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 Il Pappagallo del Capitano

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CAP. V  Il vecchio pescatore e l'uccello d'oro

Poiché il nonno non aveva tolto lo straccio dallo specchio Cocorito iniziò con la sua richiesta: "Voglio una storia, voglio una storia."
"Prova a raccontarne una tu," disse il nonno a Pietro.
"Ma nonno, io non so, non sono capace di raccontare delle storie."
"Va bene, allora vuol dire che la raccontiamo assieme. Prima inizio io, poi continui tu. Conosci la storia del vecchio pescatore? Stai a sentire, come comincia."

C'era una vola un vecchio pescatore, che ogni giorno andava a pescare. Ma poiché ritornava a casa sempre con pochi pesci la moglie brontolona si lamentava.

Così cominciò a raccontare nonno Lucio. "Ora tocca a te, Pietro."

C'era una volta un grosso uccello tutto giallo che sembrava d'oro.

"Ma, veramente la storia parla piuttosto di un pesciolino d'oro. Ma fa lo stesso - disse il nonno a Pietro - E dove stava questo uccello?"
L'uccello stava su un albero, - continuò Pietro - e quando il pescatore passava là sotto lo salutava. "Ciao come stai?" gli diceva.
"E l'uccello cosa rispondeva al pescatore?", chiese il nonno. "Ma, non rispondeva niente, nonno. Era un uccello che non parlava. Non era come Cocorito."
"Va bene, va bene", disse nonno Lucio. "Adesso continuo io la storia, se no mi sa che Cocorito si imbroglia."

Anche quel giorno il vecchio pescatore era andato al fiume, ma non era riuscito a pescare che tre pesciolini, piccoli, piccoli. Quando tornò a casa trovò la moglie sull'uscio che lo aspettava con le braccia sui fianchi. "Vediamo cosa sei stato capace di pescare oggi. Guarda, guarda, tre pesciolini così piccoli che non sono buoni neanche per il gatto. Sei un vecchio buono a nulla. Tocca fare tutto a me. Per fortuna che abbiamo l'orto che io coltivo e così c'è qualcosa da mangiare. Carote, zucchini, insalata. Tocca fare tutto a me. Sei un vecchio buono a nulla. Scommetto che invece che star dietro ai pesci stai lì a chiacchierare con quegli altri fannulloni dei tuoi amici."

Il giorno dopo il vecchio pescatore tornò giù al fiume con la canna da pesca. Passò sotto l'albero con l'uccello d'oro e lo salutò come al solito. "Caro mio - gli disse - beato te che te ne stai lì tutto il giorno a cantare sull'albero. Io invece devo andare a pescare e se anche questa volta non pesco nulla, quando torno a casa sentirai che musica. Ah, che vecchia moglie brontolona che ho."
Questa volta l'uccello sembrò che avesse capito, perché invece del solito trillo di saluto, si mise a svolazzare attorno all'albero e per un po' seguì il vecchio. Ma poi se ne ritornò sull'albero.

Anche quella volta il vecchio non pescò niente. Aveva preso due pesciolini, ma li ributtò in fiume. Quella brontolona della sua vecchia se li avesse visti avrebbe gridato ancora più forte che lui era un fannullone, incapace di combinare qualcosa di buono.
Quando tornò a casa la moglie questa volta gridò più del solito. "Oggi, non c'è più niente da mangiare. Se non sei capace di fare il pescatore, prendi il tuo vecchio fucile e vai a caccia. E non tornare se prima non hai preso qualcosa."

A malavoglia il vecchio pescatore prese il fucile dall'armadio, lo pulì, e mise una cartuccia in canna. Era amico degli uccelli e non voleva andare a cacciarli. Però, come si faceva con quella vecchia brontolona? Così si avviò verso il bosco. Cercò di vedere degli uccelli. Ma niente. Sembrava fossero tutti spariti di circolazione. 
Allora gli venne in mente quel vecchio uccello, giallo come se fosse tutto d'oro. Prese il sentiero che andava verso il fiume. L'uccello era là su un tronco dell'albero come al solito. Il povero vecchio, con le lacrime agli occhi puntò il fucile verso l'uccello. Gli dispiaceva uccidere proprio quello, che vedeva ogni giorno ed erano quasi diventati degli amici. Ma cosa poteva fare d'altro?
Stava per sparare, quando l'uccello si voltò verso di lui e parlò. Sì, proprio parlò, lui che non aveva mai detto una parola, che, come ogni uccello aveva, fino allora, solo cantato. "Non sparare, non sparare, per carità. Io sono un principe che un mago cattivo ha trasformato con un incantesimo in un uccello. Se tu mi salverai la vita, io ti aiuterò. Tu dimmi un desiderio ed io subito lo soddisferò."

Qui il nonno Lucio si fermò a guardare Pietro. "Che cosa gli avrà chiesto, quale desiderio avrà detto di avere il vecchio pescatore? Continua tu la storia, Pietro."

"Voglio una Ferrari tutta rossa. Una Ferrari da corsa."

"Ma no, ma no - disse il nonno - cosa vuoi che se ne faccia un povero vecchio pescatore di una Ferrari. Ma ormai la frittata l'hai fatta. Ora continuo io."

"Se vuoi una Ferrari, il tuo desiderio sarà appagato. Vai a casa e vedrai."
Il vecchio pescatore, mise il fucile in spalla e tornò a casa. La sua casa era una vecchia e povera capanna di legno e paglia. Davanti alla capanna era una Ferrari tutta nuova, e tutta rossa. Attorno all'auto era la vecchia brontolona, con la scopa in mano. Quando vide il marito di ritorno, gli gridò: "Cosa hai combinato questa volta? Cos'è questa cosa davanti alla nostra casa?"
Il vecchio le raccontò tutto, dell'uccello che lui voleva cacciare, di quello che l'uccello gli aveva detto e che dalla sua bocca era uscito quel desiderio di una Ferrari tutta rossa. Era tanto tempo che aveva sentito parlare di quella meraviglia che era una Ferrari, e così ne voleva una.
"Oltre che un vecchio pescatore buono a nulla, non sei neanche capace di esprimere un desiderio che valga qualcosa. Noi siamo qui che viviamo in una vecchia stamberga, senza niente da mangiare e tu vai a chiedere una Ferrari. E cosa ne farai ora, tu che non hai neanche la patente di guida?"
Il vecchio pescatore, chinò la testa, si grattò la pera, non sapeva cosa rispondere. "Ora riprendi subito il fucile e torna dal tuo uccellaccio e digli che gli spari se non trasforma subito la nostra capanna in un grande palazzo con tanti servitori e con tante cose da mangiare. E che ce ne sia per tutti i giorni e non solo per una volta. Vai, di corsa."

Il vecchio prese il fucile e tornò sotto l'albero. Ma non ci fu bisogno di puntare il fucile. L'uccello d'oro quando lo vide gli disse: "Ed ora, che desiderio hai?"
"Mia moglie ha detto di chiederti un grande palazzo con tanta servitù ed ogni ben di dio di roba da mangiare. Scusami, sai, ma se torno e non trovo tutto questo, saranno guai per me."
"Vai pure tranquillo, vai pure tranquillo."

Quando il vecchio arrivò alla fine del sentiero dove c'era di solito la sua vecchia capanna, pensò di avere sbagliato strada. Infatti, in fondo ad un viale, dietro un grande cancello tutto dorato, vi era un magnifico palazzo, con tante finestre e tutte le luci accese. Si sentiva uscire da casa la voce squillante della moglie che ordinava alla servitù: "fai questo, fai quello. Datevi da fare fannulloni."
Quando entrò in casa, la moglie invece di ringraziarlo e di dire che ora era contenta, gli corse incontro e lo sgridò: "Ma come, sei solo stato capace di chiedere un palazzo e della servitù. Voglio molto di più, voglio molto di più. Torna dal tuo uccellaccio e chiedigli..."
Perché i servi non sentissero gli parlò in un orecchio.

Il vecchio tornò allora dall'uccello d'oro.

"Cosa gli avrà chiesto secondo te", disse il nonno a Pietro.

"Mia moglie mi ha detto di chiederti un elicottero con tanto di guidatore."

"Prima la Ferrari, ed adesso l'elicottero. Ma bravo il mio nipotino. Meglio che continui io la storia."

Il vecchio tornò a casa, ma prima ancora di arrivarci sentì sopra la testa un grosso rumore che si avvicinava sempre di più.  E più si avvicinava più sentiva anche un forte vento che quasi lo gettò per terra. Era un elicottero che scendeva verso di lui. Da sopra si vedeva la vecchia brontolona che si sbracciava verso di lui: " E' bello da quassù. Si vedono tante cose, si vedono monti e mari, si vedono grandi città. Corri subito dal tuo uccellaccio e digli che gli ordino di farmi avere tutto quello che di quassù si vede. Voglio che tutto sia mio. Corri subito e non tornare a casa senza avere avuto tutto."
Poi l'elicottero si alzò. SI vedeva ora la mano della vecchia moglie che indicava al vecchio di fare in fretta, di andare dall'uccello d'oro a chiedere, a chiedere.

Il povero vecchio tutto afflitto e vergognoso, ritornò verso l'albero. L'uccello d'oro era ancora là. "Scusami, amico mio, mio principe. Ma mia moglie non è mai contenta. Ora vuole da te che tu faccia in modo che tutto quanto si vede da lassù, dall'elicottero, diventi suo. Terra, mare, città, palazzi, navi, treni. Io non so cosa dire. E' lei, che vuole tutto, che mi ha mandato da te."
"Va bene, va bene. Credo che tua moglie meriti una lezione. Torna a casa e vedrai. Vedrai." Così detto l'uccello si alzò in volo e questa volta volò tanto in alto che il vecchio lo perse di vista.

Se ne tornò a casa. Questa volta, arrivato in fondo al sentiero, riconobbe subito di essere arrivato a casa. Infatti non c'era più il palazzo, non c'era più la Ferrari rossa, nessun segno dell'elicottero. C'era invece solo la vecchia moglie, seduta sulla soglia di casa che piangeva. "Poveri, noi, poveri noi. Siamo rovinati, siamo rovinati. E' tutta colpa tua, tutta colpa tua."

A questo punto Cocorito non poté più star fermo. Mosse un piede a destra, uno a sinistra e con la sua voce nasale strillò:

Chi troppo vuole nulla stringe. Chi troppo vuole nulla stringe!

"Ma, no, ma no, Cocorito. La storia non è ancora finita", disse il nonno.

Il vecchio pescatore allora riprese la sua canna da pesca e se ne tornò verso il fiume. Passato sotto l'albero non vide più l'uccello. Invece vide arrivare un cavaliere su un cavallo bianco. Il cavaliere era tutto vestito d'azzurro. Quando vide il vecchio pescatore si fermò e scese da cavallo.
"Amico mio, gli disse. Io ti devo ringraziare." E lo abbracciò.
"Io sono il principe che il mago maligno aveva trasformato in un uccello d'oro. L'incantesimo sarebbe finito quando qualcuno avesse espresso un desiderio che neanche il vecchio mago, con tutta la sua magia, avrebbe potuto realizzare. E così, grazie a tua moglie che voleva tutto, io sono ritornato principe. Ringrazia per me anche tua moglie. E tieni questo anello come mio ricordo. Ogni volta che avrai fame, strofinalo. E così troverai la tavola imbandita con tanto da mangiare."
Poi salì a cavallo. E mentre stava per partire, disse di nuovo: "Mi raccomando, non dire niente a tua moglie. Non svelarle il segreto dell'anello. Non vorrei che volesse mangiare ogni momento e che poi gli scoppiasse la pancia. Ciao."

Stavolta la storia era finita davvero. Il nonno si fermò. Cocorito sembrava impacciato. Con il becco diede una beccata al legno del trespolo. Poi scosse la testa, aprì il becco e strillò:

Non tutto il male vien per nuocere. Non tutto il male...

Bravo Cocorito. Il nonno e Pietro batterono le mani. Poi il nonno svelto, svelto, tolse il panno nero dallo specchio, prima che Cocorito ricominciasse.
 
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