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Il Pappagallo del Capitano  

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 CAP. II La scimmietta ed il ramo lontano
 

Pietro chiese al nonno che cosa Cocorito avesse detto e perché ora che si vedeva nello specchio non parlava più. Il nonno gli disse di stare più attento la prossima volta. Poi: "Proviamo ora con un altra storiellina. Dobbiamo però rimettere lo straccio nero sullo specchio."

Detto fatto, Cocorito, quando lo specchio fu coperto, fece un passo a sinistra, uno a destra, si schiarì la gola e cominciò: "Voglio una storia, Voglio una storia."
Avrebbe continuato chissà per quanto tempo se il nonno non avesse cominciato subito a raccontare.

In una foresta in Cina vivevano molte scimmie. Avevano una barba bianca che coronava il viso ed in testa una corona di capelli neri che fasciava la testa bianca. Assomigliavano a dei frati cappuccini. Vivevano a gruppi e in ogni gruppo vi erano delle famigliole, il papà scimmia, la mamma scimmia, i figli scimmiette.
Le scimmie, si sa, vivono soprattutto sugli alberi. Si muovono, saltano da un ramo all'altro. Occorre essere bravi come delle scimmie per non cadere mentre si salta da un ramo all'altro. Ma anche le scimmie quando nascono non sanno saltare bene. E' a poco a poco che imparano, con il papà e la mamma che insegnano ai figli come fare.

Una di queste scimmiette si chiamava Simiolotto. La mamma ed il papà cercavano di insegnargli come fare a saltare da un ramo all'altro senza farsi male, senza cadere. Bisognava fare prima dei piccoli salti su dei rami bassi vicino a terra, così se cadevi non ti facevi male. Poi man mano che si imparava si poteva salire sui rami più alti e fare salti più lunghi. Ma ci voleva tempo e pazienza. Bisognava stare a vedere come faceva la mamma, come faceva il papà e come facevano le altre scimmie grandi.

Ma Simiolotto di pazienza non ne aveva, e voleva fare in fretta a fare come i grandi. La mamma gli raccomandava: "Stai attento, non salire troppo in alto, che potresti farti male."
Il nonno, che si chiamava Simione, non gli insegnava a saltare perché lui ormai era vecchio e non aveva più le forze per fare dei grandi salti. In compenso gli raccontava dei proverbi che dovevano servire ad insegnarli perchè era importante ubbidire a mamma e papà.

Ma Simiolotto non stava molto a sentire.
Simiolotto diceva "Sì mamma, sì mamma", ma poi quando mamma non guardava o aveva altro da fare lui disobbediva e saliva sui rami alti.
Ah, era più bello lassù, si vedevano meglio il cielo e gli uccelli da lassù. A dire il vero un po' di paura ce l'aveva e le prime volte riscendeva in basso senza saltare, ma abbracciandosi stretto al tronco dell'albero.
Non erano solo la mamma ed il papà che gli dicevano di non salire, di non saltare in alto, che era ancora piccolo, che doveva ancora imparare. Glielo dicevano anche il nonno, anche gli zii, anche gli amici del nonno e degli zii.
Lui faceva finta di ubbidire ai consigli, ma poi...

Un giorno la mamma ed il papà dovettero allontanarsi più del solito per cercare del cibo per i figlioli. Simiolotto rimase solo e respirò il piacere della libertà. Finalmente potrà salire in alto senza che nessuno lo sgridi. Finalmente potrà saltare da un ramo all'altro come una scimmia grande. E così fece.
Lassù in alto cominciò a saltare afferrandosi da principio a dei rami vicini. Che bello! Poi saltò afferrando un ramo più lontano. Poi afferrandosi ad uno ancora più lontano. Poi... poi.. saltò ancora, ma il ramo era ora troppo piccolo e si spezzò. 
"Aiuto, aiuto", gridò. Ma era inutile, stava cadendo giù dall'albero.
Per fortuna, cadendo era rimbalzato sui rami più bassi e quando alla fine era arrivato a terra era ancora tutto intero. Ma che male, ma che male a tutte le ossa.
Simiolotto si mise a piangere disperatamente, e piangeva, piangeva.
La mamma arrivò di corsa. "Cosa è successo, cosa hai fatto?" E mentre così diceva prese in braccio Simiolotto per vedere se avesse qualcosa di rotto. Ma per fortuna, niente. Allora lo rimise giù per terra e lo sgridò: "Hai visto cosa succede a non seguire i consigli dei grandi? Hai visto cosa succede a disubbidire? Ma stai tranquillo che non hai niente di rotto."

Ma Simiolotto continuava a piangere, a lamentarsi: "Ahi, ahi, mi fa male qui, mi fa male qua" e si toccava le gambe, le braccia, il sedere. "Ahi, ahi che male."
Il nonno Simione che se ne stava dormicchiando su un ramo di un albero vicino, scese giù: "Cos'è tutto questo chiasso? Non si può riposare in pace in questa foresta."
La mamma gli raccontò che Simiolotto aveva voluto salire in alto sugli alberi e saltare da un ramo all'altro come i grandi. E così era caduto.
Il nonno allora mosse il dito in segno di rimprovero. "Aiuto - pensò Simiolotto - ora il nonno tira fuori uno dei suoi proverbi."

Qui nonno Lucio si fermò un momento, guardò Cocorito, che si stava già agitando. Cocorito non diede tempo al nonno di parlare, si mosse, un passo a sinistra, uno a destra, si schiarì la gola e sentenziò:

"Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso."

Poi scosse il capo, sbadigliò aprendo il becco giallo, arricciò la cresta rossa e si fermò.