti delle "traiettorie tecnologiche" inerziali grazie a visioni più "sistemiche".

Intervento qui disponibile in formato pdf

86p

The challenge of industrial base europeanization: mergers, technological cooperation, State aid for R&D and Competition Policy.

Businaro U.L.

Colloquium on Competition Policy, Brussels, June 1986

Competitiveness with manufacturer of other areas is the primary objective. Today, European industry must pursue a policy of restructuring, rationalisation, and innovation to be competitive.

Restructuring and rationalisation means making the production system efficient by "pruning" it and optimising the utilisation of production capacity. The pre-condition for this is the existence of a home market guaranteeing sufficient production and R&D economies of scale.

Innovation means product technological development to improve the quality and performance, to decrease production and management costs and develop new products and product's components and materials.

The E.E.C. 's industrial policy should therefore be directed at facilitating this process. This involves:

- a new competition policy to stimulate restructuring and rationalisation of the production           system,

- rational stimulation to innovate.

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86q

Concorrenza, aiuti di Stato alla R&S, collaborazioni tecnologiche.

Businaro U.L.

Nota interna CSS, 19 maggio 1986

La teoria economica pia recente mette in luce l'importanza dei fattori legati al contesto socio-economico-culturale in cui opera l'imprenditore. Si pensi come esempi di detti fattori esogeni all'azienda: a) all'importanza che rivestono per la diffusione dell'innovazione metodi gestionali diversi legati a tradizioni culturali diverse della società od il diverso livello di educazione medio della forza lavoro (Giappone rispetto ad Usa od Europa); b) all'importanza, per le ricadute tecnologiche che ne derivano (e quindi per le opportunità di innovazione), degli investimenti in ricerca e sviluppo fuori dalla logica di mercato, per grandi progetti di ricerca a scopi strategici (si veda la fondamentale differenza tra Usa ed Europa). La "appropriabilità" della variabile innovazione quindi varia da luogo a luogo e da settore a settore.

Ogni politica economica volta a favorire il ricorso all'innovazione tecnologica deve soprattutto essere orientata a creare un contesto favorevole all'innovazione che sia armonico per paesi e per settori.

E' a questa luce che vanno esaminati e giudicati:

- gli aiuti di Stato per la R&S;

- gli accordi di collaborazioni tra aziende per lo sviluppo dell'innovazione tecnologica

Per quanto riguarda gli aiuti di Stato alla R&S ed alla innovazione, occorre ricordare la grande disarmonia del contesto tecnico scientifico europeo. Un elemento importante di questo contesto è legato alla quantità di soldi spesa globalmente dal Governo per la R&S, indipendentemente che siano spesi nell'industria o in laboratori pubblici. E' importante infatti notare che una azienda si trova in condizioni di vantaggio - diretto od indiretto - se l'entroterra in cui opera è scientificamente "più ricco" di quello in cui operano le concorrenti. La disarmonia europea del contesto risulta ancora più evidente quando si tiene conto dei livelli di densità di ricerca raggiunti da paesi come gli USA.

rapporto qui disponibile in formato pdf

 

86r

Idee per Convegno su problemi concorrenza e collaborazione R&S.

Businaro U.L.

Nota presentata al Comitato Economico e Sociale CE, maggio 1986

La Commissione Europea limita il suo intervento di finanziamento alla ricerca pre-competitiva. E' un criterio troppo limitativo che va rivisto alla luce di una maggiore comprensione del perché le aziende vengono spinte a collaborare nella R&s ed alla particolare situazione concorrenziale dell'industria europea di fronte a quella americana ed giapponese.

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87d

La PMA di fronte alla crescente complessità tecnologica.

Businaro U.L.

Nota Interna CSS, 30 marzo 1987

Temi di per un seminarlo-dibattito che approfondisca:

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91i

Letture sull'innovazione.

Businaro U. L.

Corso di Metodologie dell'innovazione, Master in Tecnologia, Innovare S.p.A. e FORMEZ, Napoli, 1991

Il corso si articola in 10 lezioni:

1. Che cosa, perchè e come dell'innovazione tecnologica

2. Il processa innovativo: visione d'insieme.

3. L'impresa e la pianificazione del processo innovativo.

4. Come si acquisisce l'innovazione.

5. La generazione dell'innovazione all'interno dell'azienda.

6. Il sistema ricerca e sviluppo.

7. Politiche ed operatori pubblici per la R&S e I'innovazione.

8. La politica e le strutture di R&S della Comunità Europea.

9. La Previsione e la Valutazione Tecnologica.

10. Management dell'innovazione: strutture organizzative e profili professionali

Per ottenere il testo delle lezioni

86sn

Prefazione al libro di John C. Sheenan, "L'anello Incantato".

Businaro U.L.

Garzanti, 1986

Lo sviluppo della penicillina nasconde una storia affascinante, in cui le motivazioni della scienza si intrecciano con i conflitti di personalità, le motivazioni economiche con risvolti di nazionalismo, le gioie della scoperta con le amarezze dei lunghi procedimenti giudiziari, il successo di un ricercatore solitario - quasi novello David - là dove è fallito il Golia della organizzazione della big science.

Il libro di Sheehan ha il merito di raccontare - così come vissuto da uno dei protagonisti - questa storia in modo semplice e avvincente, comprensibile anche dai non addetti ai lavori, nonostante la necessità di mostrare qua e là delle formule chimiche.

In questa questa introduzione ci si sofferma a sviluppare le ragioni per cui quella raccontata da Sheehan è un’interessante case history.

Innanzitutto è un caso interessante perché coinvolge tutti gli ingredienti della problematica del processo che dalla ricerca scientifica va fino alla sua applicazione e alla diffusione della innovazione tecnologica che ne deriva: dai meccanismi più o meno accidentali della prima scoperta all’intrecciarsi di filoni di ricerca in discipline diverse per fare emergere la rilevanza della scoperta stessa, alla questione se - una volta intraviste le potenzialità di applicazione - si possa o meno, e a quale costo, accelerare il processo di sviluppo delle applicazioni innovative; dalle problematiche dei rapporti ricerca di base/ ricerca applicata (università/ industria) alle rivendicazioni di proprietà intellettuale.

Leggendo il libro di Sheehan viene inoltre da pensare a un altro «caso paradigmatico», quello dell’energia nucleare.

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92zd

Qualche osservazione sulla Realtà Virtuale.

Businaro U. L.

Intervento Tavola Rotonda, Torino Esposizione, dicembre 1992

Al di là delle apparenze che cosa di veramente nuovo vi è nella realtà virtuale? Superato il momento di meraviglia per la novità si tende a ricondursi al noto. Non è una novità l’interazione tra uomo e computer. Il mouse ci aveva già abituato a superare le costrizioni della tastiera. La novità potrebbe quindi ridursi allo sviluppo di un mouse tridimensionale? Quanto della novità è dovuto alla tecnologia di interazione e quanto al potenziamento del calcolo? Cosa cambierà nel processo quando si potrà appieno utilizzare il calcolo parallelo?

Una prima reazione di chi ha consuetudine con gli strumenti di elaborazione moderna, ma non con la realtà virtuale è quindi quella di ricondurre il tutto a campi noti. Tuttavia superato questa fase, una più approfondita riflessione può condurre a risultati inaspettati.

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Crisi economica, occupazione, ambiente

84n

Quale atteggiamento verso il futuro? (Commento al libro "The Resourceful Earth")

Businaro U.L.

Mondo Economico, 1984

Resourceful Earth non ha l'ambizione di prospettare uno scenario di nuovo sviluppo. Altri libri più speculativi sono apparsi negli ulti anni a dare questo messaggio (basti pensare ai libri di Alvin Toeffler). Agli autori di Resourceful Earth basta, più semplicemente e più efficacemente, smantellare ad una ad una le estrapolazioni di Global 2000. Ma così facendo, il libro di Simon e Kahn mostra anche i limiti di un approccio settorializzato, in un sistema che è invece fortemente interconnesso. Al messaggio di Global 2000 della necessità di approfondire gli aspetti di interconnessione - di globalità appunto - del sistema terra/uomo in appoggio all'idea pessimistica di capire the esistono limiti allo sviluppo, non fa da contrappunto un diverso messaggio a supporto delle potenzialità di sviluppo legate alle trasformazioni, grazie alle interconnessioni, del sistema così come si e venuto sviluppando fino ad ora.

Forse la tesi - implicita - di Simon e Kahn è che il sistema attuale è ben lungi dall'avere saturate, le potenzialità di sviluppo legate alla sua struttura socio-economica-tecnologica.

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84mn

Politica industriale e crisi.

Businaro U.L.

Economia e Politica Industriale, n. 43, 1984

Le proposte sviluppate nell’articolo in oggetto sono consistenti con I’ipotesi che si sia di fronte ad un profondo cambiamento strutturale del sistema socio-economico. Può essere tuttavia utile sviluppare più a fondo detta ipotesi ed esaminare le conseguenze ai lini dell’argomento dibattuto: come cioè definire una efficiente politica industriale.

Assumiamo quindi di stare attraversando una crisi profonda, che trasformerà l’assetto strutturale del sistema socio-economico, quello che il matematico Thom chiamerebbe passaggio attraverso una catastrofe.

Nello stato pre-crisi, il sistema era strutturato in sotto-sistemi, interrelati tra loro, ma con legami lentamente variabili, rispetto alle dinamiche interne a ciascuno di essi. In particolare, il sotto-sistema industriale poteva «guardare», al resto del sistema socio-economico come se fosse in condizioni quasi stazionarie. Una volta attraversata la crisi «catastrofe)), il sistema riemergerà ristrutturato con sottosistemi diversamente definiti e con diverse interrelazioni. Durante la crisi, «tutto interagisce con tutto» e l’ambiente non può più essere visto come «residuale» rispetto al settore economico.

E’ tuttavia importante sapere che la transizione avrà un termine, dopo di che si potrà di nuovo, considerare «l’ambiente» (diverso da quello pre-crisi) come residuale.

Questa osservazione è importante perché permette di porci la domanda se si intraveda o meno, e con quale grado di completezza, la struttura del «futuro stato» del sistema socio-economico.

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85e

Recensione al libro di R. Linda, "Crise Industrielle Europeenne".

Businaro U.L.

L'Industria, Nuova serie anno VI, n.3. luglio-sett. 1985

La letteratura della «crisi» che è stata lanciata più di un decennio fa con i «Limiti

allo sviluppo» continua ad arricchirsi di nuovi titoli. Si può tuttavia distinguere un fondamentale cambiamento rispetto alla tesi iniziale del Club di Roma. La crisi non sarebbe tanto dovuta all’avvicinarsi di una saturazione delle risorse (cosa che per altro molti contestano) quanto alla diminuita capacità di adattamento della società ai cambiamenti ambientali (indotti dallo stesso sviluppo della società umana). Come uscire dalla crisi? Anche qui si possono considerare due ipotesi estreme. O attraverso un cambiamento «strutturale» rivoluzionario del sistema che, accettando la complessità crescente delle strutture, ne «inventa» di nuove con più elevata flessibilità, oppure «tornando indietro» a strutture sociali più semplici, meno specializzate.

Il saggio di R. Linda, che esamina la crisi industriale europea, si può classificare in questo secondo filone. La crisi del sistema industriale, secondo Linda, deriva dalla crisi dell’azienda, che a sua volta deriva dalla crisi del sistema socio-economico invischiato in una crescente «ragnatela» di interrelazioni settoriali ed internazionali. Alla base di tutto è la crisi dell’uomo che ha perso o rinunciato alla capacità di capire il sistema - ormai troppo complesso - in cui vive rifugiandosi nella specializzazione.

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93m

Idee sull'occupazione.

Businaro U. L.

Lettera a R. Petrella, FAST CE, 25 febbraio 1993

Vengono illustrate alcune idee ed esempi per iniziative che la Commissione Europea potrebbe prendere per rilanciare l'occupazione. In allegato viene descritto una proposta specifica per sviluppare occupazione sfruttando il fai-da-te (bricolage).

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Ecologia ed ambiente

86o

Report on technological opportunity.

Businaro U.L.

The Science of Total Environment, 56 (1986), pp 347-360, Elsevier Publisher, Amsterdam

The technological opportunities to predict and solve environmental issues as debated at the Conference together with the potentiality of related business development are presented here from a peculiar point of view: the Conference is considered to support the hypothesis that we are leaving in a period of transition of the "technical system". The increased difficulties, on one hand, to match the changes of the environment, and the development, on the other hand, of radical new technology such as that of remote sensing are both signs of such a transition.

The Conference have indicated that the technological trajectory to reach the goal of global monitoring is well defined: remote sensing will be guided by global models, and the data so collected and analysed will be the input of an easy to use knowledge base.

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87fn

Nucleare: a favore del mostro

Businaro U.L.

Nota interna CSS. 14 gennaio 1987

A parte la ricerca di paradossi, la sindrome nucleare può essere generalizzata: l'uomo sente il malessere derivante dal l'essere diventato troppo grande ed ingombrante rispetto al l'ambiente in cui vive, rischiando con la sua presenza e con la sua opera di sviluppare le condizioni per la sua stessa rovina. Da qui il sorgere di un mito: quello di far di tutto per restare piccoli rispetto al proprio ecosistema. Tuttavia questa non è la soluzione adottata dagli esseri viventi. Ogni specie tende a svilupparsi fino a saturare le possibilità di sfruttamento vitale del proprio ecosistema. Ciò nonostante si può raggiungere un equilibrio tra produzione e consumo di risorse.

Le difficoltà dell'energia nucleare possono essere quelle tipiche della gioventù del prodotto, in cui non ancora è completato il processo di inscatolamento della complessità in

sottosistemi e componenti affidabili. Un giudizio finale sulla opportunità dell'energia nucleare andrebbe invece dato sulla sua efficienza in condizioni di esercizio normale, una

volta superati gli inconvenienti della gioventù. Efficienza misurata non solo in termine di costo dell'energia prodotta, ma anche per il basso inquinamento atmosferico. Se raffrontate ad altre fonti di energia, quanto vale il fatto che le centrali nucleari non producano anidride carbonica?

Rinunciare alle centrali nucleari può essere un colpo di fortuna se esse si riveleranno una strada non efficiente di produrre energia. Ma può essere una vittoria di Pirro anche se così fosse, se ciò significa rinunciare a capire facendo.

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87gn

La falsa semplicità dell'energia solare

Businaro U.L.

Nota interna CSS. 22 marzo 1987

Quella dell'energia solare è la storia di un insuccesso. Ciò non vuol dire che l'impresa per sfruttare in grande stile l'energia solare sia finita. La ricerca in effetti continua su vari fronti, anche se con meno enfasi ed appariscenza che nel decennio passato. Eppure si può affermare che insuccesso vi è stato. Certamente vi è stato insuccesso nel percepire l'energia solare come a portata di mano. Che si trattasse di una falsa semplicità molti se ne accorsero subito. Tuttavia molti si erano illusi che, destinandovi risorse notevoli, i tempi potessero venire accorciati per passare dalla ricerca al mercato. Ed invece no.

Come ogni tecnologia complessa l'energia solare richiederà decenni prima di poter venire contata in termini di percentuale significativa tra le sorgenti energetiche.

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95r

Ecologia ed imprenditorialità.

Businaro U. L.

Lettera a prof. E. Gerelli, Sottosegretario Ministero Ambiente, 20 febbraio 1995

La crescita dei vincoli ambientali rende sempre più oneroso l’esercizio dell’attività imprenditoriale per prodotti con forte impatto ambientale (legato alla fase di produzione e/o all’utilizzazione del prodotto stesso). Ciò può avere un effetto deprimente sulla creatività imprenditoriale presa sempre più dalla necessità di interventi per adattare i prodotti esistenti ai requisiti nuovi. Tuttavia, se l’intervento ecologico cambia le specifiche per i prodotti attuali, produce nel contempo cambiamenti nel comportamento sociale che apre opportunità per prodotti nuovi.

Le breve riflessioni che seguono si concentrano appunto su quest’ultimo punto. Da più parti infatti si afferma che la salvaguardia ambientale può rappresentare un’opportunità per la creatività imprenditoriale legata alla concezione di prodotti nuovi ‘hard’ o ‘soft’ (servizi).

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95sn

Etica, complessità, sfide ambientali.

Businaro U. L.

Nota interna CSS, 9 maggio 1995

La complessità e la novità dei problemi ambientali mettendo a dura prova la capacità di prendere decisioni che trovino consenso e comunque rispettino i diritti di tutti - non solo degli uomini che abitano il pianeta oggi, ma anche di quelli del futuro - portano a riflettere sulla necessità che ogni singolo individuo si faccia carico dei problemi relativi come interessanti il suo proprio agire.

Se per etica si intende la scienza della condotta umana - l'intero complesso delle direttive che hanno per oggetto l'agire umano - è allora all'etica che occorre rifarsi per affrontare al livello adeguato le problematiche poste dalle sfide ambientali. Questa, almeno, è la tesi sostenuta in un recente dibattito cui hanno partecipato vari filosofi e riportata nel volume: Corrado Poli (ed.), Etica ambientale, teoria e pratica, Guerini, Milano, 1994.

Prendendo spunto dalla lettura del volume si è pensato di riportare qui alcune riflessioni che tentano di allargare il dibattito con il contributo di esperienze che derivano da attività al di fuori delle discipline filosofiche. Poiché è centrale alla comprensione delle riflessioni qui esposte il riferimento al dibattito riportato nel volume, si è ritenuto opportuno riportarne ampi stralci e non solo tentarne una sintesi.

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Sistemi globali

Partecipazione al programma FAST: Global Perspective 2010

92u

Globalisation - From Challenge perception to Science and Technology policy.

Businaro U.L.

EC -FAST report FOP 324, december 1992

The report aims at showing that a positive approach can be developed in terms of S&T policies to apply the potentiality of S&T to the globatization challenges. The report is divided into three parts.

In Part I, the challenges coming from globalisation are outlined referring to the basic features of the globalisation issues, and the related geo-political and institutional problems.

The globalisation process is characterised by an increase of the "density" of interactions between system elements as well as of the spatial range of the interactions (to the level of the entire world). All these changes should induce a restructuring of the "global system". We are faced with a basic disequilibrium that affects our ability to deal with the problems raised by the globalisation. The corresponding geo-political scenario, far from approaching the "global village" utopia, depicts an increase in localism and mercantilism, in the separation between the riches and the poor, between those that can benefit from the S&T and those excluded.

Since the globalisation issues usually go beyond the national dimension, what are the opportunity to face them? A new "vision of the world" to escape from the institutional ambiguity is emerging, that of Regional Multipolarism. The basic conclusion of the analysis of the globalisation challenges developed in the first Part is the need to address a proper problem-solving approach.

Part II is therefore devoted to suggests a methodological approach which accepts the intrinsic complexity of globalisation. The first step is to recognize that we are used to solve problem in condition of complexity. The design method is suggested as proper, together with the use of a complexity wisdom coming from our understanding and experience with complexity.

In Part III the possibility to approach the emergent globalisation challenges by using the suggested methodology is explored by suggesting a set of actions to be taken as part of a renewed S&T policy of the European Community.

The following recommendations for actions are suggested:

The entire report is available as pdf

92v

Global perspective 2010- System analysis and Science and Technology policy needs.

Businaro U.L., Ancarani V., Campanella M., Perosino G.

CSS/fast -10 paper, 5 june 1992

The emergence of the globalisation challenges will be a strong determinant of change concerning the EC S&T policy. If the European region (may be enlarged in a softer cooperation to a macro-region extended to the East and the South of the Mediterranean basin) will emerge as a real subsystem, then EC should develop its full role as an actor that is responsible to deal directly with the European globalisation problems. Our conjecture is that, at this European level of complexity superimposed to the lower local complex level, the same full decision-making approach should be developed, including dealing directly with the cooperation/competition policies.

Our specific contribution here could only be limited to S&T. We have endeavoured, first of all to show how globalisation - i.e. an higher level of the usual complexity - hallenges, even more than usual, the possibility to take advantage of S&T potentialities for problem solving. We have dared to talk about the possibility to plan S&T, referring to the use of the recipe of starting the process by voluntary forgetting about intrinsic uncertainties (like we are used to forget about lower system or higher system level complexity in any type of actions). Provided however that we will compensate with cycles of top-down and bottom up iterations.

S&T itself is a system made of subsystem made of subsystems. Over-simplifying we have indicated three levels for planning innovation changes in a complex system: the component, the subsystem, the total system level. We can aim to innovate at any level, provided that we are ready to accept that the higher the level the greater the time needed, the resources, the uncertainties, the needs to make a larger number of iterations of innovations attempts (from the component, to the subsystem, to the system level). Fortunately, not all the globalisation problems require total system innovations.

This mode to look at the globalisation problems is somewhat parallel to that of considering the different dimensional scale of problems. In any case, there is the need that the actor who deals with the problems be at the appropriate level. The actor should have complete direct responsibility (limited by the need of intertwining with the higher and lower level actors).

The discussion can therefore easily now be reported to the role of EC in developing S&T policy for globalisation. For the issues for which the EC level is the proper one, then EC should have complete direct responsibility for the related S&T policy. Complementarity will still be an ingredient on the total EC S&T policy, but it will have to refer only to the role of helping cooperation among the national actors.

In conclusion, the recommendation for the EC S&T policy is that a complete revision of the way the present policy is framed be initiated in order to open up the possibility to give a direct concrete contribution to the globalisation

The entire report is available as pdf

92z

Applying S&T to globalisation issues: reflections on globalisation, complexities and problem solving.

Businaro U. L.

CSSS/fast - 13, 25 October 1992

What the EC can specifically do to approach globalisation and global issues? We propose that the first priority action should be that to develop the role of the client.

Globalisation represents a change in human system complexity. To deal with it, it is necessary to assure variety of responses and flexibility. We need a creative approach on all the components of the action process: from organisation, to problem definition, to solution design.

Because of the uncertainties even in the definition of what the real problems at stake are, to assure a variety of approaches is more important than the attempt to select priority issues or to better focus the actions. We need to learn how to deal with the globality issues: so the approaches should assure, through variety and flexibility, that even errors will contribute to such learning. All that makes difficult to converge the necessary will power and resources to develop practical actions: in fact we tie too used to consider that action programmes should be well spelled-out and assure selection of priority.

We should therefore have the courage to admit that a clear and well focused programme will be misleading.

What we need is an experimental approach, vague enough to assure the creative contribution from different sources, and the possibility to make change of directions and priori as we learn from the progress of the actions.

To assure variety and flexibility one should avoid a centralised approach and look for multipolar interventions. Nevertheless, it is important that a proper climate be developed to alert on the needs for multipolar interventions, to provide leverage effects on actions (no matter where they come from), to assure a frame of reference for debate, co-operation, stimulation.

With that in mind, we can underline the important role that the EC will have in providing such climate to induce actions. We should therefore propose that the EC will launch an experimental programme on globalisation that will foster multipolar initiatives, call for creative contribution from a multiplicity of actors (both public and private), provide a starting frame of reference and the seeds for new initiatives.

The EC should try to experiment the role of the client for globalisation issues. The EC experimental programme - even if focused on the S&T contribution - will itself be multipolar. Ac series of initiatives are described which could implement the described role for the EC.

The entire report is available as pdf

 

Complessità, progresso, azione

83p

Applying the biological metaphor to technological innovation.

Businaro U.L.

Futures, December 1983, p. 463

A synthetic theory of evolution is taken as representing the metaphor for the process of innovation. The model is employed to highlight major characteristics of changes in technological innovation and in the time phasing of industrial inventions and innovations. Analysis at the level of the industrial sector is used as a heuristic example of the metaphor, with a focus on innovations in the car industry.

Forecasting future products is seen as related to materials requirements, primary human needs and the role of the service sectors.

The paper is available as pdf

 

85c

Gestire il Progresso.

Businaro U.L.

Autostrade, vol XXVII, n.9 settembre 1985, p. 8

La comprensione del sistema globale è importante non solo per chi opera ai vertici del sistema stesso, ma anche per lo specialista. In particolare il ricercatore industriale per rendere le sue scelte di ricerca più efficaci, deve disporre di una chiave di lettura del progresso del sistema tecnico the gli permetta, anzitutto, di capire se i tempi sono maturi o meno per certe innovazioni. II vivere un periodo di transizione e particolarmente stimolante per il ricercatore, perché molte porte sono aperte all’innovazione. Ma occorre essere in grado di comprendere se si sia o meno in un periodo di transizione.

Ecco una ricetta the sintetizza le osservazioni fatte e può aiutare il ricercatore nella sua analisi del sistema tecnologico nel moment in cui egli opera:

Se I’applicazione della ricetta porta al convincimento the si sia in fase di transizione, sarà allora opportuno un esame di coscienza del ricercatore per verificare se il suo atteggiamento culturale non debba venire cambiato.

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85d

L'ingegenere nella transizione.

Businaro U.L.

Atti Convegno "L'ingegnere per il 2000", Politecnico Milano, 1985

Venendo al caso pratico che interessa l’ingegnere, cioè al mondo degli artefatti, la conoscenza per quanto dettagliata del prodotto e del suo comportamento nelle più varie condizioni d’uso ci ha trovati del tutto impreparati davanti alla reazione del sistema sociale alla diffusione dei prodotti stessi. Ecologia, ambiente, approccio sistemico sono nomi nuovi di sapore scientifico, che in realtà ripropongono l’importanza della comprensione fenomenologica globale - di quello che si può chiamare approccio olistico - l’importanza quindi della "gestalt" sia pure ad un livello più ampio rispetto all’oggetto progettato e prodotto. Si è cosi passati dall’olismo dei tempi ove l’empirismo predominava nella progettazione, al riduzionismo, ed ora di nuovo all’olismo. Il circolo sembra essersi chiuso, o meglio il processo sembra dover ricominciare a forzare - con la potenza dell’analisi riduzionistica - i misteri del sistema fatto dell’insieme del "prodotto e della sua utilizzazione sociale".

È una sfida solo per la società, per l’azienda o anche per l’ingegnere? Fino ad ora, là dove più vivo è apparso il conflitto tra prodotto e sistema globale, come nel caso dell’energia nucleare, le scuole di ingegneria sembrano essersi messe da parte rinunciando a far svolgere all’ingegnere un ruolo che non sia quello di esperto specialista.

Nel caso dell’ecologia e della difesa ambientale più generale, spesso si nota un’accettazione del mito della supremazia dei sistemi naturali e la preoccupazione di non romperne gli equilibri. Il che contraddice il ruolo stesso dell’ingegnere come inventore di "macchine" fatte per modificare la natura.

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87e

Il futuro tecnologico: conoscenze ed incognite.

Businaro U.L.

Seminario Docenti Scuola Secondaria Superiore, Camera Commercio, Milano, 7 Aprile 1987

Il nostro futuro dipende in gran parte dal nostro atteggiamento verso di esso. La scuola ha una grande responsabilità nell'aiutarci a sviluppare l'atteggiamento più consono con i tempi. Il momento è particolarmente critico. Intravediamo infatti i limiti e aspetti negativi dell'azione dell'uomo per costruire il suo futuro, attraverso le sue opere. E non sembrano esservi limiti alla fantasia inventiva dell'uomo ed alla applicazione di questa a costruire un mondo di oggetti artificiali con cui modificare l'ambiente.

L'uomo tuttavia rischia di intervenire in cicli naturali la cui modifica può avere effetti-sempre più grandi ed incontrollabili. Allora, cosa fare? E' possibile pensare di bloccare la attività di costruttore-innovatore dell'uomo per evitare di fare la fine dell'apprendista stregone?

Da dove incominciare?:

Il problema non e semplice. Tuttavia l'uomo in quanto animale sociale può sviluppare comportamenti tali da influire sul comportamento di ogni singolo individuo.

E' qui che interviene la responsabilità degli educatori.

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93kn

Towards a praxis for complexity: developing a wisdom for decision-makers?

Businaro U. L.

2nd European Congress on System Science, Praga, Ottobre 5-8,1993

We are used to complexity of different levels. We face it everyday. However, in reacting to complex issues classified at different levels of complexity do we use different problem solving procedures according to the level of complexity?

The word "rational" for a problem-solving approach bears an intrinsic analytical / reductionist flavour. To deal with the globalisation issues, we need a better and less compromised word. We propose that the approach is better represented by the use of the word "wisdom". Our basic hypothesis is that there is "wisdom" available that allow us to deal with complexity.

To the building of this wisdom we have contributed by making few very general assumptions on the system characteristics. Specifically we have assumed:

From the experience of problem-solving in complex situation we have pointed out the "design paradigm" as the one that capture the intrinsic features of complexity. In fact the design paradigm accept: vagueness of problem statement, strong interactions and blurring of roles of the different actors involved. However, it also provide a "recipe" to find ways out from an endless looping of interactions. Referring to the design paradigm permits to point to very simple general "wisdom" recipes (such as that of recognising the "dimension" of the problem in order to choose proper actors) for the behaviour of each actors, even before starting the real problem-solving activity. It also provides more detailed "wisdom" recipes for problem solving.

The three general hypothesis on system characteristics plus the design paradigm help to define a corresponding structuring of decision-making to respond to challenge:

  1. complexity problem - no matter how great and novel the complexity - can be considered from the practical point of view as having the same type of structure, a system with few hierarchical level delimited outside by an environment and inside by unbreakable components;

  2. when an actor has already emerged to react to a system challenge, he needs to consider the passing from the perception of the challenge to the specification of the terms of reference of the problem to be solved as the first important aspect of decision-making. And to do this he has first of all to delimit the system on which to act. The design paradigm can be used at a meta-level to perform this task;

  3. there are different ways and actors that can react to a system challenge. To assure a better response one should first of all decide what is the best way to delimit the part of the global system that has to react to the challenge. A meta-design approach can be applied to this effect to the meta-problem whose output will be the selection of the actors to takes the challenges as their owns;

  4. to assure greater efficiency and probability of success to the action plan one should try to make use of inertial trends of the system evolution.

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95tn

Globalizzazione, complessità e problemi decisionali.

Businaro U. L.

Nota interna CSS, 1995

La globalizzazione non solo non si pub evitare, ma non è intrinsecamente dannosa. Lo sono gli sbilanciamenti eccessivi. Gli sbilanciamenti aumentano quando la competizione (interesse del singolo) è spinta all’estremo senza nel contempo sviluppare una qualche forma di collaborazione.

Una possibile soluzione agli sbilanciamenti è porre barriere alla competizione. Ma si hanno effetti solo transitori e si va contro la tendenza del sistema (poco saggio). Meglio sfruttare effetti leva da sistema: ricordare the cooperazione e l’altra faccia della competizione. Il circolo competizione/cooperazione va chiuso ad ogni livello di azione (locale/ etc.).

Per applicare potenzialità della S&T alla globalizzazione occorre pianificare S&T. Il paradigma del design evita la trappola dell'approccio razionale-lineare nel processo di ricerca soluzione. Ma rimane difficoltà dovuta alla scala ed all’alto livello gerarchico sistemico dei problemi.

Non c'è da illudersi che il piano innovativo possa essere una operazione ad un sol colpo. Es: se il piano prevede sviluppo di mattoni necessari per la soluzione globale, questa può non essere più realizzabile perchè i mattoni possono risultare diversi da quanto concepito. Per sistemi complessi un piano innovazione deve prevedere una gerarchia di obiettivi: - tattici per componenti, strategici per sotto-sisistemi e strutturali per intero sistema. Es., l' innovazione nelsistema trasporto (componenti = veicoli/ sotto-sisistemi= modi trasporto /sistema= integrazione trasporto nel territorio).

Più si alza il livello gerarchico sistemico dell’innovazione più si allungano i tempi e crescono incertezze. Un piano accettabile deve avere un mix con obiettivi tangibili a breve per far accettare anche la destinazione di risorse a più radicali cambiamenti a lungo termine. Anche per la globalizzazione è possibile mostrare the non tutto è incerto e difficile da raggiungere

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95u

Morfogensi artificiale e complessità.

Businaro U. L.

Convegno Accademia delle Scienze di Torino, 27 maggio 1995

Una prima ipotesi per la morfogenesi artificiale è che esista un' auto-similitudine nell'attività del costruire basata sull'uso dello stesso processo (il design) applicato a complessità di scala diversa, ma sempre ricondotte ad una complessità interna (oggetto di cambiamento) delimitata, internamente, da componenti date ed, esternamente, da un ambiente ben separato. La costruzione di questa sistema semplificato cui rivolgere l'azione è un processo di chiusura del sistema oggetto di attività di costruzione. Questa chiusura tuttavia non è univoca: anche se il problema cui l'azione si riferisce è lo stesso, essa dipende dagli attori che se ne prendono carico.

Con la nozione di agire si tende a caratterizzare questa attività, a monte del costruire, e cioè: definire il fine da raggiungere (passaggio dalla percezione della sfida alla definizione del problema). La seconda ipotesi è che anche questo sia un processo morfo-genetico - a livello non fisico - e che anche per esso si utilizzi lo stesso processo di costruzione di una soluzione usando il meta-design.

In sintesi, l'attività morfogenetica dell' homo faber, rappresenta una classe piú ampia rispetto alla morfogenesi biologica: l'uomo progetta il progetto (meta-design) e sa manipolare non solo "materiali", ma anche "forme" ed "idee".

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Il sistema urbano

94o

Technology and the Future of the Cities - Responding to the urban malaise: an Agenda for the European Union.

Businaro U.L.

EC -FAST report FOP 380, july 1994

The approach to the city issues starts by a perusal of the available literature and, specifiically, of the reports prepared for the FAST study "The Future of European Cities: the Role of Science & Technology".

The result is reported in Part I which is structured as a recurrent attempt to approach the complexity of urban issues from different point of departs. One gets confirmation of the difficulty to pass from the perception of city challenges to the specification of actions to respond to the challenges. The search, however, fulfils the important task to get better acquainted with the system. The conclusion from Part I is the confirmation that the quest for solutions to urban challenges, to be fruitful, requires a specific approach to problem-solving, to circumvent the paradox-between the holism-of challenges and reductionism of actions.

Part II starts by describing the "design problem-solving paradigm" and then it pursues the attempt to apply it to urban issues. The starting point is to define the perceived challenges to which a response - taking advantage of R&D and technology potentiality - has to be developed. The selected challenges are described as a kind of ‘urban malaise’. The approach resists the temptation to define too quickly the initial challenges in ‘reduced’ action oriented terms, even when they appear clearly related to a specific city sub-system. In fact, to start challenge’s perception from the top holistic level of the system is a precondition to avoid a too quick jumping down to lower system levels looking for solutions.

If the challenges can be perceived and described - although in vague terms - at the global system level, then solutions in offer could also be described at that level in terms of scenarios. The circuitous turns at the global level can now be guided by the problem-solving procedures as a systematic comparison between the challenges and the potential solutions. The aim of the approach is not to really start the solution development phase, but to define the terms of reference of the problems to be solved. The process of comparing challenges and solutions to define the problems, assures that the terms of reference are realistic (amenable to solution development). Provided, however, that the portfolio of solutions is broad enough. Due to the novelty of the challenges, this will seldom be the case. The description of solutions to better define the challenges are under the form of general scenarios which serve as a guide to show how the portfolio has to be completed with more detailed solutions, to be able to get out of the holistic level with the description of the problem’s terms of reference. Part II concludes recommending a series of studies and researches to be performed to increase the portfolio of potential solutions as a prerequisite to better specify needed actions to respond to the urban challenges.

In Part II, the specifications for new solutions to be developed to enrich the portfolio is done without detailing specific technology contributions. It is still a top-down specifications for solution searching. In practice, to try and develop such solutions one should consider the important effect of the push from current technology development. 

To demonstrate that this is not in contradiction with the design approach, in Part III the process is deepened to the level of characterising the potential solutions within a given promising technology. The important case of the new ICT (Information and Communication Technology) is considered.

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94p

City Action RDT Programme. Towards a better liveable city. Background paper.

Businaro U.L.

EC Fast papers, Brussels, 31 may 1994

To counteract to the syndromes of the urban malaise one need first of all to deepen the diagnosis of the situation identifying options for cure and then plan corresponding actions. The situation is in many cities so compromised that one need to rethink and to replan the tit y to regain liveability and governability, far from the ill effects of saturation.

The aim of the program is to contribute building a portfolio of ideas and potential solutions as options for updating and reviving urban planning. It is a most important aim since today the ability to even think of urban planning seems to be lost.

The scope of the programme refers to the diagnostic aspects by developing instruments to deepen the understanding of the city problems and the cure aspects by pointing to increasing the portfolio of options.

The program is subdivided into three objectives and 5 actions.

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95n

The future of city: the role of Science and Technology. Proposal for actions.

Businaro U. L.

STOA Workshop, The technological city, EU Parliament, Brussels, 14 Aprile 1994

The challenges and problems facing cities are numerous, complex and difficult to delimit. For the sake of the discourse, we propose to class the challenges and related problems into three groups:

To a certain extent the grouping corresponds to the different scope of intervention of local authorities or to the emphasis in the public debate on priority of urban issues.

In fact new concepts are emerging that synthesise aspirations towards a better future for the cities which correspond to the three groupings of problems:

The above groupings will help, first of all, to understand the motivation (the why) for calling in RDT to approach the city challenges. Then, we should deal with the procedure (the how) by which RDT can contribute. Finally, we will list a series of possible RDT programmes (the what).

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95o

ICT and the new urban development.

Businaro U. L.

13th World computer congrss 94, vol. 3, K. Duncan, K.Krueger eds. Elsevier, North Holland, 1994

For an efficient urban planning, society needs to agree on the priority values and objectives, spelling them out in a desired ‘scenario’. A new vision of urban plan is needed. Is technology available for whatever scenario ? The answer is positive as can be argued by the two following extreme and caricatural scenarios:

The scenario for a human-centred city could refer to a revisiting of the city of the past where the urban space where organised - at the fine local scale of the quarters - to allow a complex mix of activities and functions. Individuals interacted easily in an informal ways in the streets and piazzas. We refer to this scenario as that of an agora city. The space organisation should in any case favour the natural needs for socialisation of the human being, favouring solidarity and social cohesion, while the technological options should permit to regain the efficiency of the city ‘machine’. To revisit the urban plan one can focus on four main functions: shelter, education, work, leisure.

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95m

La questione urbana: dalla percezione delle sfide all'avvio delle azioni. Il caso dell'iniziativa Act-Vill.

Businaro U. L.

Convegno Piazze telematiche, Roma 2 febbraio 1995

Quando si cerca di esplorare la problematica urbana ci si scontra con la complessità del sistema urbano e con un paradosso comune a tutti i tentativi di operare su sistemi complessi: la necessità da una parte di un approccio olistico, globale, al sistema (che tenga conto delle irriducibili interazioni tra il tutto e le parti) per capire il sistema e, d’altra parte, di un approccio riduzionista (che isoli le parti) per intervenire a modificare il sistema. Il paradosso non ha conseguenze quando il sistema è in uno stato di stabilità e quindi le azioni riduzioniste sui componenti e sottosistemi del sistema globale non cambiano la sua struttura stabile. Quando così è, le sfide sono spesso legate a ricuperare efficienza per un sistema apparentemente saturo, ma solo per un uso inefficiente delle sue risorse. Purtroppo molti sono i segni che le sfide odierne vanno al di là dei problemi connessi con il recupero di efficienze. La saturazione delle capacità del sistema sono reali più che apparenti.

Si può allora pensare di intervenire per aumentare le capacità globali del sistema città non potendo operare sul sistema globale ma solo su sue componenti? Come si può essere sicuri che - data la intrinseca interazione tra il tutto e le parti - l’intervento sulle parti produrrà un cambiamento globale nella direzione voluta?

Il problema di intervenire su un sistema urbano vicino alla saturazione e fortemente interattivo non è tuttavia senza speranza. In tali condizione in effetti un sistema complesso tende esso stesso ad esplorare "ipotesi" di cambiamento. Se il sistema è auto-organizzante il cambiamento avverrà cercando di mantenere l’identità del sistema stesso, il quid che ne caratterizza l’essenza. Per certi versi in effetti la città può essere considerata come un sistema auto-organizzzantesi. L’azione sui sistema deve allora cercare di utilizzare le sue dinamiche interne, far leva su di esse, cercando di aiutarlo ad evolversi in una direzione piuttosto che in un’altra. Lo sforzo necessario per intervenire sul sistema può essere anche molto piccolo in proporzione alle dimensioni del sistema stesso. Infatti in condizioni vicine all’instabilità il sistema tenderà ad essere molto reattivo e ad amplificare le perturbazioni. Ma in tal caso è essenziale che l’intervento sia guidato da una conoscenza approfondita del sistema in esame e, più in generale, da ciò che accomuna i sistemi complessi in dette condizioni. L’ipotesi che permette di essere ottimisti sulla possibilità di intervenire sul sistema città è che esista una "saggezza della complessità" da applicare alla città come sistema fortemente reattivo per guidarlo ad usare le sue forze interne a muoversi nella direzione desiderata.

l'intervento è disponibile in formato pdf

95zz

  Report on the AGORA Workshop
 held in Berlin (november 1995) at Conference
Urban Utopias: new tools for the renaissance of european cities"
 

Looking at the city as an organised space, one can ask how much the citizens are aware of the characteristics and peculiarities of the space modifica­tions and the extent to which their lives depends on them.

What causes the success of the specific city, the decline of another? As anything to do with the form that the spatial occupation and organisation has taken over the years?

Supposing that one can envisage the optimal 'form' of the city in terms of maximum economic efficiency, will such a form assure also a satisfactory  'agora' effect?

It is important to understand what are the physical characteristics of the urban space organisation that contribute to the realisation of an Agora city utopia, and to propose models to guide actions towards it. However, it has to be recognised that the citizens perceive the space according to their use of it, their habit and culture, their idiosyncrasies.

According to the individual citizen's perception there are city spaces that produce a state of 'euphoria' and others that lead to discontent (sites of 'urban disphoria').

 The complexity of the urban system, the difficulty to understand and to classify urban characteristics that underpin its success or failure, to match the physical landscape and the perceived ones, the rapid planned or unplanned change of the city, the difficult to get consensus between all the interested ac­tors, all that throws serious doubts on our ability to optimal planning and take actions to adapt the city to the changed situations.

 These are some of the issues debated at the workshop.

Download the report (pdf)