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Il Pappagallo del Capitano

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PROLOGO

Le vele erano ancora piene di vento quando il brigantino entrò nella rada del porto di casa, proprio mentre il sole tutto rosso stava per immergersi nel mare. Il capitano, fermo sul ponte, ordinò di tirar giù la velatura, di ridurre la corsa. Ormai si vedevano il porto e le case del paese. Si vedeva anche la casa del capitano. Perlomeno, lui vedeva il ciuffo d’alberi dietro ai quali stava la casa.

Il capitano era fiero del suo tre alberi. Anche ora che tutte le navi vanno a vapore lui aveva insistito per continuare con il suo vecchio brigantino, Sempre in gamba il vecchio. E se c’era un po' di vento la dava a bere a tante navi con il loro pennacchio di fumo nero e pestifero.
Il capitano amava molto il mare. Ma ora era contento di arrivare a casa, di smettere per qualche giorno di dare ordini, di fare il capitano. A casa avrebbe fatto semplicemente il nonno di Pietro. Veramente era anche il nonno di Sara, ma per Pietro... Pietro era più grande, un ometto ormai. E questa volta per lui aveva un regalo speciale.

Le operazioni per entrare nel porto, per ancorare la nave al molo erano sempre un po' lunghe e così era ormai notte quando il nonno capitano entrò in casa. Pietro era già a letto e non poté subito vedere cosa gli aveva portato il nonno.
Ma la mattina dopo, appena sveglio, corse da lui: "Nonno, nonno Lucio, cosa mi hai portato questa volta di regalo?"
"Prima di tutto facciamo colazione, poi ti farò vedere il regalo. E' un regalo che viene dal Brasile."
"Dov'è il Brasile?" Moriva dalla voglia di vedere il regalo, ma sapeva che il nonno non gli avrebbe fatto vedere niente se prima non avesse fatto colazione. E Mentre Pietro mangiava il pane con il burro e la marmellata e beveva il latte con tanta schiuma preparato dalla mamma, il nonno rispose: "Il Brasile è un paese pieno di foreste. Nelle foreste vi sono tanti animali, di tutti i tipi."
"Ci sono anche i leoni, nonno?"
"I leoni no, quelli sono in Africa. Ma ci sono tanti altri animali feroci. Ci sono i giaguari. Ma soprattutto ci sono tanti uccelli, uccelli di tutti i colori, uccelli che parlano."
"Ma va, nonno. Tu mi conti cucche! Uccelli che parlano!"
"Sono i pappagalli. Anzi, te ne ho portato uno in regalo."
Pietro fece un salto sulla sedia. "Un pappagallo, un pappagallo!" Mandò giù l'ultimo boccone e saltò dalla sedia. "Voglio vederlo, voglio vederlo."

Il nonno si alzò anche lui, prese Pietro per mano e lo condusse nel suo studio. Lo studio del nonno era proprio uno studio da vecchio marinaio. Sulle pareti vi erano quadri con dipinte delle navi, dei velieri nel mare in tempesta. Posati su dei tavolini vi erano dei modelli di navi, alcuni piccoli dentro a bottiglie trasparenti, altri più grandi, chiusi in scatole di vetro. Una grossa ruota di timone pendeva dal soffitto. Per sedersi vi erano delle poltrone ed un divano in pelle.
In tutta quella confusione non sembrava esserci più posto per niente. Invece eccolo là, su un trespolo, il pappagallo. Un uccello enorme, grosso come una gallina. Ma aveva dei colori bellissimi. Il becco giallo, le penne erano verdi, rosse, gialle, azzurre. Sulla testa una cresta rosso fuoco.

Il nonno fece le presentazioni. "Pietro, questo è Cocorito. Cocorito, questo è Pietro. D'ora in poi è lui il tuo padroncino."
Il pappagallo non sembrò molto entusiasta della presentazione. Fece un piccolo passo sul trespolo a destra, un altro a sinistra. Borbottò qualcosa.
Il bastone del trespolo finiva in uno specchio rotondo nel quale il pappagallo poteva specchiarsi. Ed in effetti, invece di interessarsi a Pietro, guardava la figura colorata riflessa nello specchio.
"Ma nonno, tu hai detto che i pappagalli parlano. Questo non parla. Hai contato una cucca, nonno."
Cocorito sembrò interessato, si raschiò la gola, ed emise un suono prima strano, poi chiaro: "Una cucca, nonno. Una cucca, nonno."
"Ma parla, parla! Nonno, Cocorito parla!"
"Si, te l'avevo detto che parla. Anzi, non solo ripete le parole che sente. E' un vero vecchio saggio che sa tanti proverbi. Se tu gli racconti una storia, lui alla fine ti dirà un proverbio che rappresenta la morale della storia che gli hai raccontato. Vedrai, vedrai."

Il nonno prese uno straccio nero e con quello coprì lo specchio che stava sul trespolo. Cocorito, non vedendo più quello strano uccello riflesso nello specchio, cominciò con la sua voce stridula: "Voglio una storia, voglio una storia."
 
 
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