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Ripercorrere le linee di sviluppo speculative e letterarie del periodo della storia tedesca, che si dipana tra il 1770 e il 1831-‘32, è un’impresa che presenta sempre difficoltà enormi, sia in rapporto alla specifica difficoltà dei contenuti al centro del dibattito filosofico in questi decenni, sia per l’altrettanto complesso tessuto di relazioni unitarie, che li conglobano in un contesto sintetico apparentemente organico e unitario, attraversato in realtà da linee di differenziazione radicali, nascoste da una superficiale affinità lessicale e categoriale.

L’età in questione viene troppo spesso indicata come “età romantica”. Questa definizione fa sorgere direttamente due grandi problemi interpretativi: in primo luogo, la collocazione del Romanticismo all’interno di questo periodo della storia culturale tedesca; in secondo luogo, la definizione delle origini dell’idealismo filosofico.

Partendo dal primo problema, dobbiamo porre subito in luce che, a nostro giudizio, la definizione “età romantica” non è più accettabile, sulla base dei più avanzati studi critici del secondo dopoguerra.

Questa definizione si fonda su un’interpretazione estensiva del Romanticismo, che procede a classificare come romantiche sia l’opera di Goethe e di Schiller, sia la filosofia hegeliana.

Tralasciando, al momento, la questione relativa al presunto romanticismo di Hegel, va rilevato che una simile interpretazione estensiva è respinta dal maggiore storico italiano di letteratura tedesca, Ladislao Mittner.

Nella sua monumentale storia della letteratura tedesca, innanzitutto ci ricorda che esistono oltre 150 definizioni di Romanticismo. In base alla definizione privilegiata lo si può estendere nello spazio e nel tempo, inglobandovi l’intera cultura letteraria europea sino al Decadentismo.

In realtà esiste una netta differenza fra Romanticismo tedesco – che fiorisce in un arco cronologico molto breve, all’incirca fra 1795 e 1815 – e Romanticismo europeo che, con contenuti diversi da quello tedesco, domina lo scenario culturale sino al 1850.

La critica moderna – soprattutto tedesca e germanista – tende a restringere e a puntualizzare sempre più il fenomeno romantico, sino – come si è già detto – a rimettere in discussione la facile etichettatura della cultura tedesca dell’epoca di Goethe come “età romantica”.

Ad esempio, il filosofo marxista ungherese G. Lukàcs – uno dei maggiori esperti del secolo sull’età di Goethe –, nella sua Breve storia della letteratura tedesca del 1949, considera lo Sturm und Drang un movimento illuministico. Anche G. De Ruggiero, nella Storia della filosofia da lui scritta e pubblicata agli inizi degli anni quaranta, facendo riferimento a Korff, pone una chiara e netta distanza fra Stuermer e Romantiker.

Sempre Mittner imposta i suoi studi attorno alla personalità di Goethe, la cui opera è da lui interpretata in senso radicalmente antiromantico a partire dal Werther del 1774, interpretato come una vera e propria critica ante litteram della sensibilità romantica.

Anche l’utilizzazione del termine “preromantico” genera l’equivoco di considerare centrale e caratterizzante il Romanticismo, nel definire contenuti e linee di sviluppo della cultura tedesca di questo periodo.

Indubbiamente il Romanticismo nasce attorno a problematiche, contesti categoriali e lessicali che accomunano l’intero ambiente, e che ha le sue radici ultime nello Sturm e nel pensiero di Goethe, ma sviluppando una Weltanschauung propria, antitetica a quella del grande poeta di Weimer.

In sintesi, questo periodo della storia culturale tedesca andrebbe più correttamente indicato con i termini Goethe-Zeit o Filosofia classica tedesca.

In entrambi i casi, si vuole indicare come centrali e caratterizzanti Goethe e gli orientamenti filosofici che si dipanano fra Kant e Hegel.

Molto schematicamente, all’interno della Klassik tedesca, si possono distinguere tre componenti fondamentali:

– il classicismo umanistico di Goethe e di Schiller;

– il movimento romantico;

– la filosofia trascendentale e l’idealismo speculativo.

Come vedremo più analiticamente nel seguito di questo nostro lavoro, problematiche e contenuti filosofici possono anche essere comuni e sorti da un’identica fonte, ma le modalità con cui affrontarli, elaborarli, risolverli, sono spesso non solo diverse, ma antitetiche.

Per ciò che attiene alle origini dell’idealismo, vi sono due classiche e divergenti interpretazioni.

La prima segue lo schema di Kroner e vede l’idealismo originarsi dal dibattito sui problemi gnoseologici inerenti al criticismo di Kant, e dà particolare risalto ad autori come Reinhold, Schulze, Mosè Maimonide, sino a Fichte.

La seconda, che ha la sua fonte negli studi di Korff, tende invece a privilegiare una più ariosa via di sviluppo, radicata nella letteratura del periodo e nella riflessione su eventi epocali contemporanei, quali la Rivoluzione francese e la rivoluzione industriale in Inghilterra.

Viste, con rapidi cenni, tutte queste difficoltà interpretative, per meglio comprendere scansioni, linee divisorie, interdipendenze interne, della Filosofia classica tedesca, riteniamo opportuno focalizzarne i suoi più importanti nodi concettuali:

- scientificità e carattere trascendentale della filosofia;

- armonicismo universale e libertà razionale dell’uomo;

- contrapposizione fra Sehnsucht e Steigerung;

- problema dell’assoluto e delle modalità con le quali la coscienza potrebbe coglierlo.

 

 

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