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 Il Pappagallo del Capitano

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CAP. VI   La battaglia dei cuscini

Quel giorno il nonno Lucio era partito con la sua nave, il brigantino. Aveva ordinato ai marinai di issare le vele sui tre alberi. Pietro era sul molo a salutare: "Torna presto", gli gridò. Ed il nonno, attaccato al timone, gli rispose: "Mi raccomando, stai attento a Cocorito, non farlo arrabbiare."
Poi la nave, uscita dal porto, a poco a poco si era persa all'orizzonte.

Quel giorno, dopo la scuola Pietro invitò a casa i suoi amici Carletto e Giannino. Quando Susanna, la mamma di Pietro, li vide si preoccupò un poco. "Come mai, non andate a giocare a palla oggi?" Pietro rispose: "Sì mamma, ci andiamo, ma prima voglio far vedere Cocorito ai miei amici."
"Mi raccomando, non combinate dei guai. Sai quanto il nonno ci tenga al suo studio, e che non si tocchi niente." "Sì, mamma, non ti preoccupare."
Mentre entravano nello studio del nonno, a loro si accodò Sara, la sorellina di Pietro. "Voglio vedere anch'io Cocorito. Lo voglio vedere."
Pietro non era tanto contento che Sara si mescolasse nei loro giochi da grandi. Sara era ancora troppo piccola, eppoi era una bambina.
Sara, quando veniva mandata via dai giochi di Pietro e dei suoi amici, andava a piagnucolare dalla mamma o dalla nonna, ed allora erano sempre delle noie. Uffa!
Quella volta Pietro non voleva avere noie e così non la mandò via. "Devi fare la brava però, e stare zitta."

Sara si sedette sulla grande poltrona da marina, quella preferita dal nonno e su cui si sarebbe voluto sedere Pietro.  "Quella poltrona è mia", disse perentorio Pietro. "Tu siediti là su quello sgabello." Sara borbottò che era un'ingiustizia, che Pietro era il solito prepotente e cominciò a chiamare: "Mamma, mamma." Pietro per evitare inconvenienti, sbuffò: "E va bene, per oggi stai pure lì, vuol dire che io mi siedo qui sul divano assieme ai miei amici."
Appena furono seduti sul divano di pelle un po' spelacchiata, Sara scese dalla poltrona e corse da loro: "Anch'io voglio stare sul divano", e si fece posto tra Giannino e Carletto. Ormai però l'attenzione dei grandi era tutta su Cocorito e così l'intrusione di Sara non provocò ulteriori reazioni.

Pietro intanto, da vero padrone di casa, come colui che sa tutto, disse: "Vedete Cocorito, è lì che sembra muto. Ma vedrete, vedrete."
In effetti Cocorito se ne stava sempre più dritto e forse un tantino preoccupato da tutto quel baccano. Aveva lo specchio di fronte a sé, ma invece di guardare la sua immagine guardava i ragazzi con un volto severo. Come fa ad essere severo il volto di un pappagallo non è facile dire, ma certamente Cocorito non approvava quell'intrusione nella sua tranquilla siesta pomeridiana. La cresta rossa era più ritta del solito. Dal suo becco usciva un gorgoglio che probabilmente corrispondeva al nostro brontolio, di quando non siamo contenti di come vanno le cose.
"Parla, parla, dai, Cocorito, dì qualcosa", dissero in coro Carletto e Giannino. Pietro allora li fece stare zitti. "State a vedere, so io come si fa a farlo parlare". Con gesto che voleva imitare quello di un prestigiatore che aveva visto alla televisione, Pietro si alzò, prese lo straccio nero che stava appoggiato ad un chiodo al muro, lo aprì facendolo svolazzare, proprio come un prestigiatore, e disse: "Ohilà". Poi con un salto riuscì a far coprire lo specchio con lo straccio nero. "Ed ora parla, mio schiavo."
Sarà stata la teatralità della scena, sarà stato che Cocorito era sempre imbronciato per quel disturbo alla sua siesta, fatto sta che non disse niente.
Giannino, Carletto ed anche Sara scoppiarono a ridere: "Ma guarda come parla, ma guarda come parla. Ah, Ah. Pietro, guarda come sei bravo a far parlare Cocorito. Ah, Ah." "State zitti, fate silenzio. Ora vedrete che parla."

Cocorito, sarà per amor proprio, sarà per non fare fare brutta figura a Pietro che ormai lo conosceva da un po' di tempo, sarà per il ricordo del nonno cui era affezionato, finalmente si decise. Un passo a destra, un passo a sinistra: "Voglio una storia, voglio una storia."
"Avete visto che parla," disse Pietro trionfante. "Adesso bisogna contargli una storia, se no quello non finisce più." Ed infatti Cocorito continuava imperterrito: "Voglio una storia. Voglio..."

Pietro per farlo stare zitto cominciò: "C'era una volta un re..."
"No, non voglio quella del re, voglio quella della fatina azzurra," piagnucolò Sara.
"No, no - dissero in coro Giannino e Carletto - niente fate. E' roba da bambine. Io voglio la storia del ragazzo che si era perso nella giungla, in mezzo alle tigri. Ecco la racconto io. C'era una volta una tigre..."

"Ma no, ma no - interruppe Pietro - ci vuole una storia con una morale, se no poi Cocorito non dice il proverbio."
"Ma che proverbio, a me i proverbi non piacciono". interruppe Carletto, C'è mio nonno Battista che ogni giorno me la conta con i suoi proverbi, 'e chi è causa del suo mal..' e .. 'inutile piangere sul latte...' No, no, niente proverbi una bella storia come quella del gatto cogli stivali. C'era una volta un gatto con gli stivali..."
"Ma no - interruppe Pietro - non comincia così la storia. Deve partire dall'inizio, se no Cocorito non capisce niente. C'era una volta un mugnaio..."
Ma oramai nessuno riusciva più a fermare Carletto. "Ed il gatto trova un orco, perché il suo padrone si era gettato vestito in un fiume e così voleva sposare la figlia del re. Ma il gatto mangiò l'orco che si era trasformato in un leone..."

"Fai una grande confusione - urlava Pietro per farlo star zitto - non sai raccontarla bene la storia."
Nel frattempo Sara aveva ripreso ardire e, gridando e saltando, aveva intonata una specie di canzoncina: "C'era una volta / una fatina azzurra / che viveva / in un casa / in mezzo al bosco. / E la fatina / era vestita / tutta di azzurro, / e con lei / c'erano sette nani..."
"Ma quella è la storia di Biancaneve - la interruppe, costretto a gridare per farsi sentire, Pietro - cosa c'entra la fatina. Là c'era la strega cattiva..."
"Voglio la fatina azzurra, voglio la fatina..."
E qui Sara dalla parole passò ai fatti. Prese un cuscino che stava sulla poltrona del nonno e lo tirò a Pietro.
"Ma cosa fai, se vede la mamma..." e per porre termine al gioco, Pietro rilanciò il cuscino a Sara. Ma sulla traiettoria del cuscino si intromise Carletto che lo afferrò al volo e lo lanciò in alto.

Cocorito aveva fino allora avuto voglia di ridere a sentire come i bambini raccontavano le storie. Anzi, se questi fossero stati attenti avrebbero sentito Cocorito proprio ridacchiare con un "Ahahah, Ahahah." Ma ora il povero Cocorito non aveva più voglia di ridere. Ora era preoccupato sul serio. Quel cuscino gettato per aria per poco non arriva sul trespolo. Cocorito con la forza della disperazione, lui che non aveva mai troppa voglia di muoversi, che ormai era un bel po' di tempo che non volava, fece un salto, allargò le ali e cominciò a svolazzare ora a destra ora a sinistra, e mentre volava gridava "Aiuto, aiuto." Volando andò a sbattere contro il muro urtando un quadro con una vecchia nave dipinta in mezzo alla tempesta che cadde per terra, Dal rumore che seguì si sarebbe detto che il vetro che proteggeva il dipinto si era rotto. Ma nessuno si fermò per verificare.

La mamma di Pietro sarebbe senz'altro accorsa subito, ma non era in casa. Era uscita un momento nell'orto a cogliere dell'insalata per la cena. Così senza il suo intervento il baccano diventò ancora più grande. Ora anche Carletto e Giannino si erano scatenati. C'erano tre cuscini sul divano e volavano tutti e tre. Pietro aveva perso la sua autorità di padrone di casa e si era messo a rispondere al fuoco con il fuoco. Sparava cuscini a dritta e a manca. Appena ne afferrava uno al volo, subito lo rimandava.
Sara, nel cercare di scansare un cuscino che gli arrivava dritto dritto era inciampata in una sedia ed era caduta. E così cominciò a strillare "Ahi, ahi, mamma, mamma", e corse fuori piangendo come una disperata per attrarre l'attenzione della mamma.

Cocorito era riuscito a salire sul soffitto dove era appesa la ruota del timone e se ne stava appoggiato là sul mozzo della ruota, tutto spaventato, ma abbastanza in alto da sentirsi più al sicuro. Sì che cominciò anche lui a contribuire al fracasso, strillando: "Dai, dagli addosso, trapassalo con la spada."
Si vede che Cocorito, che come tutti i pappagalli vivono molto a lungo, aveva passato la sua giovinezza su qualche nave di pirati, e si ricordava di quei bei arrembaggi di un tempo, su quei galeoni spagnoli pieni d'oro. "Dai, gambadilegno, dagli con l'uncino... Bel colpo..."
Qui forse si riferiva al momento in cui un cuscino finito su un arpione da baleniere appeso al muro si era rotto e tutte le piume d'oca di cui era imbottito cominciarono a volare  per l'aria. Sembrava stesse nevicando. Cocorito, che era allergico alle piume d'oca, starnutì: Fece "eccì", o qualcosa del genere.

Fu in quel momento che entrò la mamma di Pietro, con dietro Sara ancora singhiozzante e che diceva: "Sono stati loro, sono stati loro a cominciare..."
Pietro, vedendo la faccia della mamma che si era messa la mano nei capelli, non ebbe la forza di ribattere che no, che era stata lei, Sara, a cominciare con il cuscino. Meglio forse tacere e fare la faccia contrita. Infatti improvvisamente il silenzio fu totale nello studio del nonno, dove fino ad allora era stata baraonda. Anche Cocorito si era ammutolito, sempre appollaiato là in alto sulla ruota del timone.
"Mio Dio, che disastro" disse la mamma, a voce bassa, mettendosi le mani nei capelli. In quel momento non aveva neanche la forza di gridare. Ma era la quiete prima della tempesta.

Carletto e Giannino, prevedendo il peggio, dissero: "E' tardi, è tardi dobbiamo andare. Buon giorno signora, ehm... buona sera", e raggiunta la porta del salotto furono presto fuori della casa. Si fermarono però a sentire. Ed infatti non tardò molto. Un urlo uscì dalla gola di Susanna: "Brutto... (meglio non riferire di che brutto si trattasse). Adesso ti faccio vedere io. Poi si sentirono dei colpi, un po' attutiti ma secchi. E furono seguiti da un chiaro e forte lamento di Pietro. "Ma mamma, ma mamma..."

Chi fosse rientrato nel salotto del nonno, avrebbe visto Pietro, tenuto sospeso per la vita dalla mamma, con la testa piegata in avanti e la mano libera della mamma che saliva e scendeva, saliva e scendeva sulle parti morbide del sedere di Pietro.
Quando finalmente la mamma finì, si voltò verso Sara, che sorrideva con un fare maligno: "E tu non crederai di passartela liscia. Non ti picchio perché sei ancora piccola, ma ti castigherò, ti castigherò. Per cominciare, niente più cioccolata per merenda."
Il sorriso era scomparso dalle labbra di Sara, ma in compenso Pietro aveva smesso di piangere. In fondo anche in questo mondo vi è un po' di giustizia.

E Cocorito? Lui se ne stava ancora lassù, non sarebbe scese sul suo trespolo, se prima l'atmosfera non fosse ritornata sicuramente calma. Ma di lassù, qualcosa volle dire. Infatti, drizzò la testa, alzò la cresta, emise un brontolio per attrarre l'attenzione di tutti e poi, strillò:

Chi semina vento, raccoglie tempesta. Chi semina vento, raccoglie tempesta.

Bravo Cocorito, commentò mamma Susanna, almeno uno c'è in questa casa che ha la testa sulle spalle.
 
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