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 Il Pappagallo del Capitano

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   EPILOGO

Quella mattina, al termine della scuola, un vecchio signore, con i capelli bianchi nascosti sotto un cappello da capitano di mare, con un giubbotto blu e con in mano una gabbietta con dentro un grosso uccello colorato, attendeva Pietro. "Nonno, nonno Lucio. Sei arrivato! Quando sei arrivato?"
Il nonno strinse la mano di Pietro come tra due gentiluomini. Tra loro non era il caso di abbracciarsi. Il nonno si limitò a passare la sua ruvida mano tra i riccioli del nipote. "Sono appena arrivato. Sono venuto qui direttamente dalla nave, con Ciquita." A sentire quel nome, l'uccello nella gabbia ripeté "Ciquita, Ciquita sono me."
Pietro che fino allora aveva guardato solo il nonno, a quella voce guardò verso terra dove era appoggiata la gabbia. "Cosa hai portato, nonno, un altro pappagallo?"
"Come ti avevo scritto ho trovato una compagna per Cocorito. E' ora che Cocorito metta su famiglia, altrimenti crescerà come un vecchio bisbetico. Ho l'impressione che Ciquita gli piacerà molto. Guarda che bella pappagalla. Il corpo è giallo, le ali sono verdi sopra e azzurre sotto, ha il becco giallo su una testa che va dal verde al rosso. L'ho comprata da un venditore di pappagalli in un isola dei Caraibi."
"Anche Ciquita sa i proverbi, nonno?" "No. Ciquita non parla molto, salvo quelle poche parole in italiano che le ho insegnato. Naturalmente sa il pappagallese. E vedrai che pappagallate quando vedrà Cocorito. Ci sarà da tapparsi le orecchie dal chiasso che faranno quei due. Ma andiamo a casa, che la nonna e la mamma hanno visto arrivare la nave e si chiederanno che fine ha fatto il capitano."

A casa le donne erano tutte in subbuglio. Non si aspettavano l'arrivo della nave proprio intorno a mezzodì e così non avevano preparato un pranzo degno del nonno che ormai mancava da parecchie settimane. Rimediarono un pranzetto semplice, ma che il capitano apprezzò molto, dopo tutto quel mangiare roba secca, fagioli inclusi, a bordo. Comunque, per la sera la mamma e la nonna promisero una cena degna dell'occasione.

Dopo pranzo vi fu la cerimonia della presentazione della fidanzata a Cocorito. Questi dapprima sembrò sconcertato o scontento. Era forse arrivato un concorrente. Ma poi, dopo che Ciquita ebbe modo di presentarsi in pappagallese, Cocorito cambiò atteggiamento. Il nonno aveva messo Ciquita su un altro trespolo vicino a quello di Cocorito. Questi con un salto svolazzato riuscì ad atterrare sullo stesso trespolo di Ciquita e la osservò più da vicino. A questo punto il nonno disse: "Forse è meglio che li lasciamo soli. Non vorrei che la nostra presenza li imbarazzasse."

A mala voglia Pietro e Sara lasciarono lo studio. Si fermarono però dietro la porta ad origliare. In effetti dallo studio provenivano cinguettii, gorgheggi, voci ora roche ora squillanti. Certamente era iniziata la conversazione tra i due fidanzati. Peccato che nè Sara nè Pietro capissero il pappagallese. Ad un certo punto Cocorito, che forse aveva capito che quei due monelli stavano ad origliare dietro la porta, si schiarì l'ugola come faceva prima di emettere la sentenza alla fine delle storie e poi disse:

Moglie e buoi dei paesi tuoi.

Riferito al nonno questa frase di Cocorito, ne dedusse che il fidanzamento ormai fosse fatto e che Cocorito fosse contento della compagna. La nonna, si sentì in dovere di intervenire: "Voi maschi, maschilisti. Pensate sempre a cosa pensi il maschio, non avete nessuna preoccupazione per i sentimenti delle femmine. E se Ciquita non fosse contenta del suo fidanzato? Se si fosse aspettata qualcosa di meglio? Vi fa comodo, eh, che Ciquita non sappia parlare. Se no, chissà come si lamenterebbe del compagna che tu vecchio schiavista gli hai dato per forza."
"Ma nonna cosa dici! Cocorito è un pappagallo meraviglioso. Perché non dovrebbe piacere a Ciquita?"
Il nonno avvicinò la bocca all'orecchio di Pietro e gli sussurrò: "E' una tattica delle femmine far finta di non essere contente. Anche tua nonna quando io la corteggiavo, tanti anni fa, diceva che non mi voleva vedere. Ma era tutta una finta. Vedi che poi è stata ben contenta di avermi sposato."
"Cosa avete voi due da sussurrarvi nell'orecchio? Stai attento Pietro. Se tuo nonno ti dice qualcosa su di me, non gli credere. Ed ora fuori tutti e due di qui, che devo riassettare. Fuori!" E con la scopa corse loro dietro, mentre di corsa lasciavano la cucina.

Quel pomeriggio Pietro accompagnò il nonno sulla nave. Il nonno aveva molti ordini da dare. Avrebbero fatto sosta per alcuni giorni e poi sarebbero ripartiti.
Alla sera dopo il pranzo abbondante con le leccornie preparate dalla nonna e dalla mamma, papà Stefano e nonno Lucio si ritirarono nello studio a chiacchierare. "Voi due, stasera subito a letto - disse la mamma - E' stata una giornata piena di emozioni e un bel riposo vi farà bene." Pietro e Sara cercarono di ribellarsi. Volevano anche loro andare nello studio con il nonno e papà. Arrivarono al compromesso di andare là solo un istante per salutare Ciquita e Cocorito. Ma i due non erano su nessuno dei due trespoli. "Dove sono andati, nonno?" Il nonno fece segno di far silenzio per non disturbare, e poi indicò in alto, verso il soffitto, dove era la ruota del timone. Lassù due macchie colorate stavano accoccolate una vicino all'altra, in silenzio. "Ormai hanno fatto amicizia", disse il nonno. "Forse dormono, o forse semplicemente sognano assieme ad occhi aperti. Adesso andate a sognare anche voi, ma ad occhi chiusi ."

Il giorno dopo il nonno disse che era bene lasciare le finestre dello studio aperte, nel caso che Ciquita e Cocorito avessero voglia di uscire a prendere un pò d'aria. "Ma se Cocorito non si è mai mosso dal trespolo, ed è uno sfaticato che non ha voglia di volare. L'ha fatto solo una volta quando io con i miei amici avevamo fatto un po' di chiasso e lui si era spaventato."
"Ma vedrai che adesso la voglia di volare gli sarà ritornata", disse il nonno. Infatti nel pomeriggio, mentre giocava a palla nel giardino, Pietro vide due uccellacci colorati volare fuori dalla finestra delle studio e rifugiarsi su un grosso abete dietro casa. E stettero là fino a sera, quando rientrarono per mangiare.

Il nonno quella sera commentò: "Vedi Pietro, gli innamorati cercano la solitudine, per parlarsi in pace tra loro, senza testimoni. E' così che funziona, anche tra gli uomini. Vero nonna?" Nonna Bruna, scrollò la testa. "Solo quando il fidanzato è un bell'uomo, che non era certo il caso tuo."
Pietro intervenne a difesa dell'onore del nonno: "Ma nonna, cosa dici. Nonno Lucio è bellissimo. Vero Sara?" Sara ritenne che il gioco sarebbe stato più divertente se si fosse schierata dalla parte della nonna: "No, è bruttissimo. Nonna Bruna è bellissima."
"Se sono bruttissimo, allora tu vai a nanna ed io racconto le mie avventure di viaggio solo a Pietro." Sara a quella minaccia, cambiò subito di opinione, si avvicinò al nonno, gli saltò sulle ginocchia e lo accarezzò in viso: "Sei il mio nonno bellissimo. Ed ora raccontaci le tue avventure."

Quei giorni prima della nuova partenza del nonno passarono rapidamente. Pietro, finito i compiti andava a trovare il nonno sulla nave, per aiutarlo, si vantava lui, a mettere in ordine le cose per la partenza. Alla sera poi di là, nello studio del nonno, a sentire le avventure di viaggio. Cocorito e Ciquita sempre là su in alto sulla ruota del timone, zitti zitti e vicini uno all'altro.
Il giorno della partenza del nonno, Ciquita e Cocorito volarono fuori come tutti i pomeriggi. Ma volarono più lontano del solito abete dietro casa. Pietro li seguì con gli occhi fin che li perse di vista. "Saranno andati - pensò - nel bosco di lecci fuori del paese verso il promontorio del faro. Alla sera, quando sentiranno i morsi della fame, torneranno certamente."

Non ebbe tempo, quel pomeriggio, Pietro per pensare ai due pappagalli. Sul molo era andata tutta la famiglia a salutare la partenza del nonno. Poco prima che il sole calasse, la nave lasciò gli ormeggi. Tirava ancora un venticello di terra e le vele si gonfiarono subito. Fuori del porto il tre alberi si avviò verso il mare aperto passando molto vicino al promontorio del faro. In quel momento il sole tutto rosso per il caldo stava per tuffarsi in mare e la sagoma del bastimento si profilò proprio davanti a quel disco rosso. A Pietro che guardava sembrò di vedere due puntini neri nel cielo che dal faro si dirigevano verso la nave. Ma forse era lo sbaluccichio del mare infuocato dai raggi del sole.

Quella sera nessuna notizia di Cocorito e di Ciquita. Pietro era preoccupato, ma la nonna lo rassicurò. "Mi sa che ti dovrai abituare a della uscite prolungate di quei due. Poi torneranno domani, vedrai, quando la fame sarà più grande del loro desiderio di starsene per conto loro.
Ma anche per tutto il giorno dopo, nessuna notizia dei due. La finestra dello studio rimaneva sempre aperta, giorno e notte, perché al ritorno non trovassero difficoltà a rientrare. Ma anche la notte successiva, nessun segno dei fuggiaschi.

Il giorno dopo Pietro cominciava ad essere veramente preoccupato. La nonna e la mamma cercavano di rassicurarlo, di dirgli che la cosa era più che normale. Forse da fidanzati avevano deciso di sposarsi e di partire in viaggio di nozze. Ma Pietro non era molto convinto. A pranzo, mangiò di malavoglia anche la torta di mele fatta dalla nonna.
Non si erano ancora alzati da tavola quando si sentì bussare alla finestra del tinello. "Sono loro, sono loro" gridò Pietro. Invece no, non erano loro. Era uno dei piccioni viaggiatori del nonno. Lo fecero entrare, lo misero in mezzo al tavolo e mamma Susanna staccò il tubicino con dentro il messaggio del nonno. "Chissà come mai il nonno ci manda subito sue notizie."
Il biglietto era breve.

        Carissimi, non state in pensiero per Cocorito e Ciquita. Sono qui con noi sulla nave. L'altra sera quando siamo partiti appena raggiunto il faro due grossi uccelli sono usciti dal boschetto di lecci e sono volati verso di noi. Erano loro. Si sono posati sul trinchetto e hanno deciso di seguirci fino in Brasile. Quel furbo di Cocorito faceva finta di dormire quando io vi raccontavo delle mie avventure di viaggio e che sarei di nuovo andato in Brasile dove le foreste sono piene di pappagalli. E così lui e Ciquita avranno sentito nostalgia della loro terra e deciso di fare i clandestini a bordo della nave per arrivare fin laggiù.
Penso che dobbiamo essere contenti della loro decisione. In fondo anche loro hanno diritto a stare con i loro simili. Si vede che la venuta di Ciquita ha reso ancora più acuto in Cocorito il senso di nostalgia per la sua terra lontana.
Quando ho chiesto a Cocorito perché lo avesse fatto, se non si trovava bene a casa nostra, ha risposto con un proverbio, il suo ultimo proverbio:

La lepre non sta mai tanto bene come l… dove nacque.
 

   FINE